MUSSOLINI AGLI ITALIANI

MUSSOLINI AGLI ITALIANI Il TÈ tic e & tarxi&tto a parlare dinanzi ni popolo di Milano MUSSOLINI AGLI ITALIANI Gli italiani della Repubblica hanno il diritto di alzare la fronte e di esigere che il loro sforzo sia equamente e cameratescamente valutato dal Tripartito ~ Tutte le Forze Armate raccolte in un solo organismo - Polizia unica - Il Manifesto di Verona e la sua applicazione - Il peso delle nuove armi sull'esito della guerra - Churchill costretto a "mangiarsi il cappello „ - Quel che succede al di là dell'Appennino ~ La coalizione nemica non vincerà ~ I segni della ripresa Milano, 16 dicembre. All'odierna commemorazione di Aldo Resega, cui s'intitola la Brigata Nera milanese ha presenziato 11 Duce, il quale, dinanzi a gran folla di militari, di fascisti, di popolo, ha pronunciato il seguente discorso:- Camerati, cari camerati milanesi, Rinunziò ad ogni preambolo ed entro mibito nella materia del mio discorso. , ■A. sedici mesi di distanza dalla tremenda data della reta a discrezione imposta ed accettata secondo la democratica, e criminale formula di Casablanca, la valutazione degli avvenimenti ci pone ancora una volta queste domande: Chi ha tradito? Chi ha subito e subisce le conseguenze del tradimento? Non si tratta,, intendiamoci bene, di un giudizio in sede di revisione storica e mai, in qualsiasi guisa, gìnttificativa. E' stato tentato da qualche foglio neutrale; ma noi lo respìngiamo nella maniera più categorica e per la sostanza e, in secondo luogo, per la stessa jonte dalla quale proviene. Dunque, ohi ha tradito T La resa a discrezione annunciata V8 settembre è stata voluta dalla . monarchia, dai ciràoli di corte, dalle correnti plutocratiche della borghesia italiana, da talune forze clericali, congiunte per l'occasione a quelle massoniche, dagli stati maggiori che non credevano più nella vittoria e facevano capo a Badoglio. Sin dal maggio, e precisamente il 15 maggio, l'ex-re in un suo diario,'venuto recentemente in nostro possesso, scrive che bisogna; ormai sganciarsi dall'alleanza con la Germania. Ordinatore della resa, senza l'ombra'dì un dubbio, l'ex- re; *»«»«m*frei SadogHt>. Tad-per 'arrivare a WS settembre bisognava effettuare il 25 luglio, oidè realizzare il ooipo di' Stato e il trapasso di regime. La giustificazione della resa, cioè l'impossibilità di più oltre continuare la guerra, veniva smentita quaranta giorni dopo, il 1S ottobre, con la dichiarazione di guerra alla Germania, dichiarazióne non soltanto simbolica, perchè da allora comincia una collaborazione, sia pure di retrovie e di lavoro, tra l'Italia badogliana e gli alleati, mentre la flotta, costruita tutta dal Fascismo, passata al completo al nemico, operava immediatamente con le flotte nemiche. Il popolo è sfato tradito Non pace, dunque, ma, attraverso la cosiddetta cobelligeranza, prosecuzione dèlia guerra. Non pace, ma il territorio tutto della Nazione con-, vertito in un immenso campo di battaglia, il che significa in un immenso campo di rovine. Non pace, ma prevista partecipazione di navi e truppe italiane alla guerra contro il Giappone. Ne consegue ohe chi ha subito le conseguenze del tradimento è soprattutto il popolo italiano. Si può affermare che nei confronti dell'alleato germanico il popolo non ha tradito. Salvo casi sporadici, i reparti dell'Esercito si sciolsero senza fare alcuna resistenza di fronte all'ordine di disarmo impartito dai Comandi tedeschi. Molti reparti dello stesso Esercito e dell'Aviazione, dislocati fuori del territorio metropolitano, si schierarono immediatamente a lato delle forze tedesche; e si tratta di decine di migliaia di uomini. Tutte le formazioni della Milizia, meno un battaglione in Corsica, passarono sino all'ultimo uomo con i tedeschi. Il piana ' cosidetto «P. 44* del quale si parlerà nell'imminente processo dei generali e che prevedeva l'immediato rovesciamento del fronte — come il re e Badoglio avevano preordinato — non trovò alcuna applicazione da parte dei comandanti. E ciò è provato dal processo che nell'Italia bonomiana viene intentato a un gruppo di generali che agli ordini contenuti in tale piatto non obbedirono. Lo stesso fecero i comandanti delle annate schierate oltre la frontiera Tuttavia*! se taZi comandan l^ evitarono il peggio, cioè l'estrema infamia, che sarebbe consistita in un attacco a tei ctr1ogcpgulftbdlfsgo dtii'alleatn di ieri, la loro condoun dal punto di vistatiazjonaVié stata nefaste. Es.- si dove\.ln0i ubi) pdf «do alla vece dcllr coscienza e dell'o- nore, passare armi e bagaglio dalla parti dell'alitato. Così facendo, tyx^-bbero mantenutole nostre porzioni territorialie politiche; li. nostra bandie-ra non sarebbe stata animai-nata in terre dive tanto san-gue italiano ere stato spar-so- Le armate arerebbero conservato la loro struttura organica;' si sarehoero evitat•internamento coatto di cefitinaia di migliaia Ci soldati le loro grandi .sofferenzai natura soprattutto moralinon si suribbe importo all'a'leato un sovraccarico di «holii \'nPreveduti .compiti mimari, con conseg'uenzt che inpuenzarono tutta la condottsrraregica della guerra Qw«'e sono responsabilità spT clflche, nei confronti soprattutto del popolo italiano. Si deve tuttavia riconoscere che i tradimenti dell'estate 1944 ebbero aspetti anche più obbrobriosi poiché romeni, bulgari e finnici, dopo aver anch'essi ignominiosamente capitolato è uno di essi — il buigaro — senza avere sparato un colpo di fucile, hanno nelle ventiquattr'ore rovesciato il fronte e hanno attaccato con tutte le. loro forze ancora mobilitate le unità tedesche, rendendone difficile e sanguinosa la ritirata. Qui il tradimento è stato perfezionato nella più rigugnante significazione della parola. Il popolo italiano è quindi quello che nei confronti :ha tradito in misura minore' e sofferto in misura che non esito dire sovrumana. Non basta. Bisogna aggiun-' gore che, mentre una parte del popolo italiano ha accettato, per incoscienza o stanchezza, la resa, un'altra parte si è immediatamente schierata a fianco della Germania. Sarà tempo di dire agli italiani, ai camerati tedeschi e ai camerati giapponesi che l'apporto dato dall' Italia repubblicana alla causa comune dal settembre .1948 in poi, malgrado la temporanea riduzione del territorio Sella Repubblica, è dì gran lunga superiore a quanto comunemente si crede. Non posso, per evidenti ragioni, scendere a dettagliare le cifre nelle quali si compendia l'apporto complessivo — dal settore economico a quello militare — dato dall'Italia. socializzazione. Fin dàlia prima seduta del Consiglio dei Ministri del 27 settembre 194S veniva da me dichiarato che la Repubblica sarebbe stata unitaria nel campo politico e decentrata in quello amministrativo e avrebbe avuto un pronimciatissimo contenuto sociale tale da risolvere la questione sociale almeno nei suoi aspetti più stridenti; tale da stabilire il pesto, le toseguraprprpiquFsesptofunzioni^ le re ponsdtnntà deh nlavoro in una società nazio-* ■ i o n n , e r u l a a i o a a nule veramente moderna. In quella stessa seduta io co?npii il primo gesto teso a. realizzare la più vasta possibile concordia nazionale, annunziando che il- Governo non avrebbe adottato misure di rigai e contro gli elementi dell'antifascismo. Nel mese di ottobre fu da me, elaborato quello che nella storia politica ita-iiana è il i Manifesto di Verona », che fissava in alcuni punti abbastanza determinati il programma non tanto del Partito quanto della Repubblica. Ciò accadeva esattamente il 15 no vcmbre, due mesi dopo la co stìtuzione del Partito Rcpub blicano. Il manifesto dell'Assemblea Nazionale del P. F. R. dopo un saiuto ai- caduti per la Causa fascista, riaffermando come esigenza suprema la continuazione della lotta a fianco delle Potenze del Tripartito e la ricostituzione delle nostre Forze Annate, fissava i suoi 18 punti programmatici. Vediamo ora ciò che è stato fatto, ciò che non è stato fatto e soprattutto perchè non è stato fatto. Il manifesto cominciava, con l'esigere la convocazione della Costituente e ne fissava anche la composizione, in' modo che, come si disse, la Costituente fosse la sintèsi di tutti i valori della Nazione. Ora la Costituente non è stata convoco fa. Questo postulato non è- stato fin qui realizzato e si può dire che sarà realizzato soltanto a guerra conclusa. Vi dico, con la 'massima schiettezza..- Se ho trovato superfluo convocare tsGarollrd-, la Costituente quando il terri-ì torio della Repubblica, in conseguenza delle vicende della guerra, non poteva considerarsi definitivo, r,-. sembrava prematuro creare un vero e proprio Stato di diritto nella pienezza di tutti i suoi istituti quando non avevamo ancora Forze Armate che lo sostenessero. Uno Stato che non dispone di Forze Armate è tutto fuorché uno Stato. Fu detto nel manifesto che h nessw cittadino può essere * ■ ■■ ? ■■flr-""* WÌY o e e e è », i o ò o a o a o nnto re oi to t è on e isi la la te ein re a on ho re ta, itaci to semmela mila pomicomtrattenuto oltre i sette giorn senza un ordine dell'Autorità Giudiziaria.' Ciò non è sempre avvenuto. Le ragioni sono da ricercarsi nella pluralità degli organi di polizia nostri e alleati e nell'azione dei fuorilegge, che hanno fatto deviare questo problema sul piano della guerra civile, a base di rappresaglie e contro-rappresaglie. Su taluni episodi si è accentuata la speculazione dell' antifascismo, caricando le tìnte e facendo le solite generalizzazioni. Debbo dichiarare nel modo più esplicito che taluni metodi mi ripugnano profondamente, anche se episodici. ' Lo Stato, in quanto tale, non può adottare metodi che lo degradano. Da secoli si parla della legge del taglione; ebbene è una legge, non mai un arbiti'io più o meno personale. Mazzini, T inflessibile apostolo dell' idea repubblicana, mandò arjli albori della Repubblica romana del 1S'i9 un Commissario munito di pieni poteri ad Ancona pe insegnare ai giacobini che era lecito combattere i papalini, ma non ucciderli extra lèf/ge e prelevare, come si direi) be oggi, l'argenteria dalle loro case. Chiunque lo faccia anche e soprattutto se per av-ventura possedesse la tessera del Partito, merita doppia condanna. Nessuna severità ziountanasmgeCodagrscdeziate spe cndtrcatmqtain tatf caso è eccessiva se si vuole che il Partito, come si, legge nel Manifesto di Verona, sia veramente un ordine di\ combattènti e credenti, un organismo di assoluta purezza ^ -, politica, degno di essere custo- , i-ìde della idea rivoluzionaria. j che noi non ci sentiamo! liani in quanto europei, ma\ sentiamo europei in quan-\ italiani. La distinzione mbra sottile, ma è fondaentale. Come la Nazione è risultante di milioni di faglie, ognuna delle quali ha sua fisionomia, anche se sseggono il comune denoinatore nazionale, così nella Lsmunità europea ogni Na-\«one dovrebbe entrarvi come na entità definita, onde evire che la comunità stessa aufraghi" nell' internazionalimo di marca socialista, 0 veeti nel generico ed equivoco smopolitismo di marca giuaica e massonica. Mentre taluni punti del proramma di Verona sono stati cavalcati dalla- successione egli eventi militari/ realizzaoni più concrete sono state ttuate nel campo economico sociale. >. Qui la rinnovazione ha apecti radicali. I punti 11, 12 13 sono fondamentali: preisati nelle « Premesse alla uova struttura economica della Nazione », essi hanno rovato nella legge della socializzazione la loro pratica applicazione. L'Interesse suscitato nel mondo è stato veramente grande e oggi; dovunque, anche nell'Italia dominata e torturata dagli angloamericani, ogni programma politico contiene i postulati della socializzazione. Gli operai, bisogna riconoscerlo, dapprima alquanto scettici ne hanno poi compreso l'importanza. Le sua effettiva realizzazione è in corsoi II ritmo di oiò sarebbe stato più rapido In altri tempi, ma II seme è gettato, qualunque cosa ac cada, questo seme è destinato a germogliare. anml'TcupnpndsnauntuE' Il principio che Inaugurquello che otto anni or. sona Milano, di fronte a 500 \ §tffar\ att\uat\ agli 0D8Ia\\ ^ „U| m„a persone acc|amarrt|( vaticinai II secolo del lavoronel quale II lavoratore esce dalla condizione economica e morale di salariato per assumere quella di produttore direttamente interessato aglsviluppi dell'economia e abenessere della Nazione. La socializzazione fascista è la soluzione logica e razionale che evita da un lato la burocratizzazione dell'economia attraversò il totalitarismo dstato e supera l'individualismo dell'economia liberale che fu efficace strumento dprogresso agli esordi dell'economia capitalistica e oggi eda considerarsi non più in fa. se con le esigenze di caratte re-sociale delle grandi comu nità nazionali. Attraverso la socializzazione I migliori elementi trattdalle categorie lavoratrici fa ranno la loro prova, lo son deciso a proseguire, in questa direzione. Due settori ho affi dato alle categorie operaie, quello delle amministrazioni locali e quello alimentare. Tali settori Importantissimi, specie nelle circostanze attuali, sono ormai completamente nelle mani del lavoratori; essi devono mostrare, e spero mostreranno, la loro preparazione specifica e la loro coscienza civica. Come vedete, qualche cosa si è fatto, durante i 12 mesi, n mezzo a difficoltà incredi bili, dovute a circostanze specifiche della guerra e alle opposizioni sorde degli elementi venduti al nemico e alla abuia morale che gli avvenimenti hanno provocato in molti strati del popolo.

Persone citate: Aldo Resega, Badoglio, Churchill, Duce, Mazzini, Tazi