I compiti dell'educatore

I compiti dell'educatore I compiti dell'educatore Mai, forse, come in questa ora tragica della nostra storia, si è dovuto notare che l'offuscamento dei valori spirituali e la deficienza di doti morali nei singoli e nella .collettività hanno sinistramente influito sul corso degli avvenimenti e minacciato persino la vita e la esistenza della nazione. Se vivo ed operante t0^se stato in ciascuno il senso- dei dovere, della rettitudine, della dignità, del coraggio e, soprattutto, dell'onore, oggi non si farebbe strazio del buon nome dell'Italia e tremenda condanna non peserebbe sul costume nazionale. I giovani, e non soltanto i giovani, ma spesso anche i piccoli giudicano infallibilmente l'insegnante da allusioni più o meno velate che possano sfuggirgli, o da non represse intemperanze di carattere; talvolta dalla tonalità del suo dire o da impercettibili sfumature del suo atteggiarsi in classe e fuori. E cosi nel giudizio, quale si Bia, è sempre implicita un' oscura condanna che vanifica la dirittura morale e con essa l'azione educativa e persino l'abilità professionale del docente. Da piccole incoerenze o debolezze di atteggiamenti incontrollati deriva un male ben grande, se si pensa che il giovane è tutto pervaso dal bisogno di credere e d'affidare la sua anima in formazione alle cure paterne del suo educatore, del quale, se austero ed integro, serberà per tutta la vita un luminoso, incancellabile ricordo. Alla Scuola Italiana non farà meraviglia il fatto che, con severa coscienza, io rannodi a causa che possono sembrare minime, quali sono quelle cui sopra ho accennato, parte non ultima di responsabilità nelle sciagure in oui versa oggi la Patria. Ma, come nel passato, allorché i nemici mettevano a ferro ed r. fuoco le contrade d'Italia, la Scuola è chiamata a salvare anche1 in questi tristi momenti i tesori spirituali della Nazione. La Scuola, la quale sa, per esperienza e per dottrina, che non sono mai molti quelli disposti a sostenere rielle ore gravi la vita del proprio popolo, per quel sottile malessere che prende l'anima . dei più deboli, anche se onesti," contro i più forti, e forse anche per quella esitante fede con la quale il prossimo accompagna sempre • gli uomini che intraprendono una lotta .piena, difficile, pericoloso. riOTi & esclusa lt* possibilità, come in tutte le lotte, di una fatale sconfitta. Non c'è gloria senza dolore: e i giovani aderiranno; presto o tardi, ai loro Maestri per quell'impulso fantastico che lega sempre la nuova alla vecchia generazione, quando questa sappia splendere di fasti dolorosi e gloriosi. I veri Maestri sanno armonizzare passione e serietà, se è vero che l'entusiasmo profendo non è facile tripudio dell'animo, ma vicenda assidua di esaltazione e di malinconia. E, del resto, l'irrequietezza è il segreto della eterna giovinezz.a spirituale degli educatori:' la loro mobilità irrequieta è sete di esperienza umana e totale, nella volontà di una intima comunione dei loro studi col mondo e con la realtà dell'azione. Ecco perchè nel sacrario della Scuola l'educatore ha il ^dovere, al di sopra di tutti gli interessi materialistici e di ogni passione di parte, di tener costantemente ■ desti nei giovani, con l'amor di Patria, quei sentimenti e quelle virtù, che ne alimentano la fede nelle più alte idealità, ne formano il carattere, ne temprano la volontà. Ed egli vi riuscirà solo quando i giovani, specchiandosi in lui, ne potranno prendere ad esempio la vita. A nulla varrebbe, invece, l'opera sua e vane e vuote suonerebbero le sue parole se, anziché imporsi al loro rispet to ed alla loro ammirazione I>er attaccamento al dovere, per abnegazione, per nobiltà di sentire, egli tenesse a Scuola e nella sua vita privata una condotta moralmente discuti bile o, peggio ancora, in stridente contrasto colle massime e coi principi professati in iscuola. Egli non puà&'diménticare che primo e iS^plinabile dovere d'ogni / educatore, degno di questo nome, è' quello di pensare, di parlare e di agire onestamente, si da non far insorgere mai nei discenti sospetto alcuno sulla lealtà e, specie, sulla fermezza del carattere del maestro, la cui coerenza alle proprie idee deve essere non formale ed apparente, ma sempre profondamente sostanziale e inequivocabile. Solo gli uomini affezionati alle idee non tradiscono mai: sono fedeli, per fedeltà a se stessi. Oggi, più che mal, la gioventù nostra, disorientata e insidiata da tanti nemici, affisa lo sguardo ansioso verso la scuola, in attesa d'una rarola di conforto e di incitamento a bene sperare ed a' operare alacremente per la salvezza della Patria. In un'epoca, dove molto si distrugge c poco si edifica, la fede nella Patria, la fede nella solidarietà umana, la fede in qualche cosa che non sia solamente il nostro miserabile egoismo, questa I-ùe ia crudo necessaria e salutare per il nostro Paese. La libertà, di cui stanno godendo e sempre più godranno gli educatori del nuovo Stato italiano, nello spirito dei postulati programmatici di Verona, libertà che cerco da oltre un anno di attuare, con direttive e con disposizioni varie, giorno per giorno, è una libertà, per la quale non si è, ma si diventa- liberi,, una libertà cnppcmstrfstdcmstaotsinpsnglizcrsltsdavccftagsdcirrnpdfsgnsacvatsssssuddnbttimfinnad i o o l i i i , , a o , e , e e, à a i e n e o i e , e ti : e a a a a si a a n o il o o oie, a à che non è tale all'origine, ma nel suo sviluppo, e che è tanto più feconda, quanto più complessa è l'organizzazione sociale in cui essa si celebra limitandosi. E' una libertà che nasce dai sacrifici dell'ora attuale e che trova il suo fondamento nella responsabilità di ciascuno di fronte a Dio, di fro-ite a se stesso, di fronte agli uomini. Le nostre concezioni politiche ed educative sono verità, delle verità che sembrano soccombere oggi per la pazzia del mondo, ma che sorridono in sé, per la loro logica sicura che tacitamente e inesorabilmente opera nella storia. Gli educatori d'Italia non tradiranno, perciò, l'alta missione di cui si onorano d'essere investiti e, uniformando la propria attività e la vita stessa alle più nobili virtù civili, ne sapranno essere sempre ai giovani fulgido esempio. Noi spesso ci facciamo l'illusione di educare i fanciulli e i giovani con precetti, con nozioni sui doveri ed i diritti del cittadino, con l'etica, ma, in realtà, la vera educazione consiste nel volgersi ai sensi, all'immaginazione, al cuore. Altrimenti tutte le massime astratte gettate nella memoria dei fanciulli e dei giovani non avranno alcuna forza nella vita. Quanto più l'animo del fanciullo e del giovane sarà educato al sentimento del sacrificio e all'esistenza dei rapporti che lo legano alla famiglia, alla Patria, alla società, alla giustizia, tanto più si formerà salda in lui la virtù del cittadino. E, d'altra parte, dove manca un profondo rinnovamento interiore, difficilmente la fede riesce a tramutarsi in un sicu ro e saldo sentimento nazionale. So che tutto questo non si può fare né in un giorno né in due; è opera lenta, ma si deve fare. Io non esito pure a riconoscere che nel passato gli organi centrali della scuola hanno posto mano a un ponderoso, forse eccessivo, lavoro, e ad iniziative svariatissime, certamente ^e non intempestive, non» j.itonate alla realtà e al dramma della guerra. Molta, forse troppa, dottrina è stata elaborata senza che la scuola militante avesse la possibilità di intervenire con la sua voce schietta e neppure di seguire con alacrità e. seria uppHceLZAorve—ll 1-u.pldo nuccc- dersi delle nuove direttive, delle nuove ricerche e delle nuove esperienze. Senza dubbio, non tutto quello che è stato fatto o è rimasto incompiuto o addirittura intentato è da involgere in un giudizio sommario; ma il dottrinarismo ufficiale, non contrastato da conati polemici o fatto cadere nel silenzio ostile, ha portato a'.la conseguenza (e questa appunto voglio porre in risalto) d'un certo distacco della scuola militante dal Ministero e soprattutto dagli uomini di dottrina, quasi come una realtà che si estranei per conto proprio da teorie poco concrete e teorizzatori inesperti. Questo distacco deve cessare, deve cedere il posto a una reciproca fiducia, basata naturalmente, sul più vivo senso di responsabilità da parte di tutti. La Scuola deve ritrovarsi tutta quanta nei suoi uomini migliori, deve riprendere il posto che le compete nella vita nazionale, cementando tutti i legami che assicurano il maggior rendimento al comune lavoro, specialmente in profondità, per il bene delle nuove generazioni, alle quali dobbiamo commettere non un'eredità di onte e di miserie morali, non le anime morte di apatridi e asociali, ma la dignità della vita che merita d'essere vissuta e sacrificata per l'Italia, una ricchezza di motivi spirituali che può essere attinta solo nella tradizione umanistica italiana e, accanto all'esempio dei nostri Grandi, anche l'esempio degli umili che per saldezza di carattere possono toccare i vertici della bellezza morale. Del resto noi osiamo quello a cui crediamo, e crediamo a quello ch'è parte di tutta la nostra vita intellettuale. L" poca serietà di vita e di pensiero si traduce in fiacchezza di sentimento e di volontà e, quindi, di carattere. Solo una cultura umana, viva, integrale potrà rigenerare il carattere morale della Nazione. Onde la necessità di un'educazione che ravvicini i fanciulli e i giovani alla natura, infonda loro il coraggio ispiri tenacità e coerenza di' propositi, abituandoli alla, disciplina e al sacrificio. Molte grandi cose Sembrano morte in Italia: il sentimento del dovere e della giustizia, la serietà e l'austerità della vita, l'amore della Patria e della società. Bisogna reagire, energicamente reagire. Non è senza significato che in mezzo allo scetticismo dell'ora presente tutti sentano la nostalgia dei grandi ideali, che si lamentano perduti, con desiderio infinito di rivederli, riviverli, operare in essi e per essi. Ecco perchè non è più tempo di imprecare e di sospirare, ma di agire e di risolvere il dolore in affermazione di azione e di speranza, in afiei inazione eli profonda azione educativa. Ad ogni modo non il cosiddetto ottimismo ufficioso deve informare l'opera quotidiana e le relazioni scritte e orali di quanti hanno posti direttivi e necessità di rapporti con autorità ed enti vari. Con il lamentato teorizzare anche questo tristo effetto del velare la realtà della scuola deve cadere, non solo come non gradito, im perchè lemtàtlepettscemrcposrcglvavsmNOdttnhfMsnldscionmdmadrnatdnizt chiaramente deplorabile :n quanto fatale alla schiettezza del costume c all'amore della verità che devono governare tutti i rapporti scolastici. Asserire il vero, sempre, alla luce del sole. Chi sa di non avere una predisposizione ostile ai doveri e alle direttive da porre in atto, chi sa di avere agito con intelletto ed amore, non temerà mai di esporre tutta la verità e non nasconderà mai dietro un acritico conformismo le sue pecche più o meno.sapute; ma, descrivendo quanto egli onestamente ha compiuto, farà giusto uso di una critica, che sarà apprezzata nel suo valore morale e didattico, che sarà incoraggiata ed elogiata dal governo. Cosi operando contribuiremo ad illuminare le menti, a risvegliare i cuori, affinchè ciascuno, facendo tacere le passioni e spegnendo gli odii, operi veramente per la rinascita della Patria nel pensiero delle comuni origini, dei comuni dolori, delle comuni glorie, nella persuasione che l'Italia non può morire, non vuole morire, per partecipare alla elaborazione della futura vita dell'Europa, per avere il suo degno e grande posto nel mondo. C. A. Biggini Ministro dell'Educazione Naz.

Persone citate: Biggini

Luoghi citati: Europa, Italia, Verona