LE ARTI

LE ARTI LE ARTI nall riflettono il genio artistico dell'Italia. Il fiorentino Antonio del Pollaiuolo che, secondo la tradizione, aggiunge alla Lupa etnisca i Gemelli poppanti, ben può esser preso a simbolo di questo confluire d'innumerevoli energie creatrici che a Roma acquistano valore universale, ma senza le quali Roma non sarebbe. Appunto questa risultante di svariatlssime forze poetiche è il tema grandioso scelto dal Riccoboni: elencare ed illustrare storicanujnte ed esteticamente quanto l'arte ha lasciato in Roma dall'età classica fino ad nostri giorni. Imprésa da intimorire qualsiasi studioso, anche abituato alle fatiche piùimpegnative; e dà inquietare qualsiasi editore, anche disposto alle avventure più rischiose. Basterebbero dunque la buona volontà della scrittore e la fiducia della « Casa Editrice . Mediterranea », per far considerare l'iniziativa con rispetto. « Roma nell'arte » consterà di cinque grossi illustratissimi volumi: due dedicati, all'età classica e al medioevo, tre all'architettura, alla scultura, alla pittura dal Quattrocento al Novecento. Il primo, La scultura nell'evo moderno (con 513 illustrazioni e 11 tavole fuori testo, L. 220), è uscito da poco; e nella, prefazione il Rlccoboni averte che gli è parso opportuno iniziare la serie poi tomo riguardante la scultura perchè < all'infuori delle non certo numerose monografie dedicate a principalisslml artisti... pochi sono gli scultori che hanno una letteratura ». Giudizio forse un po' troppo pessimistico, specie nell'attuale vivacissimo incremento degli studi artistici: e che s'accorda con la bibliografia alquanto smilza e criticamente incompleta posta alla fine del volume. Questo ad ogni mòdo — che s'apre col nome di Paolo Romano, attivo sulla fine del Trecento, « da considerarsi lo scultore che per primo opera, dopo i Maestri Cosmati, nella città ancora sopita e decaduta per l'esilio avigonese », e si chiude con* quelli di contemporanei, da Manzù a Mascherini, da Crocetti a Fazzini, da Guerrisl a Baglionl — ci offre un repertorio vastissimo, folto, complesso, che per le brevi e succose biografie di ogni artista e le sommarle notazioni critiche, può essere considerato un vero e proprio utilissimo dizionario degli scultori italiani (pochi infatti gli statuari che non abbiano di sè un segno in Roma); e per gli elenchi, minutissimi e precisi, delle opere, giustifica quanto scrive il Riccoboni: « Le centinaia di nomi qui raccolti e le migliaia - di opere viste e qui elencate, possono valere anche quale un abbòzzo o un tentativo ai Catalogo della scultura in Roma, o per lo meno possono considerarsi come un contributo a quell'Inventario delle òpere d' arte di Roma al quale da parecchi decenni sono preposti uffici e funzionari, ma cne ancora gli studiosi attendono di veder pubblicato ». Legittima quindi, a sua volta, l'attesa per il proseguimento e il compimento dell'impresa animosa del Riccoboni e della « Mediterranea », Testi brevi (una ventina di pagine), sicuri perchè affidati a scrittori criticamente responsabili, una bibliografia sommarla ma essenziale ed aggiornata, etnquantasei tavole ben stampate, sufficienti ad illustrare il carattere di una produzione o d'uno stile figurativo — ecco il programma dei nuovi « Quaderni d'arte » che l'editore Tumminelli. benemerito di tante egregie edizioni artistiche, va pubblicando a Roma sotto la direzione di Emilio Cecchi. Libretti maneggevoli, eleganti, economici relativamente ai prezzi di oggi (L. 40 ciascuno), questi « Quaderni » già appaiono un ottimo strumento di cultura destinato a un largo successo. Abbiamo sott'occhio i primi quattro: un Piazzetta, di Rodolfo Pallucchini, il più autorevole studioso del grande pittore veneziano, un Donatello, del quale il Cecchi traccia da par suo un esauriente profilo, un Lotto, che Guido Biagi giustamente definisce, come pittor di ritratti, « uno dei più immaginosi poeti che abbia avuto la pittura italiana », un interessante saggio di Francesco Arcangeli su le Tarsio, dal Francione al Capodlferro, cioè dalla metà del Quattrocento a circa 11 1530, argomento che per le sue scarse trattazioni ha quasi sapore d'inedito. Una dozzina d'altre monografie sono dal Tumminelli annunciate imminenti: e saranno le benvenute. Gran plauso va dato agli editori d'arte che in questi tempi duri continuano il loro lavoro con fiducioso coraggio: e n'abbia la sua parte il De Agostini di Novara per quella grandiosa storia monografica della pittura italiana della quale già qui parlammo, e che sta rapidamente avviandosi al suo compimento. Tra i più recenti volumi — e diremo anche fra i meglio riusciti — è quello di Giulio Lorenzetti su La pittura italiana del Settecento, corredato da 112 limpide tavole: mondo pittorico che per «lievità aerea di forme, folgoranti splendori di luce, squisite armonie di toni iridati, scattante nervosità di slanci e di moti » è il supremo raggiungimento d'una civiltà artistica che il secolo borghese doveva rifiutare, per crearsene un'altra non meno degna. Dal canto suo l'Istituto Italiano d'Arti Grafiche prosegue la serie, iniziata nel 1940, dei « Grandi Artisti Italiani», nella quale già uscirono 1 volumi su Veronese, Tintoretto, Giorgòone, Michelangelo, Leonardo, ed ora compare il Raffaello di Sergio Ortolani: monografie di carattere divulgativo ma rigorosamente critico, con testi di moderata ampiezza, 144 tavole in rotocalco e 2 tricromie che si desidererebbero migliori, perchè a una cattiva illustrazione a colori è preferibile un onesto bianco e nero (Bergamo, L. 60 il volume). Questo saggio dell'Ortolani sull'Urbinate è, confessa lo scrittore, di necessità polemico: * Raffaello subisce da decenni la sfortuna che toccò a Dante nell'età barocca ». Tesi che sottoscriviamo in pieno, e che giustifica la comparsa di quest'accurato e vibrante studio, il terzo o il quarto nel giro d'un triennio sul pittore delle Stanze. mar. ber. Oggi alla Radio Programma «A» (Onde metri S0j;s 283,3 • 368,6 • 420.8 - 569,2). - Ore 12,40: Quartetto a plettro del Dopolavoro di Siena-- 13,10 (circa): Orchestra - 13,45: Dischi - 14,10 (circa)- Concerto - 14.4515: Musica sintonica - 17,15: Orchestra d'archi - 17,40: Dischi - 20,30 (circa): « La traviata • di Giuseppe Verdi 23.20 (circa) i^,30 Musica varia. Programma - II. '.Onde metri 221.1 2311,2 - 245.5 - 491,8 - 553,7). Ore 20.30 (circa): Terziglio: Variazioni sul tenia: «11 primo impiego» di Felllnl. Marchesi e di Micncro • 21,15: Musiche - 22,10: Concerto - 23 (circa)-S3,30: Orchestra.