ADELAIDE FUGGE A ROMA

ADELAIDE FUGGE A ROMA ADELAIDE FUGGE A ROMA Le note della signora Mameli per l'avvocato incaricato della separazione - "Tuo marito è diventato pazzo: torna se non vuoi trovar morta la tua misera madre !„ - Strano modo di curare l'educazione dei figli in. In occasione della causa di separazione legale dal marito, la marchesa Adelaide dettò per l'avvocato stesso certe sue note che gettano una luce violenta sull'intimo dramma suo; note che non si possono leggere senza commozione viva. In esse troviamo narrata in parole scarne la poco lieta puerizia e giovinezza sua sino al matrimonio con Giorgio Mameli con un discreto cenno alle rosee speranze di una unione felice: « Rimasi orfana di padre a tredici anni (l'anno dopo cioè- di aver conosciuto Mazzini); una lite cominciò ad agitarsi tra mia madre e mio zio Agostino, fratello di Niccolò mio padre; mia madre facea ogni sforzo per ricuperare la mia eredità dalle mani del cognato che per non darla servivasi del pretesto ch'era io. unica sua erede, non avendo egli nè moglie itè figli; la lite durò nove anni, ed eravamo pressoché alla miseria, perchè nulla si poteva; toccare dell'eredità, e tenuissima era la dote di mia madre, coi frutti della aitale si viveva. Io era molto delicata di salute, avea anche fatta, una forte malattia, i medici' dicevano che abbisognava di molti riguardi, talché se emessi a maritarmi ci voleva un uomo che mi amasse da trattarmi con molta dolcezza. In questo tempo, fluendo 13 anni, conobbi 41 signor Giorgio Mameli, il quale-si professò tosto mio sviscerato amante. Venne in casa per sette anni e si avvide di leggieri dello' stato delle mie finanze, della; poca mia salute, e come ero accarezzata ed abituata ad un genere di vita signorile e tranquillo;: disse di amarmi e promise col suo amore di farmi fa più felice delle donne. A mia madre non spiacqtie quel matrimonio, sia perchè nqn si.separava da me, sia perchè le pareva di acquistare^n figlio nel Cavaliei e Mameli ». « Tra dolori e medicamenti disturbi e lacrime » L'Adelina aveva vent'anni quando andò sposa; i suoi sogni di felicità scomparvero però subito dopo il matrimonio, convella stessa con accento accorato e con evidente rimpianto narra: «Ma presto svanirono tali illusioni! Appena questi divenne mio marito, mi avvidi che avea un crudele e bisbetico padrone il quale volea Duetto Simor-Kovace in rat- e Michelina Francey interpreteranno una commedia musicale, Pazzo d'amore; e Robert Lynen, se ve lo ricordate, « Poil de carotte », si è fatto adulto, sì, ma si è anche fatto arrestare, per essersi violentemente ribellato a un pizzardone. Ora la distinzione tra Francia occupata e non occupata più non esiste; vogliamo vedere come vi si presenta la produzione? E come questa sarà disciplinata e distribuita t Quarantatre Case editrici hanno avuto l'autorizzazione a produrre e fra di esse, per il periodo che va dall'estate 'bS onestale '$3, è stato ripartito un contingente di ben settantadue film. Se a questo contingente si aggiungono le cosidette assegnazioni speciali, equamente ripartite fragruppi italiani e tedeschi (in tutto ventiquattro film, dodici italiani e dodici tedeschi) si vede allora il complesso di quella produzione salire a un centinaio di film. La penuria di materie prime ha voluto una limitazione dei consumi; così, per ogni film, non potranno essere impiegati più di 15.000 metri dì pellicola e di 15.000 metri di colonna sonora (su per giù la metà del medio consumo, dei tempi normali); mentre il numero massimo delle copie permesse per ogni film va, a seconda dell'importanza, da venti a venticinque (da un quarto alla metà del numero di copie stampato in tempi normali). Por t film destinati anche all'esportazione sarà invece concesso un maggior numero di copie, stabilito di volta in volta. Sono le limitazioni imposte dagli attuali momenti eccezionali; ma permettono e, anzi, garantiscono, una ripresa e un ritmo continuato di produzione. A questo soprattutto mirano le autorità germaniche preposte alla sorveglianza e all'incremento di quei gruppi produttivi con la « Continental Film», diretta dal Greven. Per quel che riguarda il contributo ita Jiano, una nostra partecipazione, agli studii di Nizza ha portato alla V costringermi a nuove e dure abitudini di cui era incapace e per fisico e per educazione; mia madre fu trattata con asprezza; si era convenuto che avrebbe questa continuato ad essere capo di famiglia che avrebbe percepito il suo reddito, e unitamente ax frutti della sua dote fatte le spese, ma non bastando tutto ciò vi avrebbe contribuito mio marito colla sita paga che allora giungeva appena a L. N. 120 mensili, ma qui appunto erano le dispute, io non sapea come contenermi, la madre mi rimproverava ch'era troppo ligia al marito, questi che mi abbandonava a tutte le volontà di mia madre la quale era sempre afflitta e straziata dai modi indecorosi e villani con cui veniva trattata da suo genero, io in continue lagrime, senna salute, senza mezzi, costretta a rimanere in casa per non avere abiti da uscire fuori, infine con una veste nera colla quale fui obbligata a fare le visite di convenienza, cionondimeno nulla sarebbe stato di tutto ciò, se mi avesse trattata non con amore, dico almeno con maniera, con umanità,.invece duramente, bestialmente, senza poter ricevere e. vedere nessuno, non avendo e non passando giorni che non venissero per lui amareggiati con minacce, sarcasmi e villanie. Fui dopo nove mesi incinta, nè per questo cessarono i mali trattamenti di mio marito, quindi cattiva-gravidanza e peggiore parto, la mia salute se ne fuggi interamente da'quel tempo. Tra dolori, medicamenti, disturbi e lagrime ho passata la mia vita». Se quanto afferma la marchesa Adelaide risponde al vero, e non v'è ragione di dubitarne, non una delicata creatura come lei avrebbe potuto reggere in una.simile situazione, ma nemmeno chi avesse avuto una robustissima costituzione fisica. Ligia al dovere non volle' tuttavia accogliere il suggerimento di sua madre di dividersi dal marito e'si illuse di poterlo vincere colla mansuetudine e la devozione più assoluta, come ella stessa afferma: « Dopo due anni madre di due figli maschi, mia madre mi consigliava a dividermi; non volli, preferii di sof frire, sperava isolandomi dal mondo, facendo mio marito padrone del fatto mio, che sarei riuscita a mansuefarlo, credeva che mi amasse, e che quel suo modo di procedere fosse effetto di un'offesa vanità, la quale si irritava col contrasto di una diversa educazione; sperava coi sacrifici, col- n « La casa sul fiume ». ; o l r e, costituzione di due importanti gruppi italo-francesi, e ciò oltre atte tre Case italiane che da tempo svolgono la loro attività a Parigi (Francinex, Scalerà, Zenith). E anche per quel che concerne l'importazione dei film francesi in Italia con ì recenti accordi di Budapest (ultima riunione della Camera Internazionale del Film) si sono raggiunte, da parte degli esponenti italiani e tedeschi, nette intese e chiare direttive. Così, su i nostri schermi, quanto prima vedremo apparire anche il contributo che avrà nel frattempo dato il ricostituito cinema francese. * * In Ungheria è In progetto la costruzione di una grande fabbrica di pellicola, essendo insufficiente alla locale produzione quella Importata dall'Italia e dalla Germania. — Quartieri alti, da un soggetto di Ercole Patti, sarà diretto da Mario Soldati. — Negli studii torinesi, superando le comprensibili difficoltà di questi ultimi mesi, è stato portato a termine La casa sul fiume, diretto da Carlo Borghesi*), fra gli interpreti Elisabetta Simor, Carlo Kovacs, Nino Crlsman, Olga Vittoria Gentilli e Diana Mauri. — La Mignon diventerà un film. * * Tra i nuovi documentari dell'Istituto Luce: Casa Verdi, illustrazione della milanese Casa di riposo per musicisti, regìa di Giovanni Paolucci; Nasce una famiglia, ispirato dall'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, regìa di Francesco Pasinetti; Resine sintetiche, un documentario industriale diretto da Francesco Attenzi; La musica nell'arte (e s'intenda arte figurativa, dai « Concerti » di alcuni maestri veneziani alle « Cantorie » di pittori e scultori toscani); La fontana di Trevi, regìa CA Fernando Cerchio; e Viaggio per torri e campanili, una scorribanda dalle Alpi a Roma, cicerone e regista Mario Bonicatti. m. g. l'abnegazione di persuaderlo di una illimitata rassegnazione, per cui sentisse di non poter temere resistenza veruna. Invano; diventava peggiore, le scene domestiche crescevano, la mia salute decadeva, mia madre sempre più desolata; questo stato di contrasto, di privazioni, di continua oitgoscia mi fece ammalare cosi gravemente, che temettero io ne cadessi vittima; mio marito era imbarcato, il medico suggerì che io mutassi aria se voleva vivere ancora, mia madre me ne scongiurava, ed io, vedendola piangere alla mia resistenza, mi arresi alfine, e decisi di fare quanto desideravano; scelsi Roma perchè colà stabilito il fratello di mio suocero, vecchio dì oltre 60 anni il quale venne in Genova a prendermi; ma lì per partire io ricusava perocché venisse quegli accompagnato da un giovane suo nipote; prevedendo la tempesta che sarebbe scoppiata sul mio capo, e su quello di mia madre all'arrivo di mio marito; mia madre tanto mi disse che mi fece partire; partii col figlio Goffredo ». Terribile viaggio in Sardegna i e o i E i l La giovane marchesa non errava nel suo timore di allontanarsi da Genova, conoscendo quanto geloso e brutale fosse suo marito: ancor lontana, infatti, seppe come sarebbe stata ricevuta al suo ritorno; ma ogni scenata fu evitata dal lutto che colpi 1 coniugi nel frattempo con la morte delia bimba Eulaìia, cui segui, poco dopo la perdita della madre di Adelaide colpita dal colèra. Ecco le sue amare parole: « L'arrivo di mio marito in Genova- dovette essere quale avea immaginato; mia madre, infatti, mi scrìveva: « tuo marito è diventato pazzo, vieni se non vuol trovar morta la tua misera madre ». Tornai, era morta invece una mia bambina di ventidue mesi. Questa circostanza che mi tornò di molto dolore, mi risparmiò i rimproveri; ma le dispute s'invelenivano sempre più tra mia madre e mio marito, i quali l'uno all'altro imputavano la causa della defunta bambina, io stessa dovetti fare uno sforzo per ridurli al silenzio; intanto il pretesto del viaggio di Roma porgeva nuova e più forte occasione agli schiamazzi e alle invettive di mio marito. In questo stato di vita turbolenta, morì mia madre di Cholera nel 1835, dove così non fosse stato la sua fine era inevitabile per le angoscie che le facea soffrire mio marito; rimasi in tal modo esposta sola alle smanie indicibili del più inquieto carattere. Si andò in Sardegna e fu viaggio per-ogni verso terribile, i Sardi non ci vollero ricevere per la paura del Cholera, voltaronci i cannoni, mia figlia andò in pericolo di morte, .io spaventata, malata, consunta. Si ritornò, mi trattava sempre peggio, come un comandante usa con un soldato, la stessa disciplina, la stessa brutalità; un servitore gli facea da secondo, dava a questo i suoi ordini, cosicché anche non essendo egli in casa, io mi trovavo posta nella medesima infelicissima situazione; non poteva passeggiare, e, se, qualche volta si degnava condurmi seco, mi portava a Sottoripa, negandomi l'aria aperta». Singoiar modo invero di curare lo spirito ed il corpo del suol famigliari aveva 11 dispotico padre e marito; e le conseguenze non tardarono a giungere ed assai gravi: < Tutto questo — prosegue la marchesa Adelaide — accresceva la miseria dell'animo mio, la cagionevolezza del corpo, convulsioni continue seguite da frequenti malattie, mio figlio Goffredo sempre in forse di vita, per essere scrofoloso, mia figlia Angelina bisognevole di latte ed io imvvssibilitata di darglielo, perchè i dispiaceri morali, le pene, i do lori fisici me lo avevano tolto: non potendo a tanto resistere mi ammalai; i servitori vennero i padroni: io non potea loro dar ordini ne se questi ineseguiti, sgridarli, poiché da lui contro di me, protetti, io desiderava la morte, e solo il pensiero dei figli me la facea temere; stetti meglio; fui gravida, egli sempre più intollerante; mio figlio Goffredo, ammalato, maltrattato aspramente da- lui, io non abilitata a curarlo come dovea essere, poiché dappertutto volea far entrare le sue stravaganze, le sue impetuosità e, se si opponeva resistenza, dispute, ingiurie, scene scandalose e terribili che gettavano l'allarme nella famiglia, facevano fuggir tutti, riuscendo in tal modo a far prevalere una bestiale e sinistra vo lontà; di tal fatta io passai i no ve mesi della mia gravidanza; infine costretta al letto senza potermi muovere, agitata da continue convulsioni che mi facevano andare in deliquio; di qui ebbe o rigine la grave malattia che si preconizzava e mi obbligò ad inchiodarmi in un letto per lo spazio di sette anni». Un bruto marinaio pedagogo dei figli Anche nell'educazione del figli l'autoritario padre aveva singolari vedute pedagogiche che l'accorata madre cosi rende note: « Mio marito non portava mai a passeggiar seco i figli ma li abbandonava in balìa d'un suo marinaio, divenuto mio servitore, uomo a lui tutto ligio, e che se ne abusava crudelmente a tale da rispondermi villanamente nè voler eseguire i miei ordini, e quando me ne lagnava con lui, la ragione l'aveva sempre il marinaio, ed una volta mi ricordo che mi obbligò a stringergli la mano, in atto, com'egli diceva, che avea con esso fatta la pace. « Queste scene di umiliante disprezzo, aveano purtroppo prostrato l'animo mio, che sfinito il corpo, io era diventata paralitica datìe molte convulsioni, effetto di u.ia sensibilità sempre irritata; non poten muovere le gambe, e andava in portantina e quei pochi P-..SSÌ che facea, era costretta a dare il braccio al marinaio, col quale pure si permetteva soltanto passeggiare i miei due figli Goffredo e Giambattista, i quali erano obbligati a starsi in compagnia con tutti i monelli della «tra- da, perocché il marinaio l'abbandonava per andare nelle biscazze. Questa era l'educazione che accordava ai suoi figli i quali per lui nemmeno avrebbero saputo leggere e scrivere, se io anche malata, sempre non me ne avessi preso ■nenstero, collocando il primogenito Goffredo alle scuole, e cercando come meglio potea d'indirizzarlo nei primi studi; egli lo contrariava e sgridava continuamente per cui aveva deciso di abbandonare la casa paterna quand'anche non fosse venuto il 18^8 a dar occasione a simile suo proposito; la figlia soffriva di vedere i fratelli sgridati, e il Giambat tista specialmente odiato e perseguitato perchè il padre non pòtea vederlo, e il Nicola maltrattato con asprezza, finì con fare una malattia nervosa agli occhi straordinaria, per cui si ebbe i più strazianti dolori». Arturo Codignola (bontinua)'.