Litvinof chiede a Roosevelt

Litvinof chiede a Roosevelt Litvinof chiede a Roosevelt la precedenza nelle forniture Berlino, 13 gennaio. L'inviato speciale delle Afuenchner Neueste Nachrichten da Stoccolma invia al suo giornale interessanti particolari sulla rinnovata gara che si sta svolgendo a Washington tra la Russia sovietica e l'Inghilterra per assicurarsi il primo posto nelle forniture nord-americane di materiale bellico. Le eccezionali perdite di carri armati subite dal russi nella loro offensiva invernale hanno indotto nuovamente Litvinoff a recarsi alla Casa Bianca per ottenere da Roosevelt la precedenza nelle forniture e sembra che il Presidente abbia acconsentito. La storia di queste consegne di armi nord-americane agli alleati in Europa è molto movimentata, rileva 11 giornale, giacchè fin dall'estate del 1941 Churchill si era adoperato con successo per assicurare all'Inghilterra questa precedenza per la sue forze nel Medio Oriente, n trionfo di Churchill non fu, comunque, di lunga durata poiché i capi militari degli Stati Uniti cominciarono a chiedere la stessa precedenza per l'equipaggiamento delle forze armate nazionali in via di organizzazione. Ora è la volta dei soviet! i quali reclamano il primo posto per quanto tra le promesse di Roosevelt e la realizzazione delle stesse, tra il carico dei materiali nei porti del Nord America e l'arrivo dello stesso ih quelli sovietici, molto ci corre. Inoltre molti temono negli Stati Uniti che il materiale inviato ai sovieti a spese degli altri fronti di battaglia finisca con il concretarsi in un vano sacrificio perchè nessuno intravede ancora quali Bono gli scopi che l'offensiva sovietica potrà realizzare. Una cosa è certa: Mosca sta giocando il Lutto per il tutto, con immensi sacrifici di uomini e materiali. rebbero grave pregiudizio da una rottura delle relazioni che si veri ficassero in forma inopportuna e senza seri antecedenti che la giustifichino nel momento attuale Ricorda la decisione del Senato del 2 giugno 1942, in base alla quale il Governo dichiarò'di mantenersi fedele ai suol compromessi di solidarietà continentale, accentuando la sua politica di vigilanza e dd repressione delle attività pregiudicanti i paesi americani, e rilevò che solo l'avverarsi di un fatto nuovo che colpisca 11 Cile potrà modificare la sua attuale posizione internazionale. Tutto il programma suddetto, continua Alessandri, venne realizzato. Non si verificò, nel frattempo, il fatto nuovo previsto da detta dichiarazione, quale un attacco alla navigazione cilena, al canale di Panama o alle coste del Pacifico a sud di Panama. Non è ammissibile che una rottura venga imposta da pressioni economiche o politiche degli Stati Uniti, essendo ciò contrario alia realtà delle cose ed agli stessi principi £reclamati dalla carta atlantica. fi coazioni cui privatamente si allude non esistono, e, se esistessero, ad esse si dovrebbe resistere in difesa della nostra sovranità. L'ex Presidente conclude: «Amici degli Stati Uniti si, vassalli no. Lo stesso Presidente Rios affermò che la rottura significa la guerra. Siamo noi preparati ad affrontare tale dolorosa eventualità? contiamo mezzi indispensabili alla difesa? perchè imporre al popolo i tremendi sacrifici della guerra ? non sarebbe prudente che il Presidente della Repubblica prima di prendere una decisione tanto grave. consultasse l'opinione pubblica? Sento la responsabilità morale di aver contribuito al trionfo delT'attuale Presidente; vorrei pertanto, che per evitare responsabilità storiche, il Presidente Rios indicasse un plebiscito che consultasse effettivamente la opinione di tutti gli uomini e donne cilene maggiorenni, poiché tutti i cileni saranno colpiti dal provvedimento da prendersi. E' inoltre necessario ricordare i vincoli storici ed 1 grandi interessi che ci uniscono alla Repubblica Argentina. In ore tanto decisive per il continente dobbiamo stringere sempre più fortemente i vincoli di solidarietà con la Repubblica amica, poiché abbandonare tale linea di condotta importerebbe errori le cui conseguenze non sarebbero perdonate nè dalla generazione presente, nè dalle future». (Stefani). Fantasie nemiche n sullo stato d'animo italiano Roma, 13 gennaio. L'odierno documentario della stupidità nemica reca: LONDRA. — n Times in una corrispondenza da Algeri traccia un quadro semischerzoso della «caccia» ai velieri italiani nel Mediterraneo da parte dei sottomarini britannici e fra l'altro osserva che il morale degli equipaggi italiani fatti prigionieri va abbassandosi e specialmente 1 siciliani esprimono in modo preciso la loro -amarezza contro i tedeschi perchè essi risentono enormemente del dominio tedesco nella loro isola. Lo stesso giornale in una .corrispondenza da Ginevra sottolinea il fatto che alla frontiera francosvizzera del lago di Ginevra gli ufficiali doganali italiani stanno sostituendo gradatamente quelli tedeschi e che le truppe germaniche sono state quasi completamente ritirate dalla Savoia per essere rimpiazzate da quelle italiane le quali presidiano attuai mente Parigi. LONDRA. — Il News Chronicle pubblica una corrispondenza da Mosca di Uva Ehrenburg, nella quale si forniscono alcune precise rivelazioni sul morale degli italiani in seguito ad asserite interviste (di cui sono riportate alcune) con nostri prigionieri sul fronte russo. La corrispondenza, che è presentata col titolo seguente: «Italiani catturati in Russia affermano di odiare la guerra del Duce >, termina sottolineando il fatto che i soldati italiani cantano di nuovo l'inno so cialista « Bandiera rossa > e scrive: « Tuttavia sarebbe un errore parlare di fermenti rivoluzionari nell'esercito italiano. Il Fascismo non ha avvelenato il popolo italiano, ma lo ha intontito. Conoscevo bene l'Italia prima dell'epoca mussoliniana. Ricordo quel popolo allegro, vivace, pieno di spirito. Quell'Italia non esiste più Questi uomini che ci stanno davanti sono intimoriti, stupefatti e profondamente infelici. Paragonati con loro, i disertori di Caporetto sembrano eroi ». ' LONDRA. — Il corrispondente dell' agenzia Caracas comunica: « Ancora altre officine italiane sono state ultimamente trasferite in Germania Un corrispondente diplomatico scrive che questi ultimi trasferimenti comprendono tre officine di automobili milanesi, due fabbriche di apparecchi milanesi, una officina di carri armati di Genova e due officine per la fabbricazione di elmetti dei sobborghi di Roma. Le incursioni effettuate dalla Raf hanno servito di pretesto ai tedeschi per provocare queste decisioni — fa osservare li suddetto corrispondente — in maniera di permettere lóro di avere sotto il proprio controllo in Germania e a loro profitto le officine italiane prima che l'Italia subisca il crollo in qualità -di socio dell'Asse ».

Persone citate: Alessandri, Churchill, Duce, Raf, Rios, Roosevelt