Perchè combattere

Perchè combattere Perchè combattere L'attegrriamento che la Repubblica Sociale Italiana e quello che i cnsidet.ti pattiti ci: opposizione hanno assunto di fronte allo guerra è /onci-: mentalmente diverso. A fianco dell'alleata Germanii, con cui l'Italia entrò in guerra il 10 giugno 1P40, è restata la Repubblica, che continua oggi la lotta contro le plutocrazie borghesi. I P?™- ti di opposizione accettano in- vece, quando non ostentano,un'infelic connivenza con leun'infelic connivenza con ledemocrazie. Non vogliamo fo-re a qnsi partiti il torto di Iaver meditato il tradimento col re e con Badoglio, i quali fecero credere, subito dopo il !25 luglio, di aver fatto il col- Jpo di Stato... nel quadro del-.l'alleanza col Reich nazional-1soclalista! E anzi a questo ri-jconfermarono ripetutamente ejpubblicamente la loro amici- zia di alleati, pioprio mentre ; stipulavano col nemico comu- rie la vergognosa capitolazio-tne del Regno d'Italia. I par- ititi appena ne ebbero la pos- ;sibilita. negli stessi 45 giorni, non mancarono di esibire la .loro ostilità verso i tedeschi e le loro risorgenti simpatie per gll anglo-americani. Almeno, in questo assurdo abbraccio con le democrazie, erano sin- ceri.., 1 rapporti seguiti dnpo l'8 setlemlue nell'Italia Meridie-naie occupata, e dopo il 4 giù-gno nella stessa Roma, tra i partiti e le autorità di occu- pazione non loseiano più dub- bi. Questi movimenti politici che dovrebbero esprimere la rivoluzlone sociale sono con-tro la guerra rivoluzionaria dell'Asse, che dovrebbe porla- re appunto la rivoluzioni so-ciole a trionf-ire in Ttalia e inGermania, e in tutta Europa. Se volessimo richiamare quei partiti alla realtà, che essi stessi vivono nelle regio- ni centro-meridionali della pe- nisola, potremmo invitarli a dare una definizione democra- tica della pesante soggezioneimposta dal nemico anche sevenga considerato nuovo « al- leato ». Una soggezione mora-le e materiale, e che oltre acomprimere ogni elementare libertà individuale e ogni sen- so di dignità nazionale, tor- chia spietatamente l'esistenza delle masse lavoratrici, e le costringe a una « corvée » collettiva, a vantaggio dell'invasore, quale nemmeno ne (più bièchi racconti di tiranni e di tirannidi si era osato de-'Mscrivere Che li salario sia diventato il prezzo irrisorio di un suda-tisslmo lavoro sempre più dif- ficile per le penose condizioni dell'alimentazione, e che ogni risorsa, economica locale sia avidamente pompata dalie tt'yppe occupanti, traspare dal'» stesse cronache che le radio di laggiù ci fanno ascoltare ,; giorno. Ma le stesse. radio sono costrette ari ammettere che nessuna delle promesse fatte dalle democra- zie. prima e dopo delia cani- tolazione, è stata mantenuta! D'oltre Atlantico, dove c'è al- tro da pensare che alla fame dei lavoratori italiani, non si vedono arrivare i famosi piro- scafi. Le garanzie costitnzio- nali assicurate prima della re- sa non sono state concesse, e 11 governo bonomiano continua ad essere pressa poco una modesta agen/.ia amministra- tiva — per altro con limitati poteri — dei governi « allea- ti». Stevens. Candidus. La Guardia hanno il pudore di non promettere niù. E Croce lascia il governo e non sa na-scondere la delusione per la truffa che le democrazie hangiocato mche a lui. filosofo de- mocratlco. D' altronde, con una franchezza tra disinvolta e sprezzante. 1 numerosi in vlati delle agenzie anglo-sta tunltensi dicono agli italiani che per le loro cose interne devono arrangiarsi da. loro: e se il nome dell'Italia regia vien fatto al Comuni, quegli onorevoli membri ci fan su leplù matte risate. Questa è la situazione di oggi per l'Italia occupata. Ma passiamnei Borea : chiudiamogli occhi; ragioniamo pure suun'ipotetica vittoria delle dc-mocrazie. Che spetterebbe al- l'Italia? Nè più nè meno che la nuda, applicazione della ca-pltoiazlone incondizionata, in cui ogni paragrafo contempla solo la volontà e gli interessi del vincitore, e in nessuno èaccennato almeno il dubbio che un intero paeRe possa, fi-nire per sempre ottemperan-dovi. Le reticenze nella pubblica- zione delle clausole hanno sve- lato l'imbarazzo dì quei partiti nel sostenere la tesi dell'ami- cizia democratica per unita- !ia scannata dalle democra- zie, anche se il patto porti tanto di autorizzate firme re- gie e di ufficiallssima sigla reale. Senza flotta nei suoi mari' senza esercito per difendere ilsuo territorio; senza ali per i suoi cieli; privata delle sue in- dustde pesanti; depauperata nei commerci; controllata nel-l'agricoltura; col flagello del- la disoccupazioni? contro cui si erigono — come contro i negli _.. i cancelli dell'* immigration act statunitense e dell'ostilità britannica nostro lavoratore: questa l'I talia. di domani! Tributaria e conomicamenic dell'estero; po pei- j| liticamente muncipia degli an- glosassoni, considerata come un'appendice nei piani del lo ro navalismo imperiale, finan ziariamente pezzente come non fu mai. Ma non basta. Si impedirebbe ogni educazione ai suoi figli per impedire sia pure, il sogno di un lontano ri- scatto, ogni organizzazione politica foriera di possibili ri-bellioni, ogni ritorno su quel- la strada su cui gli italianiebbero, nemmeno dieci anni ta, il coraggio di tener testa a una coalizione di 52 Stati. L'Italia di domani... Ma eccola. Senza più l'impero, dove doveva trovare sbocco l'esuberanza demografica della nazione; senza le colonie libiche dove già rifioriva la civiltà romana; espulsa dall'Egeo; cacciata dalla sponda adriatica popoli hanno di vivere ( iberi o da liberti. Non fermi ninni nemmeno sul sacrific che aveva rifatto di quel mare un lago italiano; .ributtata dagli stessi confini giuliani e striani fissati a. Versailles, e che la civiltà occidental» considerava come il proprio anemurale contro la marea slava; e infine sottomessa alle rivendicazioni del signor generale De Gaulle... Ora, togliamo di mezzo l'onore, che pure è il modo che da •a- ninni nemmeno sui sacrificio di tre o quattro guerre passate, che costarono centinaia di migliaia di vite e. quasi tutta 'economia nazionale, logorata per sostenerle. Non poniamo nemmeno il quesito se un paese che accetti di camminare con le gambe spe :zate possa fare: un solo passo... Il conte Sforza dice che queste sono ubbie patriottiche, di quel pessimo patriottismo megalomane e guerrafondaio che Sino a ieri nientedimeno ci fece grandi : quando a Roma arrivava Chamberlain a sollecitace la nostra amicizia come condomini dell'« empire », e non già Churchill a tirare grossa ooccate di fumo contro questi straccioni di ìtallani antifascisti che litigano tra di loro accusandosi, epurandosì. incarcerandosi, e che piuttosto che continuare una guerra han fatto sfilare i neri prela via dell'Impero, Parliamo pure freddamente e vediamo quale possa essere la snrle di una Italia entrata nell'orbita anglo-nmrricana. Quella che vota-anno gli anglo-americnni. Ecco tutto. E si sa che con la degradazione del nostro paese a Potenza dl quairt'ordlne, con l'inseriinculo della penisola nel loro sistema, politico e mercantile, con l'assoldamento del nostro popolo come mano d'opera a buon prezzo, il rancore delle democrazie, che non ci perdonano il passato, pretende di strozzare fin nella nascita ogni possibilità di ripresa della nazione. In queste condizioni, perduti anche vent'anni di conquiste sociali, fermati irrimediabilmente in cgni sviluppo rivoluzionario, standardizzati su un ivello inferiore a quello già basso dei proletari britannici o nordamericani, i nostri lavora natori marcerebbero a ritroso verso un'oscurissima epoca di decadenza nazionale e di re- Smesso :sociale. Nessuna liber* politica consentirebbe loro almeno 1 imprecazione contro a rovina del paese... . Su quest Italia puntano i cosu fletti partiti rivoluzionari dell'opposizione? Su ques.a nuova 4 alleanza»? Ecco che si rivela la mostruosa assurdità del povero che si stronna ai ricco, senza sapere che solo togliendogli qualche :osa della sua ricchezza potrà essere meno povero. Ecco l'ingenuo paradosso dei partiti che parlano di socialismo nell' anticamera AaMltlmnvtpaIdei plutocrati. Ecco la supre-l nja onta per l'Italia di italiani I che curvano la schiena allo! straniero, compiaciuti, e ma-| gan con la benedizione del Santo Padre che proprio cor italiani simili potette vedere >'» tempo prosperare il potere temporale della sua Chiesa, Anche la Repubblica chchia™ di promuovere il progresso sociale del popolo Ma le poSlzioni su cui si batte nono ben diverse: sono coerenti coi suoi postulati rivoluzionari. Per-jhè combatte la Repubblica ? Ma oltre che per riconquistare alla nazirne 1 onore, il prestigio, rang" di grande potenza, per poter panare le innumeri piaghe della guerra. Città distrutte, paesi rasi al suolo, opere pubbliche rovinate, il patnmonio stradale e ferroviario scon- sdnadvolto, l'erario dissestato, la rie chezza agricola di parte della penisola depauperata, l'edificio dello Stato in rovina dopo il 25 luglio, l'8 settembre e i successivi e più terribili mesi, la la grande famiglia italiana di sgregata nei suoi focolari: snnare queste tremende piaghe non è un'impresa letteraria, n2a impegno di fede, di volon"-, e specialmente di mezzi, di enqnni mezzi che solo la vittona P110 fornire, Rifarla l'Italia si può solo a patto di vincere. Ma vinrere significa anche restituirla nell'integrità del suo territo-; rio, dei suoi possessi coloniali e imperiali, della sua situazione di prima potenza mediter-j ranea. E significa qualche cosa di più: ottenere il soddisfa-! c'mento integrale degli scopi i della guerra "con queirinfluen- 7-'A economica e con quel direi-1 to spazio vitale necessari a co-i stituire una nuova ricchezza Per la nazione. Giacchè soloj con. un'imponente ricchezza nazionale potranno determi-! parsi le condizioni per un effettivP progresso economico, e quindi sociale, del paese, Tra questa nuova vita ricca di promesse, anche se difnci'.e E raggiungersi in una lotta soniPre P'ù strenua e sanguinosa, e la vita grama di servi, Paria sociali, annunziataci 1'""0- capitolazione, non può un rivoluzionario indugiare nella scelta. In attesa che siano tutti gli italiani ad aprire gli occhi, e a prendere il loro posto, già la Repubblica scende in campo con le sue Divisioni di soldati, onj suoi battaglioni di lavoratori, . con Io sforzo delle sue popolazioni operaie e contadine, ^Bruno Spampanato