A otto anni dal sacrificio dei nostri legionali in spagna

A otto anni dal sacrificio dei nostri legionali in spagna A otto anni dal sacrificio dei nostri legionali in spagna Novembre '9S6. Partono senza un soluto, senza un fiore e senza l'addio d'una mano gentile dalla banchina del porto, partono così... per andare lontano e mai più ritornare. Silenziosi ed immobili, intenti gli sguardi ed un tremito lieve nelle palpebre, guardan svanire lentamente all'orizzonte — nella grigia e fredda mattina autunnale — il caro suolo della Patria ove ognuno lascia partendo il suo mondo di affetti e di speranze. La nave porta attraverso il Mediterraneo il suo carico di cuori generosi, in silenzio, rapida e furtiva, senza nome e senza bandiera perchè l'Europa ■— che aveva pur visto accorrere da ogni parte i prezzolati difensori della repubblica rossaj di Madrid — non vuole e non deve allora sapere vi siano al mondo uomini disposti a dare la vita per la causa del generale ribelle. Sono perciò navi pirate quelle che navigano guardinghe sopra le glauche onde del Mare Nostrum, verso la Spagna in fiamme, e siamo dei pirati noi stessi: pirati per un alto Ideale ed una fede purissima, pirati perchè ci sia concesso combattere e fors'anche morire per l'ardente passione che portiamo nel cuore. Due di quelle navi senza nome sono il Lombardia ed il Piemonte: corno non ripensare e non rivivere, nella strana e quasi perfetta identità dei nomi, l'epopea gloriosa di Quarto e Marsala? Non sono forse questi pirati in camicia nera della nuova Roma imperiale i più puri ed i più degni continuatori dello spirito fremente e del leggendario ardimento dei pirati di Garibaldi e di Bixio nella drammatica traversata e negli epici scontri de',1'860? Ottobre '938. Poter dire brevemente di tutte le battaglie combattute e vinte dai legionari di Roma in terra di Spagna non è facile impresa. Da, Siguenza a Brihuega, da Ondàrroa a Bilbao, a Màlaga ed a Motril, da Puerto Escudo a Santander per Reinosa e Torrelavega, da Rudilla a Tortosa, sul monte Jata e sul Rey, a Casa Ibarra, sulla Sierra Grana e sulla Molatilla, a Sarrion, a Torrevelilla, dal Mirablanc all' Ebro, a Zuera conquista di Alcaniz che atterri letteralmente i comandi marxisti e nelle tragiche, eroiche giornate di Guadalayara — tra l'infuriare di una tempesta di neve e di sangue —, dall'epica e vittoriosa resistenza di Bermeo, accerchiati da un nemico otto volte più numeroso, alla irresistibile controffensiva del Javalambre, è tutta una successione ininterrotta e fulgidissima di vittorie e di sacrifici, di eroismi noti ed ignoti, di gloria e di sangue. E' la dimostrazione solare, contro i nemici ■ sul campo di battaglia ed ancor più contro i vili detrattori di mezza Europa, di un valore senza macchia e d'una fede così pura e così grande da vincere il destino e la morte. Nel periodo cruciale della guerra, quando sembrava che la belva bolscevica dovesse ormai ingoiare la nobile nazione spagnola e mentre il giovane esercito franchista stava formando la sua ossa tura e andava acquistando una solida organizzazione bellica, le divisioni legionarie costituirono una poderosa massa di manovra e d'immediato impiego che fece sentire il peso inesorabile della sua potenza e del suo valore portando un contributo innega burnente decisivo alla vittoria delle armi di Franco. Chi non ricorda l'ardimento, l'irresistibile slancio aggressivo e l'incredibile resi stenza fisica e morale dei fanti legionari costretti a lottare contro un nemico quasi sempre supcriore di numero, che combatteva al riparo di formidabili opere campali? Chi non sa dell'artiglieria che tutti gli ostacoli e tutte le trincee nemiche sconvolse, spianò, distrusse con concentramene di fuoco terrificanti per potenza e precisione, dell'artiglieria che combattè assai spesso a fianco dei fanti per meglio proteggerli ed ap poggiarli e vinse da sola a Terucl — dicembre '937 — una tremenda battaglia? Che cosa dire infine dei leggendari piloti dell'ala legionaria che cercarono sempre di spentamente il nemico per costringerlo alla lotta e lo an nientarono quando questi la accettò, che bombardarono le posizioni con micidiale precisione, infaticabili ed incuranti del fuoco nemico che portava la morte, che mitragliavano le fanterie marxiste con una pe rizia ed un ardire che sono forse al limite delle umane possibilità, così vicini a terra nel vertiginoso carosello che seminava il terrore e la strage da sembrare vi si dovessero fatalmente infiggere? Una cifra 'dice assai meglio di ogni possibile parola del valore dei legionari d'Italia in terra di Spagna. E questa nella vittoriosa crociata essi hanno avuto, tra morti e fe riti, delle perdite superiori ad un terzo dei loro effettivi. Ciò significa che oltre quindicina la giovani hanno fatto olocausto della loro esistenza od of ferto il corpo generoso allo strazio del piombo nemico, in paese straniero, per il trionfo d'una causa di umanità e di cristiana giustizia! Maggio '939. Tornano i veterani di tante battaglie e di altrettante vittorie coi visi scarni segnati dalie fatiche di oltre due anni lui lui La, eoa negli uuclii bru ciati dal sole di tutte le trin ce* di Spagna una gran luce di fierezza. Da quegli occhi sgorgano lacrime di gioia quando dal mare si staglia lontano all'orizzonte il suolo della Patria» dopo tanto distacco. Le navi d'Italia scortano dal mare di Cadice a quello di Roma M trionfale ritorno. Li attende allo sbarco il loro Re, li acclama tutto il popolo d'Italia orgoglioso e fiorissimo dei suoi legionari. Ritornano, ma molti, ne mancano che non torneranno mai più: li abbiamo sepolti laggiù coprendo le bare della terra che ristoattatrono coi! loro sangue. Nello strazio indicibile dell'addio udimmo da quelle tombe salire a noi una sommessa, accorata voce di saluto; l'anima nostra piangeva... I cari Assenti, vicini nella morte ai fratelli spagnoli come lo furono nella fede e nella battaglia - riposano ora sereni nei piccoli, bianchi cimiteri della meravigliosa co sta cantabrica, sulle aspre sìerre della vecchia Castiglìs o tra i verdi uliveti d'Aragona. Novembre 'Wh. Otto anni sono trascorsi dalla partenza per la Spagna dei primi legionari, otto anni di storia gloriosa e drammatica, che sa di grandezza e di miseria, di lacrime e di sangue, di martirio e disonore. Le navi pirate dal nome di epopea giacciono per sempre in fondo al mare che avevano tante volte solcato e quello stesso re che attese a Napoli il ritorno dei suoi legionari ha ora tradita la Patria, dimenticando i vivi e rinnegando i morti, è passato al nemico, ha lasciato dietro di sè l'odio ed il sangue, il fratricidio e l'agguato, la disperazione e la miseria, mentre il suo Governo ha deciso di misconoscere quals'asi diritto dei reduci di Spagna, considerati alla stessa stregua di comuni delinquenti! Intanto il generale ribelle non sa più ribellarsi ai suoi antichi nemici che preparano, in combutta con i. franco- ruso-anglo-americani, l'astiosa rivincita la quale farà crollare il regime falangista portando ancora il disordine e l'anarchia nella penisola iberica. * Vicende e sorprese della .stona! Quanto avviene nella Spagna — e non rimarrà forse il solo caso tra i neutrali — può essere di salutare ammonimento a tutti quei furbissimi italiani che vanno oggi predicando lo stantìo ri. tornello: «questa guerra non si doveva fare ». Noi siamo invece del parere che la guerra si doveva meglio preparare e ben più seriamente condurre, ma si doveva ineluttabilmente fare. II destino che attende la Spagna è, comunque, una questione i.ne interessa gli spagnoli, anche se il nostro cuore ha una stretta angosciosa al ricordo dei valorosi fratelli che abbiamo lasciati laggiù nei piccoli, bianchi cimiteri della meravigliosa riviera cantabrica, sulle aspre sierre della vecchia Castiglia o tra i verdi uliveti d'Aragona. Alfredo Tonìolo

Persone citate: Bixio, Cadice, Puerto Escudo