Il sacco del pellegrino

Il sacco del pellegrino Il sacco del pellegrino Il lupino riabilitato Il lrtyiino, una volta, era il Giobbe, il Lazzaro del mondo vegetale. Ricordate il racconto toscano dei due straccioni? L'uno era tanto bisognoso da doversi nutrire di lupini; però l'altro, che gli teneva dietro, era ancora più misero di lui, e si pasceva con le bucce clie il primo buttava via... Or ecco Giobbe riscosso dall'indigenza; il povero Lazzaro che si asside, d'improvviso, alla mensa d'Epulone. Perchè pare che anche il lupino abbia delle buone, delle ottime qualità nutritive. Sgranocchiando bene, masticando bene, gli assaggiatori si &ono accorti che. sotto la sua scorza modesta, vive un commestibile di primo ordine. Anche Io stagno, del resto, può contenere del radio. Non bisogna mai, neppure in natura, fidarsi delle apparenze. Curiosa, ad ogni modo, la sorte che va subendo la va)orizz3zione dei legumi. Esi- «te una legge di « corsi e riorsi » anche per la loro supremazia. Esiste, direi quasi, un oscillante listino di borsa. Oppure la fluttuazione d'ima m'oda, la quale appare capricciosissima benché regolata da criteri scientifici, e imposta in base a statistiche rigorose. Al buon tempo antico, almeno in Italia, Re dell'orto era il fagiolo, a cui rendevano omaggi in rima persino i trovatori. Dopo il viaggio di Parmentier, lo smilzo Re dovette cedere lo scettro a una robusta Regi na, cioè "fella patata, di cui Luigi XIV portava addirit tura un fiore all'occhiello, in segno di riconoscenza. In se- guito i poeti, da Delille al Sostro Alamanni, non sjac- corsero che del cavolo. Sino ni punto, pero, in cui il na- scente «crudismo* solenniz- zò le virtù del sedano e del- la carota: e si videro dei mi- linrdnri nmenran ne p nen- liardari americani, nelle pen sose pause dei loro consigli d'amministrazione, cavare u na carota dalle tasche della redingote, e mettersi a ro- sicchiarla con spmaresca, im- perterrita gravità. Non pas- sò un decennio, però, e già brillava un nuovo astro: la cipolla. Chi non ricorda i tanti sistemi depurativi sorti in Europa, giusto un quarto di secolo fa, dal Guelpa all'Arnaldi, e fondati tutti sulla necessità di forbire i nostri intestini ? Ora a tale scopo, la cipolla appariva provvidenziale: al punto che una « Lega Igienica » ungherese arrivò ad intitolarsi al nome suo. in concordanza o in contraddizione con un'altra che s'ispirava, viceversa, al limone. Poi venne la volta del pomodoro, scoperto stracarico di vitamine. Infine, un paio d'anni or sono, parve che il segreto d'ogni buon nutrimento fosse meglio riposto nel peperone. E adesso si parla del lupino... Poiché la scienza è garante, chi si permetterebbe di dubitarne? Venga dunque anche il Giobbe della mensa: il Poverello degli orti destinato, come l'altro Poverello, a compiere miracoli di rigenerazione. So che, in proposito, dovrà sorgere a Milano, come già in Germania, un Istituto di ricerche sulle coltivazioni: e me ne compiaccio. Il « Kaiser Wilhelm Inftiliit », che ricordo d'avere visitato a Muencheberg (visita ch'era valsa a interrompere l'uniformità, non così crucciosa com'era parsa a Enrico Heine, ma certo neppure dilettevole, della pianura brandeburghese) m'aveva messo al corrente, con molto piacere e profitto, di tutto ciò che si può fare fUr ZiichTi<Mfl.s/or.<;r/)Mm/. Ebbe a fondarlo Erwin Baur, non so precisamente in quale anno: e pure oggi, malgrado le tante preoccupazioni della vita bellica, è in pieno rigoglio. Non sono botanico; o per meglio dire, della vita vegetale m'ha sempre interessato, soltanto la zona più vaga e meno redditizia: quella dei fiori. Tuttavia, anche da incompetente, ho potuto ammirare cose stupende in quélVInstitut: e fra l'altro, anche l'utilizzazione alimentare di certe specie di fiori, cominciando dall'insalata di rose. (E' vero, a proposito, che Camilla Horn ne farebbe uso? Avviso alle nostre dive che intendano, come quella, conservarsi una pelle di rosa bianca...). Mi colpirono, ricordo, anche diversi innesti del frumento: innovazioni che non mancheranno d'assicurare al Reich, sia in pace che in guerra, enormi vantaggi economici, oltre l'orgoglio scientifico di tante for ze strappate a una terra non sempre generosa. Quanto al lupino, chi avrebbe mai pen- sato a una sua nvalutazio- ne' E. quanto ai fiori, ho detto che in botanica rap- presentano la vanità, se non nronrio l'inutilità Ma che dire dei rosai modello di Muencheberg? E delle loro qualità nutritive? E dei mio- vi metodi assolutamente ir- resistibili con cui essi vengo- no liberati dai pulci e dai bruchi ? Cosi spera e confi- da, il Governo germanico, di liberare il rosaio della nostra civiltà dalla vcrminaia «n- glo-americana. Ma per que- sti altri parassiti occorrono altri mezzi, e meno delicati, di quelli in uso per i fiori. Ramperti

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