Viaggio ih Levante nel '600 di un pattizio tornano

Viaggio ih Levante nel '600 di un pattizio tornano Viaggio ih Levante nel '600 di un pattizio tornano Volfango Goethe nelle note al Westóstlicher Dittati scrisse che Pietro Della Valle, il Pellegrino, gli aveva « procurato le prime e le più chiare nozioni intorno alla vita e ai costumi dell'Oriente »; e riassumendone l'esis.tcnza avventurosa, consigliava, ammirato, la lettura dei suoi Viaggi. Pietro Delia Valle, chi era costui? Bè, un Cameade certamente no; tut- |lavia bene hanno fatto a riraet. Iterlo ora degnamente in circola- zione. U 130 tlpo c 'rientalista. amatore e ricercatore |dei caratteri, delle arti, delle sin- |f£af„V'^™^V 1*1 30 UP° f!i viaggiatore, di erudito, bib;iomo antiquario, filologo o- Della Valle fu un curio-gogliosa arditezza, d'immaginazione, di buon senso: impetuoso, inalberato e amabile. Nasce, l'il aprile 1586, dall'illustre famigli! romana, in Roma; fa studi giuridici, letterari, musicali, detta versi men che mediocri — appartenne all'Accademia degli Umoristi con il nome di «Fantastico» —; I si esercita nelle armi, nell'equitazione, è mondano e brillante con ;?^ J^ ing. Luigi Bianconi ohe ha curato con acuta intelligenza, e ricchezza di informazioni, l'edizione delle lettere ch'egli inviò poi dalla Turchia all'amico Mario Schipani — Viaggio in Levante. Sansoni Ed secentistica pompa di finta umiltà », che rivela in parte il carattere dell'uomo. Carattere che nei grandi viaggi durati dodici anni — Turchia, Persia, India: ma nel volume tra pubblicato non sono comprese le lettere da questi due i ultimi paesi —, apparirà appieno, : con vicende strane e in pagine divertentissime. i ""*aI,nt,"esta nlel°drammattca, « Peccando più nell'acceso.. Filippo Maria Bonini, biografo o contemporaneo, cosi ce lo de-,- Della Valle lìiperamento. I suo scrive: « Fu Pietro d'umido e caldo che peccando più nell'acceso lo I rendeva di pensieri sollevati, di J pronta risoluzione, ardente negli affari, veementisshno nplle °ne passioni... Ne' suoi diportamenti, In verità, Omobono non apparteneva ad alcuna di queste categorie, ma per mezzo di amicizie c di forti segnalazioni (sono termine che ha sostituito le antiquato e perniciose raccomandazioni) riuscì ad entrare in quella dei terrazzieri infelici, benché, non terrazziere, e felicissimo, nessuna ra.gione militasse a favore della sua appartenenza alla detta categoria. Ragione apparente vogliam dire, in quanto esistono spesso ragioni intime e profonde le quali, specie all'occhio del profano, son difficilissime a scorgasi e a penetrarsi. Non materialmente, tua in ispirilo Omobono sentiva di appartimele ai terrazzieri infelici, e lo spirito è, come tutti sappiamo, di gran lunga superiore alla materia. Dispensato che fu dal bacio dei pavoni. Omobono si doleva coi «pavonisti» di non poter baciare quei volatili a causa della sua appartenenza ai terrazzieri infelici. « Ah, se non fossi terrazzici e! » — esclamava spesso pieno di amarezza. Con gli * <i?tftpai;o>ii.<ifi », «nt'cce, si rallegrava moltissimo di essere tei tazziere, qualità che lo dispensava dull'ingrutissimo obbligo di baciare gli odiosi pavon i. E ogni giorno agli uni diceva una cosa, agli altri l'altra, di modo che saresti indotto, que' st'Omobuno, a giudicarlo male, se non fosse quello che è, e cioè una brava persona, uno stima! to cittadino, un professionista \ integeri ....o. M Mosca con tutto che sembrasse assai sostenuto, era però trattabile e di facile insinuazione... ». Di pensieri sollevati, di facile insinuatone; sono gli aspetti più comunicativi di lui, anche negli scritti, è la svelta felicità, dell'intendere, dell'esprimersi, dell'entrare negli animi, anche i più diversi e difficili e chiusi. Si capisce ch'egli doveva, viaggiando, forzare, con l'umore geniale, diffidenze e prevenzioni. Descrive una carovana, tra 1 Egitto e Palestina, cui « non mancavano conversazioni e tratteni- vBe menti », e parla di certe « monache greche candiote, un. poco attempate, ma di molto garbo, le quali pur, avendole io servite alle volte per la strada, avevano fatto meco grande amicizia»; e oltre di questo « vi era (e fu di gran ricreazione) una mora nera di bell'umore, che dava spasso a tutta la brigata ed era condotta da un turco, non so se amante o marito, ma balordo- assai bene, e questo era il gusto... ». Passa così nel suo «parlar ordinario e corrente» non so che sorriso di arguta piacevolezza. Tra quelle ch'egli crede rovine di Ilio antica — ma non erano, di fronte a Tenedo, che le rovine di Alexandria Troas, colonia romana —, dà in ismanie, « abbraccia » 11 terreno, s'intenerisce, si adira, e « parendomi cosa indegna che una reggia eoa), famosa fosse ricoperta d'erba e di piante, non potei far che non mi sdegnassi e che non carpissi e sterpassi con rabbia non so quanti di quei cespugli ». Ma per certe mummie ha frasi leggiadramente leziose' e amorose; di una dice che gli parve « la più graziosa cosa del mondo », di un'altra, di donna, dal capelli neri e piuttosto ricciutelll: « Con la man destra tiene un vasetto d'oro assai piccolo... e par che lo tenga come scherzando con due sole dita ». Il pezzo forte, il brano da citare senz'altro, è quello che racconta le escursioni ai monti Horeb e Sinai: ampio respiro, perspicuità, rilievo pittoresco; ma vi sono innumerevoli particolari da cogliere qua e là, di un gusto altrettanto originale, e vorremmo dire mpderno, come, per la ricorrenza delle Palme, a Gerusalemme, l'apparizione delle donne maronite, con> quel certo acuto ed alto strido di| allegrezza, «fatto di concerto conj la punta della mante » heli V egli dimostra Iuìil delln Snera «Scrittura rm^li i eniiofl? £-rVu?ÌTnon * noi dff hepisodi giaziosi non gli è poi dif- '. lingua un pOCO tre- i li li li li li li, di cui'l'identità con l'alte-1fieile trascorrere in quelli "awen turosi e rischiosi; e allora può an che ricordate, di lontano, vagamente, 1 modi del Cellini. Una volta, nella creduta imminenza di un attacco predonesco, si sofferma a osservare che « gli arcieri arabi inginocchiati con l'arco teso » facevano bellissima vista: e ci senti, nel ricordo vivo, una specie di compiacimento di sè e della situazione, qualcosa di avventante e capriccioso. Che questo eru ggiator. questa, patrizio, |o ^Mctte^potoesche1? buffai ,ej essendogli morto l'interorete dii l^nguaCfa «clama: *tf quali ! I pei^ fece bene a morire, perde in, ogni modo d'interprete turco nè:ioSora,„ai ho moit? bisogno nè InK I J i questi paesfnii tioteva servire , Genti e paesi Cosi fatto, e con sontuoso guito, di sette cristiani e due turchi, il Della Valle se ne va dunque di Costantinopoli in Egitto, dall'Egitto in Palestina, si sofferma al Cairo, visita le Piramidi, che stima meraviglie del mondo, osserva, ritrae, indaga con un metodo geografico-areheologicc-compuratwo quanto mai gustoso, e le sue investigazioni e descrizioni \] se_ ! acquistano notevole valore di do cumento scoperta informazione. Ecco le mura rotte e i marmi sparsi di Alessandria, e gli asinelli egiziani graziosamente bar-I dati, elle vanno «di portante —j ossia d'ambio — che è cosa da impazzire », ecco l'abito « apostolico v degli arabi, e le arabe vestite come la Madonna, e cerimonie e abluzioni al Giordano, per le quali dichiara di non aver mai egli veduto effetto di devozione più stravagante, « insomma da barbari, che tali infatti sono tutti questi popoli, ancorché cristiani<-. E' una moltitudine di figure e figurine; carovane si snodano, città appaiono, giardini, orti, menI dicanti ladroni monaci donne. A ] Gerusalemme ha una lunga scherI maglia di furbizie con il Sangiacr co, che è cosa spassosa e lepida: a Damasco acquista un preziosissimo, famoso codice della versione samaritana del Pentateuco (ma moti altri codici raccoglie, e libri rari, e con dispendio da gran si-,gnore ogni genere di oggetti, abl-ti, armi, medaglie, monete, piantedroghe); ed a Baghdad, guarito I ormai dell'amore italiano < Vi- va contenta pur l'ingrata Gllriu- na, con quel selvaggio ch'ella si scelse a lei più grato amante...» — inizia gli «amori suoi babilò! nici ». A Costantinopoli, ove s'era fermato più di un anno, aveva appre so la fingua turca, tanto da "com- pilarne una grammatica ad usoSegli Italianife da scrivere «ret- tamente in turco ce»te meste; ora, attratto dalla fi^.ira ai Ab-bas II il grande, Scia di Persia, pdolQre„urque dalma che osmeome le oni \ Viaggi ] in fondse_ ! il Biansorrisoil Pelleria, quraccompare, qRitorle si erculturado ne. rmi asiar-I —j imolitite e e uaegli più arutti ni<-. ficiten A heracr a: a ssione ma gue orche —cuneifolazzo rlosofìa musicaCampaso Delsi costil cemne panne tretipo ecgisse are 11 2di lui attraenattivitàtore, mvocaziocostumgli ricd'animpiù sch va ad Ispahan e vi approfondisce lo studio della lingua e dei costumi persiani. Alla Corte di Abbas « infiammato da uno spirito religioso un po' tronfio e fanatico che non stupisce in un patrizio romano secentesco », come scrive il Bianconi, svolge un'attività antl-turca. Il Turco, l'infedele, è il suo gran nemico. E a « bloccare» r«uangscvnfcst> | j economicamente Costantinopoli va immaginando un progetto .diplo-matico di unione uei Persiani e | dei Cosacchi di Polonia e del MarvNero. Abbas, al quale il Della pValle, dedicherà poi nel 1628 uno studio particolare, stampato clnn-.destinamente a Ventzia: Delle] condizioni di Abbas re di Persi'a,| lo ascolta compiaciuto; ma la co sa non ha seguito. Del resto di audacie diplomatiche, politiche, religiose, la mente del Peilegrinoi non faceva difetto, se un altro suo fantasticato disegno fu di pacifl-:care Persiani e Georgiani, e di fondare in Ispahan, o comunque!in Persia, una colonia cattolica di rito latino, e chiamarla Nuova,Roma. |lili amore « romantico » \,,. . ... . 'Ma 1 incontro patetico che- gli diede celebrità quasi leggendaria fl,' queL,.0»,C0,nr la ,glSi',»cttaJH.eTgiana. Slttl Maanl Molto vi 6, in questo amore di « romantico », alla man era dh-emmo degli anti- ora giunta fama prima d entrareI «nella Babilonia»; un compagno! di viaggio, nelle « ore oziose e plù| calde del giorno sotto al padiglione », gliene aveva parlato a lungo, amorosamente, e con tanta insi-tenza. di suggestione da accendergli smisuratamente l'animo. All'arrivo in Baghdad il Pellegrino era già tutto fiamma,'ardire, desto per la bella sconosciuta. Di!sangue di cristiani antichissimi, la bellezza di Maani — scriveva il Della Valle — « è all'usanza di questi paesi: cioè color vivace e che agli Italiani parerà che tiri piuttosto alquanto al brunetto che al bianco... ». In quanto al morale il meglio che si potesse bramare: dolce, devota, coraggiosa. L'animoso Pellegrino è pre;o, soggiogato; vuol averla in isposa, l'ottiene. Ahimè, tanto amore ha una ben triste fine. Sitti Maani accompagnava il marito ovunque; e in i raccomanda al Pellegrino una pie- h0,a orfanella, Maria Tinatln, fi-1 H d, fflb ^uerrler0 georgiano,! e noitasl t Vincere su un rtraimo e postasi a giacete su un drappo 'persiano steso a terra, stretta al- „ „„ÌV,?" f „„ P?t„ , ',, Jiu • 'c?un.fl»110' 6 as.sal!ta dalle febbri, 1aborttace. peggiora rapidamente, lo sposo dalla parte del ■ cuore, I muore poco prima dell'alba; e,i senza alcun affanno, senza moto' di agonia, il suo morire non fu altro che «un breve e facilissimo! sospiro». Affranto, il Della Valle imbalsama la salma, e la porta! con sè per quattro anni, finché, di '. ritorno a Roma, le dà sepoltura nella chiesa d'Aracoelt, nella tom- |£ ^S^.S^dl q'S i avventura' A un ann0 cla!la seVoV itura 11 ?ella Valle fa celebrare in ! AracoeH un^n^tunet^^ , ^ff c^f0°f *£ a e 'nei :'*„„a ne^°,'V° 5..KK?„' Kp^^^È^t^ dolQre„e rial singhiozzi. Ma a noi \ Viaggi ] in fondo esibizionistico ! il Bianconi — sembra sorriso... ». Poi, appena possibile, il Pellegrino sposa la piccola Maria, quella che Maani gli aveva raccomandato, e dalla quale ebbe, pare, quattordici figli. Ritornato a Roma il Della Valle si era dedicato tutto all'attività culturale. Cura l'edizione dei gue orientali e delle scienze antiche — egli che, tra le rovine di cuneiformi —; tiene nel suo palazzo riunioni ove si disputa di filosofìa di teologia di poesia di musica (vi interviene Tommaso Campanella); pubblica un discorso Delln musica dell'età nostra, e si costruisce due nuovi strumenti, il cembalo enarmonico e il violone panar•monico, e nerfino compone tre Oratori... Ultimo tocco al tipo eccentrico, si dice che presagisse a se stesso la morte; e muore 11 21 aprile 1652. E il ricordo di lui è, ancor oggi, simpatico e attraente: e non solo per l'ardita attività di esploratore e osservatore, ma per quella sua particolar vocazione di rivelatore di intimi costumi e di spiriti, che il Goethe: gli riconobbe: per quell'apertura' IrToldW.S.MSlAsMMNaToS.ItaSiTel'.VaMSaHStd'animo che fa dei suoi Viaggi lai J™più schietta * storia di se stésso », ' aliando, dice egregiamente ili 1 Bianconi, con * il cuore gonfio di ; sentimento e sli occhi pieni di ;mer8vle;llnsc impressioni > trova f « ncl fo„llo bian'co versarp u uba39 più cordiale • dento\ 1 LIBRICARLO CAS ' ti Fi e arrendevole confif. b. LIBRI RICEVUTI CARLO CASSOLA, e La vlBita> (Pa '■ retiti, Firenze), ! p. PAB18K,cA. Fogazzaro nel pios gj» go***^,»». An. rtp. EGIDIO OAWANCA. «Arcobaleno |air"ccidente> (Soc, Editrice «Vita e 1 Pensiero », Milano), L. I.