Il sacco del pellegrino

Il sacco del pellegrino Il sacco del pellegrino Lo AleS- Una lettrice che si . , firma, nome o pseuSandfine donimo, Viola Bianca ;°- sempre lecito 11 dubbio, quando si sa che non sono pseudonimi nè Radius nè Vanda Bontà) incita 11 pellegrino a una breve incursione in quel di Alessandria. Dopo l'elogio delle, Torinesi scriverà certo, scrive, quello delle Alessandrine. Le quali sono carine, graziose, spiritose; e non molto alte, questo no, però «tutta finezza e tutta seta»: indicazione preziosa, dato che Viola Bianca non allude alla seta del vestito. Rispondo alla lettrice che quell'elogio l'ha già scritto, passando dall' Italia, nientemeno che Paolo Bourget. Lo troverà rileggendo i Souvenirs. Ignoro se il più casto degli scrittori abbia verificato quella seta naturale altro che coi cristianissimi occhi. Ad ogni modo è una bella testimonianza per le Alessandrine: anche se altri scrittori stranieri abbiano avuto altri gusti, preferendo De Maistre le Torinesi, Stendhal le Milanesi, Platen le Capritane e Goethe le Vicentine. Inchiesta Viaggiando con la nimicala Dorina Novarain littorina Varallo, un mio ■mmmmm^m^mmmtm stretto parente che porta il nome mio s'è imbattuto in una brigatella giovanile che, molto garbatamente, gli ha fatto posto nella ressa, incitandolo a intervenire nel discorso che stavano facendo: libri, scrittrici, scrittori. — Il mio parere — ha detto il sopraggiunto — è che tanto le scrittrici che gli scrittori non debbano essere conosciuti da vicino. Ci si perde sempre un tanto: noi e loro. Le scrittrici sono melanconiche; gli scrittori, nevrastenici. Vanitosi, permalosi; pieni di fumo, di ubbie, di idee fisse: o, come dicono in Toscana, di « pallini >. Gente intrattabile, credete a me, anche quando per caso abbia un briciolo di talento. Mi fa pensare a quelle piante tropicali che spandono, di lontano, un grato odore. Però chi ripara alla loro ombra, e ci si fida, muore. — Me n'ero fatto un'idea diversa: — confessò, un po' sconcertata, una signorina che teneva sulle ginocchia un romanzo di Willy Dias — questo autore, per esempio, dev' essere un giovane assolutamente per bene. — ri giovine autore, come voi dite, è una donna venerabile, ed è effettivamente una buona signora. Ma i letterati, loro, non mettono giudizio neppure diventando canuti. Anche calvi essi seguitano, metaforicamente, ad avere un diavolo per capello. — Alludete forse a Ramperti? — domandò uno dei giovinotti, lettore de La Stampa, che era informato circa le chiome ormai svanite di quello scrittore, il quale pure si vanta l'ultimo erede d'una «scapigliatura ». — Mosca e Ramperti — intervenne un altro — sono due «tipi » che mi piacciono. Io però preferisco il primo. — Non mancherò di farglielo sapere: — promise il mio omonimo, obbligato orinai alla massima gentilezza — ma perchè poi Immaginate che siano dei « tipi » ? Mosca non è più nè meno che un pacifico borghese, babbo di tre figlioli, che in questo momento sta postillando il Tommaseo in una casetta sul Lago Maggiore, e non sogna che di finire i suoi giorni insegnando verbi e participi in un liceo di provincia. Quanto all'altro, le sue abitudini sono ancora più terra terra. Figuratevi ch'è sfollato in un paesino — da queste parti, appunto — che chiamano « il pollaio >, tant'è pieno d' anitre e di galline; che gli piace l'odore del concime; e che aspetta con ansia il giorno In cui, aprendo 1 vetri al mattino si metterà anche lui a fare chicchirìcchì, — E' ammattito? — Press'a poco. Ma forse si ricorda di quella scrittrice che, avendo voluto provare il fascino delle solitudini vivendo un anno fra i greggi, fini col mettersi a belare. Dice lui, ma naturalmente è una posa, ch'è stu¬

Luoghi citati: Alessandria, Italia, Mosca, Toscana