Dal "cavallo,, di Melssonler di Marziano Bernardi

Dal "cavallo,, di Melssonler Dal "cavallo,, di Melssonler al soggiorno di Pasteur BORDIGHERA, febbraio. Penso, guardando questo cavallo dipinto con abilita magistrale da Meisaonier, alle tre paginette di Ambroise Vollard sul celebre e vanitoso maestro francese che appunto intorno al 1876, data di questo schizzo monocromo, vendeva quadretti minuscoli a centomila franchi, mentre gli Impressionisti di Boulevard dea Capucines morivano di fame. Di fuori, al sole, la villa che Charles Garnier, l'architetto dell'Opera di Parigi, si costruiva qui fra il 71 e il '73, abbaglia di bianchezza, protesa sull'azzurro dal promontorio fitto di paline; e sfavillano le vetrate della fragile torre belvedere, elegante capriccio di linee verticali sopra la simmetria della tranquilla facciata. Ma nell'ingresso, difeso da un piccolo prònao a due archi dal quale ti balza innanzi energico il ritratto dell'architetto scolpito da Carpeaux, una delle più vive opere dell'autore della Danza, la iuce mite e l'ambiente raccolto inducono ad osservare con agio le pitture che gli amici artisti lasciavano su questi muri, ricordo all'ospite del loro soggiorni. Paesaggio all'acido borico Davvero crudeli quelle tre paginette in cui Vollard narra la sua visita allo studio del famoso pittore, che dava al pubblico la gioia di poter contare uno per uno i corazzieri d'Austerlitz in attesa della carica, o di riconoscere, fra gli stanchi marescialli cavalcanti dietro l'Imperatore sulle strade della Francia invasa, precisi come fotografie e docili come burattini, Ney e Berthier, Flahaut e Drouot. Entrato neilostudio"in compagnia ì di Lewis-Brown che accompagna- ! 'va un amico persuaso d'aver scovato da un rigattiere un Meissonier (e valeva la pena di sottoporlo al maestro), Vollard scorge in un angolo un discepolo occupato a stendere con un rastrelletto un candido strato d'acido borico sul pavimento. — Preparo il campo di battaglia che il signor Meissonier vuol dipingere —• spiega costui tirando fuori da una scatola dei soldatini, dei cannoncini, dei cavallucci, degli alberelli, e disponendoli secondo le indicazioni di un bozzetto; poi prende un polverizzatore e spruzza di bianco il lillipuziano esercito. S'apre una porta, ed ecco il maestro: piccolo, tozzo, la smisurata barba nettuniana svolazzante sul petto: tal quale da poco l'ha modellato Gemito nella nota statuetta. Dà un'occhiata soddisfatta al plastico: — Magnifico paesaggio invernale! Ah, le maledette bestie! —; e afferrata una specie di pistola spara un getto di liquido insetticida su due grosse mosche che sono andate a posarsi su un cannone. — Per dipingere il mio 181Jj avevo adoperato zucchero invece di acido borico. Effetti stupendi di neve; ma dovevo combattere contro nugoli di vespe e d'api. Ricorsi alla farina bianca, ed i topi mi rovinavano il campo di battaglia... — Anche Monet non riesce a lavorare che davanti alla natura — osserva Lewis-Brown, serio... — Lasciatemi in pace con Monet e con tutti i vostri « giovani ». Ieri ho visto un quadro d'un certo Besnard, che dipinge dei cavalli violetti. Parliamo di cose sensate. M'avete portato a veder questa tela? Complimenti. E' una cosa eccellente. Una delle migliori contraffazioni che abbia mai visto di un Meissonier. Ad aggiungervi un certo non so che, io stesso m'ingannerei... — E' appunto quel non so che a dar l'impronta del genio — dice Vollard. Allora il maestro sorride: — Comunque questo quadro è belllssfmo. Vale certo un betaille. C'è della malignità in questo!aneddoto: siamo giusti, troppa. ] Tanta, che vorremmo opporvi lai ammirazione di Delacroix per la | Barricata, dipinta da Meissonier j rievocando un episodio delle Gior-j nate di Giugno". « Quando Dela-; croix vide l'acquarello del mioj studio — si legge negli Entretiens| vinclmento profondo che solo alla sua mano prodigiosamente abile spettasse il compito di celebrare le glorie militari della patria. Fallisce in Meissoner l'artista, si salva sempre lo scrupoloso illustra — ne restò cosi colpito, che una tra le più grandi gioie della mia vita fu di regalarglielo la sera stessa». Vanità e candore, presun- zlone sconfinata ma anche con- tore che talvolta ci persuade conla semplice narrazione d'un fatto grandioso: Friedland o Jena, 1805 o 1814. Il grido di «Viva l'Impe-ratore!» egli l'ha perpetuato fin fra i cappelli a tubo della Terza Repubblica: e non è poco. Ma chepoteva dire il drammatico « rac-conto» della Campagna di Fran- ^^^ per sempre perduta, un fragor di ì armi dileguante nei secoli, la neb ! bia d'una leggenda: ecco le Muse 'di questi eclettici del sentimento. Ci vuole un Manzoni perchè la storia diventi vita; o un Tolstoj perchè la vita si faccia storia. Anche in questa villa gli ospiti di quel Garnier che sulla facciata dell'Opera e nel Casino di Montecarlo sposava il Rinascimento veneziano alle fantasie decorative di Oriente. («E' della pasticceria di alta classe », diceva Barye di fronte a tentativi analoghi); anche questi pittori che in gennaio da Capo Sant'Ampeglio. godevano la eterna primavera della sponda ligure, si ripiegavano d'istinto sul passato oppure sull'esotico. Meissonier poneva sul suo cavallo un imperioso cavaliere della Lega, berretto all'Enrico IV e bastone di comando sull'anca, Gustave Boulanger tracciava una gentile figurina di donna romana intenta a dipingere su una stele, Georges Clairin una prosperosa napoletana toccata alla maniera dei vedutisti della Scuola di Pcsillipo. Dovevan formare una lieta brigata gli amici di Garnier; .ed in questo vestibolo, dove la miglior pittura è una composizione allegorica di Baudry, testimonia del loro buonumore una serie di caricature gustose lasciate da Clairin. Due pennellate frizzanti coinè un buon spumante; e poi, fuori tutti quanti a passeggiare per l'incantevole giardino il cui declivio Garnier sagacemente interrompeva con terrazze fiorite di mimose e profumate d'aranci, tra . mormora Théophile Gautier mori- bondo. Un segno del passato, unamagnlficenza defunta, una donnaLe Muse degli eclettici Tendiamo piuttosto l'orecchio a un sospiro lontano di Melssonler: * Si sognano 1 vascelli di Ulisse, in cospetto di questo splendido mare d'una tinta immutabile come quella del cielo! La linea del monti è pura, certamente come quella della Grecia... ». Strano come nel cvore di quasi tutti gli artisti ottocenteschi — tolti i grandissimi che volano con ali proprie — tremi sempre la nostalgia di qualche cosa ch'è al di là del loro tempo e del loro stesso linguaggio, si gonfi l'anelito d'un desiderio irraggiungibile: « Un bois de palmiere comme à Bordighera, et à l'horizon une Mediterranée bleue » boschetti di lauri e trionfali magnolie. Parlavano d'arte, di Roma, della Grecia, dell'Oriente, dei loro successi: e su questo tema Meissonier era imbattibile. Il (( conte di Moncalieri » Si spingevano fino al fondo del viale dove l'anfitrione architetto aveva collocato a riscontro d'un nero cipresso una snella colonna corinzia salvata dall'incendio delle Tulleries. Garnier, monarchico convinto, se l'intendeva col pittore che rievocava un'epopea impe- riale dallo zucchero e dall'acido !borico. Entrambi dovevano coni ] muoversi guardando il morso del i fuoco sul marmo che forse la mano | grassoccia di Bonaparte aveva j distrattamente accarezzato; ma al j plinto ormai s'avvolgeva un te ; nero rosaio, e In tal borghese con- j nubio d'eroico e di patetico era un | poco il simbolo dell'arte loro. San Cirolamo dioeva ohe, per evitare le trappole delle belle donne, bisogna fuggirle. Siccome la stessa frase 4 stata attribuita a Napoleone, senza quelle varianti che il suo genio poteva farci aspettare (< In amore l'unica vittoria è la fuga») i restituiamo a San C eroi amo ciò ohe ! è suo. * * Secondo Plinio Marco Antonio fece attaeoare dei leoni al suo oarro. lo oredo ohe Plinio abbia scritto una bugia. * * Da un processo di streghe, evo! tosi a Piaoenza nel -ioti, sappiamo che una giovane diede alla luce una bambina vestita, * * Il Duca di Montpellier, irritato per le • Satire > di Boileau, deeise di lai lo inoarcerare, A chi gli obbietta il suo grande valere letterario, rispose! — Mandatelo in eareere con una corona d'alloro. — Il signor duca va deprecalo tutt'oggi. Ant. che cosa pensate che sia necessario fare per dare nuova linfa al teatro? — che cosa proponete per aiutare gli autori poco noti? Alla prima domanda — quante commedie leggete? — le risposte son varie. Zacconi afferma che non è possibile indicare un numero neppure approssimativo, .. è d idii è mNascosto tra le palme di Villa .. M l i 1 pp ppp Moreno, solo, ignorato dai colle-1 perchè leggere per dar giudizio è ehi illustri, con trecento franchi in lavoro che richiede tempo e sere tasca prestatigli da Durand-Ruel, I nità di spirito, e un capoeomico ] Monet s'accaniva intanto a fissare1 attore ha l'uno e l'altro assorbiti nelle sue «impressioni » i palpiti da molti vari lavori e da diverse fuggevoli della luce di Boa-dighe- '■ preoccupazioni. E questo è ragiora. Diversi gli ideali, contrastanti "are onesto. Ricci, furbo, legge le estetiche: ma uno e unanime tutte le commedie che riceve. Cil'omaggio d'amore di tanti artisti j Mara fa l'attore, e leggere non è stranieri a quest'azzurro lembo di affar 3UO- Andreina Pagnani esa'Italia. Passavano gli anni ed ecco mina tutto quello che le viene un giorno il cancello di villa Gar- proposto: una cinquantina di nier aprirsi alla fulgida e bionda comanedie all'anno. Giulio Dona- [Regina. Ancora una volta la era-,dio' «Per quanto mi si possa ere-: j zia affabile di Margherita trovava ! d?re esagerato» — scrive (mal in una rara bellezza la sua esatta! che,. esagerato, caro Donadio, a-;;cornice. Gentilmente la Regina iscolta,' ,a?.C0,Lta','.) *unft c,ina.u>ant'- 1osservava, ammirava percorreva Ina- fvl Maltagliati, cento. Betro-1 |viali e terrazze, sedeva ad unalne duecento. Elsa Merlini, tre-;* cento una al giorno perchè è ; alne duecen , ;* cento, una al giorno, perchè .è ; it scoi;za e '^p^^W^^^y^ lla poteva guardare dell lfc ttrale Pensafe con it ; ^p^^W^^^y^ ni. Serena ella poteva guardare della vlrfc, teatrale. Pensafe, con quel fosco avanzo delle «ree Tu- tutto quello che ha da fare una gilieri»: che 1 alta bontà dell'ani- ! donna e un'attrice, impiegare tre mo la difendeva anche più della !ore al giorno a leggere un copioCOn?n?' j i ne è davvero una... virtù degna Torbido di confusi rancori e di;di premio! L^Ìì"1 ambizioni doveva invece _ Perchè gli attori respingono l?^frS1Mfra,questl4£?lmetl 11 le commedie? fl^Prf'2hS™S>>«n«b?2,Xnfi,,S Su questo punto l'unanimità è MonSui«ri . m,«^e«^ fatta: perchè brutte e perchè non alla villa che Raffaele Bischoff-fe?£enfJ&& dlrT che una a£Lm auV^aT^rL^ffiSSftoSS adatta fan temSnStóflaviXJSK^ami5S?^ peramentoè un eufemismo per ^^Sì^^t^^^^^^^ * bruita, per il soverchio lavoro, ed al qua-l a DUOnorale il Bischoffsheim, con la con- — Una commedia rifiutata da sueta liberalità, aveva offerto lalun capocomico viene invariabil sua casa di Bordighera come già|ment-e rifiutata dagli altri? |aveva fatto con Leon Say e con' Assolutamente, no. E' una bu'Gambetta. Questo «collega» erai&ia e 111,11 scusa per molti autori. Luigi Pasteur. Il principe e lo Autori, incassate... scienziato — narra Vallery-Ra-! — Perchè una commedia rapdot — parlarono a lungo insieme, presentata in poche piazze non si della cura profilattica dell'idrato-1 riprende nella stagione succesbia, poi dei disastri della guerrajsiva? ?-el Son,° stati del «is&razia-i A questa domanda gli attori ti alle rutleries, ma anche più dei nicchiano, non sanno che cosa ricoipevoli , esclamò cupo il napo- ' spondere, mendicano scuse affatleonide. L'uomo che col suo ge-ito intelligenti. Perchè — dicono mo e. la sua fede eroica già aveval— n nuovo complesso non si asalvato milioni di vite umane, ; datta alla commedia, perchè gli guardava il nipote di colui che impresari non gradiscono, percnè con un cenno aveva fatto mar- i — e questa è la grossa cagione — ciare eserciti per tutti i campi di ; ta commedia ha avuto, si, succesEuropa con un grido di gloria in- so, ma... non ha fatto quattrini, contro alla morte; e certo ricor-1 Nessuna compagnia — dice Sfidava, dayer scritto a Lione, neijvai _ rinuncia a riprendere una tragici giorni del disastro nazio-1 commedia 11 cui esito è certo. La naie, delle pagine intitolate: «Per-jqual cosa, se la premessa è esat che la Francia non ha trovato u lli l pgche la Francia non ha trovato uo mini superiori al momento del pericolo La forza dello spirito, l'altezza del pensiero; ecco ciò che per lui era soprattutto necessario ai popoli. qpta, dovrebbe illuminarci sulla natura sulla consistenza della maggior parte del teatro di oggi. Ma è poi vero che le suddette giustificazioni siano esatte? Zacconi afferma che, più di una volta, notate: più di una volta — ha i assicura- — notate: mu di una v dovuto rinunziare alla < notate: più di una volta — ha i assicura- l c i „„i„ — notate: mu di una v V Lasciate fare al SOle... )) dovuto rinunziare alla < _ _ Izione.'/ per poter proseguire nelle Da Villa Bischoffsheim, Pa-repiiche di novità italiane ed ha steur veniva spesso a Villa Gar-;finit0... coi guadagnarci. E dunmer, lungo la strada dalla qualelquei perchè gli altri capocomici, si spazia su tanto mare. Ne ri-in0n seguono l'esempio del foro corda le visite, è adesso me ne o-l0rioso decano' Risolveremmo parla, il vecchio pittore Giuseppe^ botto uno dei problemi più ah-PFerdinando Piana, che di casa ] gosciosi ■ almeno per gli autoriIGarnier era intimo, e che. fan-,_ jei teatro italiano clullo, vide Meissonier dipingere ; — Esiste un teatro inedito maril suo cavallo sul muro dell'in-1 degno' gresso: Piana, un artista che la- ìLsóuno ci crede Io non credo in^S^WTt 8El^ì- dic^JtaSente NiJJo Besoz-|insieme con Pompeo Mariani, die- ■ ,Jtli _ „, 0(,ni„ na,,.0=tn de lezioni di pittura all'imperata-1 ■ifq£™Ì può fwe pe?"tt ce di Gei mania, la madre di Gu-',„,.," ,™„ „nu" ' gllelmo II. ed allestì non so quan- „,P°C0 "J?11 ' te esposizioni nei tempi del mas-' Niente E un affare di quatsimo splendore di Bordighera, tra frinì. Sollevate — dice Giorda — n11 '90 e il '914. Che festa quando 'e imprese capocomicali dal peso| vi giungeva Pasini, o Gignous, o'del rischio e del mancato suc-|Gola, o Previati... cesso. La qual cosa in parole po-|— Pasteur era un uomo effa- vere, significa: paghi Pantalone bile, taciturno, di modi semplici. .— A chi si deve attribuire iliquasi dimessi. Quell'anno aveva "torno del teatro italiano agliLl'a:la preoccupata e stanca. Ama- schemi consueti. va passeggiare solitario, al sole. Su questo punto 1 pareri sono'E infatti la sua strenua lotta, discordi. Zacconi dice che il ri-lner far trionfare la verità sull'er-- torno è voluto dal pubblico forse rore l'aveva stremato. Il vostro perchè Ancora «la etica bellezza sistema nervoso ha bisogno di ri- di quel.e foncé non è stata oltre- temprarsi, gli scriveva Villemin, passata >. E il discorso ci sembra! il suo medico; • Lasciate fare a^un po' sibillino. Ricci, beato lui! sole di Bordighera Ala l'eco del- ; non lo sa, e prosegue per la sua le discussioni all'Accademia di strada. Elsa Merlini crede che il Medicina sulla cura antiiabbica, fenomeno debba attribuirsi al fatgll attacchi del Peter non gli da- to che « so/o ora il pubblico covano pace. Tutto lo inquietava e niincia a capire il bel teatro ita- rattristava. Un giorno vide pas- liano ». Risposta stupefacente, che!sare. chiusa nel suo vestito a lut- per lo meno meriterebbe qualcheUtu, l'imperatrice Eugenia: di delucidazione: per esempio, riu-i quanti re in esilio è stata asilo scire a capire quale sarebbe peri'Bordighera? Quando il 23 feb-;]a Merlini « il bel teatro italiano *? oralo un terremoto scosse questa La Pagnani dice che r, il teatro èiplaga. Pasteur colse I occasione un'industria, non soltanto im'àp-per ritornare a Parigi. Egli non, te, e bisogna che i teatri situi apparteneva ali umanità che può]pieni perciiè gli attori possano riposare e contemplare. vivere ». Per cui, secondo la no- Un vento dolce reca a questa stra valorosa attrice, a far l'arte terrazza il profumo di miele delle lSi rischia di morir di fame. Illairilmose in fiore. E' un puro mat- zione pericolosa che porterebbe al tino: l'ora è come sospesa nell'az- totale decadimento del teatro. Evi zurro. Un otlo di spuma corre Maltagliati ci fa una rivelazioneisottile[lungo» il litorale, canOMp sensazionale: «Una compagnia'merletto da Arzlglia al Capo Ne- _ scrive — che batte teatri come. ro; e lontanissima, .^^0^0- j-EUseo, l'Argentina, il Quirino, venie come tutte le apparizioni podeon, il Nuovo, l'Olimpia (sen- marine, ali •orizzonte si delincai la za contare la provincia) non può Corsica, gialla, la sponda toccio- avere un repertorio di « eccello- sa fra l'indeciso verde degli ne ,. Tutti f teatri 8unnomlnatl |11 „• ■ , I300 teatri in cui la poltrona cesta! Posa su un balaustro uno «tu- trenta Ure. teatri borghesi, cioè: pendo vaso di scavo un gran vuol di,.e cne è n puDblico b0Isne. bronzo ercolan-ese verdino suore- 8e a disegnare il repertorio dil mo raggiungimento foiniale d una « eccezione » — ma che significa; intera civiltà. Ve lo colloco John, repertorio di 1 eccezione , f — e Heniming Fry, il pittore e cultore(ad esigere il repertorio eie novità! d>rte americano, lo scrittele del-lche sappiamo. Niente da fare, l'ingenua ma convinta _« • dunque, da questo lato. E allora contro il Belili. Sua fu Villa liar-!his„„„, -i,.-.. 1,1,1;,.., I his„„„, ^^%VJig5^,g^S ellenistico modellò e fuse non l«r^^%.VJig5^,g^S sé. non per il .patrizio romano, ma ; btne 'il pubblico e di far quattri- perchè una chiusa curva di linee i 11 i ibil Di b sé. p .p , perchè una chiusa curva di linee sfidasse l'eterno. Si, Gautier e la sua » Mediterranée bleue »: qui, ancora e sempre, t ogni sorgente di vita. pqni 11 più possibile ». Dice bene Viarisio? La risposta agli autori, che i capocomici, sempre se-, condo il nostro simpatico eomico.i non hannr> difficoltà a rappre- sentare il lavoro di un autore chej Marziano Bernardi