Il codice della vita coniugale di Francesco Argenta

Il codice della vita coniugale Il codice della vita coniugale Troppe separazioni? Il numero delle domande cresce ogni anno, soprat tutto per opera delle mogli. Ma cresce ogni anno anche la somma degli insegnamenti delle Corti e si completa la guida per la felicità coniugale Rapportato all'andamento della I nnuzialità o, per essere più precisi,imalla massa numerica dei matri- imoni che si celebrano annualmen- (te — oltre trecentomila — il mo->5vimento delle separazioni perso- tnali presenta una consistenza che spuò sembrar trascurabile. Ma il pfenomeno va riguardato al di là!udelle semplici apparenze, al di,mfuori, comunque, di questo termi-Isne di confronto: va considerato zin se, nella dinamica del suo ve-'lrificarsi, nello sviluppo della cur-lava, decisamente ascendente, che dne registra il volume e le flut-l dtuazioni, nella socialità, infine, dei .psuoi effetti e della sua portata, lc . , ,, ,. Igseparazioni e annullamenti dc^T,r>,,„n i„n,„ ..-14.» Idco^unar^^tìs!1 SS Je^rSJi ÌIuSÌ,=,t S^'iiSSS?!1? Passatt0,' 'a <3uotaigsu cui accenna ora a stabilizzarsi, f1mnPme^nd' "7 r2quenn!0' " Ho^°H^n?Qa°odeIì%o0mflt e è,Pas-i nS£™?22™S^»ei.Ia te,ld?nza!nc'i»n.m»n^.,»=n Tha lanta di HcSS a H™«frita.i Tlnn^£«- raPP°r,to f ra.lc sfr^S'^^tl'8 r,esP'n- ft%lM,qnnl\lJrfSC^f\taa-^''-uS!L^Jm?l1rata,(deltta|vffilnmI<"?..?.1,u'ille inoltrate rne lLU7atfi»df^LtH0»TiuSM (.e tF^iinA10* lm?iativa la sollec: nt™ì«?i™ m^SS^JS^JP& atravalica di gran lunga quella dei |mariti, si che vien fatto di ehie dersi se sia maggiore l'irritabilità delle une o la sopportazione degli altri), ma il fenomeno si snoda con un^ritmo che potrebbe dirsi regolare e costante, in base a coefficienti di aumento che si accumulano e si consolidano, trovano la loro spiegazione in fattori che sono al di là del naturale accrescimento della popolazione, hanno il loro parallelismo nell'inflttirsi del le richieste di annullamento di ma trimonio. le quali, a dispetto del-!K^^J&^&dei matrimoni, secondo la legge del 27 maggio 1929, sono più che raddoppiate in questi ultimi anni, passando da 57 a 133 nel vol-l gere, appena, di un triennio. Tropp;- separazioni, troppi ten tativi intesi ad ottenere, comun-ique, la dissolubilità di «" irf-^iJche la legge dichiara !siun vincolo ; dissolubile solo con la morte? Se da un lato è necessario notare che le richieste di annullamento di matrimonio riguardano casi e situazioni particolari che hanno scarsa probabilità di presentarsi su scala piùlvasta (più di un terzo delle ri-anche oggi, per fon-per isfondo l'asserita impotenza del marito), dall'altro a giova avvertire che più della metàejdelle domande intese ad ottenerei?iutllzialnierlte la separazione di-ventano caduche per l'abbandonodell'istanza da parte del coniuge che l'ha presentata. , . ... Istanze abbandonate :chieste ha, da™cnt° '° e ¬ o Su 5432 domande presentate nel 1938 (il vertice sinora raggiunto) ben 3073 sono state abbandonate nel corso della procedura. Il fenomeno si è ripetuto negli anni ulteriori (2877 domande abbando- nate su 5287 presentate) cosi come si era verificato con analoga mponenza negli anni anteriori (3145 domande abbandonate su 5041 presentate), ma non è suscettibile di ottenere in ogni caso una spiegazione univoca. Non è sempre un bagliore di resipiscenza o una fiamma di volontà che determina l'abbandono della causa. Più spesso è l'accidentalità del guidizio che induce la parte attrice a asciare l'agone: qua perchè si è arenata nei labirinti della procedura o ha ceduto alle manovre defatigatorie della controparte, là perchè si è piegata o amanita lungo le fortunose strade della giustizia, si è arrestata, sgomenta, dinanzi alla paventata inconcludenza o caducità delle prove che suffragate u suo M- ,^^^-^™- '11: gnifica sempre riconciliazione fra f cor,j11Eri p, ia frattura chP «il ' op«S.tag neflaVr^convivenza nell'armonia dei loro rapporti se non può trovare nel magistrato il clinico che ne indaga li causa e ne ricerca il colpevole; se, in so- stanza, l'urto che è intervenuto fra i coniugi e che ha condotto uno ui essi? od entrambi, ad inv»la'e l'intervento dei giudici per rl90lvei,e una situazioIlcTcontristata e reaa intollerabile dai dissidi. non può portare, per l'avvenuto abbandono^en'lstanza, ad una indlviduazlone della colpa, ad una definizione del contrasto, non può trovare nel testo d'una sentenza la tradizionale ma platonica sanatoria che tocca solitamente agli umani conflitti ed alle umane vi-* cende, ciò non significa che sull'orizzonte dei coniugi in discordia abbia a risfavillare la pace. Le istanze di separazione coronate dall'abbandono durante il corso della procedura confluiscono fatalmente ad ingrossare il fiotto cdtcvbndTgtvsripEvDdpdclbppsrpnaebisepa- ggjf consensuali^ 'dldto **** &i SRL®** fai si afflie-o-nno 1 J?!?-a"°.e. amigp°.no 'a società E qui le statistiche si arenano: non giovano, non soccorrono più per valutare l'entità del fenomeno, per giudicare l'ampiezza e la gravità del male. Il male si disperde e ci confonde, si mescola e trascolora nei molti altri che insidiano ed affliggono la società: riapparirà per altri versi, ma solo più tardi potrà essere misurato dagli indici che oscillano sul quadrante vasto della vita. Poeti e drammaturghi l Quello che conta notare in que ,sta sede non è, tuttavia, la sorte , che può toccare alle istanze di se ^arazione abbandonate per una Sragione o per un'altra nel conio ldella procedura: non è l'alternajtlva di queste' istanze, ma il ere iscendo con cui, oggi, si fa ricorso lall'istltuto della separazione. Fra Itutti gli istituti giuridici sanzio nati dalla nostra legge civile, non ve n'ha, forse, un altro cosi osteg- fatto. |giato, cosi denigrato. I giuristi che "hanno avversato o tuttora l'avversano perchè, in confronto all'altro istituto — il divorzio —, lo ritengono meno conforme alle ragioni ed ai precetti generali di diritto, meno efficace e proficuo per I coniugi e per la società, nel caso * o che la vita comune fra i coniugi diventi impossibile e si debba mettere in atto un rimedio, ne evocano le remote origini, per trovare una ragione di più per combatterle, e ne inquadrano la genesi In quel sistema di misure e di espedienti onde il Concilio di Trento cercò di parare le conseguenze della scissione protestante, la quale aveva ammesso il divorzio-in moltissimi casi ed aveva soppresso il celibato dei religiosi. Ma contro l'istituto della separazione non si sono accaniti solo i giuristi: anche i letterati ed i poeti sono insorti contro di esso. E con quale piglio furibondo, talvolta! Ne L'uomo-donna, Alessandro Dumas-figlio, che alla causa del divorzio aveva dedicato la sesquipedale lettera coi 24 « considerando » in risposta all'abate Vidieu, ci offre questa stroncatura dell'istituto: * La separazione non libera. Non spezza la catena, la fa più lunga, e, per conseguenza più pesante. Lega da lungi, ma per sempre, l'innocente al delitto de) reo; sopprime la sua metà senza permettergliene un'altra. Condan na i due, il colpevole e la vittima, alla medesima pena, al celibato ed alla sterilità, e, se rompono il bando, condanna i figli nascituri i quali sono davvero innocenti, a padre e madre incogniti che saranno forse la vergogna ed il dolore di tutta la laro vita ». E prima di Dumas-figlio il Legouvé in Pudri e figli aveva, scritto : « Com battiamo questa unione menzo- nodegetadi15cirmriteddogotemdrzinescchlatodedoè stcrsitiratiVsecome qdtitognera che "sussiste ancora comeltuna catena, allorquando è spezza- mù a a o o e a o o a n ta come un legaccio; combattiamola senza posa, in nome dei figli ohe pretende difendere e che invece deprava, in nome dei sentimenti di famiglia che snatura, in nome dei bastardi che moltiplica, in nome degli adulteri che regolarizza, in nome, finalmente, dei principii fondamentali della società che oltraggia, in nome |della giustizia, del pubblico pudore e della liberta ». Persino sulle scene (e 11 teatro si dice sia lo specchio della vita) l'istituto ha avuto i suoi detrattori. Ed è stato Sardou, in uno dei suoi drammoni popolari a concepire l'attacco impetuoso e patetico. «Ah! gli è che sono stanco: vi giuro... quindici anni:... — scatta il conte di Clermont Latour in Odette — quindici anni che una lacuna assurda della legge mi incatena a tutte le onte di quella donna imponendo ad entrambi la comunione di un nome! O, meglio, imponendola a me solo!... perchè infine se io l'avvilissi questo nome, ella potrebbe prendersene un altro! Ma quando è lei che lo disonora... posso cambiarlo io?... E' il mio... ». Le furie del conte e o r o Il dramma del personaggio di Odette è il dramma dell'uomo che è stato tradito dalla moglie e che, costretto a chiedere la separazione, si trova, poi, su per giù in condizioni peggiori di prima: senza famiglia, senza, affetti, impotente a frenare gli eccessi di colei che non è più sua moglie di fatto, ma che continua ad esserlo di diritto e che, portando sempre il suo nome, non esita a coprirlo di fango e di vergogna. E il conte di Clermont Latour continua furibondo : « Ecco dunque una legislazione che ci separa, lei e me, di corpi e di beni, e che non capisce come la sua opera non sia completa, se non ci separa anche di nomi! Ecco un tribunale che attesta essere la sposa indegna... la madre indegna... alla quale non si può confidare nè l'onore del marito nè la moralità della figlia e che le dice: rendete tutto, eccetto però una cosa... eccetto quel nome che vi si è pre stato per una associazione che... non esiste più. Poiché è molto naturale che, distrutta la società, sussista la ragione sociale. D'altronde voi lo portate male quel nome. Tenetevelo dunque. E per punirvi d'averlo già lordato, noi vi metteremo in condizioni di lordarlo maggiormente... siate sfronitata, dissoluta, cinica, tutto quel che vi piacerà. Rubate anche, faItevi tradurre alla polizia correzio ,nale od alla Corte d'assise, ma I conservate preziosamente quel no Ime. Polche bisogna che esso ab bla la sua parte "di tutte le vostre onte, e che voi non commettiate più un'infamia senza che vostro marito e vostro figlio siano inzaccherati di quel fango. E cotesta legge è persuasa d'aver fatto suo dovere! Egli è molto se lo posso dirle: No! No! Tu sei iniqua! assurda! ». Quanti spettatori, anche fra noi, si saranno commossi ed avranno spremuto* lagrime alla veemente tirata del conte di Clermont Latour? Ma questa filippica, anche se di effetto, oggi — almeno da noi — mancherebbe per gran parte di legittimità. Il nuovo codice ciyile non ha introdotto sostanziali innovazioni nel sistema che regola l'istituto della separazione : |ha tramandato e sanzionato, si può idire in blocco, le vecchie norme contenute nel codice del ''35 e, fra Iqueste, anche quella secondo cui ila moglie giudizialmente separata rJ. —JL inziplnsnlilgzolalrvcsmsmzsdèCtmtiadgvcEnrlz non perde il diritto al cognome del marito. Tuttavia, la nuova legge ha mitigato la durezza spietata, in qualche caso, di questa disposizione, stabilendo, all'art. 154, che il tribunale, vagliate le circostanze, può anche vietare alla moglie l'uso del cognome del marito. Del resto la tirata, patetica ed ossessiva ad un tempo, di Sardou, al pari degli attacchi di Legouvé e di Dumas-figlio, appartengono ad un'epoca oramai remota: si innestano c si inquadrano in quel movimento divorzista che si scatenò in Francia nella seconda metà del secolo scorso ed al quale si fece eco anche da noi, i giuristi sbandierando la teoria del matrimonio-contratto, 1 sociologi ed i letterati bandendo come un'assioma il beffardo detto volterriano : < Il divorzio è probabilmente press'a poco della stessa data che il matrimonio: credo tuttavia, che il matrimonio sia di qualche settimana più an tico ». Sapienza civile leditasotegPe1 acciRne ime alefeginanstfadrgtagMa sono polemiche ormai superate. Il progetto di legge istitutivo del divorzio, presentato dal Villa nell' '81 e respinto dalle assemblee legislative, non è un ri cordo che per alcuni e il movimento divorzista, seppure ripreso e rinfocolato a tratti, non ha con daezmdis„ z! Idquisiate che evanescenti strati ™della pubblica opinione. Ogni mo-l»tivo polemico su questo argomen¬ to manca oggi di attualità. Al ltrove, invece, il divorzio è tal mente penetrato nei costumi che dtsle , a e e o ) . i e . i a n a a a . i o i e , n i o, l di r e ia a à e ce .. aà, lel er vi rnel ao a o b e e o ca o ii, o e ae a rce nhe e : ò me a ui il grosso pubblico non concepisce nemmeno che se ne possa far senza, cosi come non gli passa per il capo che possa mancare, In un paese civile, l'anagrafe o la polizia. — Come? Una volta sposati non c'è più rimedio?... — E si assiste, in virtù di questa concezione, a tutti gli eccessi ed a tutte le. aberrazioni. Tornando a casa, il marito inglese può trovare un laconico biglietto della moglie che gli annuncia la fuga ed il divor zio; « Vi ho sposato per amore ma ora amo X. Perdonatemi, ma vi lascio»; rincasando, la moglie americana può attendersi una analoga sorpresa per parte del marito. Ma il distacco avviene molte volte per motivi ben più futili dei capricci sentimentali. Follie che si ripetono quotidianamente nella metà dei paesi del globo, e di cui son zeppe le cronache. Per buona ventura, da noi, 11 matrimonio è rimasto una istituzione etica in cui le ragioni del senso cedono ai più elevati finì della vita, ed il divorzio, se non è tassativamente precluso dal Concordato intervenuto tra lo Stato e la Santa Sede, è perentoriamente escluso dal sistema legislativo. La separazione, l'istituto che il legislatore dell' '81 dichiarava avere « tutti gli inconvenienti del divorzio, senza averne i vantaggi », continua a rimanere la sola via di scampo per i coniugi la cui convivenza è diventata impossibile. E se le cause di nullità matrimoniale, per effetto del Concordato, ricadono sotto la competenza dei tribunali ecclesiastici, « quanto alle cause di separazione personale, dice l'art. 34 del Concordato, la Santa Sede consente che siano giudicate dall'autorità giudiziaria ». Nessuna soluzione di continuo, adunque, tra le interpretazioni passate e le attuali, nessuna inversione di rotta nel cammino della giurisprudenza. « E' costante insegnamento che la separazione personale non deve porre rimedio ad unioni male assortite, ma deve servire come estremo rimedio a casi eccezionalmente gravi nei quali vi è serio pericolo per la salute, la vita e la dignità dell'altro coniuge, tenuto conto delle condizioni sociali dei coniugi stessi » e nella massima ribadita recentemente da una delle nostre Corti è Inciso il profilo e la funzione dell'istituto della separazione; è adombrato anche 11 corso delle elaborazioni giurisprudenziali, le quali ci offrono, nella loro successione e nella loro sostanza, un codice minuto e perfetto della vita coniugale. Orbene, in opposizione al divorzio, che sconvolge e distrugge, sostituisce ai matrimoni disciolti altri matrimoni pili male auspicati e funesti, il rimedio della separazione serba intatta la su., virtù lizzatrlce. Non è — come diceva uno dei nostri maggiori giuristi, il Gabba, fautore dapprima del divorzio ed apostolo negli anni della maturità della tesi antidivorzista — sapienza cattolica nè ecclesiastica, ma vera sapienza civile. Francesco Argenta Un'esecuzione a Londra Lisbona, 31 dicembre. Da Londra, quel Ministero dell'Interno comunica che stamele all'alba è stato giustiziato ih un carcere londinese il cittadino olandese Johannes Marinus Bronkers. riconosciuto colpevole di. splonag- mora- !

Persone citate: Alessandro Dumas-figlio, Clermont Latour, Gabba

Luoghi citati: Francia, Lisbona, Londra, Trento