Reietto e redento

Reietto e redento A trentanni dalla morte di Baratieri Reietto e redento A trent'anni del generale Oreste Baratieri, a. cinquanta dalle infauste giornate di Amba Alagi e di | Adua — cancellate totalmen lte dalle gloriose giornate che. portarono l'Italia fascista alla] ìconquista dell'Impero — pos siamo ccn maggior senso dii giustizia guardare a quella | triste pagina di storia, ìppro Condire gli episodi disgraziati che ne perpetuarono l.no a ieri certe false carattensti,che, sentenziare, insomma, in maniera definitiva sugli argomenti di accusa e di di I fesa dai quali usci il verdetto | 'del Tribunale di Guerra del l'Asmara e quello — forse pu; importante — dell'opinione ch .pubblica d'Italia e del mondo. \ Sarà necessario, intanto, ch'premettere, per l'onor nostro, lu-per l'onore delle terre trenti-!Aine che gli diedero i natali, co-!bIme Oreste Baratieri, benché |B! vinto in battaglia — fatalità cedalla quale non si salvarono ! m| molti grandi condottieri d'o- ] bgni tempo e paese — non aI apparisse nella sfortunata'v'campagna d'Africa 1895-96,'nnè un impreparato nè un inet-i ildalla -morte co|« naegsuaidacimesmchputrdazal'bre B U primo a distinguersi nella <impresa garibaldina di Sicilia, ;In un articolo pubblicato nella ,, « Nuova Antologia» del l.o to nè men che meno un vile, ! qcome taluno mormorò e scris-, rse. Un soldato con un passato mcome quello di Baratieri non poteva essere un vile. Non cpuò conoscere codardia un l imuomo che, fra i Trentini, fuisscrgn- igiugno 1884 il Baratieri stes- ,- a g0 racconta come a Marsala, p per l'indipendenza dimostrata slineilo sbarcare i pezzi sotto gem2nvUhi fuoco nemico durante un o j quarto d'ora di infemaile ma jnovra, fosse promosso sul ribaldi, ufficiale i d'artiglieria. E a Calatafìmi,d'n Baratieri aveva sparato ! l quegli storici colpi di canno, de ne — i soli scaricati sulle to truppe borboniche nella sto- moirica giornata — che tuttavia|e- j decisero delle sorti di quella i i , a n i a prima fase della campagna. Qualcuno scrisse che Baratieri, dopo la disfatta di Adua, non doveva ritirarsi, battendo la strada di Gheran e passare il Belesa con i pochi superstiti per rientrare, due giorni dopo, all'Asmara e, dieci giorni dopo, a Massaua. E' storia controllata che. e, e e1spnpdldndurante W combattimento egli idfu, al fianco del generale iArimondi, sulle pendici del gmonte Raio, dove poteva ben n che ere prima.' ». D'accordo nel rammaricarsi che il destino non abbia vo luto • decretare al vinto ai !Adua la morte sul campo, la !bella morte redentrice. Ma |Baratieri — è stabilito — la cercò. Ed essa non venne. Ri! masè tra il fuoco, nella t>a] belica disperata battaglia, fino all'ultimo. E la morte non 'venne. Ma egli, cristiano, 'non poteva darsela e senti che i il suo dovere supremo coglierlo una palla di fucile. « Dalle pendici del Raio — narra uno storico recente — egili assistette al massacro del suo piccolo esercito, vide gli aiutanti di campo ritornare dal Rebbi Arienni, annunciane che la brigata Da Bormida non c'era più, vide la esigua riserva liquefarsi nel massacro ardente... Oh, perchè un colpo non lo colse lui pure, iprima che Si lasciasse trascinare via? Oh, perchè dal fondo della sua giovinezza garibaldina non gli venne l'ispirazione disperata di brandire il fucile di un morto e di fare come Arimondi e Da Bormida avevano fatte» po- era ! quello di evitare ai pochi eroi , rimasti, ed a se stesso, ligno minia della prigionia, A deporre, poi, contro 1 ac cusa che il Baratieri fosse l impreparato e si dimostrasise inetto al grave compito stanno molteplici fatti sanciti dalla verità e dalla storia. A parte il suo passato garibaldino e il lungo tirocinio come ufficiale, a parte le ,- prove offerte di profondo scrittore di cose militari e geopolitiche, sta il fatto che egli doveva ben conoscere uomini e cose d'Africa se dal 25 giugno 1891, come colonnello dei bersaglieri, lo troviamo vice-Governatore del- , ! l'Eritrea e poscia, col grado di tenente generale, Governa- tore, ed -.nfine supremo co mandante del Corpo d esercito |eritreo. E il 12_ luglio . 12 luglio 1893 egli conquista Cassala e nel 1895 sconfigge ras Mangascià a Coatit ed a Senafè. Apriamo il libro « Adua », pubblicato nel '31 dal colonnello E. Bellavita. In queste pagine si dimostra che « non dalle disposizioni di Baratieri l'insuccesso di Adua ebbe a derivare, ma dalla violazione di esse ». E a proposito i ideila cessione di Cassala agli>e inglesi il Bellavita scrive, cor^l grande senso politico: «No,-%n non la disgraziata ma TV1' sempre gloriosa battaglia e n izione Adua fu la vergogna noaftjpP^ bensì questa vilissima cessione di Cassala che non verrà mai abbastanza deplorata, non mai abbastanza rinfacciata alla debolezza degli uomini che erano allora al Governo d'Italia ». Su questo punto — credo — siamo tutti d'accordo. Ma ecco un'altra valkla parola che anche la critica più severa sottoscriverà e che sfaterà la leggenda dell'impreparazione e dell'inettitudine: s: Baratieri ebbe ben chiara la politica da seguire in Etiopia e non v'è dubbio che noi ci saremmo trovati nel 1895 in ben altra situadi forza se miserevoli i esigenze p contingenze par- jlamentari non avessero conti 'nuamente intralciato il rego ilare svolgimento del suo pia!110*- Cni scrive questo è A lessandro Sapolli, un valoro so ufficiale eritreo, ex-com battente di Adua, che quegli i eventi, dunque, visse e sof :ferse e che può essere dunque !un testimonio oltre che un critico. Egli scrive ancora, a Proposito delle ingiuste colpe &tte. al Baratieri all'indomani idi Adua: «Dcpo Adua fu, come sempre accade fra i popoli imbelli (io avrei scritto, più propriamente: « fra popo- " governati da uomim im- belli»), uno scatenarsi di ac cuse ingenerose e atroci conitro il generale sfortunato. OIgnuno cercava di scaricare le proprie responsabilità sulle 'spalle del vinto. Ed ancora ' ogjri io penso con emozione che il Tribunale Militare ai l'Asmara avrebbe potuto pro nunciare una condanna ingiu.sta ed enorme se il generale -Baldissera stesso, al mattino dell'ultima seduta, con quella . forza di aigomcnti e quel (senso della realtà che erano 1 doti precipue della sua non facile ma pur convincente e'loquenza. non avesse rivolto -jai giudici l'invito ad un esa!me sereno dei fatti ed un ria'cniamo ai sensi d'indipenden;za nel giudizio», ; Tuttavia la semplice asso |!uzione, accolta con grande 1 sollievo dai pochi superstiti, rimasti fedeli al Capo, nella sventura, non poteva basta re al Baratieri che, ancora 1 nel 1914, pochi mesi prima di jspegnersi a. Vipiteno, nell'Al to Adige, scriveva al vesco!vo Bonomelli che « il bisogno jinnato di giustizia apre l'a- nimo alla fede, perchè la fede di Cristo ci assicura checiascuno sarà giudicato equamente secondo Te opere sue.. » Il piano della battaglia di Adua-, in ogni modo, cosi come lo prospetta il Baratieri steaso nelle sue « Memorie i°\Africa » e così come anche 'vion descritto scrupolosainen- 'te nella pubblicazione dello 1 Stato Maggiore italiano, ap (Pare perfetto. Due elementi 1concorsero soprattutto a gua js"-arlo: la scarsità degli uo jmini <" truppa concessi (si ntcordi la !°tta di Crispi per ottenerli e la sconcia campagna dell'estrema sinistra lMKk_ .lamentare che riuscì a r»-u negare!) e l'incertezza dei comandanti. ; E allora? E allora... anche il Buonaparte (mi- si passi il raffronto) perdette a Water loo (e tutti sanno per col»» di chi): ma non per questo ìì suo valore militare fu in dubbio, il suo teeico sminuito, messo genio atm- teclco sminuito, l'onur m?X % Gino Clicchetti