La folgorante vittoria del sommergibile che affondò l'incrociatore leander»

La folgorante vittoria del sommergibile che affondò l'incrociatore leander» La folgorante vittoria del sommergibile che affondò l'incrociatore leander» (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Gruppo Sommergibili Y, . . . Macché chiesa, macché cattedrale! Oggi questo sommergibile era più di una chiesa e più di una basilica, ancorché il suo altare stesse tutto in una valigetta nera e la sua pompa liturgica consistesse in due lampade elettriche ed una bandiera. Ah, c'erano anche viole e garofani dentro i bicchieri da bibita del quadrato ufficiali. Guai a toccarli quei fiori: qualcuno aveva persino proposto che per aiutarli, nell'aria viziata delle camere d'acciaio s'aprissero — per qualche istante —, tjìcìws, un paio di prese d'ossigeno. E poi tutto lustro, tutto così in ordine a- bordo, ci si sarebbe potuto scendere coi guanti bianchi e riportarli su, all'aria aperta, immacolati. Stava per entrarci la Madonna, in questo sommergibile. L'aveste vista! Una soave Madonnina, in così leggiadra cornice, splendente il sorrìso Sitila miniatura. L'aveva mandata, suo dono al battello \-ittorioso più volte, la Madrina che gli aveva portato fortuna. Ora, vedette, quando un'immagine della Madonna, d'un Santo, o del Signore, entrano in un sommergibile e lo consacrano, non c'è luogo della terra dove l'ingresso sia più toccante. Perchè — ad esempio — gli uomini di questo sommergibile ora sanno che la Madonnina del Buon Consiglio, la Madonnina di tutte le Grazie e proprio loro e soltanto di loro: certo nessun altri scenderà nelle visoere d'acciaio a custodirla e a pregarla; nessun altri le passerà dinanzi con un sorriso ed una speranza navigando a cento e più metri sotto il'mare; d'ora in poi per queste creature la Madonna non avrà che questo volto, che questo sorriso, che questo mantello turchino e questa corona; se potessero, la inscriverebbero nel ruolino di bordo. E forse che non le hanno già messo attorno un nastro dei sommergibili? ! La celeste Patrona Così da oggi antfie il glorioso sommergibile del tenente di vascello Rino Erler ha la sua Protettrice celeste. Già il suo nome, quello d'una folgorante nostra vittoria, era bene auspicale: e durante la battaglia della squadra subacquea italiana nel Mediterraneo occidentale contro la flotta anglo-statunitense attaccante l'Africa francese, il comandante Erler l'ha consegnato alla storia della guerra con una Vittorio clamorosa, l'affondamento di un incrociatore inglese tipo « Leander » da 7200 tonnellate. Un comandante che ha già una storia, Bino Erler. Uscito dall'AC cademia nel 19S4 dopo aver studiato al Liceo Ippolito Nievo di Padova, nel 1939 si è guadagnato una medaglia d'argento in Albania come comandante ardimentoso e sagace della compagnia di sbarco che occupò Santi Quaranta. In guerra sui sommergibili ebbe una medaglia di bronzo per V abbattimento in Mediterraneo centrale d'un Bristol Blenheim, dopo un accanito combattimento condotto cu.i le mitragliere e col cannone, ed un'altra per una serie di quelle generose missioni di rifornimento sino alle prime linee libiche che i nostri sommergibili hanno così strenuamente condotto. Durante una di queste 7»issioni gli accadde ansi di salvare i venti naufraghi di un aereo tedesco: li raccolse sfiniti, feriti taluni, e che avevano avuto così poche probabilità di soccorso, tanto che ritornato nella casa della sua dolce Renania-, il comandante tenente Adolfo Noli (figlio del generale Nòli che è uno dei più noti condottieri dell'esercito germanico) gli indirizzò un singolare documento per dichiarargli che il giorno del suo incontro in mare eia stato per lui come un secondo giorno di nascita, e che sempre, sempre, la sua casa sarebbe stata aperta al commilitone italiano ed ai suoi prodi sommergibilisti. L'affondamento dell'incrociatole fu la conclusione di una missione assai tribolata. Partito su allai~mi, il sommergibile del comandante Erler vide terra nei pressi di Capo XXX. Subito si trovò nel centro della «zona tragica», dove già i sommergibili e l'aviazione dell'Asse avevano fatto un cimitero di navi nemiche: due piroscafi ormai abbandonati Erler li vide affondare davanti ai suoi occhi: nulla di più drammatico di quelle due navi deserte e colpite a morte sulle qimli aveva diretto per l'attacco, e che vide squarciate, sbandarsi, perdersi irremissibilmente; una era molto grande, ambedue a pieno carico. Di notte fu sulla corda' della rada di Bugia. Forzò gli sbarramenti di corvette e cacciasommergibili inglesi, s'inoltrò nel golfo dove ardeva un grande piroscafo; • sinistre quelle fiamme sul mare, ' ed era una così mite e chiara notte! Inoltratosi, ora scoigeva la costa benissimo; la città illuminata, indovinava movimento nel il l i nata, indporto. Verso il luogo - prossimo " Z^cacMtorminiére alla città, fra aranceti ed orti fra-\™™™ Cdel8omm^Àbttè, Sranti -J™°J™*™*"* «»: j alcune si ranTevoSCedà gustee della ~omana Saldae, luci,.; ,.,,„,„„,»„ megliosi poteva colpire nei-Di poppa a sinistra, schizzò dal non fece ! dal suo cominciò a par- mezzi. Doveva essere urui notte «^«t^***^ ™n lavoro fcbbnle per gli inglesi, e fa ^eva risposta a quel tele- f tt M ete il co si poteva colpire nei-, p g g, fai meglio, mucehio. f Ventuna ora di caccia Gli venne addosso una corvetta. Eller s'immerse, s'adagiò sul fondo; calcolava così di sfuggire alle ricerche, e di poter ritornare su di sorpresa a fare qualche colpo. All'alba, quando gli orologi di bordo sianificarono che «su», nel mondo di tutti, un'altra alba era per spuntare, Erler decise di salire a quota peiiscopica. Diede gli ordini, sentì il concerto sommesso delle macchine per la manovra di affioramento, guardò il manometro, l'ago che fra un istante si m Il sommergibile del comandante didpcmbldsarebbe mosso, avrebbe cominciato a segnare l'ascesa... L'ago nemmeno oscillava. Aveva « dafo » un filo d'aria. Ordinò che si desse tutta aria all'emersione. L'ago era ancora immobile. Il sommergibile come inchiodato al fondo. Qualcuno in camera manovra si asciugò il sudore freddo della- fronte. Il comandante mise in opeia tutto un accolto impiego di acqua e di aria: espulsa l'acqua dai doppifondi, alleggerito, scosso di qua e di là dall'alterno vuotarsi delle casse zavomi, il sommergibile doveva pur riacquistare la sua liserva di spinta. Niente. Pareva che il fango lo avesse attanagliato sul fondo coti la 8ua colla tremenda; che mezz'ora eterna! E, su, intanto (gli nomini lo leggevano sugli orologi) già s'èra affacciato il sole! E forse il cielo era chiaro, la luce mattutina scherzava con l'acqua, l'aria aveva un buon odore, fresco, d'alghe e di giardini... Niente. Erler ordinò che si desse tutta l'aria all'emersione, poi al doppiofondo S, ed ecco l'ago del manometro oscillò, la prua del sommergibile si staccò dal fondo... Niente. Ancora niente. Una morsa di melma tratteneva la poppa, il battello era appoppato di oltre venti gradi. Un silenzio perfetto era nello scafo. Qualcuno che dormiva, i compagni lo lasciarono ai suoi sogni che chi sa dove lo stavano portando, con chi, certo lontano lontano dall'emozione dì questa prova. — Tutta aria alla zavorra dietro! Il martellare della pompa, il sibilo dell'aria, qu.tlche parola allegra, e il comandante che respirò un po' più forte Il sommergibile s'era staccato. Risaliva. Arrivò a quota periscopica. Ma quel sole la gente non fece a tempo a- vederlo. Bisognò ritornate giù immediatamente. Muoversi nell'abisso con acrobazie. Cercare di sfuggire alla caccia che il nemico aveva iniziato, rabbiosa, sistematica, appena aveva potuto scoprire il sommergi bile. Una prima scarica iniziò il bombardamento subacqueo, poi serie ininterrotte di bombe; il nostromo ne contò oltre cento: un calcolo sublime: non si sa mai se si arriverà a contare il prossimo numero. Ventuna ora di caccia. Finalmente, una sera, il comandante Erler può riguadagnare il largo, riprendere le rotte lontane, i pen dolamenti, le ricognizioni. Tanti giorni, passano tanti giorni. I vi veri freschi sono finiti, si mangia con- i viveri di guerra: scatole, sciroppi di vitamine, scatole. «Di poppa, a sinistra!» Un giorno all'ora di cena, sentirono il bollettino che dava notizia della vittoria del comandante Rìgoli. Erler me l'ha detto oggi, che sentendo citare il suo compa fino, contento per l'onore che giueia toccato, pensò che doveva accanirsi a ghermire anche lui la vittoria. Lo disse ai suoi ufficiali, testualmente: — O non torniamo o combiniamo qualcosa. E diresse per la baia di Bugia. Violò la guardia delle corvette una seconda volta. La notte era buia, fosca, ma il mare fosforescentissituo annullava quel : enefizio. Eller si mise, emerso, all'agguato. C'era di guardia in torretta con lui, l'ufficiale di rutta, un giovane guardiamarina pie montese. del ' Guf di Aosta, stu-\dente all'Ateneo torinese, il quale " Z^Mtmiié\a mezzo della notte disse: Di poppa a sinistra, una | massa scura. Il comandante Erler guardò |l'ora. Erano le S,S9. Di poppa a sinistra, schizzò dal i-, fapi grufo ottico. Ma, mentre il coìmandaule stava por ordinare i \dati del siluramento, ancora la voce del guardiamarina risuonò concitata: — Comandante, una massa ci viene addosso! Una vedetta rincarò: — Ci sperona! Erler fece tutto in un baleno, miracolosamente. Ordinò l'accostata, regolò il lancio, lo fece eseguire: — Fuori 1! Fuori 2! L'aveva vista, quella massa! Era un grosso incrociatore, si vedevano perfettamente le sue quattro toni, il traliccio della torre e Erler al suo ritorno alla base. portaereo, tutte le caratteristiche dei tipi Leander. Questi incrociatori tipo Leander, sono tra i maggiori e tra i migliori della- flotta inglese, portico larmente studiati per la protezione del traffico e la polizìa degli oceani. Moderni, il pi ototipo staz za 7270 tonnellate, sotto lunghi 169 metri, larghi quasi 17. Sono armati da ben venti cannoni, eli cui otto da 152. Inoltre hanno do dici mitragliere a 1> canne, otto tubi lanciasiluri da 535 in impianti quadrupli, ed una catapulta per dae aerei. Lo spessore massimo della corazza è di centodue milli metri. Le sue turbine Parsons ad ingranaggi sviluppano settantaduemila cavalli di forza che imprimono all'incrociatole una velocità di S2 nodi e mezzo. Hanno milleottocento tonnellate di com bustìbile a bordo, il che consente loro la straordinaria autonomia di dodicimila miglia. L'equipaggio di guerra di queste navi passa i settecento uomini-. La loro costruzione, allestimento, allenamento sono assai laboriosi, richiedono almeno tre anni. Il costo odierno è di circa mezzo miliardo di lire: altissimo se rapportato ai costi navali italiani e germanici; ed agli stessi costi inglesi. Ma si tratta di un tipo di incrociatori che deve rispondere a peculiari esigenze della Great Fleet: di solito il loro impiego era nei mari più lontani; Pacifico, Oceano Indiano, Alto Atlantico, come dimostrano l'alto armamento, la forte autonomia, la grossa dotazione di combustìbile. Aver dovuto impiegare questi incrociatoli nell'impresa contro l'Africa settentrionale francese, dimostra ancora una volta l'insufficienza della sola Mediterranean Fleet di fronte al nostro potenziale bellico, e rivela come il fronte mediterraneo distragga dai mari della guerra asiatica proprio le unità per quella guerra concepite e costruite. Due siluri a segno Il sommergibile del comandante Erler aveva attaccato questo grande incrociatore inglese. I due siluri lo raggiunsero dopo trenta secondi, scoppiarono uno a prora della plancia l'altro pioprio al centro, lo inchiodarono a settecento metri di distanza dal nostro sommergibile, così. Fiammate, colonne di fumo. Un boato, saltavano le caldaie. E l'urlo laceiante del clakson dalla coffa dell'albero maestro, lugubre sull'incrociatore ormai spaccato in due, che si popolava di piccoli lumi vaganti, come una siepe di lucciole. S.O.S. coi bengala: fitti, strani arcobaleni della morte che chiedeva aiuto. II comandante Erler, la gente della torretta, videro quest'agonia della grande nave inglese, udirono e pareva più straziante dopo il tacere dei t imbombi, la voce del clakson d'allarme, un lamento mudo, continuo... Ora di immergersi. Impavida umente il sommergibile del cornali dante Erler era restato « su » «ino all'ultima scena della tiagedia. Adesso s'allontanò condotto fuor della rada, in navigazione subacquea, dalla straordinaria perizia nautica del suo comandante. Già i marinai preparavano la fiamma nera degli affondatoli, e la vernice con la quale avrebbero scritto sulla torretta, a lettere cubitali, l'invito sclicrzosa: « Visi' tate la baia di Bougie, Grand Hotel, con ogni confato ». Erano ancora iti navigazione quando lice vettero l'entusiasmante messag \gio di elogio del loro ammiraglio, e poi sentirono ti Bollettino che lì , ! superatì, per le piove vinte, perlla vittoria conquistata, un sanio,\ e la Madonna o il Signore. E il'nostromo diceva a tutti che ina-,gari con i suoi snidi, ma una Ma-\donna appena alla buse, una bella >Madonna per metterla a boido.\voleva comprarla. La metteremo\qui. la metteremo li, no meglio'.veder' tutti.(citava. Pensò, il c /mandante Rino Eller, che a quell'ora la sua famigliti nella villa di Salgareda, e la siiti fidanzata; ed il fratello nel collegio Brandolin di Oderzo, ascoltavano col cuore in tumulto quelle stesse parole: la voce della Patria che parlava di lui, che scandiva il suo nome. Felice, fra pochi giorni li avrebbe rivisti, e gli pareva di aver passato anni, non settimane, in quel mare. Namgavaiio terso la base, ciascuno ringraziava per i ncricoli\ qua. che la possano Decisero, d'accordo, dove avrebbeio messo quell'immagine. E in quel posto, ora, sta la Madonna; benedice, sorride. Attilio Crepas

Luoghi citati: Africa, Albania, Aosta, Oderzo, Padova, Renania, Salgareda