DIETRO LO SCHERMO

DIETRO LO SCHERMO DIETRO LO SCHERMO Vf'" fi* $ Anneliese Uhlig Si direbbe che, nelle rubriche cinematografiche, gli argomenti abbiano le loro stagioni, in un ciclo abbastanza variegato e assai chiuso. La musica e il film, il coloie, questo o quel particolare tecnico, il film in costume, il doppiato, la sceneggiatura, il documentario, gli attori... In realtà il procedere del cinema è incessante; e tratto tratto occorre rivedane questo o quell'aspetto. Cireneo e meassatutto, ogni tanto il dibat tito sulla critica; e sempre con puntuali, tnei>irabiH accuse. Vogliamo parlarne un po' chiaro f Una critica cinematografica, diffusa e regolare su quotidiani e riviste, esiste in Italia si e no da quindici anni. E vi si possono distinguere tre fasi. Dapprima ha seguito il cinema nelle ultime prove del «muto », ha visto nascere il «sonoro», non ha piudicato sui nostri schermi che film stranieri, particolarmente americani; voi, a poco a poco, ha assistito all'attenuarsi di quel predominio, con i sensibili contributi del film tede sco e di quello francese; per poi giungere al progressivo affermarsi di quello italiano. Toni della critica, specialmente dei quotidiani, in quel mimo peiiodo: atteggiamenti abbastanza sbarazzini, più o meno disincantati, pronti alla condanna recisa, alla stroncatura. Deve fare tutto da sè: orientarsi ponendo termini e vela siom, crearsi un linguagliio. Primo risultato, subito concreto, e indiscutibile pur tra svarioni e disguidi: l'aver dato vita a un tipo di iecensione agile e breve, sovente nervoso, certo di oggi. Ma quella critica è assai giovane; e, quando non è stupida, ama tingersi d'un po' di sufficienza, predi/i ge la battuta scherzosa, non tra lascia qualche sfoggio più o meno innocente. Difetti di gioventù Secondo periodo. I più avvertiti sondano il terreno, affrontano quel che c'è da affrontare come problema estetico, un linguaggio Questa povera critica - Troppa severità, troppa indulgenza • Tre periodi e tre accuse Alla Camera Internazionale del Film terminato film, non fa per lei; e non distrante, con rude chiarezza, la stragi onde maggioranza che potrà trovarvi un suo svago o almeno un suo diversivo. Però, cosi, si dirà, si attutisce quella funzione di lenta e continua educazione del gusto che anche alla critica è affidata; ma a quella funzione sono indispensabili riferimenti e pretesti; e se questi sono forzatamente limitati il non tener conto di tale limitazione poti ebbe assai facilmente dare alla portata e al tono di quella funzione aspetti addirittura grotteschi. * * E' quasi ultimato Grattacieli, diretto da Guglielmo Giannini, con Vanna Vanni, Luisa Garella, Renato Cialente, Luigi Pavese, Paolo Stoppa, Enzo Gainotti e Guido Notari. — Stanno per iniziarsi le riprese di In due si soffre meglio, regia di Nunzio Malasomma, fra gli interpreti Carlo Ninchi, Carlo Campanini, Giuditta Rissone. — I/avventura di Annabella sarà una commedia sceneggiata da Metz, Steno, Santangtelo e Menardi, diretta dallo stesso Menardi, con Maurizio D'Ancora, Lia Corelli, Virgilio Riento, Paola Borboni, Amelia Chellini, Enrico Viarisio e Giovanni Grasso. — Nebbie sul mare ha per regista Hans Hinrich e per taterpretT Viveca Lindfors, Otello Toso, Gustavo Diesai, Umberto Spadaro, Achille Maieroni. — Si è iniziato a Tirrenia Prigione bianca, diretto da Geza R&dwany, con Maria Von Tasnady, Andrea Checchi e Renato Cialente. * * L'ultima riunione, avvenuta a Budapest, della Camera Internazionale del Film, ha vÌ3to la partecipazione dei rappresentanti il Belgio, la Bulgaria, la Danimarca, la Finlandia, la Germania, l'Italia, la Norvegia, l'Olanda, il Portogallo, la Romania, la Slovacchia, la Spagna e l'Ungheria, e!' stato fra l'altro stabilito un più ampio scambio di personale tecnico, artistico e di materiale; l'approvvigionamento di quei Paesi che non dispongono di una propria produzione' di pellicola vergine; il principio che i film abbiano la stessa nazionalità dei loro principali untori e collaboratori; e che con l'inizio di quest'anno siano ritirati dalla circolazione i superstiti film anglosassoni. è quasi creato, ci si comincia a intendei e sul suo vero valore. Il tono, specialmente sui quotidiani, si fa meno « brillante »; la stroncatura è un'eccezione, la condanna, o la liserva, è quasi sempre assai motivata; ci si fa più attene perciò pazienti, sereni. E questa serenità si fa particolarmente doverosa di fronte alla cosiddetta ripresa del nostro cinema. Ultimo periodo, l'attuale. Un tono guardingo, sempre specialmente sui quotidiani, talvolta quasi evasivo. Ci si intende un po' fra le righe, non si teme, qua e là, di essere generici. Lo sforzo del nostro cinema si è fatto cospicuo da un punto di vista industriale; e tale sforzo è talmente vasto che la critica non solo e subito ne riconosce l'importanza, ma prende talvolta addirittura l'atteggiamento di chi si ritira discretamente in un canto. Non troppo disturbare gli « addetti al lavoro»: potrebbe essere la sua nuova insegna. E' soprattutto tempo di semina; lasciamo che i frutti maturino. E' già miracoloso che si producano film, e sempre di più, mentre la guerra infuria. Questo intenso periodo del nostro cinema crea intelaiature, fa lavorare molti elementi, dà ossigeno all'esercizio, uno svago a quanti ne hanno bisogno; è perciò logico che una violenta stroncatura di un film, in tali momenti, potrebbe apparire a molti quasi un atto dt sabotaggio; e di qui quelle cautele, quella discrezione, quell'apparente indulgenza (apparente perchè anche in questo tono esiste, o pud esistere, tutta una gamma di sfumature). Ma la povera critica è quell'in cassai ulto che si è detto. E perciò: dieci anni fa le si rimprove rava di essere troppo violenta; cinque anni fa, di essere troppo severa; oggi, di essere tioppo longànime. Accuse, le prime due dettate da pratici inteiessi di importatori, noleggiatati, esercenti; ispirata, la terza, da disinteressatissimi, e ardenti, e convinti fau tori dell'arte per l'arte. Ai primi non si è mai dato ascolto; ma gli ultimi hanno tutta la loro importanza, figuiiamoci se in pectore e come principio non li approviamo. Ma il pioblema, oggi, non è esclusivamente critico, non implica sensibilità, gusto, cultura: è prevalentemente pratico. Ed è forse questo il momento di usare un metro assai severo, di spaccare il capello in quattro e magari in otto, di fronte a un'attività che ha oggi predominanti aspetti pratici, sia alla sua origine che al suo sbocco f Tempi di critica e persino di iper-critica, o non, invece, di dosata cronaca, d'informazione allusiva, e d'esplicito consenso soltanto quando questo sia per davvero meritato f Far capire a una minoranza di spettatori colti ed esigenti che, quel de- |