Anche i vigliacchi insegnano

Anche i vigliacchi insegnanoAnche i vigliacchi insegnano Un avvocato di Pallanza passeggiava con me e con un altro scrittore italiano, una sera del novembre 1942, per una certa riva verbanese odorata di rose morte, quando il cielo prese a vampeggiare, a rombare alla lontana: Milano, come sapemmo più tardi, subiva il 6Uo bombardamento più crudele. Impallidimmo, tutti e tre : l'avvocato ed io di commossa pietà; il terzo — un vile — di terrore. E cominciò a battere i denti, a tremare (un ombrello di cui s'era munito, prudenzialmente, per un semplice indizio di cattivo tempo, denunziava la tremarella ticchettando col puntale sull'inghiaiato) e a pronunciare matte parole di paura, di perdizione, di maledizione. — Suvvia, — cercò di rincuorarlo l'avvocato — non. è il caso d'impressionarsi a questo modo. Gli aeroplani stanno almeno cento chilometri distanti... — No, no: — balbettava l'uomo dall'ombrello. — Li abbiamo sulla testa/ Xi sento. Credete a me: li abbiamo sulla testa. E' la fine; la fine... — Ebbene? — intervenni io. — E quand'anche fosse? Questo è uno dei più bei paesaggi del mondo. E c'è anche uno stupendo tramonto di sole, per quanto tu abbia cercato di scongiurarlo portando un parapioggia. Quando pure una bomba ci raggiungesse, moriremmo in bellezza. In bellezza, e in compagnia... Pur iion temendo il pericolo, io non amo' motteggiare quand'esso è presente, vicino o lontano, e sopratutto quand'esso minaccia delle vite di innocenti. D'altra parte quelle fiamme, quei tuoni di ruina, forse appunto per il loro contrasto con le soavità, dello specchio verbanese, veramente erano terribili. Non sarei dunque uscito dal mio pietoso silenzio. Senonchè lo spettacolo della vigliaccheria mi dà un ribrezzo fisico, simile a quello delle biscie o dei rospi cui bisogna gettare una pietra. E allora, non contento di veder aoffrire il pusillanime, mi piace di farlo soffrire. — Una volta — tentò ancora di piagnucolare lo sciagurato — la gtìsrra colpiva soltanto i soldati. I civili... — Se Dio vuole — incalzai, interrompendogli la lamentela — la guerra s'è perfezionata, non facendo più distinzione fra civili e militari. Perchè questi soltanto dovrebbero esserne le vittime? Non è giusto. Eia anzi una selezione a rovescio, quella che avveniva nei conflitti d'una volta. Oggi, grazie al cielo, vale tanto la pelle del giovine « idoneo a .tutte le fatiche », quanto la nostra ormai frusta, e forse già inutile... — Beato te — mormorò, quasi in un'rantolo, — che hai voglia di scherzare. — E non aggiunse altro, seguitando però quel battito di denti e quel ticchettio di puntale. S' azzittò pure 1' avvocato, ex-ardito dell'altra guerra, in un sorriso di spregio. E tacqui anch'io, ma solo per il timore d'offendere il vile un po' troppo, parlandogli ancora, tanto era il disgusto che m'ispirava. Tutto in lui mi pareva aumentare, moltiplicare la goffaggine d'un sì insensato spavento: dalla sua professione di scrittore a quel cauto ombrello di cui s'era provveduto contro la pioggia, ma che contro le bombe non gli avrebbe servito. Umorismo involontario che lo faceva ridico1: oltre ogni dire. Infine, calato il sole, cessò anche i' bombardamento, e il pavida riprese animo. Lo vedemmo a.izi \ispo per tutto il resto della serata. Ai morti, che chissà quanti erano stati, già non pensava più. I morti, civili e militari, erano lontani cento chilometri, e lui era vivo. Poteva, anzi doveva risorgere nel suo estro l'umorista abituale. Scherzò quindi su vari argomenti, ed anche, ricordo, sulla propria fifa. Ma questa, che pareva lealtà, era invece un'astuzia. Si derideva, loquacemente, da sè, per impedire la nostra derisione silenziosa. Per immunizzarsi, s'inoculava il virus. Ora io vi confesserò, senza neppure un'ombra di baldanza, quello che fu il mio pensiero allora che il pauroso disse quello che disse. Il mio pensiero, il mio augurio fu che veramente un aeroplano distratto dallo stormo passasse nel cielo di Pallanza, volandoci sulla testa. Lo desiderai, ve lo giuro, a costo di perdere con la mia la testa del codardo. Non crediate vi parli un rodomonte. E neppure un suicida. La vita so quello che vale ; e so il dovere di difenderla ad ogni costo, pur che il costo non sia l'ouore. Senonchè, la codardia m'e6aspera : e per quello spirito di coutrac'dizione che Dio, o il demonio m'ha messo in corpo, pur di darle una lezione di coraggio arriverei an'estremo della temerità. E' una reazione di cui nou mi vanto, ripeto ; e che forse, chissà?, è soltauto il succedaneo dell'ardimento: benché il povero Nedo Nadi, a cui ebbi un giorno a confidarla, mi rassicurasse in proposito. Avevo chiesto a Nedo come mai, di tutte le volte ch'ero sceso sul terreno, una volta sola mi fosse accaduto di battermi con vero sdegno : quell'unica, cioè, in cui avevo visto l'avversario impallidire al tocco delle lame. Egli

Persone citate: Nedo Nadi

Luoghi citati: Milano, Pallanza