Una partita perduta di Concetto Pettinato

Una partita perduta CHURCHILL DI FRONTE A STALIN Una partita perduta I corrispondenti londinesi | della stampa neutrale segnalano un notevole ribasso nello azioni' di Churchill sul mercato politico inglese. Confessiamo cha la notizia ci sembra autentica e non ci stupisce. Sarebbe ora che il popolo britannico cominciasse ad aprire gii occhi sui risultati effettivi della politica di guerra del suo governo. Il piano di divisione dell'Europa in una zona d'influenza russa e una d'influenza inglese è in rotta completa. Le intese di Teheran non sono state più durature della Carta Atlantica. La Russia ha incamerato in persona propria il settore orientale abbandonatole da Churchill un anno fa per pagare il prezzo del suo ir. ervento, ma si accingi; ora a incamerare per interposta persona anche quel settore occidentale e meridionale che il premier inglese s'era illuso di tenere, per sè. La penetrazione sembra già in pieno sviluppo. Sappiamo tutti quanto avviene in Gre i, dove le truppe britanniche hanno veduto inaspettatamente levarsi dal suolo come dalle pietre di IDeucalione un esercito de-!ciso a sotti-arre ad ogni costo il paese alla loro inge renza per riallacciarlo al si asel—Si.em.a sovietico. In altri tempi si sarebbe detto : « E' la fede ortodossa che parla ». Oggi quale metropoli della fede ortodossa la Russia non parla più, ma la sua voce trova modo di farsi udire egualmente quale Mecca di una religione che per far dei proseliti non ha bisogno di appellarsi ad affir nità di origini o di tradizioni. In Belgio la partita non è stata impegnata a fondo come nell'Attica, anche perchè le condizioni sociali del paese non sono quelle della penisola ellenica e la piccola borghesia possiede ancora radici abbastanza salde, malgrado gli scossoni di cui la gratifica la massa ingente dei lavoratóri dell'industria, ma le posizioni sono prese anche li e Mosca ha ormai in mano tutto l'occorrente per agire ! 1 non appena il momento ie sembri opportuno. La Francia, con la firma del patto franco-sovietico, col ritorno trionfale di Thorez, con l'opera di favoreggiamento svolta in prò dei rossi spagnuoli, è visibilmente diventata anch'essa una pedina russa. Non sappiamo sino a qual punto De Gaulle sia disposto a dar mnnn pll'instaurazionR dei i'egimù ^'ùifraiiiìsta nei suo paese, e del resto la questione è secondaria, giacché Stalin può agire in questo campo anche indipendentemente dal beneplacito dello scaltro generale, ma il certo è che la quarta Repubblica non sarà più d'ora innanzi un puro e semplice pezzo dello scacchiere bri. tannico. La speranza di Churchill di farne la chiave di volta di un auspicato bastione occidentale da porre a difesa degli interessi dell' oligarchia inglese con. tro chiunque avesse a minacciarli dalle vaste plaghe a oriente dei Reno è svanita. Tutto quello che il Foreign Office può vagheggiare, ormai, è la conclusione di un patto complementare tra l'Inghilterra e la Fran- eia: ma una nuova Triplice Intesa non avrà più il sen- so di quella di Poincaré, di Isvolski e di lord Grey. Ieri si trattava di un'alleanza destinata unicamente a garentire i tre paesi dal pericolo di una guerra con la Germania. Oggi, chi tenga presente il progetto. anglofranco-russo di smembrare il Reich, in caso di vittoria, e di abbatterne la potenza industriale, vede subito che la garenzia antigermanica offre un interesse trascurabile, visto e considerato che in quella fausta ipotesi il Reich non sarebbe più per nessuno dei tre compari un nemico temibile. Importanza capitale acquista invece il piano russo di unificazione dell'Europa sulla base sovietica, piano che in nessun caso può venir reputato conforme agli interessi dell'Inghilterra. Altrettanto o giù di lì dicasi per la Spagna. Supponiamo che Maura riesca a costituire a Madrid un governo democratico: esiste un solo inglese, all'irifuori di Churchill, disposto a mettere in dubbio che que- sto governo la farebbe da battistrada a#un regime del tipo di quello varato ai suoi tèmpi dal rosso Negrin? Una supposizione analoga abbiamo il diritto di fare, finalmente, anche per l'Italia. Gli scarsi lumi fornitici sili qui sul tenore del patto franco-sovietico non nguar- dano il nostro paese, ma ci vuol poco a capire che unod&i capisaldi dell'intesa mi- litare stipulata fra i due go- verni ha tratto all'azione ì:ì presumibilmente en-trambi meditano di svolgere di concerto fra qualche me-se sui nostri fronti del- 1 est e dell' ovest. Non acaso Stalin ha già inviato in SciaClanèrSUnres^Im d\T ancia per presiedere allariorganizzazione dell'esercì- to cu De Gaulle. Ora, se aprima occhiata un disegno di tal genere può sembrar destinato ad assecondare l'offensiva meridionale Ino gode, anche ruora !Russia, e in settori ai opi anglo-americana contro Kessslring e Graziani, in realta esso è soprattutto rivolto a promuovere in Italia o per lo meno nell'Italia del Nord — dato e non concesso che Italiani e Tedeschi lo permettano — uno stato di cose analogo a quello creato in Grecia, vale a dire a imbastire, ' all'infuon d ogni influenza britannica, un governo piemontese o veneto del tipo di quello- auspicato per la Grecia dall'E.L.A.S. Tirate le somme, se Churchill ha manovrato sin ciui nella lusinga di dividere l'Europa in due sfere d'influenza, riserbandosene una, Stalin mira in realtà a qualcosa di molto più ambizioso e radicale: a unificarseli continente sotto l'emblema della *falce e del martello- L'er<-1e di Lenin e di Pietro il Grande vorrebbe raccogliere, in altri termini, pel caso che la sorte delle armi continuasse ad arridergli, il,re taggio dei piani di unifica zione europea impostati e caldeggiati all' inizio del conflitto dai capi dell Asse. Là popolarità di cui innegabilmente il georgia- me ì on perfettamente a l'siast delle «prospettive sociali in plicate dall'ipotesi di una egemonia continentale sovietica, non ha altro senso. L'Europa aspira all'unione? Stalin risponde a tale aspirazione coi propri progetti feri- - -'ittici, sia pure complic" . da un parallelo programma di distruzione dei valori tradizionali dei vari paesi e di irreggimentazione autocratica delle masse lavoratrici in un sistema che sarà il trionfo dell'anonimato e la fine della personalità umana. Non vi basta ? L'Europa quale la vede il dittatore russo è un corpo di repubbliche totalitarie organizzate in un mercato unico così per la produzione come per' il consumo, difese da un unico esercito e governate da un unico consiglio di governi. Si tratterebbe cioè, a lasciar fare a lui, di inaugurare anche in oc- ! cidente l'èra del. rullo coro- 1 pressore. Ma si tratterebbe eziandio, se le cose dovessero andare com'egli vuole, di inaugurare l'èra dell'Europa una dagli Urali allo stretto di Gibilterra. Questa unità dovrebbe servire nel pensiero dello statista eurasiatico, a preparare — è vero — la futura guerra,intercontinentale, ossia un cataclisma ancora più spaventevole di quello che ci sconvolge da' 1839. Intanto, però, essa lascerebbe ai.popoli oppressi —- pensano questi, nella loro ingenuità — il tempo di respirare e di medicare alla meglio le pro- prie ferite:- e come evita-ìre che sembri loro questa una ragione sufficiente buttarsi nelle per .Ibraccia 'del to, [• ilInon guardano troppo per ìij sottile, e purché si prospetti iloro una qualsiasi possibili- ! tà di pace a più o meno bre- ! ve scadenza sarebbero ca-j paéissimi di considerar tra-! scurabile tutto quanto nella manovra sovietica rappre-,pio che ci tocca davvicino, iqualche masochista italiano |chiudere un occhi0) sc non jambedue su una st/|uzione che tirasse gli Slavi sino a ;Udine e i Francesi sino alle senta un puro e semplice |giuoco del redivivo imperia-!lismo zarista; ci par già di vedere, per fare un esem-t a - porte di Torino! Ma quale sarebbe, in questa serie di ipotesi, la parte dell'Inghilterra? Nulla di più semplice:. l'Inghilterija avrà il danno e le beffe. L'Inghilterra, che già vede il partito laburista approvare con due milioni e mezzo contro 137 mila voti un ordine del giorno favorevole agli insorti greci e gjj opera,! scozzesi scioperare contro la politica ellenica di Churchill e che vedrebbe forse domani Ip stesso partito e gli stessi operai parteggiare minacciosi per ana= loghe 'nsurrezioni in Belgio in Francia, in Spagna o in Italia, l'Inghilterra dovrà o fare, su scala sempre più vasta, quello che fa oggi in Grecia: la guerra alla Russia, sia pure per interposta persona, ovvero levare il campo dall'Europa e-baliare ignominiosamente in ritirata dopo aver sacrificato nel conflitto buona parte della propria gioventù, tutto il proprio patrimonio e aver abbandonato Canada e Au a stràlia alla supremazia amel i a , i ricali a. Sino a questo momento il dilemma disastroso ha potuto venir mascherato agli occhi degli elettori a forza di astuzia, agitando loro dai vanti al naso il velario dio pint0 della .. cnierra demo- cratica » condotta d'amore e i d'accordo con la gran madre o; Russia. Ma il velario pende - jn brandelli. Russia e In- ghilterra lottano già prese sochè apertamente per due -jcause diverse, se non anti- e ; {etiche. Nei paesf* Hb"eratT:->-li governi ligi alla prima si - trovano alle prese con quel-ajli patrocinati dalla seconda.n « I liberati greci che sparanoT ™!,Iib.er?l°ri in?-le-si ~ ^a!detto ieri Mussolini nel suo - grande discorso di Milano aj— non sono che i comunisti o russi che sparano sui conservatori britannici ». I limiti del dissidio non apnaiono ancora integralmente ri- e conoscibili, ma se, pel nostro malanno, dovessimo nerdere la guerra, lo diverrebbero in breve volgere di tempo. Gli eserciti inglesi fanno, fuori confine, la pqitica delle società anonime; gli eserciti russi la politica del capitalismo di Stato. Si è preteso da molti che queste due politiche sia: no zuppa e pan bagnato: ci permettiamo di non essere di tale parere, e siamo certi che nemmeno Churchill lo è. Sé così non fosse, i suoi aviatori non i si darebbero tanta pena per sostenere ad Atene il vacillante Panandreu. a Brusselle il vacillante Pierlot e in Italia il vacillante Bonomi. Ma, alla fki dei conti, tanto nep-^io per Churchill! Esiste a questo mondo una giustizia, ed è giusto che l'uomo che tanto ha fatto ner dar mano a segare l'albero sul quale stava cavalcioni finisca col precipitare seco e col rompercisi le ossa. Concetto Pettinato