La testarda olandesina a Torino

La testarda olandesina a Torino La testarda olandesina a Torino che volle chiudersi in convento Brutta sorpresa per il signor Heldewier, rappresentante d'Olanda Carolina si fa cattolica - Come il conte Solaro della Margarita seppe sbrogliare una delicata questione - Ai ferri roventi - Lieto fine Il signor Heldewier, inviato'rod'Olanda presso la Corte Sarda, : spresentate le lettere di richiamo e fatte le consegne al successore, conte, di Liedekerke, stava facendo fagotto quando, un brutto giorno del 1844, tornando a casa non vi trovò più la figlia minorenne Carolina. Le ragazze in fregola d'avventure sono di tutti i tempi ma che proprio quella specie di madonnina infilzata, come avrebbe detto il Manzoni, fosse capace di tanto, e per giunta alla vigilia di ritornare alla terra dei mulini a vento, il signor Heldewier, che credeva di conoscere abbastanza bene la figlia, non lo avrebbe neppure immaginato. La notizia, immediatamente risaputa, fu argomento di infinite chiacchiere nell'ambiente diplomatico e nei salotti di Torino, ma nessuna delle supposizioni, meglio, delle mormorazioni, correnti di bocca in bocca resse alla realtà. Come supporre, infatti, che una ragazza in età da marito e graziosa per giunta, avesse abbandonato la famiglia per trovare rifugio... In convento? Eppure, era quanto la polizia, sguinzagliata alla ricerca della fuggitiva, aveva potuto mettere in chiaro. Non che Caterina sentisse alcuna particolare inclinazione pel soggolo, ma avanti di calzare ancora gli zoccoletti di legno voleva mettere in pace la coscienza: voleva, cioè, staccarsi dalla Chiesa protestante per ritornare al credo cattolico, già dei suoi avi. Padre e madre da quell'orecchio non ci avevano sentito ed ecco la ragazza ritirarsi alla chetichella nel chiostro di Santa Croce, per fazdnnSdvlascamvsddugispndisvtapzmrfqnrenararsi nl Grande salto e "in-1 P^'^fJLF^n SJÀr^n»™ Ittanto. attendere che i suoi di casa cambiassero parere. pstgmcLe ragioni di un'abiura sono I lsempre troppo intime e profonde Irperchè sia lecito discuterle o of-! d0 con le buone o con le cattive... frirle In pasto alla curiosità può blica, ma il padre la pensava di versamente; in lui, all'ansia del, primo momento per la misteriosa!csparizione della ragazza era sue-'ceduto un bollente sdegno, ogni giorno più alimentato dall' irrevocabile proposito di Carolina di lasciare le serene mura del chiostro soltanto dopo aver fatto, come in realtà fece in presenza dell'Arcivescovo, professione di fede cattolica. Il signor Heldewier, non meno cocciuto della figlia e per nulla disposto a piegare la propria alla volontà di lei, prese a strepitare; gridò alla macchinazione; volle che la ragazza gli venisse riconsegnata e subito; se le monache non intendevano restituirla al mondo con le buone, ci pensasse il governo, con le cattive. Desiderio comprensibile In un padre, ma, ohimè, in conflitto coi lrlfidatmdsttg—ctpcsdlconcordati fra il Regno sardo e la'sSanta Sede, per cui le comunità!freligiose erano sottratte alla giurisdizione ordinaria. Per poter trarre da Santa Croce la fanciulla e restituirla alla famiglia sarebbe occorso l'assenso dell'Arcivescovo; ma il governo non aveva affatto intenzione di esercitare pressioni in tal senso sulla Curia e d'altra parte l'Arcivescovo era quel mons. Luigi Fransoni che, con la sua inflessibilità, era riuscito a far perdere la pazienza persino a Carlo Alberto, prima di conoscere 1 rigori della Cittadella l'amarezza dell'esilio. Da una parte, dunque, il potere civile si trovava nella pratica impossibilita di dar soddisfazione al signor Heldewier se non ledendo I patti con Roma, il che era da escludere a priori, per l'Indirizzo stesso impresso da Carlo Alberto alla sua politica verso il Papato; dall'altra, il bollente Heldewier pretendeva ravvisare nella mancata tutela da parte delle autorità sarde la violazione delle pre- C chio rigidamente estetico e il tur-1 maschi chiamano snirl(t*ì e che bine, della guerra non consigliava non sono forse che scorciatoie per di raccomandare a Dio i nostri coloro che vogliono cambiare pelifratelli. Forse anzi è per questo (sieri ed orizzonte, ma nei quali che Bergamo mi appare oggi più religiosa. In questi ampi silenzi che gravitano sulla città l'aspirazione ad una giusta pace 6ì fa più commossa e manifesta. In questi religiosi silenzi l'angoscia anziché placarsi si addentra e incide iipì cuori, e fa alzare gli occhi al divino comunque si manifesti, come a cercare un'autorevole clemenza. Bergamo appare più che mai generosa di que-juoi laici, vien fatto di spingere Bte speranze, austera e fiorita, l'occhio lontano, e anche di fisguerriera e religiosa, silente e sarlo arditamente sul cielo. Ma operosa com'è ad un tempo. E non è sconsiderato orgoglio di non occorre faro molta strada peri uomini e non è audace presuutrovare quel che meglio aggra-Uione. Si vorrebbe che da queste da, la vasta piazza o la chiesajterre spirasse sempre più esteso sempre, ricavati tra alti muri, è facile alzare gli occhi al cielo come anche abbassare lo sguardo sulla città o posarlo sui colli. E' juna mortificazione serena, come dev'essere quella dei molti canonici che li percorrono e che, riaffondando gli occhi nel breviario, riaftidano all'eterno la protezione dei loro pensieri umani e dello loro terrene miserie Allora, aliti l'antico palazzo o la e inesauribile un alito religioso e trovare quel che meglio aggra-Uda, la vasta piazza o la chiesajsolitaria l'antico palazzo o la fontana viva di lucida acqua. Basta anche lasciarsi invitare da uno di quei viottoli che i berga-1 rogative spettanti al diplomatici stranieri Ed ecco germogliare da una faccenda In cui politica e diplomazia non c'entravano per nulla, una delle più clamorose baruffe internazionali dell'epoca. Per soffocare sul nascere la minaccia di complicazioni, il conte Solaro della Margarita, ministro degli esteri di Carlo Alberto, ave- iva fatto una proposta equa, che lasciava impregiudicata la questione delle immunità diplomatiche: si rechi il signor Heldewier a Santa Croce, induca la figlia a mutar consiglio e, se la ragazza vorrà, le porte del chiostro le si schiuderanno immediatamente. Più di tanto non si poteva nè pretendere nè ottenere. Il Corpo diplomatico con le pive nel sacco Heldewier, convinto a priori di un nuovo rifiuto di Carolina, sdegnò il salomonico suggerimento e invocò l'intervento del suo successore. Il conte di Liedekerke non potendo negare assistenza al connazionale e collega, al ministero degli esteri fu un fioccar di « noie *, del resto molto cortesi, in cui sostanzialmente si affermava dovere il governo di S. M. sarda intervenire in difesa della violata autorità paterna e doverlo' tanto più in quanto il diritto internazionale sottraeva l'agente diplomatico Heldewier, nelle questioni riflettenti la sua persona e la sua famiglia, alla legge comune e quindi anche al concordato con la Sede. La questione era stata impostata con estrema eleganza; purtrop- tddkClsustibdnppo per l'ex-rappresentante olande se, al conte Solaro della Margarita, maestro di finezza, schermaglie del genere procuravano l'intima, mal celata soddisfazione di chi, deciso a non recedere dai de liberati propositi, sa di poter trarre vantaggio oltre che dal buon diritto anche dall'arte dialettica. con la consegna delle lettere '" Piano, piano!, egli rispose. Anzitutto, era davvero certo che l'ex-diplomatico, scaduto di carica di richiamo, potesse ancora invocare le prerogative proprie del suo ufficio? E poi, anche a non voler discutere, come non si discuteva, a riconoscere, anzi, che tale diritto sussistesse integralmente, come e in qual modo doveva considerarsi violato? Perchè la protesta avesse un qualche fondamento, bisognava dimostrare, anzitutto, una qualche responsabilità del governo nell'accaduto. La figlia del signor Heldewier — continuava ad argomentare il conte Solaro — aveva liberamente aiibandonato la casa paterna perchè i genitori intendevano ostacolare l'esercizio del diritto di coscienza, di gran lunga più forte del diritto di patria potestà. Violazione del diritto delle genti ei sarebbe stata nel solo caso che si fosse usata costrizione, mentre cdrgldazCarolina Heldewier, disponendo liberamente della propria coscienza, esercitava un diritto naturale superiore a ogni altro, a quello stesso, quindi, spettante ai genitori sui figli. Infine, non sarebbe stato possibile negare ad un cittadino straniero un immunità riconosciuta al più umile dei sudditi del Re. I Non tutte le argomentazioni, come si vede, erano di puro diritto e qualcuna, nella circostanza, non mancava di artificiosità; ma pel conte Solaro, « codino e retrogrado », secondo la compiaciuta autodefinizione, la religione non poteva scendere a patti con la legge. Col trascorrere del tempo e l'assommarsi delle domande e delle repliche, delle pretese e del rifiuti, l'affare, anziché districarsi, andava via via imbrogliandosi e in questo arruffare la matassa prendevano gran parte 1 ministri d'Inghilterra e di Prussia, indaffarati a •* montare » il Corpo diplomatico contro il conte Solaro. Quei mrvssvd Uione. Si vorrebbe che da queste jterre spirasse sempre più esteso e inesauribile un alito religioso e pacificatore, per sentirci soprai * * ore, perp. . *. * tutto cristiani. Franco Bondioli ri roventi - Lieto fine co l'intera questione delle immu Fu uno dei primi, forse il primo, che in questa guerra portò l'offesa della nostra aima sub... , -acquea al nemico, con un'ardita trinerà ftóniliàre avevano rav>*'°»e m mandante Boria, civls^o nella sinc^ «nl Bol«M™» luale tra le più S.h JE ™ ^t.™ m** E P°i »" Atlantico, in MeSSSS&n&i fr^r a dilerameo, in Egeo, nei mari del giattacapi a Carlo Alberto e in- o„,i „,,„,.; ,i„. \r,,v,t durlo a sbarazzarsi del suo rasti- X^^^Jt^S^S^k dioslssimo ministro degli esteri. J ,f .1 f ae9nut0 ^fi'0 nCnT^f„V^ ■T'ntt?- \ Ancte stavól°ta,a distanza di dere che con la sua tesi, il gover- /(i ( , rf ritoccargli no sardo finiva per mettere in gio- %mo!SlZne ineguagliabile di una co l'intera questione delle immu ardo finia per mettere in gio %Ia< bspidnità diplomatiche, questione che, investendo il diritto Internazionale, non poteva ammettere soluzioni unilaterali. Fiumi di inchiostro imbrattarono gli stemmati fogli delle legazioni; dozzine di penne d'oca vennero spuntate per contestare IV inaudita » pretesa del governo sardo e persino rappresentanti di Stato cattolici finirono per far\ccausa comune coi protestanti. Cu- drioso che in tanto tramestio, in I itanto vociare, in tanto sprecare rtempo e flato, l'unico a non per- adere le staffe e a serbare il senso ndella misura fosse proprio Llede- vkerke! ìaFattlsi 1 ferri roventi, l'intero ! vCorpo diplomatico si riunì presso'mla Legazione di Prussia, con lo i nscopo confessato di consacrare in | duna nota collettiva la richiesta di;psoddisfazione per le « giuste ■> pre-. ptese del signor Heldewier e quello'cinconfessato di far scoppiare il I pbubbone attraverso un documentoigdi indubbia gravità formale, ee'mnon sostanziale. Al momento buono, però, 1 di-1 uplomatici si trovarono tutt'altro1 sche d'accordo e 11 ministro di Baviera, conte Marogna, non dovesse durare molta fatica per buttare all'aria il già traballante progetto. Fu giocoforza rinfoderare le pive ma gli irreducibili ministri di Prussia e d'Inghilterra tennero a far sapere di avere chiesto istru zionì al rispettivi governi. Pesai cpitnmsPerò, accanto e al di sopra del- l'aspetto giuridico, la vicenda [aveva anche un lato umano. E Carlo Alberto, pur seccato del grande scalpore che si menava, obbedendo alla propria squisita sensibilità, volle a sè 11 signor Heldewier per ascoltare le sue lagnanze e fargli intendere come I e a i i e r i e è o ' e , e o ma mossa, perchè il conte Solaro sreplicò, con fermezza, nessun go-'everno avere il diritto di impicciar-; 0si in faccende ad esso estranee. E ( rsicuramente di analogo parere fu- ; cvono le Corti interessate perchè ddole famose «istruzioni» nessuno\dpiu seppe nulla. inTo inoonno roatit-tiito LiK insegne remillllie cP In <iHt>nnn tipi Ranrann 't io saegno aei covrano,dcdasnon fosse Dossibile violentare a avn temnof e^fSVà dlf mraa* /steroT^vooSàd?suafigha Più rassegnato che convinto, il «sie-nor Helnewier oartl Der l'Oìnn. 1lgn?LciandTcarPoi^ La Corte torinese aveva difeso1 quel che credeva un buon diritto I ma non poteva completamente' trascurare le possibili ripercussio-• fni del suo atteggiamento presso 11 \Governo dell'Ajt. Bisognava evi.< tare, ad ogni costo gonfiature ed;erronee interpretazioni; bisogna- ! ve., soprattutto, evitare che, dal. giù infido terreno politico, si slit- tasse su quello ancor più scivolo- so del conflitto di religione. \Il marchese Ricci, inviato sardo I all'Aja, fu, dunque, interessato a!chiedere a quel governo serenità' e moderazione di giudizio. prime il ministro degli esteri d'0-.landa, Irritato, si dichiarò deciso\ad approfondire la questione; poi. ! grazie all'intervento anche del l Sonte di Liedekerke, la fiammata; cominciò a estinguersi e il fuo- ! cherello residuato venne del tutto i spento da un personale intervento ì del re, indignato per la villania :usata in extremis a Carlo Alberto i dal signor Heldewier. Questi che,poco prima la figlia gli scappasse, era stato insignito del gran coi-,done dei Santi Maurizio e Lazza-!ro, appena uscito dagli Stati sardi,iti era affrettato a restituire Tono-! rificenza, accompagnando il gesto scortese con una lettera in cui spiegava di... avere tardato fino a quel momento per tema, altrimenti, di qualche violenza. L'affermazione ingiuriosa fu perdonata da Carlo Alberto, che non ci fece gran caso; ma diverso fu il parere di Guglielmo II, il quale ordinò di archiviare definitivamente la pratica. \ E Carolina ? La sua stona è, co- j me nelle favole, a lieto fine. Ri-! conciliatasi con la famiglia, trovò un buon partito; ma, da cervelli-i no stravagante, volle lasciare il chiostro di Santa Croce soltanto' il giorno delle nozze, per far ritorno in patria con lo sposo. Del clamoroso affare non restò, (che l'implacabile sdegno del si a,8n°r Heldewier pel conte Solaro Carlo Borelli Pasti a 800 franchi in un ristorante di Lione Berna, 1 febbraio. (S.) n Prefetto di Lione ha or ■ dinato la chiusura di un ristorante 'e l'internamento del suo proprie i tnrin npr Hvpre servito In ur.n Rft.ll tario per avere servito in una sala clandestina pasti a prezzi che andavano dai S00 agli 800 franchi.