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<£a &o£oxoAa> vÀJbcu intùno* <£a &o£oxoAa> vÀJbcu intùno* deMa madhe di Q.o$fiio,(Lo> Mameiù Un amoretto aerchè... -■ jn soave ric Quanto a lei, non ri andrebbe fuori carreggiata sup- Sonendo che un riciolo del suo cuore fosse stato carpito dal palliio e sentimentale avvocato, che ancora si trovava in Genova e cominciava ad acquistarsi fama 7uon do nacque il bardo Goffredo, se osserviamo che ella ebbe sempre un culto per lui ed eccitò il flglmol suo predilètto ad amarlo ed a seguirne le dottrine politiche e morali ». Come si vede nulla d'irrispettoso si trova in tnqueste parole per | Adelaide Zoagli{Mameli; mail fi-1 gliuolo della gen-; filda il se gg;agli fildonna, il secondogenito Giovanni Battista, quando un pubblicista su un giornale di Geno va colori con vivaci colori i rapporti davvero innocenti intercorsi tra la marchestna ed il Mazzini, sulla fede del Donaver, protestò vibratamente, negando persino ch'essi si conoscessero. Ecco le sue sconclusionate parole, non rispondenti el vero, come vedremo: «Non sarà fuor di luogo notare che la marchesina Zoagli passo ■ l'infanzia, l'inverno ad Ovada ed\ della madie che nessuno aveva ol-j il resto dell'anno nella tenuta Zoaqli a Casaleggio, ora provincia di Alessandria, e non venne a Genova che adulta, alla caduta dell'impero. Questo basterebbe a smentire la famigliarità fanciullesca tra la marchesina e Giuseppe Mazzini... ». Palese disprezzo Il buon figliuolo, in realtà non ismentlva nulla, perchè l'Idillio i fanciullesco dei due giovinetti av-|venne nel 1817, cioè dopo varll an- j ni della caduta dell'Impero. MaG. B. Mameli andò oltre nella]smania di difendere la memoria|traggiato. aggiungendo inesattez-: ze ad inesattezza:..// medico ;asserzioni; sembra certo infatti ch'egli non conoscesse i rapporti Mazzini, padre di Giuseppe, cia\medico di tutta la nobiltà, e comeituie veniva in casa della murche-\ sa Angela Lomellini vedova Zo<i-|gli, madre dell'Adele, ma non ve-1 iiii'a che quand'eia chiù muto per] la sua professione. Non lo vidi mai in salotto come si suole vedervi un amico di casa o un conoscente in visita di convenienza; e quanto al figlio, ch'io sappia, non veniva mai in casa di mia nonna uè di mia madre ». Può darsi che G. B. Mameli fosse in buona fede facendo tali intercorsi tra I due ragazzi, per che il Mazzini stesso oltre l'accenno al Cironi lasciò indicazioni prec'ise"su~un'sentimento""che nonimorì nel suo animo nemmeno dopo |il matrimonio della giovinetta. Non si possono interpretare al- ' trimenti varil accenni rlferentisi a lei che si trovano nel suo epistolario. Giuntagli infatti la falsa notizia della sua morte, il 25 giugno 1841 ne chiedeva, Indirettamente, conferma alla madre, accennando a Giorgio Mameli con paroie dure, sarcastiche e con un tono quasi dispettoso: « Che cosa è successo del vincitore di Tunisi, il signor Mameli f Si è rimaritato? Se ne sapete, ditemelo; se no, non m'importa nulla». Se non erriamo queste parole sono dettate dall'antico, non indebolito affetto per Adelaide e dal disprezzo palese per il marito; sentimenti che sono confermati esplicitamente pochi giorni dopo, quando, avuta notizia dalla madre sua che la marchesa era viva, ma che la sua viia coniugale continuava ad essere tristissima, così si esprimeva: « Non so da chi io aveva udito che l'Adele Zoagli era morta anch'essa: poiché non è, ho piacere; fu, se vi ricordate, una delle mie prime simpatie di ragazzo; e ricordo ancora fisionomia e ogni cosa di lei. Quanto al marito, che cosa volete che siaf Sfido io ». E' evidente, nonostante quanto affermò il Mazzini più fanciullesco di Giuseppe M Giochi d'infanzia e idillio ••ordo Strani questuanti in tardi, che l'avversione di lui peri Giorgio Mameli si deve attribuì-(dre al fatto di avere reso infelice ala sua amichetta, più che a ragioni politiche; ma egli doveva dare una altra giustificazione per evitare che anche un'ombra leggera offuscasse l'immacolata figura della marchesa Adelaide, pur non I qcastnascondendo la viva simpatia avuta per lei da ragazzo. Cosi dichiarava nel 1850 al Michelet: « Fanciullo cowoMjì lei pure fanciulla che aveva solo, io mi penso, qualche anno più di me (erano, Invece, nati ambedue nel 1805). Giocavamo insieme, facevamo insieme dei quadri, cioè delle piccole rappresentazioni mimiche che gli altri dovevano indovinare. Rammento ch'essa cercava di essere sempre dalla mia parte; sia rappresentando, sia indovinando. Avevo preso una strana affezione di fanciullo per essa. La rividi una o due volte, studente, e sempre con emozione. Ella si maritò ere" io interiormente la biasimai di {essersi maritata a un ufficiale del Governo che riguardavamo come nostro nemico ». piccole foglie di quel monile e dtm■ „,j „<,„ sembrano lavori di fate, \apero che la mamma ti permette- j ne volasse via. Un gior _ brilla di luce purissima nelle po-lche parole rivolte nel 1856 ad una|bimba inglese, con le quali accompagnava il dono di un monile di filigrana di Genova in occasione del Sacramento della Cresima. In esse non sai se più ammirare la delicatezza di tono o il gran cuore che gli facevano trovar accenti tanto commoventi per avvicinarsi all'animo dei bimbi: Esamiim i piccoli fiori e le più La regina delle fate L'affetto provato dal Mazzini giovinetto per la piccola amica là indossarlo per amor mio, e quando ti vedrò mi sembrerà vedere una mia piccola amica a cui volevo molto bene quando anco) io ero bambino. « Ella portava sempre una collanina di fiori di filigrana d'argento e si chiamava Adele. E divenne poi mamma di quel giovinetto Goffredo che tu ammiri tanto. Quando la vedevo col vestitino i bianco, quella candida collana al |co/'o e sul capo aveva sovente una j ghirlanda di tenui fiorellini celc- sti, a me sembrava la Queen Mab, ■ ]regina delle feste e dei folletti, el|temevo che mettesse " le ali e'se Jr„«'«efe: mai: «Oh rimani, rimani, non vo-;;lartene! » ed essa mi guardò fra-] \sognata e un po' sdegnosa. tro-\ ivandomi forse un po' stupido». ; \ La giovinetta Adele non giudi|cava stupido l'amico tanto Imba-i 1 ] ■NUOVI- ne l i U i ghirlanda di tenui fiorellini celc- gle laffetto sorto da sti, a me sembrava la Queen Mab, ■ blmbi tra l'esule tutto fronte e regina delle feste e dei folletti, el^^do e la pallida, infelice martemevo che mettesse " le ali e'se cnesa Adelaide, la quale trascor-J'feva una vita tralit to ne volasse via. Un gior regina delle feste e dei folletti, el^do e la pallida, infelice martemevo che mettesse " Cne nore 21 : Musiche brillanti le ali e'se cnesa Adelaide, la quale trascor- %?l,iKÌ! " '•?• s1,;rad." u*'1 T*'" tTO a,tl Jr„«'«efeva. una vita travagliata tm to-Ì^.J.r.'.iil^r' ' ** lm 0r' mai: «Oh rimani, rimani, non vo-;n. f&niiglian • lartene! » ed essa mi guardò fra-] mu8'al1 lnsol e disavventure insopportabili. sognata e un po' sdegnosa t\ co- Pudorim ma « n » (Onife metri 9811 ■ 830,2 - 2tó,5 - 491,8 - 5.-,«.7!. - Ore 8 ir 'cltvnl Cncerto 16 Conert lf Epicedio L'elogio funebre fu pronunciato i» piazza dal professor Zeta. Dinanzi all'uditorio compunto, l'oratore piangeva, sini ghiozzava, tanto che il morto. | rommosso, U3cì dal feretro e col «««Iorio, si mise ad asciugargli ' gli occhi. Alla fine della ceri moniti nessuno, e meno che meno il professor Zeta, seppe 1 elidersi conto come mai, mentre tutti gli astanti avevano gli occhi bagnati di lagrime, solo lui, l'elogiatore funebre, li avesse asciutti. II pegno Dopo orfr e.iati.riro tutte le risorse, una mattina, disperato, affamato, uscii di casa risoluto ad impegnarmi la testa. — Vorrei impegnare la cosa più preziosa che mi resta — diasi all' impiegato del Monte, — ma temo che voi non sappiate apprezzarne il giusto valore. — Con min grande sorpresa, dopo avermi scrutato attentamente, egli m'offrì una somma, detratto l'aggio. Gli consegnai la testa e ne ebbi in cambio denari e pol'izzina. — jlft raccontando che non vada perduta — dissi con una certa ansietà. — Speriamo — mi sentii rispondere. — Ce ne sono tante! — Ieri finalmente sono andato a spegnarla. Ahimè, me la ri- ; sento sul collo da molte ore, nw azzini •- Pippo si stizzisce Un monile di filigrana e un triste giorno del 1821 razzato e pensoso; anch'ella, indubbiamente nutrì per lui sincero affetto; il Donaver non errò ac quando il giovine si fece bandito- cennando ai suoi sentimenti per Pippo quando, a Genova, primaancora, di prendere le vie dell'e- ìsiho. egli s'era già tanto affermato. E la simpatia sua s'accrebbe re di una nuova religione patria nella quale ella allevò 1 suoi figliuoli, se rispondono a verità le affermazioni del minore dei suoi figli, Nicola, 11 quale rievocò in tal modo l'educazione politica materna: « Quando nella mia casa ci trovavamo a porte chiuse, nelle lunghe veglie domestiche, che sono il paradiso dell'infanzia, allora un raggio di sole scendeva anche sull'anima di me fanciullo percìiè nostra madre, ricca di una cultura varia e soda, ci raccontava le grandi battaglie passate della libertà, e a bassa voce i fasti dei martiri italiani. In un triste giorno del USI, per le vie di Genova era un silenzio mortale: giovani pallidi e guardinghi si vedevano strisciare lungo i muri, e correre verso la marina, mentre altri, con vassoi tra le mani, si presentavano di porta in porta, a chiedere senza parole la moneta dell'esilio per i polari fuggiaschi. Chi fossero questi strani quels'"tt"'*> mia madre non lo sape|}'a'" vassoi, soggiungeva el- la. si colmavano in ini batter d'occhio. In un giorno ancor più triste del 1833, Jacopo Ruffìni fu rinvenuto svenato in carcere, forse da se stesso, per risparmiare agli occhi materni la passione del patibolo; forse dai suoi carnefici, diceva mia madre, per timore dell'infamia. Ci parlava di Giuseppe Mazzini, di Sàntorre Santarosa, dei Carbonili e della Giovine Italia, e della patria nostra, che oli stranieri chiamavano la terra dei morti! Io ri affermo sul mio onole che dalle labbra di lei ho appreso ad amare il nome d'Italia. Come appresi dal carattere austero ed incorruttibile di mio padre la religione del dovere. Poveri miei nitrenti! essi non prevedevano allora che questi due grandi affetti sarebbero stati il drappo funebre del loro Goffredo». Sarà appunto il Tirteo italiano, 11 prediletto figlio spirituale di Mazzini, che renderà più forte ed inestinguibile l'affetto sorto da bb t l' A tContinua) Arturo Codignola 1 Un aviere tedesco dà la partenza agli aerei su un campo del fronte del Don. (Busatti). temo seriamente che sia accaduto un qualche errore. Originalità Ogni volta che esponevo a Renato i miei pensieri mi st-nfivo invariabilmente rispondere: — Roba vecchia, già Tizio ha scritto queste cose, Caio le ha , piti volte esposte nel tal libro, j '