Il sommergibile che evase dalla sinistra "prigione di luce"

Il sommergibile che evase dalla sinistra "prigione di luce" Affondamento' nella rada di Bougie Il sommergibile che evase dalla sinistra "prigione di luce" Uno scoppio iperbolico, un lampo nel buio, e il mare succhiò la grossa nave stracarica, di diecimila tonnellate: il siluro del comandante Rigoli era andato a segno (Dal nostro inviato) Gruppo jinmerglbili X, 4 gennaio. Adesso, il tenente di vascello Roberto Rigoli ritornerà in Atlantico, dove già s'era meritato due croci al valore per l'affondamento, agli ordini del comandante Murzi, di' due grossi piroscafi per diciassettemila tonnellate, e una medaglia d'argento per una delle più belle azioni di guerra oceanica di corsa. Rigoli ritorna in Atlantico. La guerra subacquea in Mediterraneo è stata per lui una parentesi assai breve dopo il periodo della Scuola Atlantica e della Scuola comando. Una parentesi assai breve; settimane, al comando di un sommergibile nuovo nuovo e bellissimo che ora egli ha portato qui al nostro Gruppo per consegnarlo al nuovo comandante. Ma in questa breve parentesi ha toccato un'altra volta la vittoria e s'è meritato la sua primo citazione nominativa sul Bollettino. Anch'egli ha partecipato alla azione di massa compiuta dai sommergibili italiani contro il formidabile ^schieramento navale angloamericano durante V occupazione del Marocco e dell'Algeria. Anche egli ha forzato la baia di Bougie (a proposito, perchè seguitiamo a a scrivere il nome francese dì questa città e di questo go^fo, quando tutti ì buoni dizionari geografici, gli atlanti, e la stessa Enciclopedia Italiana elle fa testo — vedi voi. Ili pag. 58 — usano la edizione italiana, Bugiai), e proprio all'imbocco ha silurato ed affondato un grande piroscafo, carico, da diecimila tonnellate. Un golfo inospitale Abbia?)!o steso sotto gli occhi il grafico della sua azione, ed una pittoresca carta del golfo. Sulla scrivania della loggia del comando la sagometta di celluloide del suo sommergibile ha rifatto gli itinerari, le manovre, gli attacchi di quella notte, e piccoli oggetti qualunque stavano a rappresentare il convoglio nemico, le navi che bruciavano nella rada, un rottame alla deriva, uno sco'ffitor.. Si ossei-vava la posizione della foresta di Asrit, l disegnino marrone della città, le righe cinerine del porto, nere della ferrovia Beni Mansur-Costantina, le chiazze verdi dei giardini d'agrumi, il monte Gouraya cìus abbraccia la città; i colli, le strade, le batterie, gli uliveti, i punti di approdo delle navi nemiche. Dopo giorni di pendolamenti, di agguati, il comaìidante Rigoli entrò nella baia di Bugia decisamente, una sera; sulla costa l'oscuramento era perfetto. Ma in mezzo al golfo ardeva un piroscafo cnor me, incendiato ore prima da aere: dell'Asse; la carcassa tragica appariva deserta, i marinai dovevano averla abbandonata visto che era inutile lottare con le fiamme. M'è già capitato di dirlo, ma mi piace ripeterlo, che ogni violazione della baia di Bugia è stata una prodezza dei nostri sommergibili, perchè tutto il golfo si presta malissimo alla guerra sottomarina, con i suoi fondali massimi di 80-25 metri, e secche frequenti. Quest'arma difensiva classica del sommergibile che è il poter disporre della profondità, è colà sottratta alla tattica del comandante, e rischiare un incontro col nemico in quelle acque è superare le più alte medie di audacia. Rigoli entrò nella baia, ispezionò la costa. Che maledetta bellezza! Il mare ,era d'oro; la fosforescenza dava spicco alla sagoma del sommergibile: parve talvolta ai suoi uomini di navigare con un alone inesorabile, una specie di prigione di luce dalla quale era vano tentar di scappare, per quante acrobazie si facessero. Poi ci si misero anche: gli aeroplani: volavano alti, al largo, ed ogni tanto pareva che appendessero al cielo enormi lampade col paracadute per paralume; rischiaravano così vaste zone di mare sulle quali si dirigevano le corvette con evoluzioni rapidissime, in evidente caccia dei sommergibili nostri che tormentavano còsi gravemente le rotte e gli sbarchi dei convogli, proprio nei siti più vitali e più muniti. coscvemtazunitadevoBdoinvrpnnrimcod« ropnxdcegdsofasscl'alidmnvdcsnnq«tL« Quello lo siluro! » Ma il comandante Rigoli non se ne diede per inteso. Era necessario tenere sotto controllo la baia di Bugia; accidenti ai bengala, accidenti alla fosforescenza, accidenti alle corvette ed agli acrei, accidenti anche ai bassi fondali. Però nella baia bisognava andarci, e restarci quel tanto che occorreva a cercare di vedere tutto, e a siiti rare — se arrivasse a tiro — quaì che unità nemica. Ci andò, ci ritornò. Una notte finalmente — era appena riuscito 1?«J evadere dalla « prigione di luce » ecco un convoglio di piroscafi con una fitta scorta di corvette e di cacciatorpediniere, diretto ad est,- navigava in perfetta formazione, tenendosi alla costa, e con una rotta die mostrava di considerare la baia di Bugia coinè acque ormai protette, poste dal for. midabile spiegamento di forze na- ' vali an-ilostatunitensi fuori campo di offesa della squadra subac• guea italiana. • Rigoli si portò in eccellente posizione di attacco con una bellissima manovra. Vide sfilare iZ con- l voglio: unità leggere di protezione, piccoli piroscafi, poi, e gli passò così vicina!, una corvetta, e poi ecco un piroscafo che apprezzò di oltre diecimila tonnellate... Egli si levò U cappotto ed i guanti. Fece questa cosa singolare, quasi si preparasse ad un combattimento personale, disse semplicemente^ _ Quello lo siluro ,eiomsdlsetaptrsnpdqncffgtsLlVadiè una cosa ffTGrosso era, di diecimila tonnel- la-U almeno, s'è detf,; e stracari- co; la linea di galleggiamento era scomparsa sott'acqua, e doveva aver carico persino in coperta. Uomini formicolavano su quella montagna nera che usciva dal nerazzurro del mare, e forse crnn uomini che vedevano per la prima volta il Mediterraneo, nell'incanto della notte stellata, per la prima volta l'arco stupendo del Golfo di Bugia, e già pensavano all'approdo, alla città nuova che avrebbero insto, alla buona onta terra clic avrebbero risentito sotto i piedi dopo tanti giorni di mare. Chi sa che novità eia per portare loro l'alba! Non videro quell'alba, gli uomini della grossa nave. Con due siluri lanciati magistralmente, il sommergìbile del comandante Rigoli la colpì al centro, subito a poppavia della plancia, ed uno scoppio « iperbolico » riempi l'aria di terrore, un lampo squarciò il buio; in pochi secondi U mare succhiò la nxtve, ed incominciò la « ruzza * delle corvette e dei destroyers che cercarono di localizzare il sommergibile che arerà fatto il colpo. Sotto « caccia » R'goli s'immerse; una « rapida •»; guadagnò navigando sotto sotto il mare più aperto, ma aveva fatto a tempo a vedere l'onda farsi di madreperla contro la costa, schiarita dal primo baluginare dell'alba. Parlare piano, anzi non parlare affatto se non per motivi essenziali, non muoversi chi. proprio non dovesse, insomma tutte le raccomandazioni solite nella navigazione subacquea sotto « caccia ». Due volte s'era sentito le corvette addosso. Riemerse verso mezzogiorno c'era un bel sole, un'aria tiepida, i suoi marinai gli avevano confezionato con la stagnola e glie l'avevano decretata, una medaglia sulla quale avevano inciso il suo motto « Uso ad osare ». Un po' di quiete, sotto quel bel sole! Ma appena in torretta vide che una squadriglia di aerei ita Haiti e tedeschi stava attaccando un sommergibile inglese che si difendeva con i cannoni e le mitragliatrici. Non c'era da far altro che ritornare « sotto » por non impacciare l'azione dei nostri aerei, e tentare magari un attacco più tardi, se quésti non fossero riusciti a liquidare l'unità nemica. Non dormiva da quarantotto ore; gli pareva che la sua cuccetta fosse voluttuosa e invitante come il letto a pagoda dei Mandarini del sogno. Si distese in camera manovra, cercò di mandar a dormire il suo ufficiale in seconda ed il suo direttore di macchina che s'erano prodigati durante tutte le azioni. Navigazione subacquea. Ogni tanto fa sua voce un po' stanca, un po' arrochita, chiedeva agli idrofonisti: — Niente di nuovo? Non ci fu più niente di nuovo, sino al rientro felice, con la fiamma dei vittoriosi e degli uffondatori in torretta.' Il comandante Roberto Rigoli è giovanissimo, è nato nel 1914 a Firenze: e soltanto pochi anni fa fKiccva ogni giorno la spola fra il Liceo Dante e la sua casa al numero 57 di via delie Cinque Giornate. E pensava con un po' d'invidia al padre, il quale, che fortuna, poteva viaggiare, viaggiare!;... perchè il cav. Enrico Rigoli è Ispettore de,le Ferrovie. Viaggi di due giorni, persino di tre giórni in ferrovia, coi t: eni che vanno più lontano! E al ragazzo pareva così avventurosa tal vita sul treno, che fu per amor dei viaggi che entrò all'Accademia dove sortì Aspirante Guardiamarina nel 1936, l'anno dell'Impero. Altro che treno, altro che due o ire giorni. Adesso ha fatto, e in guerra, viaggi di mesi e di mesi sul mare e sotto al mare. E quanto ad avventure, tante da poterne scrivere un libro, di cui, vitanto, un capitolo eccolo qui. Attilio Crepas

Luoghi citati: Algeria, Firenze, Haiti, Marocco