LA CRONACA E LA STORIA

LA CRONACA E LA STORIA La noia della " Coriispondenza BepuDDìlcana,, LA CRONACA E LA STORIA Quartier Gen., 6 luglioLa Corrispondenza Repubblicana ha pubblicato la,,s?' guente nota n. 62 dal titolo « La cronaca e la storia »: . Dopo poche settimane di vita, già si parla di crisi del governo Bonomi. I corrispondenti, anglo-americani e le agenzic di informazioni interna zionali riconoscono che nei circoli ufficiali dell'esercito, della marina e degli alti ufficiali del governo monarchico il nuovo Gabinetto è accusato di impotenza organica di fronte ai problemi complessi e difficoltosi che bisogna affrontare, non soltanto sotto il controllo dello straniero, quanto nella esasperazione di un ambiente nel quale giocano gli opposti interessi dei partiti in contrasto. Non sono mancati gli accenni agii eventuali successori: e soì!o stati ventilati i nomi di Badoglio e di Orlando coirne probabili candidati alla presidenza del Consiglio. Anche questo potrebbe sembrare sorprendente se non fosse avallato dall'ormai notoria insipienza dei politicanti del vecchio parlamentarismo, ligi alle transazioni più ignominiose pur di affermare particolari interessi non sempre completamente confessabilì. Di fronte all'incalzare degli . avvenimenti il tardo Bonomi tenta tutte le vie per scampare dalla tempesta che lo coglie sull'oceano delle concordi opposizioni: L'appoggio degli alleati non basta a salvarlo: e tutti i mezzi sperimentati non riescono conciliargli quelle simpatie che potrebbero assicurare la sua permanenza al governo. Ormai non gli resta che un tentativo estremo: e siamo grati a Cecil Spriggs, corrispondente della Reuter, per avercene data notizia in una recentissima corrispondenza radiodiffusa da Londra. I governi alleati hanno, infatti, suggerito al presidente del Consiglio di pubblicare le clausole dell'armistizio che sono state tenute segrete da Badoglio: e secondo il testuale asserto del giornalista britannico « si può supporre che il gabinetto Bonomi risponderà affermativamente: 1) perchè non si è lasciata al governo alcuna illusione per quello che concerne le possibilità, di modificare tali condizioni; 2) perchè il governo riterrebbe fors^vutile poter fare notare le lirMazioni imposte alla sua attività quando viene accusato dagli avversari di non riuscire ad iniziare una forte politica nazionale ». Ambedue le proposizioni so, no abbastanza suggestive: e m flJ'LJoii'o' (^tcnUlo ò opportudel gthiamare l'attenzione del legge italiano perchè ne serena quelle conclusioni che tipi.o di solare evidenza. E' ormai indiscutibile, per implicita ammissione di fonte nemica, che le clausole d'armistizio sono state durissime: tanto che lo stesso Badoglio sperava in una resipiscenza degli alleati per ottenere la revisione di alcune condizioni. A que. sto fine soltanto, d'altronde* poteva, nel giudizio degli otti misti, essere diretto l'ulteriore atteggiamento della monarchia, che cercò di pavesare col nome di cobelligeranza uno dei tradimenti più infamanti che la storia ricordi. Ma ora qualsiasi giustificazione non regge: perchè viene rigorosamente documentato che lo stesso Badoglio era assolutamente certo dell'intransigenza delle grandi democrazie, le quali avevano apertamente dichiarato che in nessun caso avrebbero ceduto d'un pollice. A tutti gli effetti, di fronte agli alleati l'Italia è un paese die ha capitolato: e nulla più può salvarla dal rispetto scrupoloso a quelle clausole che furono sottoscritte per espressa delega di un monarca responsabile. L'Italia è stata venduta al nemico, non per assicurare la pace ad una popolazione martoriata, non per un tentativo estremo di riconquistare almeno in parte quanto era stato precipitosamente perduto, non per partecipare al banchetto deqli ipotetici vincitori della guerra, non per assicurare la collaborazione disinteressata nelle opere dì pace, ma soltanto per debellare il Fascismo, che - aveva in venti anni consacrato al prestigio la vita della Patria, riportandola allo splendore dell'Impero e al rispetto T>j*M,tte le orandi potenze. t> Italia è stata venduta al nemico per soddisfare le brame dittatoriali di Pietro Badoqlio, %ZJm\mrc un minuscolo Savoia che si vedeva oscurare dal fascinoso ascendente europeo di Mussolini; per sganciare dalla Corona un sistema politico che assicurava . la giustizia, la disciplina e la organicità di istituzioni invidiate ed imitate dal mondo intero. ;*>,. 'Nell'infamia di un solo gesto si rinnegavano insieme il Risorgimento eroico, lo spasldell'Indipendenza, le vitti. TOje di tutte le guerre che ccsnentarono l'unità e la coronarono nell'epopea africana rinnovando ì fasti dell'epopea garibaldina. Il verdetto della storia non potrà non essere inesorabile. Le turpi marionette che s'uqitano disperatamente sulla Viltà di Salerno potranno suite nella rappresaglia un o livore che ancora oggi affoca: ma restano una oranzu di miserabili che si 'qnna a rinnegare la Patria ■una sadica voluttà di distruzione cui non sorride una qualsiasi speranza. Sono le vittime dell'illusione della forza che devono ricorrere allo -sbandieramento dell'atto di infamia che li evocò dalle oscure sentine in cui giacevano per trovare una giustificazione alle direttive d della loro condotta politica: sono i traditori consapevoli che devono muoversi nell'orbita di determinati programmi nei quali l'armistizio ha inquadrato, soffocandole, le esigenze di vita del popolo italiano. Chiedere a costoro una forte polìtica nazionale è per lo meno grottesco. Potranno dedicarsi alla persecuzione dei fascisti, ai pronessi sommari, alle divisioni partigiane: ma iion avranno mai un gesto di forza che possa comunque giovare alla ricostruzione del. la Patria. Ma anche questo ci conforta: perchè noi dinanzi al mondo intero rappresentiamo l'onore, la dignità, la fierezza: perchè noi siamo l'Italia vera, quella che non Imi capitolato di fronte ad un nemico che ha sempre tentato di soffocarci nell'angustia di un destino mediocre. Noi siamo, insomma, la forza viva che non si è infranta nell'an. gustia di una resa incondizionata e resiste fino all'estremo, non tanto per la vittoria di un sistema politico, conio si va dicendo, ma per la difesa di un'idea in cui si ritrova la Patria intera nella fatalità delle sue vicende e nella chiara luce delle sue purissime glorie. Basta soltanto questo titolo d'orgoglio per ripagar, ci di tutti i sacrifici che quotidianamente sosteniamo nella certezza di servire il Paese con quello spirito di responsabilità che l'ora attuale ci chiede. Ormai la Nazione intera può serenamente giudicare le due parti che dividono il campo: Fascismo e antifascismo, Patria e antipatria. Dichiara l'evangelico Cecil Spriggs che se si togliesse u velo che tuttora occulta le condizioni di armistizio «probabilmente non si farebbe che conformare l'impressione chf> si è trattato di una capitola zione completa». Le sue affermazioni ci sol levano da tutte te amarezzedi queste grigie e dense giornale di vigilia. Perchè dinanzi al mondo noi restiamo quei puri di cuore che sanno vincere o morire nella forte serenità di chi non baratta H sangue degli eroi col fango del tradimento. La pubblicazione di quelle contazioni potrà forse salvare il barcollante governo Bonooni dalla crisi parlamentare: ma consacra certamente il Fascismo e la Repubblica dinanzi al giudizio della Storia.

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