II "telemetro delle tenebre

II "telemetro delle tenebre II "telemetro delle tenebre segreto della caccia notturna (Dal nostro inviato) STOCCOLMA, gennaio. Vn griorno che faceva un freddo cane e tirava vento, invece di andare in giro per le strade a guardare le cose e ad ascoltare la gente, rùnasi in camera mia ad intervistare un pacco di riviste anglosassoni: alcune Avlatlon, un pacco di London News e di Sphere, tutti numeri ricchi di disegni, di grafici e di pitture, — Che cosa è —. chiesi ai grafici e alle rubriche d'aviazione — che cos'è la caccia notturna? — La caccia notturna— spiega la rivista Avlatlon — è la migliore arma di difesa contro i bombardamenti notturni. E' una specialità nuovissima dell'arma aerea e consiste in speciali squadriglie che si levano in volo di notte, attendono i nemici e li abbattono. Sin qui nulla di nuovo e credo che questo lo sapessero tutti. Ma come fanno gli aviatori a decollare, a dirigersi, a vedere il nemico, a colpirlo e quindi a far ritorno sul proprio campof A tutte queste domande mi hanno risposto insieme tre numeri delle citate riviste con due parole: — Col radiolocalizzatore. Onde che rimbalzano Molti lettori sapranno già cosa sia un telemetro. E' quell'aggeggio che i soldati conoscono di persona e molta gente ha visto solamente al cinematografo, cioè quella specie di lungo tubo piazzato accanto alle batterie, con un oculare nel centro e due lenti di avvistamento ai vertici. Orientato verso il bersaglio tutto l'apparecchio, l'immagine da colpire viene riflessa della due lenti di avvistamento e diretta verso l'oculare dove viene messa a fuoco dall'osservatore. Quando l'immagine è netta, sugli appositi quadranti si legge tranquillamente la distanza dell'obbiettivo e,' da altre scale graduate, si apprende la direzione In altre parole e per chiarire praticumcnto a che serva il telemetro, quando l'immagine dell'obbiettivo appare chiara nell'oculare del teleìnetro, basta riprodurre sui congegni di puntamento di un pezzo gli indici numerici segnati dai congegni del telemetro' per avere il cannone puntato esattamente sull'obbiettivo. Il telemetro, naturalmente, serve solo colla luce del sole. Il radiolocalizzatore può essere definito il « telemetro delle tenebre ». E' cioè un apparecchio simile al telemetro nel quale però alle sorgenti di luce siano sostituite delle sorgenti di onde radiomagnetiche. Al posto di quelle che abbiamo chiamate « lenti di avvistamento > si trovano due .sorgenti radio che emettono delle onde ultracorte, da 30 a 40 centimetri, che esplorano le tenebre. Quando incontrano un ostacolo, queste onde rimbalzano immediatamente verso la loro sorgente e vengono registrate da appositi apparecchi in una immagine visibile nell'oculare. Se cioè avviene che i due fasci di onde proiettati dalle due sorgenti piazzate ai vertici del radiolocalizzatore incontrano l'ostacolo e lo rimbalzano, nell'oculare appaiono due immagini piuttòsto confuse. Ma manovrando i congegni appositi, a poco a poco le dite immagini si sovrappongono ed allora sulle scale graduate appaiono esattamente i dati di tiro per le batterie antiaeree. Fingiamo di essere nelle vici nanze di un campo d'aviazione dove ci siano una squadriglia di caccia notturna e alcune batterie antiaeree. Poniamoci senz'altro accanto alla stazione radiolocalizzatrice. Il radiolocalizzatore è uno strumento piuttosto grosso g che può essere orientato in tutte le direzioni. All'inseguimento Arriva una formazione nemica. Essa è stata avvistata dai soliti mezzi di sorveglianza ed ora la sua presenza è denunciata anche dagli apparecchi acustici che ne danno approssimativamente la di¬ regione. La squadriglia du caccia si è già levata in vólo. Ogni pilotaguida rapidamente il proprio ap parecchio verso il settore di cielo che gli è assegnato, raggium/endo la quota stabilita (tutti ad ima quota diversa, per evitare scontri, e in un dtverso settore per evitare confusioni). Ogni aereo da caccia, il cui equipaggio è composto da imi mìnimo di tre uomini (pilota, armiere e radiotelegrafista), è in contatto radiofonico con 'la base radiolocalizzatrice. In altre parole l'erreti a bordo del caccia conversa con la stazione. Tutti odono i comandi che vengono preceduti du un nominativo. Ora il radiolocalizzatore ha scovato un bombardiere nemico. Per prima cosa ne scopre la direzione del volo. Si dirige verso il settore di cielo numero 3, settore ohe è stato affidato ai caccia notturno « PiptstreIJo ». Allora lu base avverte : ' — Attento,- Pipistrello! Bombardiere quadrimotore si dirige verso di te. Sali di quota. Cinquecento metri. Intanto a terra il radiolocalizzatore ha ormai perfettamente individuato il nemico e lo segue in tutti i suoi spostamenti. Il nemico non sa nulla. 71 eofrogtiio riprende. — Attento, Pipistrello. Sei alla stessa quota. Vira a destra di 29 gradi... No, troppo... correggi un ?lochino... guarda, sei troppo in alo... scendi di una cinquantina di metri... rallenta un po'... ecco, sei proprio dietro, dovresti vedere le fiamme degli scappamenti... ci sei, è tuo! A questo punto, da terra posso- na scattare due ordini: fuoco! Oppure il comando: — Innesta il tuo! Cioè, innesta i! tuo radiolocalizzatore. A bordo di un aereo da caccia notturna di modernissima costruzione è posto un piccolo radiolocalizzatore, ma fisso, cioè non orientabile, disposto ni Ila stessa direzione delle armi di bordo. Da terra, l'aereo è stato poi-tato un po' alla volta in coda al nemico. Se la notte è chiara, allora il pilota può senz'altro scorgere il nemico e fare fuoco. Se invece vi sono nuvole o cattivo tempo, allora il cacciatore, anche da cento o duecento metri, non scorge nulla. \In questo caso il pilota, quando ne riceve l'ordine, innesta il proprio radiolocalizzatore che è regolato in modo che l'immagine dell'avversario risulti nitida nel tubo catodico quando si trova alla distanza ideale perchè sia investito dalla massa di fuoco di tutte le armi di bordo. Abbattuti ! Il pilota, naturalmente, risponde alla propria base. — Non vedo proprio niente... fi « mio » non registra nulla! Da terra, pazientemente, vengono nuove segnalazioni. Si rifanno i calcoli, si ricomincia: — Hai ragione... allora sali di trecento metri, rallenta un po', vira a sinistra di undici gradi... sta attento che passa sotto di te... aspetta ancora un pochino... — Va bene cosìt — Si, benissimo... Adesso tutta manetta... picchia di sette gradi... Innesta il tuo! — Perdio! Eccolo... Aspetta un momento... Faccio fuoco... La battaglia è cominciata, il nemico si accorge di essere investito è tenta di fuggire. Ma, a meno di un miracolo, non ai scappa al radiolocalizzatore. — Cosa succede? — chiede W Pen M1! è capitato di rileggee un libro di circa un secolo (esattamente 93 anni), attirato dall'attualità dell'argomento — L'arte del convitare — ma interessato via via a proseguire per le considera- —— zioni laterali che lo condiscono, siano esse rapide pennellature di costumi o «spigolature nel campo della morale». L'autore — Giovanni RaJberti — è un medico poeta e umorista, qualifica letteraria allora peggiorativa, come se l'arte di provocare il riso appartenesse soltanto a giullari buffoneschi e fosse superflua all'equilibrio degli umori nel corpo umano. Come siamo cambiati in un secolo: oggi l'umorista, trasformato in acrobata dell'intelletto, domina, e chi si azzarda di scrivere troppo sul serio rischia di essere considerato umorista. PenQuanalle pilota da caccia. — Non lo vedo pili.' Afa la sua donvanda si scontra con un grido che viene dalla stazione: — Bravo! L'hai preso! Sta precipitando! E seguono gli ordini: — Torna ai tuo posto, nel settore tre! Oppure: — Per questa sera basta. Torna a casa. Così funziona la caccia notturna. Sembra un racconto di fate, ma è proprio così. — Ma — ho chiesto alle mie riviste — come fa. il radiolocalizzatore ad avvertire se l'apparecchio intercettato è quello nemico o un caccia f A questa domanda le riviste diventano reticenti. Dicono solo: — Esiste un mezzo. La stazio ne radiolocalizzatrice « vede > e- sfittamente se l'aereo inquadrato èamico o nemico. Come? Questo è un segreto militare. E deve certamente' essere un gran segreto se le due cuccio notturne migliori del mondo, quella inglese e quella tedesca, non fanno parola in merito. Come il lettore avrà potuto notare, per la caccia notturna occorrono degli apparecchi piuttosto grossi. In verità essi sono sempre dei bimotori (gli inglesi si servono, per esempio, dei Beaufighter, i tedeschi anche dei Do 217) potentemente armati, forniti di sta-? sioni radiofoniche e radiografiche per ricevere e per trasmettere, di un radiolocalizzatore fisso e di un equipaggio minimo dx tre persone (sino a poco tempo fa poteva essere anche di due). La nostra interessante intervista con un fascio di riviste è finita. Abbiamo detto tutto quello che poteva essere detto perchè il pubblico abbia una idea abbastanza precisa di quello che è la caccia notturna. Felice Bellotti sieri di cent'anni

Persone citate: Felice Bellotti, London

Luoghi citati: Stoccolma