Gli apprendisti-maghi di Concetto Pettinato

Gli apprendisti-maghi Gli apprendisti-maghi Walt Disney ha messa in commercio l'anno scorso una pellicola fantastica di molto effetto sul tema e sulla musica dell'Apprendi sorcier di Paul Dukas. Chi abbia qualche conoscenza del poema sinfonico francese ricorda certamente in che consista la favola del Mago apprendista il quale, per aver voluto imitare le operazioni incantatone del proprio maestro, si trova alle prese con forze scatenate di cui non gli riesce di conservare il dominio. Nella pellicola del disegnatore americano l'apprendista è semplicemente un pigrone che, avendo ricevuto dal maestro l'ordine di lavare la casa con la scopa e l'acqua di una secchia, ordina alla scopa e alla secchia di sbrigare il lavoro da sole, e quelle tanto fanno che inondano la casa, sommergono la città e affonderebbero ' frenetiche nell'acqua il mondo intero, se il Mago finalmente non sopraggiungesse a pronunziare le parole arcane che romperanno l'incantesimo e salveranno la situazione. Non sappiamo se il Disney, che e un perfetto democratico, da tempo acquisito a suon di dollari alla propaganda americana, abbia voluto sfruttare il soggetto per un'allusione politica, ma il certo è che la visiono del suo cartone animato evoca irresistibilmente per noi l'avventura dei due apprendisti-maghi di Washington e di Londra. Hanno messe in moto la ascopa e la secchia per ripu-1 lire la casa è si sono tirati Iaddosso il diluvio. Preten- jelevano ristabilire in Euro- pa l'ordine e la felicità e vi ranno instauralo il caos e la disperazione. Giacchè si può dire quel Iche si vuole della situazio-jne europea quale si presen- tava nel 1942, all'epoca del-'la massima espansione del l'Asse, ma bisogna pur riconoscere due cose: anzitutto che l'Europa allora era tranquilla, in secondo luogo che 1 Asse non pretendeva punto fare dello stato di fatto creato uno stato di diritto definitivo e permanente. Aveva occupati un certo numero di territori; ma, salvo clic pel Governatorato Generale, a nessuno di essi era stata non diremo data ma nemmeno proposta nè tampoco minacciata una sistemazione duratura. Malgrado i consigli formula ti da varie parti in favore|di una delineazione conerò ta del futuro regime politico e territoriale europeo in caso di vittoria dell'Asse, i governi di Berlino e di Roma si erano sempre rifiutati a pregiudicaro decisioni che ad entrambi sembrava preferibile far dipendere da un complesso di consensi e di convincimenti graduali e reciproci anziché da un diktat sul tipo di quello di Versaglia. Sino all'altr'ieri le occupazioni tedesche e italiane in Europa erano pure e semplici contingenze mili-|lari, non soluzioni politiche. !Nessuno aveva il diritto cli dire che la presenza di trup- pe dell'Asse sul proprio suolo significasse la perdita 'irrimc-diabile della propria jindividualità nazionale e della relativa autonomia. |Ma le cosiddette democra. Izie non hanno avuta questa !modcrazione nè questa pru- denza. Prima ancora di aver messo piede sul continente'si erano affrettate a render Inoti al mondo intero i loro|dccrcti sulla futura distribu- zionc del medesimo. Colmo d improntitudine, senza a- ver vinto già disponevano idei frutti della vittoria, an-jzi se li disputavano. E che se li disputassero, che se li disputino potrebbe anche esserci indifferente, ma non ci è indifferente che ne dispongano. Non ci è in differente "che si faccia mer-icato di popoli e di patrie, ta-igliando una fetta qua e l'ai- ma là nella carne viva del- l'Europa, quasi si trattasse di vivisezionare un cadave- re.- « Io mi piglio l'Olanda, il Belgio, la Grecia e l'Italia; tu ti pigli la Polonia, la Romania, la Bulgaria e la Finlandia; colui si piglia il Marocco, l'Algeria, le Antille, l'Insulindia e quel che ri mane ». Stringi e stringi, il selo della guerra condottadagli Anglo-americani nonè se non questo. Divisio- ne di bottino: gli scherani appiè della croce giocano fra loro agli aliossi le spo-glie del Redentore agoniz- zante. E si diceva male del jcongresso di Vienna! Ma col ;congresso di Vienna la San- ta Alleanza riportò almeno.in Europa la pace e l'ordine, |ancorchè non fossero quelli ila pace nè l'ordine ambili dai popoli: oggi gli ,< Al- ìeatl», dovunque mettano piede, non portano se non j1 anarchia e la desolazione. In Francia, sulle rovine del governo di Vichy emi grato in Germania al fianco!di Petain, ne sono sorti citi-Iqw o sci altri a Parigi, alTolosa. a Marsiglia, a Lione, I a Grenoble, a Montpellier, di cui solo il primo obbedisce a De Gaulle, e che volentieri non si riconoscerebbero nemmeno tra loro. A Marsiglia si condannano a morte venti persone al giorno. A Montpellier e nelle altre città del Mezzodì le sentenze capitali vengono pronunciate senza processo. Nei campi di concentramento del dipartimento del Rodano languono decine di mi; gliaia di accusati, fra cui centinaia di donne. I comunisti di Limoges e di Vichy parlano apertamente di proclamare i Sovieti nella Francia meridionale, nel Massiccio Centrale, nella, valle del Rodano e in Savoia. A Lione, per soffocare la rivolta incipiente, De Gaulle ha dovuto scagliare le sue truppe nere contro la folla. A Parigi il numero dei disoccupati è salito in una settimana da 360 mila a mezzo milione E dalla Francia l'anarchia comincia a infiltrarsi anche in Spagna: il bolscevismo di Tolosa'valica i Pirenei, torna alla riscossa sulle terga di Franco, riaccende qua e là vampe di guerra civile. Nelle Asturie, in Galizia, in Leon, in Biscaglia il generale Yague è costretto a intraprendere azioni di polizia per arginare gli sconfinamenti di bande, mentre dall'estero Alvarez Del Vayo, ex-ministro degli Esteri di, Negrin, bandisce la guerra santa contro Franco e Martinez Barrio si accin ge a porre la propria can didatura alla presidenza deila futura repubblica auspicata dalla massoneria e dai Sovieti. Non migliore è la condi zione del Belgio, all'altro confine francese. Pierlot a- veva creduto scongiurare i' malanno accogliendo dei comunisti nel proprio mini Stero, ma le esigenze di co storo crescono di giorno in giorno, il segretario generale del partito minaccia di imporre ai suoi rappresentanti il ritiro dal governo e l'agitazione operaia nel distretto industriale di Charleroi e nel bacino carbonifero di Mons si aggrava senza posa. Passiamo all'Europa orientale, e vedremo in Lituania città rase al suolo a teatro di esecuzioni e di deportazioni in massa; in Polonia un governo rosso a Lublino, che si ride di Mikolaiczyk e degli Inglesi, e una ca- pitale in rovina; in Roma ma due governi, come in Francia, e il paese a ferro e fuoco; in Eulgaria il territorio occupato militarmente dai Sovieti; in Macedonia una nuova repubblica sorta per strappare Salonicco alla Grecia; in Jugoslavia un governo di fatto, capeggiato da Tito, e un governo esule, sullo sfondo di uno scenario di spavento e di morte; in Grecia un ministero Papandrcu ad Atene, sostenuto dagli Inglesi, e un governo comunista a |Mllllene sostenuto da Mo!sca> mentre sotto la stessa Acropoli sventolano le ban diere rosse. Dovunque tu volSa l'occhio, insomma, 'disunione, discordia, conjfllUo di poteri, caos, E in Italia? Dell'Italia | meglio non parlate. Una I luogotenenza regia da una ! parte, una repubblica dal l'altra; in mezzo, due eser citi di fronte, e una Chie'sa eh'è straniera; e parI tigiani da ogni lato. E | poi un separatismo sicilia no e un separatismo sar do, inventati apposta per complicare un poco di più ila situazione generale. E le j colonie sbandate, perdute. E tutta una catena di citta e di posizioni di frontiera minacciate dall'ingordigia degli uni o degli altri. E, quasi non bastasse, uomini politici che insorgono iC?m*L ll repubblicano Conti i?,1 Tea.tro Brancaccio di R?ma- !.n Pro delle autono mle reSlonal1 e comunali, e armatorl che mv°cano fin ! i autonomia del porto di Napoli E, dappertutto, in Francia, in Belgio, in Polonia, in Romania, in Bulgaria., in Jugoslavia, in Grecia, in Italia, la fame, la carestia nera, le comunicazioni ferro- | viarie e marittime paralizzai te, i mercati vuoti, i bimbi i morenti a migliaia, le don ne che partoriscono mulatti, le fanciulle ricoverate a cen tinaia ogni mese per malat'tie celtiche e gli ebrei che i arrivano a frotte, a vagoni j interi, uomini e donne, dalla ;Palestina, dall'America, dal j la Russia. Ecco che cosa .Churchill e Roosevelt hanno | fatto di un'Europa dove si ino a due anni addietro re j gnavano l'ordine e la buona volontà e albeggiava quel Isenso di solidarietà che in jFrancia trascina ora i citta- dini sotto il plotone d'esecuzione, perchè da quella insolita fede doveva na- !scere la pace europea, c Ila pace europea non sorril eleva agli azionisti della CiI ty e di Wall Street, padro- ni di De Gaulle. Ma chefosse proprio questo il ri- sultato da essi cercato? Sinceramente, stentiamo a crederlo. Sarebbe troppo Stupido. Preferiamo sup- porre che i due apprendisti- maghi si siano lasciati pi- _i;f i, .„„., -i.,n„ i„ ghar la man dalle lorOstesse incantagioni. Oggientrambi annaspano dispe- ratamente, come le loro vittime, nel diluvio che sommerge il mondo. Auguriamoci che un mago autentico giunga in tempo a trarci fuori dal pelago, con la sua parola salvatrice. Concetto Pettinato