religiosa

religiosa religiosa Bergamo e città religiosa. E non soltanto perchè nella città e nelle campagne i bergamaschi Bono devoti, ma perchè circola per le sue strade, si ferma sui palazzi e scendo dal ciclo il silenzio. Non ha dunque avuto torto quel parroco che ha preparato nella sua chiesa il Presepe riproducendo, invece di Betlemme, tutta Bergamo con le sue porte le chiese e le case. Da città alta, dal colle di S. Vigilio e dai Torni, dalla chiesa di S. Maria Maggiore sino al palazzo Medolago e alle mura, fin giù alle terrazze e ai palazzi nuovi, Bergamo pare affacciarsi sulla pianura aprendosi ad anfiteatro, spalancando clemente le braccia — di resti — al resto d'Italia. Quando vi sono giunto, persino un piccolo tram, issato su rotaie avvicinate, con l'asta lunga propria dei tram che servono di giocattolo ai bambini, ha dato rintocchi di campana; e non cer to — lo giurerei — per solleci tare i clienti già numerosi, e non per richiamare l'attenzione e invogliare quelli che, per le distanze brevi che li separano dalle loro case, preferiscono incammi narsi lungo il bel viale che porta fino ai piedi di Bergamo alta e della funicolare; ma soltanto per far alzare gli occhi «1 cielo, at tenti a quella benedizione eh deve infatti venire dall'alto e eh sempre scende al cuore di chi guarda città alta. L'han dovuto intuire anche gli architetti che al borgo — così chiamano Bergamo bassa i citta dini di alta città --- hanno dato, non sono molti anni, la definitiva sistemazione. Hanno costruito i palazzi sottolineandoli con gradinate, quasi fossero degli altari. Hanno lasciato, tra l'uno o l'altro palazzo, piazzette, discrete alle quali si accede da archi e da portici; hanno elevato anche una torre poi che non potevano aggiungere una chiesa. Ed è curioso che i bergamaschi, che pur sono gente gagliarda anche se in questi giorni hanno una difficilmente spiegabile aria mortificata e sospettosa, ne risultino in ogni caso più composti e forse ingentiliti. Della lontana loro affinità con la repubblica di S. Marco, della cortesia veneta pare che si siano arricchiti soprattutto ora, pur conservando la sobria dignità e la austera fierezza che vien loro dalla Rocca, issata imperiosa e severa, e da città alta, raggruppata sul colle. A percorrere il viale che porta allo mura, ornato di mille piante che vogliono non si sa se nascondere o proteggere la strada che LBCpdsi insinua e si fa largo tra i giar dini, questa religiosa pace di Ber gamo si fa anche più manifesta. Si percorre quel viale quasi in pellegrinaggio, lo ei assapora come se ci si dovesse preparare alla sorprendente e vasta e solenne vista delle mura. Perchè allora l'occhio si perde nel piano e pare che anche le piante che si allineano lungo il bastione non siano che naturali candele o fiaccole combuste, riarse nella cattiva stagione e accese di verde nella buona, sotto la volta quieta e immensa del cielo. Lo montagne, che ad oriente si profilano lontane, non servono che ad aggiungere maestosità all'infinito, a innalzare la città alta, che si erge alle spalle di chi guarda quei monti. L'aria, e anche la luce, pare scendano dalla città verso il borgo dopo averla tutta fasciata e intrisa. Nel trovarcisi in mezzo, tra borgo e città, si ha la sensazione di essere fulgidi partecipi di Dio e poveramente meschini: che è la sensazione della umana religiosità. E anche qui, e sempre dall'alto, si effonde il rintoccare morbido e ampio di una unica campana ; sola, nell'infinito, per essere più solenne. Si rincorre l'onda lunga di quel suono anche con gli occhi, quando va a spegnersi e a morire lontano, nella pianura, abbagliata di luce. Così che, a rivolgere lo sguardo, Bergamo alta riaccoglie con pietosa e riposante e vorrei aggiungere paterna cordialità, che non cessa di essere condiscendente pur essendo severa. Ma meglio, prima di affrontare il ghirigoro dei Torni che si sciolgono come una ghirlanda fiorita di ville e di giardini sui colli che Bergamo pare concedersi quali festive o domenicali appendici, è curiosare per le vie del centro. Incredibile: ma ti accorgi che Bergamo, città guerriera, ha dimenticato l'acropoli. L'ha nei secoli sempre più lasciata in disparte, quasi volesse significare che l'aveva eretta sol tanto a difesa ; s'è invece addos sata tutta alla chiesa, al 6Uo Duomo, e a quella S. Maria Maggiore alla quale — vedete, se ho ragione — i bergamaschi han no regalato il più bell'organo che maestri di istrumeuti del genere abbiano mai saputo costruire. E la sua voce par che inondi le alte e aperte navate, ed esulti dei cuori devoti che l'ascoltano. Oggi gli arazzi che ne ammorbidivano la voce e che erano distesi lungo le pareti del tempio, hanno trovato altrove sicuro rifugio, ma io ricordo di averli ammirat in una mia ormai lontana per manenza in questa città, quando era lecito guardare le opere religiose anche o soltanto con oc- pe codnvCtupnile nildfimsctsdbCgpfcpdtsncgslaracllnPtcspfbvpscgrlsmlccdvgcsnmipcSrrtlrvapeqcspccpsIes

Persone citate: Rocca