ITALIA REPUBBLICA SOCIALIZZAZIONE trinomio della resurrezione e della lotta per l'avvenire

ITALIA REPUBBLICA SOCIALIZZAZIONE trinomio della resurrezione e della lotta per l'avvenire Nella XXII celebrazione della Marcia su Roma ITALIA REPUBBLICA SOCIALIZZAZIONE trinomio della resurrezione e della lotta per l'avvenire Proiezione nella storia d'una dala rivoluzionaria Le prime epurazioni, fra le ante cui ai affanna, con la guida e l'ausilio delle autorià, « alleate », il governo bonomiano, sono state quelle dei « responsabili » della Marcia su Roma. Ma se, per un momento e per assurda ipotesi, si volesse ridurre la portata storlea del 28 ottobre 1922 al va- ore e tal significato che vi at¬ ribuiscono i vecchi antifascisti tornati a galla dopo il colpo di Stato del 25 luglio e 'abbiezione dell'8 settembre, si troverebbe che i primi responsabili da epurare sono proprio gli uomini e i partiti del periodo che precedette la Marcia su Roma, sia che fosaero al Governo, sia che fosse- ro all'opposizione. Tutti costo¬ ro non seppero guardare che ai propri interessi personali, di partito o di categoria senza mai darsi pensiero del supe¬ riore interesse del Paese. I partiti di governo, liberali, po polari, democratici ecc., dimo strarono soltanto la loro assoluta e pietosa incapacità di governare, e i partiti cosidet ti di sinistra minacciavano o. gni giorno la rivoluzione, ma si guardavano bene dal farla, perchè, borghesi nell'animo, la paventavano; il più numeroso fra essi, il partito socialista, non sapeva che riprodursi per scissione, come gli animali più bassi della scala zoologica, e le sue cellule assumevano sempre nuove e strane denominazioni. Intanto l'Italia era acefala e andava alla deriva, verso l'anarchia e il caos. La Marcia su Roma, perciò, fu resa necessaria dall'urgenza di ri mettere ordine e ridare fiducia al Paese, di rimediare insomma al clamoroso fallimento di tutti coloro che erano .julla scena della vita politica italiana d'allora. Ora i rottami di quel grande naufragio imperano a Roma, ma. la Nazione non potrà mai sperare nulla di buono da coloro che 2Z anni fa furono travolti dalla propria inca- Eacità. Ecco perchè farebbero ene a epurare anzitutto se stessi. Perchè anche oggi non un uomo nuovo, non una parola nuova sono usciti dal gruppo dei politicanti che si azzuffano nelle terre invase; non si sa far nulla di costruttivo; tutto si esaurisce nell'ostilità contro il Fascismo, che è quindi presente anche se perseguitato. Questa è la prova lampante che la Rivoluzione, oltre alle sue creazioni pratiche d'un ventennio, ha operato anche sul terreno ideale. Agnostici e antifascisti potranno giudicare il Fascismo alla stregua della loro indifferenza o del loro odio, ma nessuno che abbia un minimo di buona fede potrà negare le conquiste politiche e sociali da esso raggiunte. Errori e deviazioni e, sia pure, anche colpe di singoli non possono infirmare il bilancio attivo di quelle conquiste. Per chi volesse dimenticarlo migliaia di opere sono 11 ad attestarlo con le loro traccie non cancellabili; Littoria e le altre città dell'Agro, anche se distrutte dalla guerra che 11 tradimento ci ha portato in casa, rimangono sempre a testimoniare della capacità realizzatrice d'ima stirpe alla quale il Regime aveva dato coscienza di se stessa, delle sue possibilità e dei suoi diritti. Capacità documentata, inoltre, dalle migliaia di case coloniche sorte in Libia e nell'Impero per accogliere e dare pane e terra a migliaia di contadini non più costretti a mangiare il pane amaro dello straniero. Nessuno potrà negare che quei superbi colossi della nostra flotta mercantile e quei nuovissimi vapori da carico che solcavano i mari, preferiti dai viaggiatori e dai commercianti stranieri, furono opera del Fascismo, cosi come Io furono la poderosa Marina da guerra e l'aviazione che tanti duri colpi inflissero al nemico durante questa guerra, obbligandolo per le sue comunicazioni extra mediterranee a seguire la lunghissima rotta del Capo di Buona Spe ranza. La soluzione della * questione romana » che da tanti anni si trascinava, e il Concordato con la Santa Sede rimarranno sempre una grande realizzazione storica di Mussolini anche se oggi gran par te del clero finge di dimenti carsene. E la conquista dell'Impero L'Italietta boriomiana rinunciataria oggi lo rinnega soltanto perchè conquistato dal Fascismo, mentre rivendica (ma invano perchè i nemici non le molleranno) le antiche Colonie e specialmente la Libia. Ma si dimentica a Roma che la Libia, occupata nel 1911, fu poi riperduta, per cui dovette essere riconquistata dopo il 1922 con graduali operazioni militari nel corso d un decennio, e" fu valorizzata soltanto dal Fascismo. La facile e insensata rinuncia all'Impero, che solo può dare materie prime e possibilità di vita a milioni di italiani, dimostra che l'interesse superiore della Patria continua ad essere l'ultimo pensiero di coloro che pbmdpnovpml pretenderebbero governarla. La guerra che non noi abbiamo voluto, ma che abbiamo virilmente accettata quando la ruota del destino ci ha posti dinnanzi alla realtà del nuovo conflitto mondiale, ei offriva la possibilità di risolvere l'ultimo e più grande problema per l'ascesa e la vita stessa dell'Italia: la libertà di movimento nel nostro mare, l'espansione in Africa e ii compimento delle nostre rivendicazioni in Europa. Se la guerra non fosse stata sabotata proprio da molti di coloro che dovevano condurla e da quegli italiani che non seppero sollevarsi al disopra del loro meschino odio di parte, a quest'ora forse la grande mèta sarebbe stata raggiunta e la ventennale, ciclopica costruzione fascista delia nuova Italia, che aveva finalmente la sua struttura imperiale, avrebbe avuto il definitivo coronamento. Una Nazione cosi rinvigorita e padrona del suo destino avrebbe allora potuto anche concedersi il lusso della « libertà » e delle divergenze interne. Gli italiani delle terre invase possono oggi fare i confronti fra le realizzazioni di ieri e la tremenda realtà dovuta all'invasione, resa pos¬ sibile dalla capitolazione e dal passaggio al nemico. Il quale aveva illuso bensì tanta gente con le sue affermazioni di voler, combattere il Fascismo e non l'Italia, ma, ottenuta, l'insperata vittoria a cosi buon mercato, rivelò subito che il suo vero proposito era colpire al cuore la Nazione della quale il Fascismo, nella sua essenza ideale e nelle sue realizzazioni pratiche, rappresentava il potenziamento. Ma il fatto stesso che i nemici abbiano voluto dare a questa guerra, da essi provocata, un contenuto di lotta contro il Fascismo dimostra come questo abbia permeato di sè le coscienze dei popoli e sia entrato, come disse Mussolini, profondamente nella storia. E esso quindi un'idea che, comunque volgano gli eventi, non potrà essere aistrutta. Tanto è vero che anche gli avversari, se vogliono fare qualcosa di concreto e di utile, devono percorrere le strade da esso tracciate. Cambiano le denominazioni, ma la sostanza non muta. Così, tanto per dime una, gii ammassi possono essere battezzati « granai del popolo ì ma restano pur sempre ammassi. E altrettanto dicasi quando il ministro bonemiano Saragat propugna anche per l'Italia, invasa la socializzazione, cioè la riforma fascista rivelatasi di tale portata so. ciale e storica da imporsi a coloro stessi che ieri la combattevano per ostilità preconcetta verso il Fascismo che la sta traducendo in real- i o d a a i tà. Contro questa idea vera mente rivoluzionaria e tale da indicare alle forze del lavoro di tutto il mondo una mèta verso la quale fatalmente si tenderà ovunque,, insorgono soprattutto i plutocrati dell'occidente, i quali devono difendere i privilegi derivati da secoli di, sfruttamento degli altri popoli e dei lavoratori di casa loro. Ma non la spunteranno; e se anche dovessero spuntarla la loro vittoria sarebbe di breve durata specialmente nei loro paesi. I frutti della socializzazione sarebbero perduti soltanto dal popoli vinti, e prima di tutti dal nostro, che dovrebbe lungamente servire agli interessi dei plutocrati vincitori. Questo non avverrà se gli italiani sapranno trovare, finché ne sono in tempo, la via momentaneamente smarrita, e difendere con tutte le forze il loro suolo e le conquiste d'un ventennio. Suprema necessità di oggi è quella di non dilaniarci l'uno con l'altro, ma di lottare uniti contro le forze esterne che tendono ad annientarci come Nazione. II Fascismo, tornato alle sue origini e senza più gli ingombri e i profittatori che ne irretirono molte iniziative, ha ripreso la lotta per rimediare alle conseguenze del tragico sbandamento del settembre 1943. La lotta è dura e la mèta non è vicina, ma abbiamo la certezza che usciremo vittoriosi dal colossale urto di popoli e di civiltà che si svolge in Europa e in Asia. Abbiamo verso i nostri figli e i nostri nipoti il dovere di lottare ancora, di affrontare altri rischi per «onsegnare loro un'Italia della quale non abbiano a vergognarsi. Dalla vittoria avremo l'integrità del nostro territorio e dei possedimenti d'oltremare, oltre a quel di più che avremo saputo meritarci col nostro contributo alla guerra. Dalla sconfitta avremo, oltre alla perdita sicura delle Colonie antiche e recenti e alla mutilazione di parti vitali della Metropoli, la completa rovina economica e morale della Nazione, che è quanto dire di tutti i suoi cittadini. E le conseguenze ricadranno su più d'una generazione. Ma abbiamo piena fiducia nella tempestiva riscossa degli italiani, i quali, attorno al nucleo dei valorosi che già combattono, sapranno raccogliersi per il supremo sforzo che ci condurrà al successo finale. * LndtLgSsgsplm Mentre nelle piazze della Repubblica rleuona l'appassionato grido di fede del Popolo, le unità del risorto Esercito italiano raggiungono la zona d'impiego. (Foto Luce)

Persone citate: Mussolini, Saragat