Per una scommessa perduta perse la testa

Per una scommessa perduta perse la testa Per una scommessa perduta perse la testa Un chiuso armonioso d'arcateIntorno a un pozzo tranquillo co-me il pozzo d'un chiostro, sotto learcato marmi e bronzi di anticabellezza — antico è anche 11 nudo guizzante del Pescatore di Gèmito — le pareti fitte di stemmi, azzur-rl angioli robbiani, ferri leggla- dramente battuti — chi, nel cor- tile fiorentino del Bargello, ha oc- " chi per veder scendere dalla scala di pietra serena l'ombra rossa del carnefice? La pace aerea dell'arte ha assorbito ogni grave memoria della giustizia punitiva che ha fatto sangue su quel pozzo tranquillo. Perchè, questa volta, sopra il pozzo mi è apparsa una testa mozza, che ancora si duole d'essere stata spiccata dalla mannaia, pare che si libri in aria sopra il corpo giacente e ridlscenda a cercare li collo sul quale fu viva? Con le labbra chiuse dice un nome, non si dà pace, dopo quattro secoli, del colpo che in fin de' conti di pochi anni gli abbreviò la vita, polche ne aveva una sessantina Piero Orlandino tonatolo, quando per aver perduto una scommessa — ma lui non voleva averta perduta — la pagò con il capo. Cento fiorini d'oro contro Giulio de' Medici _ _ - .■ ■ . , , „, Con Gerì Ferracci, cuoiaio. Pie- ro Orlandinl aveva scommesso cento fiorini d'oro, che anche a perderli ur mercante come lui non si rlduceva in povertà. Scommise forte per ostentazione di rlcchez- za: questo potè essere il vero tor- , to di Piero Orlandinl, orrevole cit- i tadino del sestiere di Santa Croce, | che di recente era stato degli Ot- 1 to di Balla, cioè del magistrati che potevano mozzare le teste al- jtrui, ed era predicato prossimo Gonfaloniere di Giustizia. Ma dac- chè a Firenze i signori Medici contavano più della Signoria del- le Arti e del Popolo, l'antica par- simonia era stata indotta a sfog- giare larghezza e il granchio al borsello pareva vergogna. Non ei era propriamente contro 1 Medici o-| Pirro Orlandinl, anche se in fone: do al cuore gli avi gli avevano laa!sciato un rimpianto di quando a o Firenze si viveva —- dicevano — o popolarmente; gli onori pubblici, r-jda chiunque gli venissero, gli piaa- covano e riconosceva che nrgli anr- ni nei quali Giovanni de' Medici, c- ' Papa Leone, da Roma aveva retto " 1 Firenze come cosa propria, anche il mercato delle sue lane s'era avvantaggiato. Morto — si disse per veleno — Leone X, mentre i fiorentini si aspettavano che naturalmente gli succcdes'e suo cugino, 1] cardinale Giulio, arcivescovo di Firenze, era spuntato un fiammingo, strano pontefice che si era messo in capo di riformare la Chiesa e a el e a to. il a sa, il rn n el hi e rer ui a o ci gnoria, ma si risentiva di avere a Roma, anzi che il più benigno dei protettori, se Adriano VI fosse durato, un nemico temibile. Adriano, il fiammingo, non era durato che venti mesi e, quando era morto — anche lui, si diceva, di veleno — non pareva dubbio che il Cardinal Giulio de' Medici la avrebbe, in qualunque modo, spuntata nel Conclave. Tutti, a Firenze, erano pronti a scommettere per il nuovo papa flo- rentino. Per quale dispettoso ca- e- priCCj0 pjero Orlandi venuto a dio SCOrrere di papi disfatti e papi da a fare con Gerì Ferracci, che non n era nè suo amico nè suo nemico, e aveva scommesso contro un nuovo z- papa di Casa Medici? Dieci fiorini r- contr0 cento se venisse eletto un t- aitro. Forse anche per provare se e, - n cuoiaio Ferracci, che si vantava t- rjcco ma iui poco ci credeva, teti neva ,,na scommessa forte. Il Forl- raCci la aveva tenuta in presenza o Uj testimoni e se ne era andato ric- dacchiando come se avesse già inci tascato la vincita, l- _ Cento fiorini d'oro — gli aver- va gridato dietro l'Orlandini — se g- il Cardinal Giulio de' Medici sarà al legittimamente creato Papa, n; Questo era stato a settembre scontentava tutti. A Firenze il | Cardinale Giulio de' Medici aveva j seguitato a contare più della Si-i l e_ . quando i cardinali entraiono in Conclave, fer settimane^ ll0!en" I tini specularono su un Conclave che non riusciva a decidere. Si riseppe che il Conclave già chiuso si era riaperto per farci e ttrare tre altri cardinali arrivati di lon- - LI t ' alili < ai. liliali nuocili ,*i iva- n tano Certo ge avFvano fatu ena t erano tre votl ril piu pcr u e Cardi'nal Giuit0i grande manovratore di scrutini. Il più alto osservatorio meteorologico del mondo sorge sulla vetta dell'EIbrus, l'imponente massiccio conquistato nel Caucaso dagli Alpenjager. Ecco uno degli strumenti si- stornato sulla più eccelsa cima e uno degli addetti che prepara uno dei termometri, L'osservatorio rende preziosi servizi all'aviazione su quei fronti. Il quadro roteivi riprodurre dal vero un bel mino fiorito e un uccellino che, da qua'.che. tempo vi cinguettava sopra. — Che dipingete? —le chiesi, — Non vedete? Quell'uccellino sul ramo. — E se quell'uccellino volasse via e al suo posto ne venisse un altro, come fareste? —le domandai. — Ah, è vero — rispose confusa e arrossendo — non ci avevo pensato. — E rimessi nella scatola peniteli colori e tavolozza s'allontanò contrariata e pensierosa. Vidi nel bosco, sotto un albero, una pittrice che aveva appe- . . ' . . , , . ... ,. ' na abbozzato i primi tratti di un quadro .Alzai gli occhi dov'ella spesso li alzava e m accorsi che JOJPIGRAMMI Cattivi incontri Una nera, rincasando, incontrai nel buio delle scale un uomo dall'aspetto tristo. Capii subito che m'aspettava ed era deciso ad affrontarmi. — Chi siete? — gli chiesi con voce tremante. — Un delinquente, un evaso — flit rispose seccamente. — Temendo non fosse un pazzo, ebbi In forza di domandargli: — Evaso! E di dove ? — Dalle pagine di un romanzo giallo — mi fece, risoluto e con accento fermo. — Ma io non ho niente a che vedere con voi — balbettai inquietissimo. E lui: — Non è colpa mia se siete un lettore onesto. — E Hit uccise. Parole Seduto allo scrittoio cercavo di raggranellare qualche immagine per i miei epigrammi quand'ecco, da un lessico aperto alla Ietterai iffe )»i viene incontro l'aggettivo feriale. — Che fai, dove vai?— ali chiesi incurio- s:to. — Sono itanco d'essere in- Fuor di metafora — Ebbew sì. o signori — (fisse la giovane poetessa ai enfici invitati a ca*a il giorno del suo onomastico. --- permettetemi la metafora: ogni volta ch'in guardo il ritrailo di un grande poeta, moria o l'ivo, ne resto immediatamente gravidi. — Ma in lai caso — obiettò uno dei critici facendosi innanzi — non potreste abortire? — Abortire! — rispose la padrona di casa corrugando in fronte — e la coscienza, e la legge? — E' vero, perdonatemi — rispose il critico arrossendo e rientrando nei ranghi. e nqpiposarmi. — E rapidamente, sere arrivata da Roma cosi presto, i — ^u,„,,.. — m ;]lxao sfog.iate alcune pagine, s'inserì Ma la mattina dopo, un venerdì, I sposto-— confessate tutto. Cosi, ditta confezionista crea fattorino, lavo nella voce festivo. Tuffo il les- gli toccò svegliarsi nella città già risparmiate la tortura. — L'Or-'ranti sarte e confezionista impermeabili. landini messo a tacere intimidito "l™*moila vi» Artisti 1» 50733 sico ebbe un fremit di ii f ft Nri"i aprivan l bott nella voce festivo. Tuffo il les- sico ebbe un fremito di gioia approvando la decisione detl'aq- gettivo. E da quel giorno non rtHsct't più a servirmene, poiché nti numero straordinario di pa- role avevano cambiato di posto, Roberto Bartolozzi ■■■■■tiiiiifiiiitiiiiiiiiiiiitiiiiitiitiinitiMiiiiiiiiitiitiiiitin 1 Durante una pausa del tiro, i serventi di un grosso calibro germanico si preparano il rancio nel loro ricovero (lloffiiiatin) stava immobile, respirando a fa-tica. Poi 6Ì protese, come in ascolto; si volse di scatto ; e tut- to tremante: — Le si'énc ? ! Gli furono attorno, angosciati ; l i li d i con gli ocelli sbarrati. Si lasciò vestire, mangiucchiò un biscotto, bevve un po' di latte. Guardava poi intonsamente, quasi non respirando, quella tavola, quello sedie; e, anche se tutti gli dicevano che era la nonna, se ne stava muto, aggrondato, dinanzi a gvano che era la nonna, se ne stava muto, aggrondato, dinanzi a , g ;quel tremito gli destava ogni tau- to un singulto senza una lacrima ; quella vecchia vestita di nero.Ila vecchia diceva un po' di spa- Imbruniva. II bambino, seni- vento un )to' di nervoso, propo- prò immolo, trascorreva coti lo neva l'acqua ani iislcrica, aveva [sgnardo dalle finestre alla lam- soltanto dell'acqua alitiisterica ; jpada, dalla lampada alle finestre.[qualcuno disse cainomilla, il bini- Quando furono chiuse le persia- bo rudi, dette in un urlo: ne, e le lampade accese, ancora — No Momi, canio'illa I guardò verso una finestra; alzò Finalmente riuscirono un po' una inailo; e con «li occhi un a calmarlo; ma era tutto fred po' dilatati: jdo, continuava a tremare; e di- — Le si'énc 1 ccudosi disi con il melilo, utor- — No, caro, non ci sono, qui, morava smarrito: le sirene. — Paù'a Momi, 'e bom-be. Non voleva, non vedeva l'orso, Poi torceva le labbra, come per\la palla; il padre si disse: biso- j piangere ; e per un lungo istant*. enava prenderlo, il cavallo a irimaneva senza respiro, gli oocfl __t_t. a___ m e:..: _i a.: xt -* "i W dondolo; mentre il bimbo se ne|sWpre fissi, sbarrati. Non e| Un Conclave irregolare fu il pretesto... SI parlava di migliaia di ducati corsi per ottenere una desistenza e assicurare un partito. Pareva che l'oppositore più duro del Medici fosse un cardinale inglese; ma che poteva codesto forestiero contro chi aveva in mano la Corte romana come l'aveva il fiorentino? L'Orlandini era dei rarissimi che alle poche notizie cattive per il Medici non si sdegnasse e delle molte buone non mostrasse sincera allegrezza. — Dura troppo questo Conclave , — diceva il dispettoso lanaiuolo — per finir bene. Al cinquantesimo giorno, la not te del 1D novembre, spuntò la pri- ma voce che quella mattina era - gli toccò svegliarsi nella città già a fn festa. Nori"si aprivano le botte - j ghe e la pubblica allegrezza era n cominciata con le campane e con é ji fuochi: da per tutto si accende- vano fastelli di scope, come si era , fatto per l'elezione di Leone X, ma ancne Piu- Per *ar molta fiamma inl ^^^^T^^^^^e^S^^v^x^T^ le^^»^t^gWa^^ 1 1 l'Orlandini vide portar via anche 1 1 suoi, cosa che gli dispiaceva forte, ma l festanti per Casa Medici non chiedevano permessi. La sera del venerdì il Ferracci, con i testimoni, venne alla casa dell'Orlandinl a riscuotere, con una faccia d'Insolente trionfo i suol cento fiorini. L'Orlandini 11 negò. Osò negarli, sostenendo di aver promesso di pagarli se 11 Cardinale de' Medici fosse stato legittimamente aletto Papa. Che l'eletto, Clemente VII, fosse lui, lo sapeva, ma legittimamente no: bastava il fatto che, contro la regola, il Conclave chiuso si fosse aperto per lasciarci entrare 1 cardinali ritardatari. E se volevano saperne anche di più gravi non avevano che da starlo a sentire. L'Orlandini credette di averla spuntata perchè il Ferracci, stupefatto, invece d'inquietarsi, gli vcJtò le spalle dicendo: — L'avarizia vi ha acclecato. Vi dò tempo due giorni per riveder lume. Lumi se ne accesero a migliaia alle finestre, sui cornicioni, sui campanili e sulle torri, quella nott ■ Il sabato si riaprirono un poco le botteghe, prive degli assiti e dei tetti bruciati, ma la festa fu sempre più gagliarda con trombe, spari, processioni e calca da per tutto. In via larga, sotto il palazzo del Medici, c'era gente da far paura perchè dai portoni uscivano due docce sgorganti vino, e chi riusciva ad arrivarci ne poteva avere a fiat-chi e a barili. Dalle fi- ) nestre oE-ni tanto cadevano fra ur- lì e rnanf tese monete Jareento e 11 e mani tese monete10 aJM-nl°'equalcuna d'oro. Ma l'Orlandini ri- maneva ostinalo a negare i cento 1la paura infantile, che in breve si desta e in breve svanisce, sino rendo fra le lacrimo in un sor riso; ma un unito tenore, ilifi. .Ultamente pili grande ili liti, mi-1 l sterioso e spaventoso come una malattia ; e mentre quegli occhi, senza riuscire a vederla, avreb bero volino respingerla, allon tanarla, il corpiciiio la subiva, si [tòrceva quel fragile fascio di ner jvi, forse e pcr sempre ne avreb be avuto un'impronta. 11 padre strinse i pugni. Maledetti. Gli pareva che anche il domani crol- iastse, che si volesse uccidere ogni più tenera vita. La madre silen ziosamcnle piangeva, la gota su quei riccioli biondi; mentre il bambino, quasi in una nenia, continuava a ripetere, il mento \tremante : _ paù'a Momi, 'e bom-be. Il Mario Gromo IVI i La Banca Torinese S. A. di Torino, vta Tre Gennaio N. 6, Telefoni 48-333 - 48-334 e la Spett. GngHelmone & C. di Milano, via S. Maria Segreta N. 7, Telefoni 83-«36 - 83-838 sono a disposizione del Signori Azionisti della Spett. S. A. Liquigas per l'acquisto e la vendita del diritti d'opzione per l'aumento di capitale in corso. fiorini pretesi ancora una volta dal Ferracci, fc'e non ci fu diverbio, fui perchè il Ferracci, giovane, erai più calmo dell'Orlandlnl vecchio, j Calmo, gli disse: — Insomma non me li volete dare, perchè in voi l'avarizia è più dell'onore. Ma anche voi me li da-| reste, e volentieri, se la scom-1 messa fosse stata che il Cardinal Giulio non vinceva il partito. ti vecchio, per coprire la sua avarizia, rispose che, in questo caso, ti. li avrebbe volentieri pagati perche ne aveva fin sopra 1 capelli di questi Medici che imbrogliavano Cristo a Roma e il popolo a Firenze. E disse altre cose assai brutte sul conto del Cardinal Giulio, dimenticando che, legittimamente o no. era papa a Roma e d Fi