Il "digesto,, di Beveridge

Il "digesto,, di Beveridge Il "digesto,, di Beveridge Un macchinoso piano di assicurazioni sociali che copia male il sistema da tempo già instaurato in Italia, rimanendone lontano dallo spirito trovate del prof. Beve-jin un rapporto di 150 jparole, consegnato alla nel suo piano di assicu Le ridge, ppjzi1 i di a go » e nrme he nan; a e trle oue; loa g, mila parole, consegnato alla storia nel suo piano di assicurazioni sociali, offrono al popolo inglese la invocata sicurezza dei bilanci privati e familiari. Questo rapporto, che ha assunto anche la denominazione presuntuosa di « Digesto », ha destato la curiosità ed ha avuto la risonanza di una grande scoperta. La tecnica delle assicurazioni obbligatorie nella loro generalità ed estensione a tutti gli sfavorevoli casi della vita e l'aspetto finanziario ed amministrativo di queste assicurazioni hanno un'importanza accessoria. L' assicurazione obbligatoria implica che una parte del reddito nazionale sia coattivamente posta a disposizione di coloro che ne traggono vantaggio. La ripartizione dell'onere nel pagamento dei contributi tra Stato, datori di lavoro e lavoratori, e cioè il metodo del finanziamento del servizio assicurativo, non costituiscono elementi essenziali del problema delle assicurazioni sociali. Qualunque sia la ripartizione giuridica dell'onere dell'assicurazione, quella effettiva si attua attraverso processi di traslazione dell'onere, analoghi alle traslazioni che si effettuano nelle imposte. Se paga il datore di lavoro esse avvengono prevalentemente attraverso le maggiorazioni dei prezzi ; se pagano i lavoratori avvengono attraverso gli aumenti salariali; se paga lo Stato attraverso le imposte che colpiscono gli uni e gli altri. Il non dover pagare neanche la quota non trasferibile appartiene alla logica delle illusioni. Il miglioramento delle condizioni di vita di coloro che sono colpiti da eventi sfavorevoli o costosi (vecchiaia, malattia, maternità, infanzia, disoccupazione) non può trarsi che da un aumento della produzione nazionale o da una diversa ripartizione della produzione stessa. Quindi o lavorare più nel senso di un lavoro più efficiente o limitare, in varia misura, il tenore di vita di tutti coloro che non sono colpiti dagli eventi sfavorevoli assicurati a favore di coloro che ne sono colpiti; e ciò in proporzione all'onere delle nuove assicurazioni o delle maggiorazioni di quelle esi stenti. Il costo dell'assicurazione è pagato dal lavoro o dalla limitazione generale dei consumi; queste sono le due componenti dei costi economici delle assicurazioni, mascherate dall'aspetto finanziario e dalla sua tecnica. Si arriva all'apparente paradosso che il miglior modo per finanziare le assicurazioni contro la disoccupazione, senza disturbare coloro che già lavorano o la ripartizione del reddito nazionale, consiste nel far lavorare i disoccupati e cioè nel sopprimere l'esigenza di quel finanziamento. Il prof. Beveridge presuppone esplicitamente nel testo del suo piano la permanenza della disoccupazione come fenomeno costituziona'e dell'ordine econo mico. Egli non ha impostato — a quanto si deduce dai larghi riassunti che ne ha dato la stampa — il suo problema in termini economici. Vi allude solo superficialmente nella chiusa del suo rapporto, altrimenti si sarebbe scontrato con un problema di regime che lo avrebbe condotto direttamente a dover riconoscere ciò che noi riconosciamo, e cioè il diritto e l'obbligo del lavoro che costituiscono lo sviluppo conseguenziale dei regimi dell'ordine corporativo. C è un altro modo di aumentare il reddito nazionale indipendentemente dall'aumento del lavoro e della sua efficienza tecnica; il migliorare le proprie posizioni contrattuali nei confronti dei paesi compratori e venditori, in modo da far pagare al lavoro straniero il costo economico del servizio assicurativo. E' il tipico metodo z el!del capitalismo inglese svilupo.■ patosi a spese del mondo inte- pdsl'fapsnsnszocgrnsrdursunnptclsrppaodemmdnvclhnclndlcrlaDsc lllItlll •■■■■ItMIIllllllllllllllillIMMIIIIIIIt Ululili guerra. (Telefoto R. G. Luce). ro da cui l'Inghilterra ha tratto l'abbondanza del reddito nazionale, benché iniquamente rila sua potenza e è i a e o i r l l l a o — i a n a si oe r oboe aue nie li aar oio pe- li partito, e L'aver impostato il problema della estensione degli eventi assicurati e della generalità dell'obbligo assicurativo non può far ritenere che il piano del prof. Beveridge presenti una spirituale convergenza verso i nostri principii assicurativi; le sue analogie sono soltanto tecniche e di apparenza. Egli insiste sul principio della liberazione da un bisogno (abolition of want) nell- cui formula si chiude il suo orizzonte ideologico. Il nostro sistema assicurativo è concepito in funzione non soltanto di un bisogno da soddisfare socialmente, ma in rapporto ai fini permanenti della società nazionale e della utilità politica, oltreché della ragione etica, della solidarietà sociale di cui l'assicurazione è uno stromento. L'assicurazione, in altre parole, non è per noi un mezzo per tutelare la pace sociale a favore del capitalismo e per permetterne la conservazione, ma rappresenta l'idea corporativa in atto in un suo particolare settore. Eppure nel congegno tracciato dal prof. Beveridge c'è un certo parallelismo formale tecnicoamministrativo con il nostro ordinamento nella ripartizione degli oneri tra datori di lavoro e lavoratori, nel modo di pagamento, nella unificazione amministrativa dei contributi e dei servizi, ecc. Vi si riscontrano anche delle differenze notevoli; nel criterio di misura del contributo, delle pensioni e delle altre indennità il Beveridge ha preferito un criterio di generale uguaglianza. Questa legislazione sociale, che in Inghilterra è ancora nella fase di uno studio preliminare per un eventuale disegno di legge, ha avuto in Italia sviluppi concreti vasti e crescenti che segnano la via delle ulteriori attuazioni in rapporto al loro spirito, alle assidue cure e agli interventi personali del Duce. Guardando avanti si prospetta alla nostra fantasia creatrice la possibilità d'inoltrarci ancora di più verso l'istituto del salario familiare che costituisce un superamento del salario individuale e che sostituisce la famiglia all'individuo come soggetto e criterio di. misura della ripartizione del reddito da lavoro. Nel campo della tecnica assicurativa si prospetta l'opportunità di sopprimere i contributi considerando il servizio stesso come un servizio nazionale a carico del bilancio generale dello Stato. Tale superamento nella tecnica contributiva sarebbe avvalorato dal fatto che la nazione deve provvedere nella sua unità statale ad assicurare gli eventi sfavorevoli che possono colpire coloro che hanno dedicato la vita alla sua continuità e ai suoi fini. Se teniamo presenti le complicazioni del sistema dei contributi e il costo finanziario ed economico di questo servizio, ci sarebbe una ragione di più per porre allo studio la possibilità di sostituire i contributi con opportune modificazioni dell'ordinamento tributario atte a dare un congruo gettito per i servizi assicurativi. Comunque noi siamo all'avanguardia come Regime e come istituti e può sembrar strano che la potenza economica più grande del mondo, focolare classico del liberalismo e dei suoi insegnamenti, debba lavare in tempo di guerra davanti al mondo i panni della sua miseria sociale. Al « Digesto » del prof. Beveridge possiamo contrapporre lo spirito del nostro Regime, le nostre istituzioni sociali e i Rendiconti dei nostri massimi organi assicurativi, tra cui primo di ogni altro per la sua importanza, quello dell'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, anche se la stampa periodica, per la tradizione di modestia sui fatti di casa nostra, non gli ha concesso lo spazio dedicato al commento del piano Beveridge. Alberto de' Stefani

Persone citate: Beveridge, Duce

Luoghi citati: Inghilterra, Italia