À

À LA STAM 1943 - An »i<ii»iiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiriiitiiiitiiiiiiii il una smorfia di disprezzo e d'ai- t= !terigia rispose: — Me ne vado, t| sì, e subito. — E voltandosi di ; v= ;scatto si diresse vereo la doppia nIl porta. dQuando fu tra una porta e cl'altra, la signora le gridò die-j tro: — Brava; ma te ne vai con tutto quello che t'ho dato e che It'ho dato solo a condizione che c tu vivessi qua con me. sì: Silenzio: la porta esterna non a- era slata ancora aperta. La sia, gnora immaginò che Leonora »T r stesse indecisa, forse pentita, ci e- preparò una tenera frase per ri-1chiamarla e riconciliarsela. Ma; oljd'un tratto la porta interna sii g o LsdunvsjschiuBc e un vestitino fu lancia-j''to nel mezzo della stanza. |?Ah, birba, — gridò la bi- Pgnora, fra la meraviglia e il riso,is— e così te ne vai in sottoveste, jhmezza nuda; bello, proprio bel-j»o r, o. Ilo, una bambina in codesto statoj n per la strada. E poi è tua la 6ot- ao-jtoveste, sono tue le calze, le t- scarpe? ge Non aveva finito di parlare j Me che nel mezzo della stanza fu -'gettata anche la sottoveste e su- rn;bito dopo le scarpe e le calze. aAvrebbe avuto il coraggio di uscire così, tutta nuda? Il riso sinterno della signora si trasfor-|smò in timore, quando ella udii fipsi a a en n la bambina aprire anche la porta esterna ed uscir nel corridoio: faceva sul serio. Non l'aveva creduta capace di mandare ad effet- to un proposito così folle. Le si rlanciò dietro e riuscì ad afferrarla; ma dovette lottare per ripor tclq tarla nella stanza. La bambina, tremando, cercava ancora di di vincolarsi. La signora capì che non poteva più tendere l'arco dello scherno; l'aveva teso an- che troppo, — Suvvia, facciamo la pace, Leonora. Ti voglio bene, non sciiti che ti voglio bene? (Evitò di dirle che le voleva bene come una madre.) Non siamo amiche noi due? Ti paro ch'io possa vivere senza di te? Allora la bambina le si aggrap- onvulsamente al collo soffocava di baci. * * — E così Leonora non ' i j nifi P| ''"» 'e? Quante stranezze, Fau- ?ta, hai commesso nella vita, tu ! anima le! J|y ; OCCHI. i Prendersi in casa un seiva!ico di quella speci ha*t"va guardarle gli »» anche derubata? — ^"'o, no — rispose In signora | all'amica, — era onesta nel fon- più onesta delle vostre fi-i gliele. Ma indomabile. Peccato, j M'ha insegnato però tante cose.\— Ouanto sei cruda! Vedo r'"'. fra l'altro, t'ha insegnato anche a offendere la gente. — L'ho rivista per la strada; sporca, stracciona, com© prima, |s'. quella bambina ha un senso i feroce della libertà. Dopo aver lei. Mi meraviglio d'esseri riuscita a tenerla con me per tt i convinto sua madre a lasciarmela, mi pareva d'essermela con-j quistata. Oh, ben altro ci voleva tanti giorni Giani Stuparich AMPA - Domenica 24 no XXI iiitiiftiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiii«i<iiiiitiiiiiititiiiiittiiiitf» Gennaio iriiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiar '""■'il ! À

Persone citate: Brava, Giani Stuparich