Le ardue fatiche di Bonomi continuano ad essere infruttuose

Le ardue fatiche di Bonomi continuano ad essere infruttuose CRONACHE DELLE TERRE INVASE Le ardue fatiche di Bonomi continuano ad essere infruttuose Tangeri, 4 dicembre. Bonomi non è ancora riuscito a varare un ministero. Anche ieri egli ha ricevuto vari cosidotti uomini politici, ma le sue laboriose fatiche sono state ancora una volta inutili. Infatti De Gasperi non ha potuto persuadere Nenni, il cui rifiuto a collaborare con Bonomi è stato confermato in un ordine del giorno dall'ufficio stampa del partito socialista. Nessun passo avanti è stato compiuto neppure dopo altri colloqui di Bcnomi con Sforza, Visconti Venosta, De Gasperi, Gronchi, Casati, Solevi, ed altri. Bonomi ha ancora fatto un tentativo in extremis inviando una lettera ai capi dei partiti comunista, democristiano e socialista ed offrendo a quei rappresentanti due vice-presidenze. Solo i democratici cristiami hanno accettato. Degli altri ncn si ha notizia. Intanto VA fi dice che « si accentua l'impressione che il ministero che si formerà con o senza Bonomi sarà privo di ogni autorità ». Il che è evidentissimo, dato che qualunque governo dell'Italia « liberata » non può essere che un fantoccio ligio ai voleri degli « alleati », come è stato esplicitamente confermato dal veto inglese per il povero Sforza. Il quale ha voluto discolparsi di fronte ai padroni chiedendo a Bohemi di fare una dichiarazione che smentisse l'accusa di Eden di avere combattuto in seno allo stesso governo. E Bonomi lo ha accontentato dicendo: « Credo che nel passo del discorso del ministro Eden sul caso Sforza vi sia un errore di trasmissione e che invece di ministero Bonomi dovesse dirsi ministero Badoglio. Questa supposizione è avvalorata dal fatto che sono legato a Sforza da antica amicizia od io, pur nel dissenso su qualche particolare di questiona, non ho ragione di credere che egli sia venuto meno a questa stessa amicizia ». Ma il veto inglese resterà e Bonomi si sforzerà Inutilmente di conciliare l'inconciliabile, cioè la dignità dell'Italia con l'intromissione di Albione nella formazione del ministero In tanto caos si è levata anche, la voce del partito repubblicano che non volle mai collaborare nò con Badoglio nè con Bonomi, e il giornale La Voce Repubblicana scrive che le parole del Ministro degli Esteri britannico provano come il cosiddetto « governo italiano » sia solo nominalmente un governo, mentre in realtà non è che un organo a cui è affidato il compito di vegliare all' esecuzione delle clausole d'armistizio. Il giornale conclude affermando essere assurdo che gli uomini che hanno sempre combattuto il Fascismo debbano ora lottare fra di loro nell'Italia meridionale per contendersi i posti in un governo così meschino. Intanto la stampa romana c costretta ad ammettere che nonostante le profferte di amicizia e di alleanza gli <: alleati » continuano a comportarsi come vincitori. E i /riornai: elevano alti lamenti des-.in a ti a rimanere sterili. L'Italia libera, dopo aver ricordato quanto fu sbandierato ai quattro venti dalla propaganda britannica prima dell'armistizio a proposito della guerra al Fascismo e non al popolo italiano, osserva: « Dobbiamo avvertire i nostri fratelli del nord che quando un territorio è detto « liberato » esso è da considerarsi passato semplicemente in altre mani ». L'Italia Nuova chiede con quale animo i « patrioti » ed i- soldati arruolati dagli « alleati » possono imbracciare il fucile. « Nessuno ha dimenticato — scrive — le promesse che ci venivano fatte quotidianamente da radio Londra. Mantenerle è un dovere elementare cui nessuno si può sottrarre e se non si mantengono si umilia il popolo italiano ». Umiliare il popolo italiano è proprio ciò che vogliono gli « alleati ». Figuratevi quanto si commuoveranno di fronte alle proteste dei politicanti di Roma ! Anche l'Ava» ti polemizza con le radio inglese ed americana a proposito delle esigenze belliche e del diritto di ingerenza nella organizzazione politica italiana. « Questa ingerenza — scrive l'organo socialista — non deve eccedere gli interessi strettamente militari. Ciò non può significare il diritto di scelta di uomini per il Governo italiano o, ciò che è lo stesso, diritto di veto contro determinati uomini. Diversamente tanto varrebbe che il Governo fosse nominato dagli alleati ».

Luoghi citati: Italia, Londra, Roma, Tangeri