la situazione
la situazione la situazione • I sovietici continuano ad attaccare duramente nella regione del Don, dei Calmucchi, di Stalingrado e di Velikie-Luki. Dovunque, come annuncia l'odierno bollettino germanico, i capisaldi difensivi hanno retto all'urto. Le fonti militari berlinesi segnalano l'intenso logoramento subito dalle forze attaccanti: si calcola che nel corso delle ultime operazioni difensive-le perdite russe corrispondano, nel loro complesso, agli effettivi di un'intera armata. Ciò significa, palesemente, aver pagato a troppo caro prezzo la provvisoria occupazione di qualche centinaio di chilometri di distese ghiacciate. • Il peso della lotta è sempre sostenuto, sul fronte • orientale, dall'esercito sovietico. Non solo sono i russi a combattere (che Stalin non ha mai voluto saperne di includere nelle proprie unità, sìa pure a titolo di rappresentanza simbolica, soldati dei paesi alleati), ma è di produzione russa la totalità del materiale impiegato nell'offen siva. Nessuno dei carri armati americani, che da Washington si assicurava sbarcato in gran copia a Vladivostok, ha fatto la sua apparizione nelle linee del combattimento (apparizio ne che i tedeschi, sia detto per inciderla, non mostrano di temere, avendo constatato che il materiale bellico di produzione americana vale meno di quello sovietico). Viceversa sono i rus si a segnalare l'arrivo sul fronte orientale di divisioni fresche germaniche, magnificamente armate ed equipaggiate. Si ha così l'ennesima riprova che il surrogato africano del secondo fronte europeo non ha giovato a Stalin. Roosevelt e Churchill barano quando affermano il contrario. Autentiche mosche cocchiere, si attribuiscono meriti assolutamente immaginari) nelle pretese vittorie sovietiche, atteggiandosi a creditori di un alleato alla cui resistenza debbono esclusivamente il miracolo di essere ancora in piedi, e di poter dissimulare la intrinseca debolezza sotto un linguaggio vanagloriso e oltracotante. • Documento di boria e di oltracotanza è il discorso che il paranoico della Casa Bianca ha pronunciato dinanzi al Congresso. Le circostanze e l'ambiente gli hanno imposto la rinuncia a certi toni più dimessi e famigliari che facevano capolino nei « fireside talks », nei discorsi del caminetto. Quando si stanno per chiedere crediti di miliardi e proroghe di pieni poteri, è necessario ostentare un'illimitata fiducia in se stessi, e un ottimismo a tutta prova. Tuttavia lo sfoggio di forza rooseveltiano è tutto esteriore e verbale, di parata. Le parole sono sanguigne, ma la dimostrazione è anemica. Attribuire alle piogge la stasi delle operazioni in Africa è scusa da scolaretto scarso di fantasia: i generali nordamericani, quando annunciavano le loro folgoranti offensive, ritenevano forse che ih Tunisia non piovesse mai? L'esaltazione della potenza in¬ omrcdssbzdrcqcgvzd(«T scgeanofihL taziT
Persone citate: Churchill, Roosevelt, Stalin
Luoghi citati: Africa, Stalingrado, Tunisia, Washington
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