Guerra totalitaria

Guerra totalitaria Guerra totalitaria in tulli i campi dell'attivila Nel suo articolo settimanale pubblicato oggi sul Das Reich il Ministro della Propaganda dott. Goebbels afferma che U popolo tedesco è fermamente convinto della vittoria finale, e che nessuno in Germania pensa o parla di poter venire meno alla resistenza che richiede questa lotta condotta sino a fondo. L'esempio eroico di Stalingrado che a molti ha aperto gli occhi sulla grande realtà della guerra, ha maggiormente irrobustito la volontà di resistenza e di vittoria del popolo tedesco, il quale è ora disposto, ancora più di prima, a seguire il suo Capo per qualunque via anche la più difficile purché conduca alla vittoria. Il popolo germanico 5 pronto a sopportare tutti i sacrifici che gli vengono chiesti poiché la parola d'ordine del momento è « guerra totalitaria in tutti i campi dell'attività ». n nemico spera ancora che si ripetalo gli avvenimenti del 1918; ma ciò non può accadere in nessun modo — prosegue il Ministro — poiché oggi popolo e dirigenti formano un tutto inscindibile e lo stesso Capo della Nazione proviene dal popolo. Non possiamo nascondere di aver subito sul fronte orientale qualche insuccesso, ma siamo convinti che basta rivòlgere, nel senso voluto, la gigantesca macchina produttiva del nostro popolo per procedere in avanti e conseguire le nostre mete. Per questo il popolo deve essere pronto ad operare in tal senso con volontà ferrea e con senso eroico. Noi possediamo tutte le premesse per conseguire una vittoria totale al più presto e nella maniera più completa possibile. Mentre le nostre truppe stanno combattendo la grande battaglia difensiva invernale, nelle retrovie si sta organizzando la grande armata a cui saranno affidate le future operazioni offensive. Il popolo, conclude il Ministro, deve guadagnarsi giorno per giorno la sua vittoria, dando prova di grande audacia e di incrollabile tenacia. Nelle retrovie si sta organizzando la grande armata cui saranno affidate le future operazioni Berlino, 12 febbraio. munque alla condotta della guerra, ha rilevato che ciò è avvenuto mentre il valore del marco rimane immutato e mentre incrollabile si rileva la fiducia del popolo tedesco nella stabilità dei proprii beni di risparmio. <t Tale fiducia — ha proseguito il Presidente della Relchsbank — sì fonda sulla bontà dei metodi seguiti in campo finanziarlo dal governo tedesco, basati sul blocco assoluto del prezzi e dei salari e sulla mobilitazione di tutte le energie produttive. Grazie a ciò — ha dichiarato il ministro Funk — nell'esercizio in corso il portafoglio del titoli di Stato a breve scadenza ha potuto essere ridotto di circa 4 miliardi. Con il suo risparmio, Il popolo tedesco ha dimostrato di comprendere chiaramente la necessita bellica di diminuire i consumi. I depositi a risparmio, nello scorso anno, sono aumentati da 15 a 50 miliardi : dal punto di vista valutario, ciò è importante soprattutto se si pensa — ha detto il Presidente della Reichsbank — che questo risparmio si è verificato senza una consecutiva diminuzione dei valori. Quale prima conseguenza di ciò, si è assistito ad una estrema fluidità del mercato monetario che ha consentito l'intera copertura, senza difficoltà alcuna, dei forti impegni finanziari dello Stato. Il tenente di vascello Ottorino Beltrami, citato nel bollettino n. 890, per aver partecipato col suo sommergibile all'azione durante la quale furono affondati un piroscafo e una torpediniera nemici. opponesse al ripristino della religione della « porta aperta », cioè al monopolio del prodotto inglese. Ora immaginiamo un momento, per far piacere a lord Beaverbrook, se non al signor Walter Lippmann, che, intrapresa per provocare la fine del mondo totalitario, la guerra porti semplicemente alla sovietizzazione dell'Eutopa: che cosa accadrà? Accadià che la mastodontica repubblica eurasiatica, uscita dal cervello di Stalin, fornita di ogni materia prima desiderabile, dal carbone al petrolio, dal ferro all'oro, dalla lana al cotone, e ariicchita dell'attrezzatura industriale, del genio tecnico e dell'ottima mano d'opera dell'occidente, si livelerà ipso facto la più gigantesca impresa autarchica che mai fabbricante di Sheffield o di Manchester abbia intrapreso negli incubi notturni di una digestione laboriosa. Affrancata dai bisogni di una produzione esclusivamente bellica e adibita- da allora in poi alle sole arti della pace, quella tecnica che oggi manda in brodo di giuggiole gli alleati e I turiferari dello zar rosso, non avrà bisogno di più di un piano quinquennale per buttare sul mercato, in cooperazione con l'occidente, valanghe di macchine agricole, di macchine elettriche, di locomotive, di automobili, di pneumatici, di apparecchi radio, di apparecchi fotografici, di tessuti, di cappelli, di scarpe, di rasoi di sicurezza, di cuffie da bagno e di spazzolini da denti. A chi venderà l'Inghilterra quel giorno i suoi prodotti finiti e semifiniti? Gli Stati Uniti non sapranno che farsene. Il Canada e il Sud America faranno i loro acquisti negli Stati Uniti. L'estremo oriente sarà un mercato giapponese o per lo meno russo, o nella migliore delle ipotesi americano. Resteranno agli inglesi l'Africa, l'Australia, forse, e forse l'India: ina sono paesi arretrati e di pochi bisogni, clienti per i quali le loro fabbtich* hanno già lavorato, e con mediocre soddisfazione, visto che nessuno di essi è mai riuscito, senza il concorso di tutti gli altri, a risparmiare loro l'onta e il supplizio della disoccupazione cronica. Quale la conclusione? Per salvarsi dalla fame e applicare il piano Beveridge gli inglesi non avranno, sembra, nella dannata ipotesi di cui sopra, se non uno scampo: dichiarate la guarà all'U.R.S.8., per obbligarla a rimettersi a fabbricare carri armati invece di aratri, e uniformi invece di abiti da passeggio. Sarà una trovata geniale, ma come tutte le trovate britanniche giungerà alquanto laidi. Giacché quel giorno per fare la guarà ai Sovieli mancherà all'Inghilterra una cosa sola ma piuttosto impot tante: i milioni di soldati europei cheglie la fanno in questo momento. C. P.

Persone citate: Beveridge, Funk, Goebbels, Ottorino Beltrami, Sheffield, Stalin, Walter Lippmann