L'audace impresa dei nostri marinai di Mario Bassi

L'audace impresa dei nostri marinai L'audace impresa dei nostri marinai Come è stata violata la più importante base nemica dell'Africa Settentrionale francese Due grossi piroscafi affondati, un incrociatore e un altro vapore silurati e danneggiati (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Base navale di..., 18 gennaio. Ancora una volta i reparti di assalto della nostra Marina, con una audacia che non ha riscontro se non nelle precedenti consimili imprese degli stessi nostri reparti, ancora una volta questi sono andati a colpire U nemico nell'Inter-, no di uno dei suoi porti e oli hanno inflitto gravi perdite di naviglio da guerra e da trasporto, di uomini, di mezzi fregici. E' stata la notte dall'11 ai JB dicembre sóorso; e il porto è stato quello di Algeri, così prezioso al nemico per i rifornimenti del corpo di spedizione nell'Africa Settentrionale, quindi per gli sviluppi della campagna in questo settore di guerra. Gli anglo-americani hanno, taciuto rigorosamente finora, e taceranno ancora, come è loro uso, gli ingenti danni subiti, e la stessa vittoriosa incursione della nostra Marina nel porto da loro occupato, e armato con formidabili difese, e vigilato quanto possibile. Ma non sarà facile nascondere la concreta realtà dei fatti, cioè segnatamente i risultati dell'impresa i quali sono già stati in parte da noi constatati e che probabilmente si riveleranno presto anche maggiori di quelli che il nostro comunicato ufficiale per ora, dichiara, e che sono quelli scrupolosamente accertati. Dieci bersagli prescelti i Si era parlato finora scarsamente, e solo in modo generico e sommario, dì analoghe gesta della, nostra Marina, per l'ovvia necessità di serbare {l segreto sui mezzi impiegati e sui metodi dell'azione. Oggi per la prima volta ci si può diffondere senza pericolose indiscrezioni in qualche circostanziata notìzia e accennare anche a qualche particolare tecnico. Nostri elementi di osservazione nel Mediterraneo occidentale avevano segnalato un grosso -convoglio marittimo anglo-americano, in rotta per la costa settentrionale dell'Africa, e poi la sua entrata nel porto di Algeri. Immediatamente fu decisa l'azione già da tempo predisposta, e per cui si attendeva questa opportunità di un numeroso concentramento di naviglio nel porto nemico. E' da notare che il nemico temeva questo nostro attacco, anzi, come risulta, l'aveva previsto; e perciò aveva messo in opera ogni aocorgimento e risorsa per sventarlo, moltiplicando le difese, e particolarmente gli sbarramenti all'ingresso del porto, e intensificando al massimo la sorveglianza, sia da terra sia sulle acque, davanti e dentro al porto. La notte sul 12 dicembre, nostri sommergibili all'uopo attrezzati mettevano a mare, davanti ad Algeri, i mezzi e gli uomini d'assaìto. La notte era nera, senza luna nè stelle. Soli nell'antistante immensità tenebrosa, i nostri navigavano fino al porto, superavano tutte te ostruzioni, entravano nell'interno dello specchio d'acqua, oltre il molo, senza che al nemico con la sua occhiuta vigilanza, riuscisse ad accorgersene tempestivamente. Così essi raggiungevano le navi e i piroscafi che erano stati loro assegnati a bersaglio. E attaccavamo i loro micidiali ordigni alla chiglia di non meno di dieci unità. Soltanto a questo punto, e cioè a operazione ultimata, quando gli ordigni esplosivi erano stati tutti applicati ciascuno al suo bersaglio prestabilito, e avrebbero ormai inesorabilmente compiuto la loro funzione distruttiva, soltanto allora il nemico ebbe la percezione della minaccia di cui era oggetto. E si scatenò una reazione tremenda, da terra è dalle navi, fuoco di cannoni e di mitragliatrici, mentre si accendevano istantaneamente i riflettori, che percorrevano ctìn i loro raggi abbaglianti e ardenti lo specchio delle acque s Ir frugavano in ogni senso. Troppo tardi. Una serie di laceranti e cupe esplosioni si susseguirono, mostrando ad evidenza che i nostri avevamo conseguito gli scopi prefissi, e probabilmente che gli obiettivi prescelti erano stati colpiti in pieno. Intan¬ qsm to, a malgrado di quella furiosa tempestante reazione del nemico, nel suo tardivo e convulso allarme, col fuoco di cento e cento armi d'ogni calibro, a malgrado delle imbarcazioni e dei rapidi mezzi leggeri lanciati a precipizio alla caccia dei nostri, la maggior parte di questi valorosi riuscivano ad allontanarsi, e a mettersi in salvo, ritrovando i nostri sommergibili di scorta che H attendevano al largo. Le perdite occultate R nemico ha cercato in ogni maniera di occultare le proprie perdite. Finora, come riferisce l'odierno nostro bollettino del Quartier generale, è stato possibile accertare un incrociatore gravemente danneggiato; e che due piroscafi di grosso tonnellaggio sono affondati col loro carico di uomini e di materiale bellico; e che un altro grosso piroscafo colpito è stato portato d'urgenza a incagliare alla riva, per evitare che anch'esso affondasse. Ma oltre a queste rilevanti perdite subite dal nemico, quelle, ripeto, finora assodate, risulta che l'effetto morale del nostro assalto è stato anche più cospicuo, producendo'' negli angloamericani un senso di stupore e quasi di sgomento per la meravigliosa e inoppugnabile audacia dei nostri, la intraprendente perizia nella' condotta dell'attacco, e pel successo da noi ottenuto. E questo tanto più in quanto essi sanno le minuziose e straordinarie misure precauzionali che avevano adottato appunto nella previsione del nostro colpo di mano, che essi consideravano in anticipo temerario e destinato a sicuro fallimento. Torna opportuno oggi, che i nostri reparti -marini d'assalto hanno conseguito felicemente la nuova fulgida vittoria, ricordare le precedenti imprese famose: principalmente la violazione della baia di Suda, nell'isola di Creta, la notte dal 25 al 26 marzo del 19U col glorioso sacrificio del tenente di vascello Luigi Faggiani, medaglia d'oro alla memoria; poi quella del porto della Valletta, a Malta, la notte sul 26 luglio dello stesso anno, e il sacrificio eroico del capitano di fregata Vittorio Moccayatta e del capitano di corvetta Giorgio Giobbe entrambi insigniti di medaglia d'oro alla memoria; poi il forzamento di Gibilterra, la notte sul ZI settembre ancora del '\l; e quella di Alessandria d'Egitto la notte sul 18 dicembre, sempre del 1911; e il secondo for zamento di Gibilterra, nell'agosto dello scorso anno, 19^2. A Suda furono impiegati mezzi d'assalto consistenti in specie di piccoli motoscafi che venivano lanciati, con la loro conveniente carica di esplosivo, contro il bersaglio. In quella occasione, come è noto, furono così colpiti ed affondati l'incrociatore York e tre piroscafi. Questi stessi mezzi, detti comunemente i barchinl, furono poi ancora impiegati nell'assalto entro il porto della Valletta. Felle successive azioni, a cominciarli dal primo forzamento di Gibilterra, si è prescelto invece, ed anche per quest'ultima azione di Algeri, un altro tipo di appareccftto. Questo diede specialmente ottima prova nell'attacco entro il porto di Alessandria, nel dicembre del 'kl, quando furono colpite e gravemente danneggiate, come poi si riseppe, le due corazzate tipo VaJliant e tipo Barbaci. Il nuovo mezzo d'assalto Questo mezzo d'assalto della nastra Marina e anzitutto d'ideazione e di costruzione totalmente nostra, italiana. Ma è nuovo relativamente: deriva da queV'ormai leggendario apparecchio che fu chiamato la mignatta, ' con cui nella passata guerra Paolucci e Rossetti affondarono la Viribus Unltis, il 1° novembre del '18, nel porto di Pota. In sostanza, si tratta di un siluro, o se volete meglio di un minuscolo sottomarino, che è montato da due uomini a cavalcioni i quali' lo manovrano dall'esterno. Sul siluro, o minuscolo sottomarino, come volete, stanno due- piccoli sedili dis-josti in tan¬ dem; davanti a ciascuno si alza un riparo, per rompere l'acqua davanti al petto dell'uomo; e sotto lo stesso riparo, un cruscotto con gli strumenti di manovra, le leve di comando, e principalmente, si capisce, la bussola. Questi strumenti sono fosforescenti perchè i loro indici possano essere visibili nell'oscurità e sott'acqua. Sott'acqua, certamente. Lappa-, recchio avanza per pr.opul'Hoìim propria, azionato dal suo ntotorìf interno. E può navigare, proprio come un sommergibile, tanto in superficie quanto in profondità, secondo la volontà e la manovra di chi lo guida. Soltanto, a differenza dei soliti sommergibili, in questo pigmeo della specie, invece che dentro gli uomni, come ho detto, stanno fuori; e sono vestiti di uno scafandro simile a quello dei palombari, e muniti di un apparato per la. respirazione subacquea che si chiama appunto l'« autorespiratore subacqueo ». Altra caratteristica saliente del nostro apparecchio ò che l'uomo, cioè i due uomini che lo guidano, portano la carica di esplosivo direttamente contro l'obiettivo, l'applicano al bersaglio direttamente con le loro stesse mani: il che non è mai stato fatto prima, da nessuna Marina al mondo. Quando gli uomini hanno guidato l'apparecchio a contatto con il bersaglio, e naturalmente navigano in immersione per non farsi scoprire, quando sono contro e sotto la nave che si vuole distruggere, che essi ne toccamo lo scafo con le mani, scelgono quel punto della carena dove, a seconda del tipo di nave, ai sa che l'esplosione recherà più danno, potrà provocare effetti più esiziali. Indi la testa del siluro, ossia la parte prodiera del sommergibile minuscolo che contiene la carica dell'esplosivo, viene staccata e applicata mediante uno speciale congegno alle lamiere della nave, sotto di essa. Vn congegno di orologerìa regolabile determinerà poi lo scoppio, al momento fissato. E ì dive se ne ritornano con il resto dell'apparecchio, monco della testa, ma che naviga ugualmente, con le stesse caratteristiche, e che dovrebbe riportarli al sommergibile d'appoggio donde sono partiti. ert Una volontà sola Tutto ciò è semplice à dirsi, come ognuno intende bene, ma assai più complicato a metterai in pratica. Ed ognuno anche comprende che imprese di questa aorta, se richiedono una cronometrica perfezione di strumenti e una preparazione più che laboriosa ed attentissima, di lunga mano, esigono soprattutto un personale scelto fra quello sceltissimo, un peraonale del tutto d'eccezione, e non meno per le doti fisiche che per quelle spirituali. Il personale dei reparti d'assalto della Marina è composto esclusivamente di volontari. Esso viene reclutato. da qualunque Corpo o specialità delle Forze Armate, senza distinzione. Ma se le domande sono numerosissime, il vaglio cui il candidato è sottoposto, cominciando con l'esame ed i collaudi delle sue qualità e possibilità fisiologiche, e di necessità talmente rigoroso che la maggior parte degli aspiranti viene esclusa. E la selezione prosegue durante gli allenamenti; finché pochissimi restano i prescelti. Tra i prescelti si formano le coppie, ed anche queste soltanto per elezione. Le coppie che governeranno l'apparecchio, si compongono di un ufficiale e dì un gregario, sottufficiale o marinaio. Sono due esseri che si vincolano veramente per la vita e per la morte. Il loro è un connubio da cui deve, risultare una unione completa, una concorde fusione di atti e di spiriti, che non ha paragone in nessuna altra più stretta soli darietà umana. La coppia deve avere una volontà sola, si può dire un solo cuore. Nessuna solidarietà umana sarà mai totale come questa, senza remissioni, definitiva, assoluta, per la vita e per la morte. Il che anche comporta un nuovo eguagliamelo, tra i ex pi e i gregari, un pareggiamenl a a laa i« m e un affratellamento che abolisce radicalmente le gerarchie. E segue il diuturno allenamento, segue la perfezione: allenamento di nuotatori e di sommozzatori (come si chiamano quelli che si mantengono per un certo tempo sottacqua, sia con o senza apparecchio respiratorio); addestramento e allenamento a tutte le immaginabili difficoltà- e insidie f.eU'elemento equoreo; e a quelle della navigazione subacquea, alla cieca; e a quelle dell'azione combattuta, particolarmente sui modi e gli espedienti per superare le ostruzioni portuali di reti e d'altro, per traforarle e comunque districarsene, e per ricercare il punto opportuno dove applicare il congegno esplosivo alla nave nemica, e le complesse e delicate manovre inerenti. Sì deve ottenere la più esatta preparazione di ciascuna coppia, una autentica indissociabilità dei due componenti di essa; i quali, nell'azione, non avranno più modo di comunicare fra loro con la voce; ma dovranno intendersi con un gesto o un tocco di mano, un minimo cenno, dovranno quasi intuirai reciprocamente, quasi per una magica trasmissione del pensiero. I/omini, vedete, che è dir poco definirli d'eccezione, che sono davvero dei portenti fisiologici e spirituali. E tutti sono giovanissimi, perchè il massimo dell'età è di trenta anni, al di là dei quali l'organismo, come dimostra l'esperienza, non è più in proda di sopportare sforzi quali impone questa intensità di allenamenti e gravità di cimenti, questo sfruttamento estremo delle più rare possibilità dell'uomo. Tutti volontari; e votati al più francescano, al più sublime disinteresse. Non è il caso di accentuare, che forse li offenderebbe, che la loro paga è la stessa identica di quella degli altri militari di pari grado. La loro dedizione ha il puro carattere superiore di un voto religioso; ed è anche voto di umiltà. Essi sono i votati al segreto e al silenzio. Tuttavia'si fanno, sì, i nomi di molti fra loro: sono i nomi di quelli che non sono più tornati, per cui il segreto, purtroppo, non ha più ragion d'essere. Così si cita il maggiore del genio navale Teseo' Tesei, uno dei precursori di questa organizzazione alla quale recò un validissimo contributo tecnico e morale, e che volle più volte tentare l'impiego del mezzo d'assalto in guerra, finché l'ultima sua impresa gli fu fatale. E si citano il tenente di vascello Luigi Durand de la Penne; il capitano delle armi navali Vincenzo Martelletto; il secondo capo palombaro Giuseppe Marino; il tenente di vascello Alberto Franzini; il secondo capo palombaro Alcide Pedretti; il capitano del Genio navale SHos Toschi; il tenente di vascello Gino Birindelli; il capitano del Genio navale Antonio Marceglia; il palombaro semplice Spartaco Schergat; il tenente di vascello Francesco Costa; il secondo capo palombaro Emilio Bianchi... Questi, al momento di lasciare la nave d'appoggio per andare con il suo strumento di morte incontro al nemico, ricevette per mezzo di un marconigramma l'annunzio che gli era nata una figlia; ed egli si allietò, che riteneva l'annunzio buon presagio per l'impresa; e partì sereno, raccomandando al comandante, per ogni evenienza, la moglie e quella sua neonata. Non tornerà più, assurto mei-cielo degli Eroi. Eroi, sovrani eroi. Un nostro giornale illustrato aveva pubblicato un quadro con le fotografie di molti di questi, che non sono più tornati. Un giornale inglese riprodusse la pagina, come documento. E un prigioniera inglese, un marinaio, poco dopo catturato, dichiarava che egli avrebbe- voluto conoscere di persona qualcuno degli assaltatori della nostra Marina. In una sala di ritrovo della sua caserma, egli aveva visto appesa alla parete quella pagina con % loro ritratti. Dal nemico essi erano considerati e onorati come la a'on'a più alta di tutte le Marine del mondo. i« Mario Bassi