Disgustosa diatriba tra francesi manovrati dall'ori) americano

Disgustosa diatriba tra francesi manovrati dall'ori) americano Disgustosa diatriba tra francesi manovrati dall'ori) americano Tangeri, 16 gennaio. La stampa dell'Africa setten trionale francese che aveva sinora attribuito al viaggio di Giraud nell' Africa occidentale carat-tere di ordinaria amministrazione è stata ora costretta a pubblicare una nota ufficio:a dalla quale appare tra le righe tutto il disagio in cui si agitano i vari gruppi an tagonisti francesi. La nota dice fra l'altro: «Durante il suo recente viaggio in Africa occidentale francese il generale Giraud ha dovuto a più riprese rammentare a ufficiali funzionari e coloni che se bisognava sperare nella vittoria finale, si dovevano anche tenere in dovuto conto le gravi difficoltà in cui si trovano le nazioni alleate. A Miamey sul Ni- fer, il medesimo Giraud parlano, ad esempio, della situazione tunisina, ha dovuto ricordare che se le operazioni sembravano lente ciò dipendeva sia dalle condizioni del terreno sia dalle precauzioni degli Stati Maggiori alleati che non avevano creduto dover svolgere azioni più rapide le cuiperdite, in uomini e materiali, non sarebbero state in proporzione coi loro risultati pratici. « Non biso-gna —■ concludeva Giraud — far-si troppe illusioni. I soldati del-l'Asse si battono bene, dispongo- no di quadri ben istruiti, di buon materiale e soprattutto di una esperienza di quattro anni di guerra ». Giraud cerca di statazioni di un Un discorso del governatore Come se questo documento non bastasse a confermare il grave malcontento dei francesi in Africa per il generale andamento delle cose e le difficoltà che le Potenze alleate incontrano tanto nei territori da loro occupati quanto davanti alle truppe dell'Asse in Tunisia, ecco che un altro comu nicato, pure ufficioso, circa un gi-iro di propaganda del governatore i generale dell'Algeria nei suoi ter- : ritori, ribadisce che nel Nord Africa francese le varie scissioni cominciano a costituire un vero pericolo dinanzi al quale gli ame-iricani amjaiono srià nervosi e nre- ricani appaiono già nervosi e pre occupati. In un discorso tenuto a Maschara il governatore generale disse : « Finché durerà la guerra dovremo tutti rinunciare a quella specie di politica che manca di grandezza, perchè dobbiamo finirla di dare al mondo il triste spettacolo di genti che si accapigliano mentre gli altri battono. L'unione deve raggiungersi anche nel campo sociale ed è quindi indispensabile che gli uni si sforzino di rimediare con tutti i mezzi a loro disposizione anche alle ingiustizie che possono verificarsi. a detrimento delle categorie spe- i ciali, mentre gli altri hanno il do-1 vere di far tacere momentanea- < mente certi loro rancori fuori luogo e certe rivendicazioni che1 oltrepassano lo scopo da raggiungere ». Da questi brani dei due comunicati ufficiosi risulta quindi anche troppo chiaramente che mentre una parte dei francesi d'Africa è scontenta dell'andamento della guerra nel continente africano, un'altra parte degli stessi francesi continua a mordersi e lacerarsi nell'aspirazione della supremazia e nel palleggiarsi la responsabilità di quell'intervento anglo-sassone che, attraverso troppe promesse, aveva lasciato intravedere una guerra lampo di liberazione ma che in realtà non ha condotto, almeno sin qui, se non al risultato di aggravare la situazione dell'Africa francese. Tali considerazioni sono state anche più apertamente confermate da un noto degaullìsta rientrato in questi giorni a Tangeri completamente trasformato e convertito dopo una permanenza attiva di oltre due mesi nel Marocco francese. « Decisamente — egli ha raccontato — laggiù si stava meglio quando si stava peggio. Valeva proprio la pena che mettessimo a repentaglio la nostra vita e il nostro onore per quei tali signori americani che dovevano riversare in Africa fiumane d'oro,] di viveri, di soldati e di armi. Per essi tanto la vita quanto la| guerra non sono che sviluppi di una qualunque pellicola cinematografica a grandi colpi di scena più o meno spettacolari. Tutto sommato, denaro ne hanno portato in Africa ed anche parecchio, ma una guerra contro degli uo-1 mìni acrmiorpih nono ai-mot, o mini agguerriti, bene armati e ben guidati come quelli dell'Asse, non si vince al mar/ico suono di dollari. Sino a questo momento la maggiore abilità strategica americana sinora in Africa è consistita nel corrompere col denaro tutti e tutto scagliando i francesi gli uni contro gli altri, gli arabi contro i francesi e gli ebrei contro gli arabi. Il dollaro ha avvelenato le esistenze e le coscienze. Perchè si battono,., Non è vero che i francesi si battano per l'ideale della Patria, essi si battono per riempirsi le tasche di dollari. Ad essi non basta più il pane quotidiano, ma vorrebbero possibilmente un pollo arrosto og- si, un maialetto domani e una;vacca grassa più tardi; il loro ap-petitosi fa sempre formidabile, Da quando le comunicazioni con la Francia sono state tagliate.tutti sono diventati degaullisc. darlanisti. giraudisti, ma la ragione della loro fobìa bisogna andarla a cercare in quei dollari provvidenziali che ormai soitituiscono quei poveri franchi deprezzati che una volta venivano da Vichy ad ogni fine di mese puntualmente, malgrado tutto. Lyautey diceva che gli arabi bisogna prenderli per il ventre. La storia dirà domani, e, con ragione, che i francesi di oggi andavano presi per la tasca. L'entusiasmo di tanti patrioti ritardatari e di tanti patrioti gallonatissimi va interpretato come una necessità imprescindibile di quel danaro che ora non viene più dalla Francia. Tutto il resto è una peregrina giustificazione per la coscienza di chi giustificare la stasi mi degollista ravveduto - è preso da qualche scrupolo tardivo, è una lustra per il mondo esteriore, ma, nella realtà, in fondo al cuore di ogni francese ri- ìmane l'amarezza "della delusione; ! dopo il miraggio di tante promes I se e di tante speranze, rimane il rimorso di aver accelerato, a favore dello straniero, la disgregazione della Patria, rimane, infine, la vergogna di essersi apertamente disonorati, anche di fronte alle masse indigene cedute, esse pure, come branchi di bestie spregevoli, dopo averle sfruttate per anni in tutti i sensi. Qui è purtroppo tutta la verità e tutta la situazione ». Disperati sforzi litare • Le tristi con Il dollaro corruttore rivata in tutto il mondo è per lo meno in parte da attribuirsi alla mancanza di un chiaro servizio di informazioni diretto sul posto da giornalisti capaci. Questa mancanza di notizie, in ultima analisi, favorisce la propaganda nemica che ha sempre mirato a seminare la zizzania fra Stati Uniti e Gran Bretagna. Se vi fosse stato un adeguato servizio di informazioni e si fosse lasciato maggior gioco alle principali agenzie giornalistiche, il ministro Brendon non avrebbe avuto bisogno di smentire le voci così assurd» come quella che la Gran Bretagna cerchi di allontanare il generale Eisenhower ». Il giornale asserisce che in realtà le due nazioni non cercano altro che di stabilire buoni rapporti con i cosiddetti nuovi francesi e di favorire l'incontro fra Giraud e Degaulle. Eden nei suoi colloqui con Catroux avrebbe cercato di raggiungere questo scopoII giornale infine si rallegra che le prospettive di una intesa siano migliorate. Se si dà uno sguardo alla stampa americana si nota anzitutto che il N&w York Times parla di una dichiarazione comune anglo americana sulle direttive politi che generali nell'Africa del Nord che sarebbe attesa a Londra e avrebbe lo scopo di eliminare le divergenze tra francesi. Attacchi a Eisenhower Il World Teleymm parla di una crisi politica la cui soluzione non può essere più a lungo differita e attacca anche il generale Eisenhower asserendo che una gran partj della pubblica opinione britannica non solo è contraria alla sua diplomazia militare ma anche alla sua direzione della guerra. Nello stesso giornale si nota un articolo di Raymond Clapper ove si afferma che l'Inghilterra vorrebbe innalzare De Gaulle e il comitato nazionale francese a una specie di governo con sede provvisoria nell'Africa del nord, mentre gli Stati Uniti sono contrari all'istituzione di qualsiasi governo nazionale in questo momento. « L'America non vuol riconoscere nè un governo di De Gaulle nè qualsiasi altro governo ». a I giornali svizzeri nelle loro corrispondenze da Londra rispecchiano l'interesse suscitato dall'annunzio di un possibile accordo fra Inghilterra e America e conseguentemente fra De Gaulle e Giraud. Per la Tribune de Lausanne l'accordo tenderebbe in primo luogo a coordinare l'azione militare dei due generali. In secondo luogo darebbe mano libera agli ebrei in Africa settentrionale; in terzo luogo stabilirebbe la repressione di tutte le agitazioni politiche (ed a questo proposito si nota con soddisfazione a Londra che il conte di Parigi è stato rinviato ad Algeri). Il Bund riceve da Londra che colà si desidera un chiari- -mento politico comune anglo-ame ricano mediante uno scambio di vedute personali fra Churchill e Roosevelt. Che il problema sia appassionatamente discusso dalla pubblica opinione è dimostrato anche dall'ordine del giorno della Camera alta in cui è inscritta una interrogazione di lord Vansittart sull'atteggiamento dell'Inghilterra di fronte a De Gaulle da un lato e ai rappresentanti di Vichy dall'altro. Si attende che in questa occasione il governo faccia una dichiarazione per illustrare meglio la situazione politica mentre, d'altra parte, una dichiarazione di Churchill sulla situazione militare viene attesa dinanzi alla Camera dei Comuni. Sul Fronte dell'llmen: sciatori a cingoli per farsi trainare. ricani sbarcati in Algeria, andavano alla ricerca del deserto, dei cammelli, delle dune e del sole bruciante e si meravigliavano di trovare invece una città con ferrovie, strade ed una popolazione civile, campagne coltivate, montagne, freddo e pioggia. Il libretto di « Consigli utili » in possesso di opni soldato yankee, trattando soprattutto dei' modi di comportarsi cogli indigeni (niente scandali, niente donne, niente curiosare, niente meraviglia se gli indigeni passeggiano tenendosi per mano) ha servito anzi ad acuire il senso avventuroso della guerra nel Nord Africa. Persone provenienti di laggiù testimoniano che i soldati americani sbarcati avevano l'aria di dire: • Ecco, ora che siamo qui, tutto è finito; agli italiani ed ai tedeschi non rimane che darsela a gambe t,. Il soldato di Roosevelt, messo alla prova del fuoco della guerra vera, dovrà rivedere le convinzioni precedenti. Agli amen, j cani per il solo fatto di aver alli neato grandi cifre e di avere forI mulato progetti monstre, si è for-