Volgarità degne di un mozzo j lii

Volgarità degne di un mozzo j lii Volgarità degne di un mozzo j lii riserbate alla gentile marchesa Adelaide LÀ DOLOROSA VITA INTIMA DELLA.MADRE DI GOFFREDO MAMELI ii. Giorgio Mameli era stato un valoroso soldato: fuggito da casa giovinetto, ed arruolatosi in marina come mozzo nella piccola flotta del Re di Sardegna, nel 1820 otteneva 11 grado di tenente di vascello e come tenente appunto cinque anni dopo durante una dimostrazione navale a Tripoli contro il bey, si distinse particolarmente essendosi impadronito di un brick, dopo averne ucciso il comandante; fatto', questo, che decise le sorti dello scontro. In riconoscimento del suo valore, gli fu allora conferita la croce mauriziana e l'ordine militare di Savoia. Il bastimento su cui egli era imbarcato fece poi una lunga sosta a Genova dove il giovine tenente, circonfuso di gloria, chiese ed ottenne la mano della marchesina Zoagli dalla quale ebbe nel 1827 il primo figlio Goffredo; la famiglia si accrebbe negli anni successivi con la nascita di altri cinque rampolli: Giovanni Battista, Nicola, Eulalia, Angelina e Luisa. Le cure della casa e l'educazione del figli furono compito della madre, essendo il marito quasi sempre lontano in lunga crociera, nè se anche fosse rimasto a Genova avrebbe potuto sopraintendere "'all'educazione ed all'istruzione dei figli, perchè, oltre che rozzo, era di una ignoranza crassa, anzi quasi analfabeta, come provano le lettere inviate alla moglie che di lui si conservano. Nè a questo si limitava l'opera della madre, perchè doveva curarsi anche dell'amministrazione dei beni familiari da lei avuti in dote, insidiati da parenti e da speculatori; sicché, abbandonata a. sè, doveva difendersi, quando invece avrebbe dovuto essere difesa; poiché il marito poco pratico di affari quando interveniva, abituato ad essere ubbidito senza discussiorfe, complicava le cose e rendeva più gravi le situazioni già assai difficili a ri' solvere. Il brutale suo autoritarismo pure da lontano si faceva sentire anche su l'educazione e istruzione dei figli e soprattutto delle figlie, che morirono tutte e tre in giovanissima età: la prima dopo soli ventidue mesi di vita., la seconda di consunzione a. vent'anni, la terza pure di consunzione a tredici. Brutale autoritarismo del marito marinaio Il ritratto morale di questo marito poco degno, che contrasta singolarmente con quello della sua compagna, vien fuori nitido dal poco carteggio inedito di questi coniugi che ancora si conserva, del quale rendiamo note due sole lettere scritte mentre Giorgio era imbarcato nel 1842 sul Des Geneys per una lunga crociera sulle coste dell'America meridionale, dove si combatteva l'aspra guerre, tra la repubblica dell'Uruguay e la Confederazione argentina, cui partecipava, come è noto, anche Giuseppe Garibaldi. Esse non solo ci illuminano sui rapporti dei due coniugi, ma ci danno un saggio della volgarità di linguaggio usata dal rude marinaio, linguaggio tanto stridente in confronto alla gentilezza d'animo, della sposa. Quest'ultima gli aveva scritto il 20 aprile di quell'anno: « Afio caro Giorgio, con trasporto di piacere ti scrivo, per la sicurezza che ho che riceverai questa mia: ti ho scritto venti lettere e forse non ns avrai ricevuta alcuna. Io son priva delle tue, non ne ho ricevuto che due scritte dalle isole Canarie colla data SS dicem tre; sono impaziente di ricevente, mi par impossìbile che in tre mesi non sia arrivato qualche legno mercantile dall'America. Io spero che starai bene di salute, che. non avrai sofferto cattivo tempo, che sarai contento di tutto quello che concerne al tuo viaggio. E' tutto quello che desidero. « Io dacché sei partito non mi a glio d'ignoti, non aveva conosciuto che l'orfanatrofio e il riformatorio. E poi la strada. Nient'altro che la strada senza( capo nè fine, senza.riposo nè riparo. Nè mai un amico, o un'amante; ina soltanto il complice di un giorno o l'accoppiata di un'ora: conoscenze consumate in fretta, nel sospetto, nel disgusto, nel disprezzo reciproco. Ed ecco che qualcuno finalmente lo seguiva, chiamandolo signore e dicendogli grazie. Ne sentiva il passo, il respiro. Nei brevi punti schiariti, dove il riverbero dei lampioni'forava la nebbia, egli vedeva l'ombra della sperduta allungarsi sin quasi a raggiungere la sua : e 6enza pur volerlo indugiava, sino a che i due fantasmi si toccassero. Che senso quel bacio d'ombre ! Sentiva il fiato mancante all'ignota, e davvero non capiva perchè, essendo soltanto un segno di sofferenza, dovesse occuparlo sino a quel punto. Anche un cane, una volta, l'aveva seguito per un tratto di via. Non riusciva a ricordarne che lo sguardo: due occhi stravòlti e dolcrcei che mostra¬ ----- ! sono più rimessa; è vero che convulsioni forti non ne ho quasi più avute, solamente tre o quattro, ma un malessere continuo mi tenne quasi sempre a letto; forse in tutto t'inverno il più che sono sortita sarà una ventina di volte. Vi sono delie volte che mi trovo così isolata, sento così un vuoto che mi circonda che non posso a meno di piangere. La tua stanza è realmente deserta; più nessuno v'entrò. Io non so: quando ci sei mi pars che tu stii poco a tenermi compagnia, ora che non ci sei, ad ogni istante sento la tua mancanza; ma parliamo d'altro, forse ti sembreranno tutte smorfie quello ch'io scrivo ». Povera Adelaide! aveva anche 11 pudore di esprimere i più intimi suoi sentimenti, nel timore forse di non essere compresa, come avrebbe voluto. « Se ascoltassi il cuore fa' manderei la casa intera » Passava quindi senz'altro a dare notizia dei figli e dei loro studi: ■ti figli stanno tutti bene di salute, tutti e tre ti scriveranno. Goffredo ha tutte le buone qualità che sin da piccolo dimostrava; però ora studia molto meno, è sbadato ed ha il capo con Riccardo e Tagliavacche; quando é con loro si scorda di mie e di tutto il mondo. Giambattista studia; i Padri ne sono contenti, ed anzi desidera di entrare al Collegio di marina; mi scrive che farà tutto 0 possibile per passare bene gli esami. Aspetto che Des Qeneys ritorni da Torino, e gli darò la supplica per il posto al Collegio». Ed ecco l'amminlstratrice dei beni familiari dare il resoconto della situazione non troppo rosea delle finanze e della causa in corso per una cospicua eredità lasciatale da un suo congiunto, 11 marchese Cattaneo:' « La lite con Cattaneo procede a lenti passi: Costanzo e tutti gli altri sono stati esaminati. Ora dicono che Cattaneo darà una comparsa importante. Io ho scritto a Parigi per poter avere un estratto dei libri Busoni; i libri esistono e per conseguenza non potrà negarli. Se ci riesco, come spero, sarebbe gran colpo. Ho scritto a Filippina che dai libri di S. Pietro tragga i nomi dei procuratori che hanno riscosso dall'anno uhi, al 1825. Tutte queste carte se le avrò, non potranno che sempre più chiarire tutto ciò che ha risoosso. Io ti mando poco, mio caro, perche mi trovo ristretta in denaro; se ascoltassi il mio cuore ti manderei la casa intera, verrei io a trovarti; mi pare tanto tempo di non averti veduto; realmente non si sente la affezione che si ha che all'occasione ». Nè la marchesa dimenticava di fare col marito lontano quattro chiacchere da salotto, sapendo di fargli cosa gradita: «Non so se tu sappia che Emilia Amati è morta di convulsioni. Amati è addolorato. Vi sono molti matrimoni. La Pinelli con Camillo Pallavicino, il primo figlio di Pa squa con la figlia del negoziante Gavino. Tra questa e la Tocca che ha preso per marito il fratello, in casa Pasqua col tempo v'entreranno sette od otto milioni. Raggi, il figlio del Ministro, prende per («posa la figlia del negoziante Oneto, e l'altra sorella di questa sposa U negoziante Casanova, e questi dimanda di farsi nobile. Spinola, il suocero di Canale, l'hanno messo in ritirata e con poca pensione, per conseguenza guai sopra guai. Ca naie è pochi giorni che è andato a Torino per una lite di Luigi Lomellini. Diddu, il marito della signora Marina, ha preso il posto di suo padre, e questo fu messo in ritiro. Tossi il figlio è andato prima a Milano, poi a fare le feste in Torino.'Il padre lo vedo poco (fa freddo contro stagione) e*ni dice che sta quasi sempre accanto al fuoco ». vano il bianco. E quelle orecchie molli, quella coda infangata ! E poi, improvvisa, la fuga nei campi : la scomparsa misteriosa come la comparsa; e l'isolamento in cui s'era ritrovato, per la prima volta, con un senso indicibile di angoscia, quasi che allora soltanto si fosse accorto d'essere solo sulla terra. Ebbene; ed ora costei, giunta a destinazione, l'avrebbe lasciato allo stesso modo. E si sarebbero separati senza più rivedersi: tornando lui alla sua vita disperata, lei agli stenti di una stanza in tre e alle busse del patrigno. — Eccoti in Corso Sant'Anna. La farmacia è laggiù, a quel fanale rosso. Siete stato buono, troppo buono... — Smettila con le cerimonie. Dimmi piuttosto: saprai ritrovarlo, dopo, il modo di ritornare? — Certo, signore. Noi abitiamo alle Due Fontane, poco lontano dal piazzale dove v'ho incontrato. La strada, ora, me la ricordo benissimo. Grazie. — Grazie! Non sai dire altro. K ■ Ed ecco Infine il resoconto di un ballo di corte a Torino, convella lo aveva, evidentemente, appreso da qualche conoscente: «Il batto a Corte in Torino fu splendidissimo: trecento Signore e milleduecento Cavalieri; ava sera le Signore furono divise dagli uomini, le vivande le più squisito •rano prodigate; si vuotarono trimila bottiglie tra Sciampagna • Bordò. I costumi più eleganti erano quelli della Robilant, abbigliata da Regina Elisabetta d'Inghilterra, e di un'altre dama di Corte vestita da mussulmana del tempo di Maometto II, abito fatto lavorare a Costantinopoli e che, solamente di dazio d'entrata, pagò 700 franchi. Luigia Bauli Pallavicini era vestita da Saffo; però nulla la caratterizzava per tale: aveva moltissimi diamanti. Era quella che ne aveva di più dopo la Corte e la principessa Corsini. V'era il figlio del Principe di Lucca vestito da Amedeo VI Conte Verde, in armatura con una calza verde ed una rossa: faceva figura bizzarra ma stava bene; v'erano molti giovinetti vestiti all'antica, da Cavalieri; infine è stato un magnifico ballo. La sala d'armi attigua alla sala da batto era illuminata da trentasei mila lumi a cera. «Vi fu un duello fra Sanfront e Scotti, il primo . è ferito malamente. S. M. dice che non sa niente e che non è vero. Tua madre e tua sorella sono sempre allo stesso modo di salute; però Isabella sta meglio. Il giorno di Pasqua sa ranno qui assieme- con Girolamo Tornati e i suoi figli. Da Sommariva, Grondona, la Gii, mia sorella, Bùgnole, Carrega e da tutti gli altri tanti complimenti. Bisogna venire alle grosse per avere gli ottocento franchi da Camilla Carrega. Addio mio caro; t'abbraccio di cuore; ama la tua Adelaide». . Non sembra di vedere la gentile marchesa seduta in crocchio nel dorato salotto tenere una brillante conversazione e sottolineare con sottile malizia, alla repubblicana, l'accenno alla Rob'lant, che si sapeva essere l'amica di Carlo Alberto, alla marchesa Pallavicini ed all'agnosticismo del Re sul duello del Sanfront? / Con tante svariate notizie la moglie cercava di distrarre il marito dalle cure abituali col farlo partecipe non soltanto della vita familiare, ma anche di quanto avveniva nella sua città e nella capitale, soffermandosi in particolar modo sulla \ita dell'aristocrazia e della Corte, perchè sapeva quanto egli tenesse alla classe sociale in cui era entrato. Il contrammiraglio Giorgio inviato in riposo A tanto squisito senso di gentilezza, come rispose il rude marinaio? Con volgarità degne di un mozzo e con rimproveri neppure velati espressi in lingua sgrammaticata e costellata, di non pochi errori anche d'ortografia: « Quando la mia Angelina sia più perfetta nello scrivere sarà necessario fare insegnare anche al Goffredo. Quesfi grecisti (allude all'insegnante di greco, prof. Schinas) sono sempre sporcaccioni; ne ho conosciuto uno che l'inverno per tema del freddo si lavava la faccia colla propria saliva, e un giorno a tavola ha tirato uno loffa che tutti abbiamo dovuto /unire. La lettera di Nicohno sentiva un po la... (si tralascia la parola perchè troppo volgare). Avrebbe mica toccato la carta col pizzo della camicia? < Mi rallegro che tu abbia quasi interamente ricuperato la salute, guarda di non far delle ricadute che per lo più sono opsra di te stessa ». Sbrigatosi cosi di quanto riguardava la vita intima familiare, si soffermava ben più a lungo su gl'interessi finanziari, dando, naturalmente, ordini: Adesso va. E sappiti difendere, stupida che non sei altro, quando in casa tua bastonano... Ella chinò la testa. Egli la vide arrossire. Si vergognava della sua disgrazia, la meschina, come d'una colpa! Salutato che l'ebbe, bussò con l'usata timidezza all'uscio della farmacia, sin che lo speziale le ebbe aperto e quindi consegnate, con la fretta astiosa del sonno interrotto, quelle pastiglie da pochi soldi. L'uomo era rimasto fuori a spiarla, nell'ombra, con la facilità di muoversi al buio che gli veniva dalle sue abitudini di malavita. La sentì ringraziare, con quella flebile voce, anche il farina cista sgarbato. E poi riprendere la sua via, quasi di corsa, certo peritosa d'aver fatto tardi, non più interrompendosi neppure ai sussulti della tosse. La seguì, passo passo, sempre restando nascosto, sino alle Due Fontane, rifacendo il cammino percorso. Giunto a quel punto dove aveva gettato il coltello, e dove l'ignota l'aveva incontrato, trasalì,. j liiiiiniiiiiiiiiniiiiiiiiMiintimiiiifiniMiiiimnniiiiii carteggio inedito fra coniugi Mameli - Affari e§ chiacchiere da salotto-Uni ballo alla corte di Torino! Il costume della Robilant} e 36 mila lumi di cera -| Verso la separazione! liniinimiimmiiiiiiiiHiiitniniiiiiiiiiiiiiiiiiinniiii «A meno ohe non vi aia qualehe circostanza più che imperiosa il' processo si deve seguire con attività contro Cattaneo; se saremmo pregiudicati in qualche punto, si farà sempre luogo ad un apollo, tanto pia se al mio ritorno potremmo produrre qualche documento, ctò che io non credo. Sono contentissimo che la parte contraria abbia ceduto in ctò che riflette l'incidente. Temo che a forza di ri mescolare tropo cose, si guasti i filo di tutto, non mi piace l'affare di Busoni, e mi è spiaciuto moltissimo che si sia nuovamente parla-' to di Varsi, diligenza già fatta infrutuosamente da me. Del reato meno si parlerà degli affari sarà sempre più vantaggioso. Ho ricevuto una lettera di Piombino che mi ha fatto molto piacere, allo stesso leggerai queste due righe, e li dirai che mi tenga per scusato giacchè sopra carico d'affari mi dispenso dal rispondergli. «Avrai ricevuto per via di Londra untmandato di pagamento di lire nuòve £500 ed una cambiale di L. N. 8000. La cambiale di L. S500 è sulla vedova Carignani da scontarsi sulla piata, il duplicato di queste medesime somme l'avrai ricevuto col brigantino Margherita, capitano Vacaro unitamente a diverse altre bagatelle. Di questi denari pagherai L. N. 300 alla moglie del pilota Seri del che vii terrai avertito con prima occasione per Montevideo. Sarà inutile che ti raccomandi di' bel nuovo il se cretto. Ho fatto tutti questi sforzi perchè dalla tua lettera che ho ricevuto a Montevideo capisco bene che ti trovavi corta in finanze ed allora hs litti non si possono guadagnare, io sono rimasto nella massima siccità, ma ben contento di averti sovvenuto in simile frangente. « Ti raccomando di non abbracciare tante atti alla volta, ed è stato un mal consiglio quello d'attaccarsi Con Bixio giacchè si tratta di una bagatella in comune, e che per la qualità della persona ci porrà in discredito nel foro come gente litigiosa. Tante cose belle atta mia Signora madre e sorella, mi fa molto piacere che Canale abbia ottenuto quanto desiderava, ma temo che con quel suo becco pungente non guasti ogni cosa, soprattutto per essere preso di m'irà, qualche volta ben meritamente. Un abbraccio ai cari figlioli, tanti saluti agli amici, un addio a Matilde e sono il tuo Giorgio ». Questa lettera, in verità, non avrei reso nota se non ci facesse eloquentemente comprendere quale differenza d'educazione e di temperamento dividesse 1 due coniugi; e quanta ragione avesse la marchesa Adelaide di lamentarsi della vita grama cui era costretta, la quale divenne intollerabile quando il contrammiraglio Giorgio fu bruscamente inviato a riposo, dopo aver dato poca buona prova di sè durante la campagna In Adriatico del 1848. Egli si credette allora perseguitato ed il suo carattere già tanto difficile s'inasprì ancor di più; volle amministrare lui 1 beni della moglie e sembra anche volesse impossessarsi dell'eredità di oltre un milione, lasciata alla marchesa Zoagli da un suo congiunto, il marchese Cattaneo, per venire in possesso della quale erano state Intentate le lunghe azioni giudiziarie ricordate nelle due lettere. Allora la moglie, al colmo della sopportazione, affidò i suol interessi ad un principe del foro genovese, Cesare' Cabella, promuovendo a sua volta una causa per la separazione legale dal marito. Arturo Codignola (Continua) La vide fermarsi all'ultima stamberga del viale, la più derelitta; aprirne, spingerne il portone ; poi un lume accendersi nel tugurio, e una dolce voce rispondere a una voce iraconda. Poi la casa si rifece oscura, la strada ritornò muta, l'uomo -fu ancora solo. Questa volta la solitudine gli parve rivelata e intollerabile, assai più di quando l'aveva lasciato quel cane di nessuno, scomparso dopo averlo seguito per alcuni passi. Perchè un legame s'era pure stabilito, in quelle poche parole passate tra lui e la sconosciuta : un vincolo che gli pareva estendersi all'umanità intera, e da cui si sentiva, ormai, costretto e prigioniero. Agli altri uomini, adesso, era costretto a paragonarsi. Ma sopra tutto a quell'infelice di cui sentiva tcheggiare dentro sè, replicatamente, la dura tosse e la tenera voce. Ripensandoci, una.fiamma gli salì al viso. Tapina come lui, quella donna era però un'innocente: e a tanta innocenza sapeva immolarsi dando tutto per nulla, offrendosi alla miseria,