Senza parole

Senza parole Senza parole Dei tre cavalli, uno solo pot-sva onestamente chiamarsi cavallo; degli altri due, uno era guercio e l'altro zoppo. Sannìo, che montava il cavallo vero, caracollava spavaldamente ; Cardiilo e io seguivamo al passo, con un brio che non riuscivamo a comunicare ai nostri malinconici ronzini. Lasciata Punta Rossa, all'estremità di Caprera, una motobarca ci aveva depositati a Li Canniccioni, in fondo alla baia d'Arzachena; alle spalle ci lasciavamo senza rimpianto La Maddalena, quel lunedì di Pasqua sbalorditivamente privo di vento. Affidate in buone mani ie rispettive batterie, andavamo a fare pasquetta come tre ragazzi spensierati. Nel paesaggio squallido e selvaggio non avevamo incontrato che un paio di stazzi, apparentemente deserti. Ma una casa, più avanti, sotto un enorme noce, in vista della strada che da Arzachena porta a Olbia, dava segno di vita. Un esile pennacchio di fumo saliva pigro dal camino. Al rumore dei cavalli un uomo venne sulla soglia; ci diede uno sguardo tra incuriosito e sospettoso, e spari. Ma avevamo bisogno di lui, cioè d'un pizzico di sale per il capretto che avevamo in una bisaccia e che contavamo d'arrostire alla sarda. Ci offrì il sale e anche il vermut. Era cordiale, anche un po' divertito del nostro proposito d'arrostirci e mangiarci un capretto, accoccolati sull'erba. Chiamò:.— Gavina ! — e la moglie apparve col vassoio, pallida e triste. Triste e chiuso era quel volto, nonostante il sorriso col quale ci porse i bicchieri. Da che cosa nasceva quella tristezza, ancora più desolata per lo sforzo di non mostrarla? E chi sa da quanto tempo quel viso così innaturalmente pallido non vedeva il sole. La donna ci esortava a bere, ma noi, con i bicchieri fermi a mezz'aria, non riuscivamo a staccare gli occhi da quel volto cosi pallido e triste. Abbozzava un sorriso, un sorriso stentato e falso, ma incontrava lo sguardo freddo del marito — quel minuscolo biellese che poteva essere scambiato per un sardo — e il sorriso si spegneva con un gemito senza suono. Ci fissava, a tratti, avidamente, come se volesse chiederci od offrirci un segreto; a volte aveva io sguardo di un animale smarrito, e subito dop'o i suoi ocelli s'incupivano in un'ombra tetra e sfuggente. — Potrò sbagliarmi, — disse più tardi Cardiilo addentando un pezzo di capretto arrostito, — ma lì c'è un dramma. Potresti farne un racconto. Sannìo borbottò qualcosa di simile, ma io tacqui. Era una giornata troppo bella per pensare a drammi e racconti. E il capretto, pur non essendo arrostito con tutte .e malizie dell'arte, era così squisito, con quel buon odore di fumo e di bruciacchiato. Ci avevano salutati a lungo, sulla soglia, alla no stra partenza, e ancora si vedeva laggiù, sotto il noce, la loro casa. Ma Cardiilo non aveva dimenticato la sua idea, qualche giorno dopo venne a trovarmi in batterie. — Ho saputo tutto, — gridò con la sua voce squillante — Avevo indovinato. Un vero dramma. Nella sua batteria c'era un marinaio d'Arzachena, e "la storia era venuta fuori, tor tuosa e cupa storia senza parole. Gavina si era sposata con quell'uomo di dieci anni maggiore di lei per fare dispetto a un cugino col quale era fidanzata. Durante una festa in casa d'amici, jl fidanzato aveva fatto ballare tre volte di seguito un'altra ragazza. Ciò che poteva essere non più d'un piccolo broncio degenerò in\-ece in una 'ite enorme che si concluse con la rottura del fidanzamento; per ripicco, dopo un paio di mesi Gavina sposava il biellese. Il cugino era scomparso, ma poco tempo dopo i due antichi fidanzati s'incontrarono, e l'amore d'un tempo, accresciuto dai rimpianti e dal rimorso, si riaccese. Non si trattò forse che di pochi sguardi; ma una lettera che il giovanotto tentò di farle pervenire finì tra le mani del marito. C'era una frase piuttosto compromettente; si accennava a una lettera di Gavina al cugino, Il marito non disse nulla. Ma cominciò una azione sottile e gocciolante di sorrisetti, di sogghigni, di sarcasmi. Un'opera silenziosa, lenta e corrosiva, alla quale la moglie, che aveva capito d'essere stata scoperta, non opponeva che una muta e rassegnata malinconia, pur logorandosi intirna- mente. E ancora più pallida e triste divenne quando il marito, sviluppando il 6iio piano, si fece amico dell'exfidanzato, lo portò a lavorare con se, lo invitò spesso a pranzo: mai però, nemmeno per un istante, li lasciava soli; il suo sguardo apparentemente cordiale frugava anche i loro pensieri. Neppure con un battito di ciglia Gavina riuscì a far capire al cugino quanto falsa e infida fosse l'affabilità del marito. L'infelice si consumava in quel gioco implacabile che soltanto ai due protagonisti era noto. Non hanno senso i termini languire e struggersi se non vengono applicati agli effetti di un'azione così inesorabile e spietata, senza speranza. Ma una notte dì vento, in cui il ponente infuriava, ululando con tutta la sua perversa rabbia, due fucilate crivellarono di pallini la porta del biellese, e il jiorno dopo il giovanotto lasciava Arzachena. Con que' gesto atrocemente simbolico egli aveva fatto capire che aveva scoperto il gioco, che rinunciava a vendicarsi e che desiderava che la cugina vivesse tranquilla. Se n'andava col fucile scarico, ma non per questo Gavina ritrovava la serenità; la casa sotto il noce continuava a custodire una muta e fredda gelosia e un volto pallido e triste. Un anno dopo percorrevo quella strada sulla, corriera Palau-Olbia. Al ritorno dalla licenza Cardiilo mi aveva raccontato l'epilogo della storia. Dopo Arzachena cercai avidamente con lo sguardo, tra le rocce, la casa sotto il noce. Giunto al traverso del cimitèro non potei impedire alla mia mano di portarsi alla visiera. In quel cimitero, così vicino alla sua casa nelia quale si era consumata in un lolore desolato e fiero, Gavina era andata a chiudere gli ultimi frantumi della sua tristezza. Oltre le piccole croci m'apparve per un attimo, sulla stessa linea, la casa sotto il noce. Dalla soglia, forse il marito continuava a custodirsi silenziosamente la moglie, col suo freddo sguardo inesorabile e spietato. Giuseppe Faraci

Persone citate: Gavina, Giuseppe Faraci

Luoghi citati: Arzachena, La Maddalena, Olbia