Quattro passi fra le nuvole

Quattro passi fra le nuvole Quattro passi fra le nuvole Ciascun uomo è l'interprete della propria vita; e la sua lieta ed amara avventura la recita inconsciamente, fino all'ultimo atto, e non da protagonista-mattatore ma, Il più delle volte, da personaggio qualunque, umile, modesto, sconosciuto a sè e agli altri. Non fiersonaggio costruito dalla fanasia meccanica di un autore, ma Sersonaggio nato, scaturito al riesso o, ancora meglio, al lume della realtà. Tutti gli .uomini sono personaggi di un dramma. Lh vita, per essere divertente, ha bisogno di essere inventata. Quella vera, secca e nuda di tutti i giorni non fa ridere, semmai fa. sorridere per certi suoi aspetti ridicoli, carichi, in fondo, di una malinconia arida e nemica al vero gioco dell'arte. Dalla strada, nella strada, come su di un immenso palcoscenico, flut- Gino. Cervi • Ain una scena del film QUATTRdi produzione CINES-AMATO tua misteriosa ed anonima la folla dei personaggi veri. La grande arte si ispira a questa folla. La piccola arte mediocre si serve, al contrario, dei personaggi-tipo, manichini del repertorio letterario che da secoli fornisce la materia prima della letteratura di mestiere e dei teatro di facile ed accomodante fattura. Non è soltanto l'ispirazione che occorre al poeta, come al regista; ma è l'osservazione umana ed appassionata. Al vivo fuoco dell'arte il valore minimo di un personaggio si trasmuta in valore prezioso. Certi opachi e sbiaditi individui che tu sfiori per la strada o vedi passare distrattamente, quasi ombre, tutti, nessuno escluso, nascondono, come dice Dostojewski, il segreto eli una passione, la delusione di una speranza fallita, il tormento o la pena di una vita sbagliata, di una esistenza dura, di una gelosia inutile, e conservano in fondo, nelle pieghe segrete delle loro inesplorate anime, la linea e la traccia sicura di una realtà che al filtro dell'arte, al puro esperimento della poesia, potranno dare aspetti di bellezza commossa e convincente. Teatro, romanzo e schermo so no, e dovrebbero essere, lo spee chic nel quale si riflette la folla del personaggi umani. E non In una luce — si badi bene — di cai colato e di fotografico realismo, ma in un calore ed in un colore di bellezza misurata nel limite del sentimenti umani. Poiché il sentimento umano — dalla sterile cattiveria di Jago alla purezza di Giulietta, dalla innocenza .di Miranda alla onesta — quando è guardato da vicino con la schietta potenza dello sguardo di un vero artista, diventa espressione di una bellezza che non è più, addirittura, mortale. Questa breve e I furberia di Renzo" . guardato da vicino sentimenti umani. Poiché il sentimedalla sterile cattivela purezza di Giulinocenza .di Mirandguardato da vicino ta potenza dello sgu I furberia di Renzo" . guardato da vicino meditata premessa servirà a chiarire lo spirito e lo stile del nuovo film italiano diretto da Alessandro Blasetti: « QUATTRO PASSI FRA LE NUVOLE ». Si può pur dire che per la prima volta la cinematografia italiana riesce a costruire un dramma attorno alla avventura semplice di uri" personaggio qualunque, di un uomo qualunque. Non un racconto tagliato in periodettl e sequenze, ma un pezzo di vita rubata al segreto di un personaggio incontrato per caso tra la fol- : la anonima di un autobus e di un treno. Il film non è, e non vuol essere, commovente: è vero dalla prima battuta all'ultima inquadratura. Il motivo estetico e morale non obbedisce a nessuna tesi e soprattutto non si piega a nessun artificio di un lieto , finale; ad un certo momento il Adriana Ben etti RO PASSI 0A LE NUVOLE Esclus. E.NJ.C. a i e e i a a n , e l — a è i e racconto sembra conquistare la evidenza di un testimonianza, di una confessione. La forma di bellezza che potrai alla fine indovinare è nella viva e palpitante armonia di bontà che traspare dal carattere ingenuo e nello stesso tempo sicuro e forte di Paolo Bianchi che vive e lotta nelle vesti umilissime di un viaggiatore di commercio, piazzi»ta di dolciumi. Un ometto senza nessuna importanza e che tutti noi possiamo pur aver incontrato ieri sera; non un personaggio inventato, non un protagonista, ma una creatura umana dentro la quale è il valore di una bellezza d'arte che Blasetti riesce a tradurre con uno stile piano, limpidissimo, tutto fatto di una comunicativa di lignaggio cordiale, senza toni romantici e sentimentali, magnificamente aiutato dalla interpretazione di Gino Cervi che in questo film dà per la prima volta la certezza di una raggiunta e mirabile maturità di attore di grandissimo valore. Insomma «QUATTRO PASSI FRA LE NUVOLE » è un film che non risente l'ombra di nessuna imltazione: personaggi, situazione, cornice, ambiente, atmosfera, sono raccolti nel clima della nostra tradizione poetica e morale. A questa tradizione la regia di Blasetti si accorda in una orchestrazione di particolari vivissimi ed il conflitto dei personaggi non subisce mai il peso di una più o meno necessaria meccanica teatrale. Tra Gino Cervi, nelle vesti di Paolo Bianchi, ed Adriana Benetti, in quelle di una fanciulla tradita e travolta dalla esperienza, è il dramma senza risoluzione scenica, è la rappresentazione commossa e non commovente. Nel gioco spontaneo delle due parti nasce violenta e persuasiva una conclusione di bontà e di benefica purezza. QA QAVARNI

Persone citate: Adriana Benetti, Alessandro Blasetti, Blasetti, Gino Cervi, Jago, Paolo Bianchi

Luoghi citati: Miranda