Risposta all'insensato

Risposta all'insensato Risposta all'insensato dilemma di Casablanca Roma, 1 febbraio. (e. d.). Le parole del Duce trovano sempre nel cuore degli Italiani ima vasta e durevole risonanza come quelle capaci di ridestare echi sopiti e di accendere fiammate di virili sentimenti. Oggi più che mai gli Italiani sentono che la voce del Duce è quella della Patria e che nella serena fermezza del Capo sta il più sicuro baluardo della Nazione. Mussolini non è mai stato indulgente nel giudizio, non si è mai lasciato trasportare dal facile ottimismo che può solo illeggiadrire le o*e dei poltroni. Sempre Egli ha richiesto al popolo, fede, obbedienza, spirito di sacrificio; le Sue promesse di rinascita nazionale, i Suoi vaticini di grandezza mediterranea, non erano e non sono se non il corrispettivo di una vita di lavoro, di una volontà eroica di durare, di una ferma determinazione di subordinare ogni destino individuale a quello collettivo. TI popolo sa che la conquista dell'Impero fu un atto di volontà e insieme un gesto di audacia. Le premesse contenute in quella con quista sono oggi più attuali '•he mai perchè oggi, come allora, si tratta di assicurare all'Italia proletaria e fascista, col suo posto al sole, e la sua piena e concreta indipendenza economica, la sua solida e operante libertà politica. Invano Churchill e Roosevelt,' associati nella brigantesca impresa di impedire, con la prepotenza dei loro superiori armamenti, l'affrancamento del proletariato europeo dalla soggezione all'altrui predominio, si affannano a minacciare il nostro Paese di torbide vendette. L'Italia resta al suo foalo di combattimento, conscia che per un Paese che si rispetti, vale assai più l'onore che il quieto vivere, un'aspra libertà più che una dorata prigionìa. Il dilemma di Casablanca ai popoli del Tripartito: O resa incondizionata o annientamento, nonché spaventare gli Italiani, li ha induriti nel proposito di resistere a oltranza, di non piegare di una unghia, di combattere fino alla vittoria e oltre la vittoria. Ma del resto occorre appena ri< fidare che non è la prima volta che simili « ultimatum » sono indirizzati all'Italia, considerata dagli strateghi di Londra e di Washington come il punto debole della coalizione dell'Asse. Già nell'inverno del 1940-il, Churchill — il quale sa bene che proprio l'Italia costituisce invece l'elemento che ostacola una vittoria britannica sull'Europa proletaria, l'incognita che impedisce di enunciare V equazìone Gran Bretagna — predominio Mediterraneo — xntin.ò agli Italiani una resa del jerere. L'intimazione cadde allora nel vuoto di una compatta sordità collettiva; non diversa accoglien za poteva avere ed ha avuto l'intimazione di Casablanca, per quanto stavolta la firma di Roo sevelt l'abbia accreditata con una fragorosa pubblicità di puro stile americano. Le parole del Duce ai legionari sono destinate a suscitare, nel cuore degli Italiani tutti, un'on data di fieri sentimenti, di virili propositi, di durevoli convinzioni, Il nemico non prevarrà, anche se le sue trovate reclamistiche, come quella detta « V », ritortasi clamorosamente a suo danno, non stessero per esaurirsi, proprio come si conviene a gente che considera la guerra non già come un vero cimento tra i popoli, netta cornice e nell'atmosfera detta storia, ma piuttosto come una campagna per il lancio e l'imposizione di un prodotto mercantile ai consumatori nel quadro di affissi murali e di inserzioni sulle quarte pagine dei giornali. La voce del Tribuno ha stavolta dato agli italiani un motivo di più per non dubitare, un motivo di più per credere. L'Italia tornerà a Tripoli, l'Italia tornea all'Impero, per una legge di gravitazione politica dei popoli altrettanto ferrea che quella detta gravitazione fisica della materia. Questo concetto trova proprio nella sua elementarità, la sua più intima- forza di persuasione individuale, il suo più efficace proselitismo tra le masse. Questo concetto è destinato a diventare fondamentale in questa guerra e a impregnare di se le coscienze degli uomini quanto quello degli spazi vitali, contenendo l'elencazione di una verità solare, di una verità matematica, di una verità assoluta. Non molleremo mai — ha detto il Duce —; non molleremo mai — ha risposto l'intero popolo attraverso la voce dei 3uoi Legionari che del popolo sono pura espressione guerriera, e vigorosa formazione di combattimento. L'elogio del Capo Roma, 1 febbraio. H Capo di Stato Maggiore della Milizia ha diramato u seguente ordine del giorno: « Legionari! « L'elogio che II Duce mi ha Incaricato di tributarvi è contenuto nella sua dogmatica affermazione: « Voi continuerete a marciare nelle prime lìnee e sarete sempre e dovunque di esempio a tutti ». Enzo Galbiati Roma, nel ventennale della Milizia.

Persone citate: Churchill, Duce, Enzo Galbiati, Mussolini, Roosevelt