Rinuncia e servilismo insegne dell'anti-Italia

Rinuncia e servilismo insegne dell'anti-Italia Rinuncia e servilismo insegne dell'anti-Italia La triste gara del rinunciatarismo continua ad imperversare fra i governarti, dell Italia invasa. Pur di ingraziarsi i loro padroni anglosassoni, ì quali poi li ricambiano col consueto altezzoso disprezzo! vari Sforza e Bonomi rinunciano con estrema facilita, e con suprema, incoscienza non solo all'Impero, che quello era stato conquistato dall odiato Fascismo, ma anche alle vecchie Colonie dell'Africa Orientale alla Libia e al Dodecanneso che pur erano stati assicurati all'Italia da Giolitti. Non contenti ancora, rinunciano anche, non diciamo ad ogni rivendicazione 'per loro Nizza, la Corsica, la Tunisia sono soltanto eresie del fascismo megalomane anziché sacrosante aspirazioni nazionali) ma anche a sacri lembi di territorio italiano che era stato possibile ottenere, dopo l'altra guerra, dall'incredibile avarìzia nei nostri confronti, degli alleati di allora, che ci negarono i frutti della vittoria as-isicurataloro in gran parte dai jnostri grandi e misconosciuti sacrifici. Lo spirito di rinuncia, assolutamente sconosciuto press:) qualsiasi altra Nazione, è, purtroppo, un triste fenomeno ereditario della cosidetta democrazia liberale che governò l'Italia dopo il raggiungimento della incompleta unità nazionale. Lo troviamo, infatti, per non ricordare che le manifestazioni principali, all'epoca de! Congresso di Berlino del 1R78, dal quale il canaido Depretis si vantò che l'Italia fosse uscita « con le mani nette mentre gli altri Paesi, a cominciare, naturalmente, dalla Francia e dall'Inghilterra, ne erano usciti con grandi fette di territori europei o coloniali. Lo ritroviamo quattro anni do ntsgpnsDispgpcpo, quando si rinuncia all'in-1 vite inglese a partecipare al-! l'interven.to in Egitto, dov'erano le vere -biavi del Mediterraneo, che poi, come propugnò il Ministro Mancini, si andarono a cercare nel Mar Rosso. E in quello stesso anno il buon Cairoli, fidandosi della parola d'onore della Francia (democratica si, ma famelica anziché rinunciataria) si fa soffiare la Tunisia, doye erano grandissimi gli interessi italiani e quasi nulli quelli francesi. E' ancora lo spirito pusillanime della rinuncia che agisce in Di Rudinl, quando vuole a qualsiasi prezzo liquidare la situazione abissina dopo la giornata di Adua, che era costata tjwto cara a Mer.flik che tiglianfa-tné avanzare verso l'Eritree1., aveva, levato ih fretta le tende ritirandosi a. tappe veloci verso l'interno. Senza, nemmeno tentare altre operazioni militari, sarebbe bastato un po' di senso pratico per ottenere ben altre condizioni, ma la parola d'ordine erR una sola: liquidare. Cosi fu data perfino Cassala agli inglesi, i quali non la volevano perchè allora non sapevano che farsene. E non parliamo qui, essendo cosa recente, del rinunciatarismo del 1919, che ebbe fra i maggiori campioni proprio lo Sforza, del quale basta ricordare la lettera segreta per la cessione di Porto Baros alla Jugoslavia, il quale è oggi finalmente felice di compiere quelle altre rinuncio che gli furono impedite all'epoca di Versaglia. VI è, però, una differenza fondamentale fra. i rinunciatari della piccola e vecchia Italia sorta dopo il 1870 e quelli di oggi: quelli erano soprattutto del dahbenuomini, i quali avrebbero potuto esser tutt'al più dei buoni sindaci d'una qualche città, ma non erar.o affatto all'altezza del compito di governare un Paese sorto, dopo secoli, ad unità e eh» aveva l'imperioso bisogno di affermarsi e svilupparsi fra un consesso di popoli che stavano costituendo o ampliando, senza tanti scrupoli, il loro impero. I nostri uomini di allora tendevano soprattutto ad evitare fastidi e credevano veramente utile per l'Italia la politica delle mani nette. Erano nazionalmente parlando, dei suicidi incoscienti. Quelli di oggi no. Per essi non può essere assolutamente ammessa la buona fede. Come volete spiegare il sadismo suicida di Badoglio che, senza ottenere la minima clausola vantaggiosa, consegna il proprio Paese legato mani e piedi al nemico, e ciò non per assicurargli la pace, ma soltanto per cambiare fronte e passare a combattere contro i propri alleati? Questo supremo delitto contro la Patria non può trovare giustificazioni d'alcun genere nemmeno fra coloro che ancora attendono i « liberatori ». Ma non meno colpevoli di Badoglio sono gli Sforza e i Bonomi, poiché se il primo ha accettate quelle tremende clausole d'armistizio che non si ha il coraggio di rendere note al popolo che ne dovrà essere la vittima, i secondi, conoscendole, hanno accettato di esserne i fedeli esecutori. Ma vi è di più. Alle bastonate da carota ormai è inutile) dei padroni, Bonomi, da buon democratico, ha risposto scodinzolando e piatendo l'amicizia... della Francia di De Gaulle. Ed ecco il risultato che ne ha ottenuto. Scriveva, inratti, tempo fa l'agenzia A.F.I. riportando da Londra un commento di Robert Franchimont appunto alle dichiarazioni rinunciataria di Bonomi circi « cosidette rivendicazioni » le Non si verso la Francia, ignora m questo memento — «cava 1 agenzia dec-ollista — — .agenzia degollista —la Presenza nel governo di Bo-nomi di vecchi franconli comeSi il ' Pietro Nenn> e Lus- ■u. bono arrivate a Londra co- pie ni giornali romani (L'Uni- M e n Risorqimento Liberal") i quali mettono in rilievo l'as soiu.a necessità d'una ricmci- iqUe; jèadoglio con le .lacrime ocoW {Mes camarades nazione con la Francia. Tutta.via si sottolinea che queste contingenze favorevoli non giungono a cancellare le realtà politiche. L'aggressione italiana nelle note condizioni ha lasciato delle traccie profonde. D'altra parte è naturale che i francesi dimostrino deliri simpatia e della comprensione per le aspirazioni jugoslave e greche. « In questi ambienti si vuole prima di. tutto eliminare la. perturbatrice influenza italiana, nei Balcani. Secondo: una rettifica, dei confini in modo che i territori abitati oVi slatti e greci entrino a far gli stati rispettivi. Terso: garanzie contro il rinnovamento di una poli'ica di aggressione. L'opinione britannica, d'altra parte, condivide gli stessi sentimenti ». Avete capito? Più chiari di cosi! Bcnomi, non sapendo più a cos'altro rinunciare, ha rinunciato anche alle clausole dell'armistizio italo-francese, ueilo concluso nel 1940 da agii Mes ca maraa.es!). Ma la Francia nrm rinun : a a nulla: non solo a lembi ai territori suoi, ma neppure alla politica vorsagliata di mutilazione dell'Italia a vantaggio dei paesi balcanici La Francia presenta sempre la stessa faccia all'Italia.anche se questa assume le 'sembianze remissive e imploranti dei nostri rimbecilliti e inguaribili francofili. La Francia può assumere qualunque aspetto -tll'interno, ma all'estero è immutabile: sia la Fi-ancia ai Clémienceau {Fiume è la luna.'), sia quella di Briand, sia quella di Blum. di Daladier, di Pétain o di De Gaulle. La Francia non rinuncia mai e 1 fa benissimo perchè, anche se ! 11 a a a a o e e a a a a o e . t i » il suo sciovinismo la porta ad esagerare e a dimenticare le rególe elementari della giustizia internazionale, difende contro chiunque i propri interessi. Ma la lezione non serve ai nostri impenitenti rinunciatari. Il legame massonico è in essi coy.l forte che li porta a rovinare senza ritegno il proprio Paese pur di compiacere l'insaziabile imperialismo altrui. Aberrazione senza nome. Piaga tremenda che si dovrà ad ogni costo estirpare se si vorrà che l'Italia possa un giorno vivere e prosperare com'è suo diritto. Nel 1919 la Francia fu, non meno dall'Inghilterra, contro l'Italia dopo la guerra coni battuta in comune. I patti conclusi ci furono stracciati in faccia, fummo bistrattati, avviliti in tutti i modi, ci fu negato ciò che era più sneros.ìntn per noi e che essi stessi avevano riconosciuto nel momento del pericolo. Un'altra risposta di De Gaulle alie rinuncie di Bonomi è stata, com'è noto, la denuncia della Convenzione del 1896 sul regime degli italiani in Tunisia. Altro che rinuncie! Ma ora i francesi si giustificano con la trovata della oaggressione», e trovano, naturalmente, i soliti italiani a fare eco alia famosa « pugnalata alle spalle ». Ma come si può parlare di pugnalata quando la Francia sanzionista, che era alleata dell'Inghilterra, sapeva benissimo che era stata costituita, in risposta, da parte dell'Asse una alleanza contro l'accerchiamento che le. democrazie stavano affannosamente allestendo nel 1939, per cui l'Italia apparteneva ad una diversa coalizione? Lo si sapeva tanto che su troppi giornali francesi fu in quell'epoca fantasticato apertamente d'invasione del nostro Paese pei „„../' rfp ' tentare dalla valle padana diattaccare la Germania. E al-lora dov'è la pugnalata ? E, poi, e- Villafranca, eMentana, e Tunisi? Non fu-rono altrettante pugnalateinferte alla « sorella » Italia ? rla, da quest'orecchio certii — — italiani non vogliono sentire. La ragione è da ricercare soltanto in quel servilismo che ha sempre contraddistinto la mentalità dei nostri democratici, i quali confondono la de¬mocrazia con la servitù versocerti paesi, i quali non tratta-no meglio l'Italia democraticadi quella fascista, come s'è visto da quanto abbiamo sopra riportato. E questa mentalità servile è una seconda piaga che bisognerà estirpareSecondo questa mentalità non si concepisce un'Italia libera, forte rispettata, un'Italia quale la sl ebbe negli ultimi ventanni e soprattutto dopo la conquista dell'ImperoL'Italia dev'essere per forza serva di qualcuno. Se voi siete contro le inaudite prepotenze degli anglosassoni, che si ritengono dominatori demondo per diritto divino, è soltanto perchè volete il vostro Taese schiavo di un'altrapotenza. Non vi'3 consentitodi essere italiani e soltantoitaliani, fedeli alla parola data e ai patti conclusi, geloscustodi dell'indipendenza eauspicatori della potenza del-l'Italia. Questo non lo si con-cepisce perchè si ragiona daservi che non possono viveresenza un padrone. Ma la realtà è ben al'iR. Dveri italiani che non voglionoessere servi di nessuno ve nesono ancora molti, più diquanto si creda. E lotterannofino all'ultimo con tutte le lo-ro forze perchè non abbianomai ad essere applicate !eterribili clausole dell'amnisti-izio badogliano che rendereb-—1 bero il popolo italiano lette--' Talmente sch-'avo e sfruttatoalle midolla dagli insa-abili dominatori. Ci auguriamo soltanto chee, fino - rial - > C - quegli altri italiani non aspet-- ' tino ad aprire gli occhi ouan do sarà troppo tard;. G. Z. Ornato