Non più internati di Concetto Pettinato

Non più internati Non più internati E' la seconda volta in tre mesi che il Duce si reca in Germania a portare il conforto della sua presenza e della sua parola alle unita italiane di nuova formazione che si preparano a scendere in Italia per prendervi il loro posto di combattimento. Tra l'una e l'altra visita si e lavorato parecchio. Alla divisione San Marco si sono aggiunte altre divisioni. L'esercito repubblicano, minuziosamente addestrato, esce ormai dal limbo delle aspirazioni sentimentali per diventare una realtà concreta ed operante. Salutiamo queste giornate di luglio animate dal riapparso palpito delle nostre bandiere come un fausto presagio per il prossimo avvenire. Non c'è più un'ora da perdere, ma vogliamo confidare che non un'ora sarà perduta. Se i nostri soldati tornano in linea con la fede e lo slancio che li distinsero a Cheren, all' Halfaya, a Bir el Gobi, a Punta Stilo, aTakruna, potremo dire che quest'anno di lutti e di umiliazioni non sarà stato vissuto invano. L'incontro Mussolini-Hitler della settimana scorsa si impone, oltre tutto, alla nosl ra coscienza per la soluzione, finalmente raggiunta, del delicato problema degli internati. Da sette mesi, la sorte di quelle centinaia di migliaia di italiani ci pesava sul cuore come un incubo. Vorremmo aggiungere che essa pesava, senza che ce ne rendessimo conto, anche sulla vitalità dei rapporti italogermanici, disturbando incresciosamente il risorgere della fiducia reciproca malgrado l'ardente volontà di ambo le parti di cancellare gli effetti morali del tradimento per ristabilire fra i due popoli un'atmosfera di collaborazione sincera. Dopo settimane e settimane di laboriose disamine, i due Capi hanno trovata a quattr'occhi la formula necessaria a superare l'ostacolo. Possiamo senza esitare render grazie ad entrambi del gesto di umanità concordato e delle prospettive che esso dischiude ai due paesi. Sugli internati era venuta accreditandosi in taluni ambienti a nord e a sud delle Alpi l'opinione che, non aVraHTS5 essi risposto all'offerta di arruolamento fatta loro fra il settembre e l'ottobre scorsi, non si dovesse ormai più giudicarli se non quali refrattari perduti per la patria, indegni di assistenza e di considerazione, peso morto legato al piede dell'alleanza italo-germanica ed egualmente inutile ai due paesi : alla Germania, perchè costretta a non attenderne se non un lavoro svogliato e poco redditizio come ogni lavoro di prigionieri di guerra; all'Italia perchè nè ammessa a chiederne il rimpatrio nè, quand'anche lo avesse ottenuto, certa di non vederli prendere, prima o poi, i sentieri della montagna per recarsi a ingrossare le file del ribellismo. A tale opinione sottoscrivevano, non ultimi, gli stessi migliori elementi del nuovo eseroito repubblicano, i quali, avendo, per conto loro, prontamente risposto all' appello della patria, non sapevano concepire che chi non li aveva imitati meritasse altro trattamento fuorché quello spettante ai traditori; e ricordiamo in proposito lettere di amaro rimprovero scritteci da militari alle armi ogni qualvolta su queste colonne il nostro Tonella, direttore della Voce della Patria, l'organo degli internati italiani in Germania, avventurava una parola di comprensione e d'indulgenza in favore dei medesimi. La realtà stava in altri termini. Nel settembre e nell'ottobre 1943 il crollo italiano era ancora troppo recente e la Repubblica troppo giovane perchè si potesse pretendere da una massa di soldati travolti dal Tovescio immane, abbandonati dai rispettivi capi e ignari di quanto accadeva in Italia, un' adesione immediata e senza riserve a direttive circa le quali non erano giunti loro se non echi confusi e contraddittori, recati per lo più da ufficiali di convinzione discutibile e da propagandisti inabili e senza prestigio. Col tempo, il Servizio di Assistenza, grazie all'intervento di uomini autorevoli investili della personale fiducia di Mussolini, tentò ristabilire la situazione. I contatti con le autorità locali stentavano, comunque, ad avviarsi o a procedere con la speditezza desiderata, il lavoro richiesto dai campi era enorme, il problema della posta e dei pacchi si urtava a difficoltà inesauribili e la slessa compilazione di un esalto schedario nominativo appariva impresa superiore alle forze in giuoco. Dobbiamo escludere che in qualche ambiente locale si fosse, nel frattempo, fatto strada il pregiudizio che, tutto sommato, sul mercato tedesco del lavoro gli internati italiani convenisse sfruttarli come tali anziché quali liberi lavoratori? Certo è, in ogni caso, che la politica di qualche esponente dell'industria non facilitò la pronta liquidazione di un problema di cui pure ogni persona chiaroveggente sentiva l'importanza nell'economia della collaborazione italo-germanica. Ma in Italia il Reich hitleriano è rappresentato da un diplomatico accorto e leale, il quale porta nella difesa dell' alleanza e della identità di interessi fra i due popoli un calore di convin zione, una fermezza di prò positi, una ingegnosità di ri sorse che dovevano necessa riamente fare di lui, anche in questa circostanza, un intermediario prezioso per pre parare il terreno alla felice liquidazione della vexata quaestio. Gli incontri Musso lini-Hitler del 20 luglio hanno, così, potuto con un tratto di penna rendere agli Ita ♦»♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦»♦♦♦ liani e ai Tedeschi, oltre agli altri risultati, il servigio inestimabile di far sparire dal loro comune orizzonte la figura diplomaticamente, politicamente, militarmente ed economicamente insolita e a lungo andare inammissibile dell'« alleato-prigioniero » o dell' « alleato carceriere », sfatando una volta per sempre un insieme di prevenzioni che dei settecentodiecimila italiani internati faceva gratuitamente da mesi un esercito di Badoglio, anzi il solo esercito di Badoglio, per costituirli viceversa in un corpo di liberi lavoratori, parificati in tutto agli altri lavoratori italiani in Germania e cioè sicuri di tornare senz'altro alla vita civile, secondo le rispettive attitudini professionali, con trattamento economico e alimentare adeguato e senza taccie infamanti, mentre i meglio disposti e i più idonei di loro potranno entrare a far parte delle forze ausiliarie della Wehrmacht, che non è piccola prova di fiducia da parte di questa nè trascurabile garenzia per l'Italia. Laus Deo! Da tre a quat¬ tro milioni di familiari disseminati per la penisola dolorante potranno d'ora innanzi, se non altro, stimarsi sfuggiti alla cappa di piombo dell'incertezza e dell'ansietà che li travagliavano al pensiero dei loro cari macerantisi invano nei campi di concentramento d'oltr'Alpi. Il risultato è cospicuo. Le comunicazioni postali con gli ex-internati diverranno normali, cesserà l'assillo incessante dei pacchi di viveri che non si trovano, comincerà, non appena i reprobi di ieri siano riapparsi all'onor del mondo in veste di operai e di contadini, la spedizione delle rimesse alle famiglie. Di questa specie di pace conclusa con le innocenti vittime dell' Otto settembre prendiamo atto — c'è forse bisogno di dirlo ? — con profondo senso di sollievo e di soddisfazione. Un primo passo verso lo stabilirsi in Italia di un'atmosfera migliore è stato compiuto. L'abbrivo è preso. Altri passi, auguriamoci, seguiranno. Concetto Pettinato Attorno al pezzo antiaereo in vista di aerei nemici. (Foto Wc-ltbeld)

Persone citate: Badoglio, Duce, Hitler, Laus Deo, Mussolini, Tonella

Luoghi citati: Germania, Italia