Risorgimento europeo

Risorgimento europeo Risorgimento europeo L'esigenza dell'unità europea è stata avvertita, da qualche tempo a questa parte, con una certa insistenza. Si tratta di un problema tutt'altro che nuovo. Senza bisogno di risalire alle utopie della mittel-Europa o della pan-Europa e senza necessita di risvegliare la memoria. a\ Aristide Briand, basta "tarsi a quanto è stato scritto e discusso agli inizi di flJJffJt» guerra circa l'assorbente complementarità del grande spazio tedesco con la comunità imperiale di Roma. La verità si è che di fronte al palesarsi di crisi dramma tYche"che* coinvolgono le sorti del continente^ si cerca di ai.frontare le incognite del fui] turo con la precostituzione d un ipotetico assetto finale eh) possa garentire l'equilibri delle forze tra vinti e vinci tori. Un problema teorico, du^ que, che tuttavia aveva avi to, almeno spiritualisticamei te, una sua impostazione p! litica per mezzo del fascisi^ il quale dopo la sua fase n£ zionale tendeva ad imposi nell'orbita del continente cime un fenomeno supernazinale per eccellenza. Il fervore che caratteri» la ripresa di questo mito iscinoso e suggestivo trova ergi una ragione fondamente nella contrapposizione di te continenti e nell'urto di ,cie forme di civiltà. In sostanza la trasposiMne del dato militare dall'onita nazionale a quella intrccntincntale ha determinto un nuovo atteggiamento dilo spirito facendo maturare -na precisa esigenza che era fata trascurata per il prevai're di specifici o generici intewssi immediati: talché si ino oggi riscoperte con una otta sorpresa alcune verità eh' e ,■ ano state accompagnate da, un sapiente scetticismo, nel momento della loro primi n-\YaÌ*ZW£C •ne,,JnonJc?0 i „e"?lidee. Non" ultima di sieste | verità quella percezioni del tramonto dell'occidente prevista da Osvaldo Spencer il quale concentrava nel Sto ai Faust il senso della decadenza della civiltà occidentale. Oggi questa sensazione faustiana del nostro bestino europeo ci si rivela naUa sua interezza. La prova diabolica, :suscitata dalla guerra, saggia : alla tempra del fuoco ì grado ' di resistenza dello spirito per accertare se la nostra civiltà J, \no jsa risolycre »nIla crisi del-!t^tiSSStS^tS^F I II problema, inaòVnma, siinone nella contrapposizione \fra l'antichità — e quindi.la robustezza e la continuità del-, l'Europa — o la sua vecchiez- za — e quindi il graduale I sgretolarsi della sua consi- j stenza sino alla morte, Di questa tremenda malattia che corrode le previsioni del nostro avvenire molte diagnosi sono state avanzate. Le teorie più o meno elegantemente esposte possono raggrupparsi in due categorie: una prima che afferma genericiamente l'esistenza di questi, necessità di fusione dei vari nazionalismi per fronteggiare, con un complesso organico di forze, lievitate dalle stesso originarie tendenze fondamentali, l'urto .poderoso di elementi assetati di torbido predominio ed intesi esclusivamente a soffocare, con tutte le inevitabili conseguenze, la continuità della tradizione nella precarietà di una reazione materialistica e panteistica; una seconda che si limita ad individuare la soluzione secondo il prevalere di una delle due parti in conflitto che rappresentano, rispettivamente, l'Europa e Tanti-Europa. In sostanza il problema viene concluso nell' angustia di un fenomeno meccanico di prevalenza svuotandolo del suo co':tcrrito migliore e più impegnativo. A ben guardare l'attenzione comune è puntualizzata verso una soluzione specifica restando assolutamente indeterminato per quale vie a tale soluzione si possa pervenire. Il grosso della questione, invece, è tutto qui. In realtà ci troviamo di fronte a due fedi religiose opposte:, ma l'urto dii due religioni si può risolvere soltanto con gli sviluppi di una fase preliminare ìa quale importa una interiore macerazione degli animi che intendano il valore di verità del nuovo assunto. Lutero non è fine a se stesso, ma l'espressione di un travaglio che corrode una individuata aristocrazia la quale trae dalla sofferenza il proprio diritto alla vittoria. Per trasportare l'argomentazione in campo più schiettamente storico-politico, si può osservare che l'unità della. Germania e quella dell'Italia non sorgono per un fenomeno generico di casuali concomitanze, ma in virtù di amarissime rinunce e di ansie costruttive di una minoranza nella quale si compendia il processo risorgimentale. Il fenomeno dell'unità europea importa, quindi, il verificarsi di una premessa connaturata agli sviluppi dei tempi: per essere esatti, la trasposizione nel continentale di quel senso del risorgimento che era rimasto peculiare alle forme più espressive di nazionalismo. La soluzione del quesito sulla possibilità o meno di costruzione dell'unità continentale poggia, dunque, sulla maggiore o minore probabilità di esistenza di una nuova carboneria che si astragga dalle limitazioni a carattere nazionale ed assurga a signi ficato europeo. In questo senso e chiaro che l'auspicato fenomeno di fusione dei nazionalismi non può intendersi come la conseguenza o come la risultante de'.la vittoria di una delle due parti in conflitto, ma come il dato decisivo di una crisi interiore che è intima a tutti gli stati e tutti li pone su un identico piano storico legandoli al corso della stessa fatalità. Qualora l'indagine dovesse limitarsi esclusivamente al probabile nell'ipotetico si potrebbe affermare che nessun popolo meglio dell'italiano potrebbe avocarsi il titolo di iniziatore di questa nuova missione. Il seniio europeo era insito nella dottrina del fascismo, la quale anche nelle manifestazioni storicistiche di immediato carattere politico, si estrinsecava in funzione continentale. Basta, a tale pro¬ posito, ricordare il Patto quattro e l'intervento di Monaco. Non solo: ma c'è tutta una tradizione storica che ci insegna come unicamente- l'impero romanoj sia riuscito a realizzare l'unità continentale oltre che con (l'intervento delle armi anche a mezzo dell'as¬ setto giuspubblicistico che garantiva, oltre le municipalizzazioni, anche quella figura di comunità imperiale nella quale gli stati complementari serbavano, mediante la collaborazione, una propria personalità nella qualità di soci dell'Impero ». Può essere un sintomo: ma si deve avere l'accortezza di non precipitare nel gioco di frettolose illusioni. L'unica speranza che schiuda la via a questo risorgimento continentale è data dal tormento attraverso il quale — « in modo evidentemente diverso per qualità ed intensità » — sono passati tutti gli Stati d'Europa. Gli errori, le manchevolezze, le crisi particolari che hanno percorso tutti i nazionalismi avranno certamente scavato in profondità nel pensiero di una determinata parte di una generazione che, come avviene nelle svolte drammatiche della storia, as¬ somma nel giro di poche personalità, la tragedia di tutto un tempo. Sconfitta o vittoria di qualsiasi delle forze in contrasto l'esperienza non può esaurirsi in una sterile dialettica, ma dovrà fatalmente sfociare in una forza viva. In questa forza potrà realizzarsi il nuovo risorgimento che deve acco munare la disperata volontà di resurrezione in un ordine nuovo di tutte le nazioni eu ropee. Il segreto, dunque, riposa nella possibilità di coordinare le sparse energie di tali minoranze. Dirà la storia se questa funzione molto più com plessa di quanto si possa im maginare, potrà essere assol ta da una generazione che si dibatte fra incertezze angosciose e guarda pensosa verso l'avvenire. Gaetano La Terza (Continua),

Persone citate: Aristide Briand, Faust, Lutero, Osvaldo Spencer

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Monaco, Roma, Tanti-europa