Scuola e vita

Scuola e vita Scuola e vita Si sono ormai concluse le sessioni d'esami nelle varie sedi scolastiche. In merito sono già appaisi sui giornali cittadini interessanti rilievi e commenti. In particolare e stato segnalato l'atteggiamento « di indifferenza e di poca serietà» della massa studentesca in genere e anche delle famiglie verso la scuola ed ì iprofessori. Riprendiamo 1 argomento di attualità traendo 10 spunto da un episodio cne, nella sua duplice manifesta; zione, rivela un rapporto di causa ed effetto, e che ci ha indotti a riflessioni e a considerazioni rispondenti, in ultima analisi, a molte angosciose domande. In una scuola Media — non ancora « Ginnasio — si riunisce la commissione esaminatrice. Il colloquio d'esame verte su tutte le materie d'insegnamento, ivi compreso l'insegnamento religioso; manca però il teologo insegnante di religione: pensando a una dimenticanza lo si cerca per telefono onde invitarlo a intervenire subito. Risponde con un rifiuto e si giustifica dicendo che per la modesta somma che percepirebbe quale compenso, non gli conviene perdere il suo tempo... Stupore incredulo I Eppure la cesa sta in questi termini. Non abbiamo il coraggio di comunicare agli altri professori il giustificato motivo dell'assente. Frattanto 11 primo candidato ha cominciato l'esame; non si può avere 11 per 11 un altro docente di religione; d'altra parte — pensiamo — non sarà necessaria la preparazione di un teologo per porre qualche domandina sulle conoscenze che l'insegnamento di tale materia — in esecuzione dei Patti Lateranensi — si propone. Cosicché 1' esame ha luogo ugual■mente ad opera di un professore laico. Fra gli altri quesiti affiora quello sulla Legge Mosrrca: in breve i due terzi e f'ti'3e più degli esaminati non conoscono i « dicci comandamenti »; e non diciamo conoscere esattamente ma neanche approssimativamente. Questo in ragazzi dai dodici ai quattordici anni. Ora ci sembra che sul fatto ci sia da riflettere. E non dal punto di vista strettamente religioso; non ci soffermiamo neanche sull'atteggiamento del teologo, non credendo opportuno generalizzare ed essendo in sè abbastanza eloquente. Ma è sul valore sostanziale di quel decalogo tanto, troppo dimenticato oggi (e parliamo dei singoli individui), che'vorremmo richiamare 1' attenzione. Perchè cosa sono poi questi « comandamenti » se non l'espressione della lct/t/c naturale comune a tutti i popoli della terra pervenuti alle soglie della civiltà? Dovrebbero dunque formare il sostrato della coscienza individuale come norma prima di vita. Un tempo presso i popoli antichi, come ancor oggi presso alcuni popoli sanamente primitivi, i giovani al superamento della fase ci adolescenza » ricevevano una specie di iniziazione esoterica. Oggi quale iniziazione, quale norma di vita ricevono i giovani, su cui tanto vorremmo poter contare per il domani della Patria e della società? che vorremmo migliori d; noi ? Come e dove ricevono un'educazione morale che resista a ogni vicenda? In famiglia? L'esperienza dimostra che, nella grande maggioranza dei casi, la famiglia o non può, o non sa, o non vuole preoccuparsi di tale educazione, cosicché affida alla scuola anche questo compito, credendo anzi spesso che la semplice istruzione sia equivalente di educazione. Nella scuola? In senso ge nerale, no. Le riforme si sono susseguite, nomi e programmi hanno subito mutamenti, le direttive, buone in verità, si sono moltiplicate, ma i risul tati son cambiati di poco. La scuola oggi, forse peggio di ieri, istr lisce, ma non educa ancora sufficienza; e anche il livello dell'istruzione in que sti ultimi anni, per le circostanze eccezionali e quindi per cause esteriori, si è alquanto abbassato. E d'altronde chi ha insegnato agli insegnanti a educare? Qual'è la formazione degli insegnanti nelle Università? Chi si dà pena di conoscere le qualità morali e le possibilità educative di chi dovrà spezzare il pane dello spirito a diecine di ragazzi diversi e complessi per natura ? Corsi di studi di carattere particolareggiato su argomenti per lo più aridi o resi tali dalla forma didattica, ogni tanto qualche esame, poi la tesi di laurea, infine il concorso. Ma tutto ciò è staccato dalla vita reale e tocca ben poco il mondo etico della personalità. Perchè non è facile educare, anzi, e per riuscirei occorrono conoscenze che raramente l'Università fornisce. Occorre saper guardare profondo dentro di sè e fuori ai sè, avere il senso dell'umano e del divino, conoscere le leggi misteriose della vita, cono, scerò non una psicologia teorica, ma una psicologia appli cata. e altro ancora. Taluni arrivano a tanto per proprio conto con uno sforzo del tutto personale, magari a scapito della preparazione strettamente scolastica. Neanche la scuola. dunqui\ sa dare efficacemente un impulso .di vita morale. Ora se da una parte non si inculcano profondamente i principii morali e dall'altra non si assimilano nei primi quindici o sedici anni di vita, dopo è difficile ricreare un fondo di sana e incorruttibile moralità. E ritorniamo ai elicci comandamenti. Dinnanzi a quei ragazzi che non li ricordavano e domandavamo: sapranno nella vita distinguere il lecito dall'illecito? il bene dal male? e perchè oggi tanta umanità non conosce più quei limiti e vive in un disordine morale contrastante con la divina legge cosmica e biologica di ordine e di armonia? Crisi di civiltà è questa; ma come superarla e ricominciare se non si supera prima in ciascuno di noi la crisi dei valori umani e divini che sono alle basi della vita? Perciò diciamo ai genitori: guardate i vostri figli, speranza vostra, educateli col pensiero quando ancora non parlano, coll'escmpio quando imparano a guardare, con la parola e con la serietà quando cominciano a capire; proponetevi che siano uomini o donne migliori di voi e di tanti altri che non abbiano più i di fotti e le debolezze vostri, che non ripetano più i vostri er- rori; date loro una .salda e ret- ta coscienza che li illumini in tutte le circostanze della vita; trascurate un po' affari e impegni mondani per dedicarvi a loro, sacrificatevi in questo senso; non preoccupatevi tanto di dar loro una posizione clcvata o brillante, se la faranno da sè con la volontà, l'intelligenza e l'onestà. Non dite: voglio che mio figlio diventi questo o quest'altro; ma fate che diventi un uomo equilibrato sincero giusto; poi la¬ sciate che liberamente scelga 1? sua strada. E quando vanno a scuola interessatevi ai loro studi, collaborate con gli insegnanti, fate capire ai "ragazzi che la scuola è, dev'essere una fatica scria. E agli insegnanti diciamo: ricercate in voi i motivi per la vostra dev'essere una missione, impegnatevi a fondo a istruire bene, ma soprattutto a educare sempre, a formare un carattere forte e buono ai giovani che vi guardano e vi ascollano; educate la loro volontà, l'intelligenza, il sentimento; insegnate ad essere sinceri ed onesti; guardateli negli occhi e avvicinatevi al mistero della loro anima; cercate la via giusta per tutti e per ciascuno onde , farvi voler bene, è questo il i grande segreto del buon inse- gnamento; pensate che avete sotto il potere della vostra mente e della vostra parola | uomini e donne di domani; la-sciate una traccia profonda, viva e operante nella loro personalità: per essa voi vivrete in loro. Beati gli insegnanti che dopo tanti anni incontrando un loro ex-allievo si sento- monticato i vostri inr.cgnament' e nella vita mi han fatto del bene ». Non vi accontentate di svolgere il program- no dire con devozione sincera e riconoscente: ■ non ho di- ] lità, quanta grettezza e super fìcialità, quanto rfnaterialismo innano. E quanti giovani ga|gliarcli senza orioni imento ma stabilito, non basta; sfrondatelo del superfluo semmai, ma avanzate un po' di tempo per conversare con i vostri alunni, per conoscerli, per imparare dai loro stessi « perchè » il modo di educarli, e cominciate pure anche voi dai dieci comandamenti, poi il resto verrà spontaneamente. Entrando in classe cercate di elevarvi dalla mediocrità che vi circonda fuori e talvolta vi agita dentro, illuminate e aoccndete la vostra personali- tà, fate che neppur minima traccia si palesi dei vostri di- fotti morali. Siate sereni edentusiasti, abbiate di mira le grandi possibilità della vostraopera per l'avvenire di questi adolescenti. Osservate attorno quante nno.V11'6 vi P';e,sAenta la ^•quanta amoralità e ■™"v""*"'-spirituale, dotati in prevalcn za delle qualità etiche deteriori. Fate qualche cosa, fate tutto ciò che potete per impedire che anche la recente ge- nerazfone cresca così, avvia- ; tela verso quella nuova civil- 1tà dello spirito che fatalmcn-te dovrà sorgere da tanto fla-gello. R. Perona

Persone citate: Perona