Quando l'amore ispirava le canzoni

Quando l'amore ispirava le canzoni ANTICHE MUSICHE ITALIANE Quando l'amore ispirava le canzoni e i , i Lt amore è l'argqmento, anzi il motivo, delle quarantaquattro « villanelle alla napolitana» in due libri, sontuosamente edite dall'Istituto italiano per la storia della musica, che con questo volume curato da S. A. Luciani e con quelli dedicati a Gesualdo da Venosa e a Pomponio Nenna, elaborati dal Vatielli e dal Dagnino, comincia la pubblicazione di preclari opere lungamente obbliate. L'amore risuona trepido, fervido, raramente scherzoso, nelle stro- fe d'ignoti rimatoti eindiei can- zonl a tre voci di diciassette mu- sicl pugliesi della seconda parte del Cinquecento qui ricordate. Sentimento talvolta manierato, più spesso schietto nella parlata sem plice e gustosa quanto un dialetto, nell'espressione scevra di rettorica; semplice anche nella melodiosltà e armoniosità, con tocchi affettuosi, impeti patetici, sobrie eleganze, mirsbili proporzioni. Si distinguono perciò queste pugliesi dalle villanelle d'altre regioni, che o esemplavano le frasi e i ritmi del canti villaneschi o si atteggiavano pomposette nei modi dell'aristocratico madrigalesimo. Qui, desiderio quasi sempre platonico, tormento per l'indifferenza dell'amata, per l'abbandono, per la gelosia, invocazione di pietà, presentimento o volontà di morte. Una volta sola sdegno e propositi efferati, senza troppa tragicità. Dominano la malinconia, il rimpianto, la nostalgia, di accento nativamente meridionale; struggimento, più che sfogo o esasperazione. Queste villanelle, terzine o quartine, di rado sciolte, ritornellate nell'ultimo verso, mentre la musica ripete il primo, ben redatte e corrette, confermano con lo spirito e la stesura la giustezza delle più recenti conclusioni storiche ed estetiche sulla cosi detU» poesia popolare e sull'entità del genere. Parimenti lontane dall'elementare strambotto e dal complesso contrappunto, paiono pensate e sentite in una facile compiutezza e sono, le belle, opere di arte senza aggettivo. Alcune poesiolc sono lente, statiche, altre, ingegnosamente elaborate, stemperano il concetto dalla prima strofa, altre infine procedono dinamiche in uno svolgimento drammatico: Questa ascende verso un culmine d'angoscia senza -speranza:Ohe t'ho latito, crudcl, per che ragione Bmmi vedermi lairimar ognora? K tu, eruditi, non odi e vói ch'io moraPer lacrimar, oimc, quest'occhi fanno Un mar. poiché il tuo viso mi nascondi£ tu, crudel, non odi e non rispondi cl, t h, „ , [àncora rhe vcllKa a aar Tipoeo a tanti guai, Ma tu, crucici, non mi rispondi mai. ! Poicliò col mio languire e «ospirure,Donna, non vuoi sentire lo mìe pene, Voglio morire, o sventurato mene.. Grande è la tristezza della cantilena e accompagnata con soavità, cordialità, condiscendenza, diremmo, dall'altre due voci, si che la paginotta, che Glovan Francesco Violanti compose con tanta ingenuità d'accenti, rievoca i più toccanti « lamenti » corali o monodici, di cui il Cinque-Seicento, anche nel nome di Monteverdi, fu ricco. « Donna » è chiamata la « crudel nemica », e anche « Signora » o <c Madonna », ciò che solleva il componimento sull'ambito villanesco. Il tono alto è talvolta accostato a quello disinvolto. Per esempio: Signora, par che '1 Ciel v'ha fatta a Iposta Per fareve padrona de la gente, Ch'affatturate chi cl tiene mente. CCoSDlt*\ESPCS/CCKDAESNoSPer6, eHtnora mia, voi eete quella Che date lm-e .il fole e oirnl i-teMii Kt a noi vita con 'sta faccia hella. Gio. Francesco Capuano intonò questa canzone con movenze gentili, die spicco alle parole essenziali, sottolineò con affettuose modulazioni i moti dell'animo; e tutte e quattro 15 .itrofe stanno a loro agio sul bel tessuto canoro.. Accanto a ricercatezze letterarie come queste: Per pianto la mia carne ai distilla . — - (».- 1) O ili mia fragil barca duro crocilo lLASsndimglI!l.3!;Ahlmè, che crudeltà pa ma, .entità I | si leggono proverbi, quasi echi:minimf dal 'favorito sentenziarti Ch amor di donna Dkclol tempo.duraChe mal e bene poco tempo dira (II, 16) o spunti di canzonetta: So 'nnnmorato e sentomi morire D'una donna bruncttella, lirnzioFa e sdtp'nosella. tiempre mi dicej lasciami stare, *\on mi parlo re. E mi fa notte e giorno sospirare.S'io l'amo tuato quanto ei può amare,Perchè è tanto saporita Che ini da e morte e vita. Sempre le diro: Caro mio bene, Con tanto bene Contentami sto core, amaro mene. Kt essa tutta quanta «cornatella Dice sempre; Ani, traditore, Altra donna tiene al core. Et io le diro.- O vita mia. Speranza mia, Non tanti guai, pietà per cortesia o similitudini scherzose: Scacchier' é deventato lo mio core ln"iìi'rc'hln'"e dYh'lanèTieVe"nello piotoLa Donna con il Ke don riamine e foco. Amor B^oca oon me e. Ta cercando, Se non m'aiuta tua bcltn divina. Di darmi scacco matto di pedina- fi questa fu musicata dal barese Stefano Fells, che ebbe nominanza in Italia e fuori, e che qui dà saggio di arguzia e leggerezza in una vocalità sillabica, scioltamente armonizzata. S? ai motivi finora riferiti s'aggiunga qualche altra caratteristica, il doppio senso, in una canzone di cacciatori (II, 15) che ha il fare Ubertino d'un carnascialesco, una certa lascivia seicentesca (I, 11), o l'oscenità appena velata (II, 6), s'è detto tutto dell'am¬bie'nte letterario di queste villa ^ dQve nQn s.inco^tran0| come accade nei madrigali, Filli o Tirsi o Aminta, e solo una volta per reminiscenza petrarchesca è no-minata Laura. cia queste accentuazioni dellasensuahtà restano inosservate nel-la parte musicale, poiché solamen-te più tardi, nel Seicento, e nelle monodie, si trovano riflessi, artistici non materialistici, del languore fisico. Questi musici pugliesi" cantano pateticamente e rilevano l'amorosa pena con una purezza espressiva che sembra abbia allora allora superato il momen to psicologico. Nelle tre voci la linearità melodica è evidente e pregnante. Qualche tentativo di imitazione, magari sulla parola fuggire, è fiacco, e nella brevità rachitico. E la linearità pregnante o emerge ininterrotta in una sola parte o si salda nel passare dall'una all'altra, sicché il senso ,Ia °u,ova ?,°?auist& d?>- * individuale sul collettivo, della personalità sentimentale ed espres 'siva, il valore drammatico dell'ar | monia moderna, risultano già pie ini e precisi. Forse soltanto una | diecina delle quarantaquattro canzoni è da considerar mediocre , jzione, la vsemenza o la dolcezza , dello scatto, la coerenza dello^svolgddvmL'altre hanno più e più pregi di bellezza, per la intensità dell'emo- gimento, l'appropriatezza delle ri sposte, la lirica del sentimento. Spesso la dignità poetica mosse il musico, e la composizione appare nin^eaanatCT re col.rilievo del pfriodi e ^cperiodi pensieri. Talaltra il musico proce dette su un concetto generico, e fece opera bella. Accadde in questo caso ciò che è comune ai canti sorti sur un ampio e diffuso fondo sentimentale, (11 trovadorico o il romantico tedesco, per esempio, e pur si potrebbero citare Imomenti delle letterature e musiche «Halettali); quel diffuso, generico "fondo sentimentale si risolse in una vivace specificità e a ciascun artista suggerì volta a volta un accento singolare. Fra 1 musici spiccano, oltre il grande stilista Nenna, 11 De Antlquls e 11 Fells; ma quante paglnette commosse, delicate, squisite, han lasciato Il Lombardo, il Ds Monte, il Violanti, il De Piccoli», il De Bf.ldis, il Capuano; 1 quali si dol¬ gono e sospirano e cantano e modulano con una intensità assai più intima di quella del rimatori, con Su^K^ tologie del tempo: Intessitura ff;cespuglio o ghtrUtnda o corono. rfjivari fiori, o Fior del giardino, o,Armonica corona. Un titolo è ad-1dicevole: iteri raccolti. Aeri, cioè] arie, primordiale e secolare modo -l'anima e dell'amor di donna. Questo canto è negletto ora da' ai molti contemporanei Ma tornerà' - si spera, per l'umana gioia. i- ie' A. Della Corte

Luoghi citati: Gesualdo, Italia, Venosa