IL "BANCOR" DEGLI INGLESI e l'oro degli americani

IL "BANCOR" DEGLI INGLESI e l'oro degli americani Alla conferenza di Britton Wood IL "BANCOR" DEGLI INGLESI e l'oro degli americani Convocata da Roosevelt è in corso dal l.o luglio a Britton Wood nel New Hampshire (Stati Uniti) una conferenza monetaria internazionale che il suo ideatore ha denominato « Conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni unite» ed alla quale partecipano, oltre ai rappresentanti delle nazioni stesse, anche quelli dei paesi ad esse associati. Codesta conferenza monetaria, le cui decisioni dovranno essere sottoposte all' approvazione dei rispettivi governi, rappresenta — almeno per ora — il punto terminale di tutta una serie di piani elaborati dagli anglo - americani per un eventuale dopoguerra vittorioso: dalla ■ Carta Atlantica » di buona memoria alle numerose conferenze dei cosiddetti governi che hanno a Londra trasportato i loro penati, dagli schemi già bocciati dei miglioramenti sociali no. ti sotto il nome di Legge Beveridge agli attuali problemi valutari, questi ultimi assai preoccupanti perchè la funzione della moneta si presentava già sensibilmente aiterata nell'immediato anteguerra, ed è pur sempre uno dei punti più sensibili di tutto l'assetto economico, sia nell'odierna cruciale fase bellica, sia per le importanti ripercussioni che può avere sul futuro ricostruttivo della pace. La situazione militare e politica in continua evoluzione ha il suo contrappeso nella parallela evoluzione degli sviluppi concettuali e pratici del settore economico-finanziario. La conoscenza degli specifici fenomeni ad esso inerenti tende pertanto ad uscire dalla chiusa cerchia degli studiosi per dilagare fra masse sempre più numerose di persone: vi sono difatti nessi ed interferenze profonde tra i fatti politici e l'organizzazione sociale, che non possono essere ignorati ove si voglia con razionalità di criterio tentare di seguire la congiuntura. Ove si tengano presenti siffatte premesse, si rileva agevolmente che la moneta non è solo mezzo di misura dei valori e di scambio dei beni, ma è anche un valido mezzo per condizionare le posizioni di forza. In sede di economia controllata, logicamente, la manovra della moneta può determinare tutta una situazione di imperio alla struttura produttiva dei singoli paesi, rendendoli succubi della politica internazionale. Ciò che, tautologicamente, vuol dire sudditanza di un naese al beneplacito politico ed economico ui mi «itro. Per illazione si conclude che nella risoluzione del problema monetario è insita una delle basi tecniche di predominio nei rapporti futuri fra gli Stati. E' cosi facilmente comprensibile il vivo interesse che suscitano le discussioni in tema di politica monetaria che si stanno svolgendo nel Regno U nito e negli S. U. Sia nell'uno che negli altri sono stati tracciati piani per la ricostruzione monetaria del dopoguerra: l'economista Keynes in Gran Bretagna e Harry White in America sono gli esponenti di due piani antagonisti, in quanto gli interessi che intendono salvaguardare sono in assoluta antitesi. Difatti, l'Inghilterra ha adottato il sistema del controllo monetario dei cambi mentre gli Stati Uniti puntano decisamente verso un ritorno al sistema aureo. Ma è soprattutto la Gran Bretagna che osserva con mal celata apprensione quanto può accadere nell'immediato dopoguerra in questo delicato settore finanziario-monetario dal quale tutto il complesso economico è sostanzialmente dipendente. La Gran Bretagna non possiede quasi più oro, ha perduto la sua posizione di paese creditore, partecipa, nel traffico dei pagamenti con l'Impero e con gli altri Stati, al sistema di clearing del cosiddetto blocco della sterlina. Sicché essa sta perdendo in modo definitivo la sua supremazia capitalistica in tutto ti mondo: la cavalleria di San Giorgio è appiedata ed il dollaro aspira all'eredità sua. Logico quindi che le autorità monetane inglesi cerchino disperatamente di correre ai ripari ed abbozzino piani su piani per puntellare la loro pericolante costruzione. Il cannone che tuona in questo specifico settore è sempre 10 stesso: J. M. Keynes, per l'occasione assistito dal prof. Schuhniacher, ha elaborato tutto un nuovo sistema di collaborazione monetaria internazionale che, però, rappresenta un totale abbandono di un principio sino ad ora considerato ortodosso: la Gran Bretagna si distacca, difattl, dal concetto della moneta agganciata all'oro — concetto che sino ad ora era stato difeso ed imposto al mondo — per considerare il clearing monetario plurimo come un elemento essenziale del suo sistema economico. Secondo il Fiwincial News 11 governo britannico tenderebbe alla creazione in ogni paese di un fondo di perequazione valutaria ed alla erezione su questi fendi di una specie di Banca internazionale di compensazione. Moneta di conto una speciale moneta bancaria internazionale denominata « Bancor », il cui valore dovrebbe essere fissato in termini d'oro; la Gran Bretagna, i Domini e le Colonie, come gli Stati Uniti d'America e tutti gii altri membri aderenti all'Unione sarebbero tenuti ad accettarla come equivalente all' oro nella regolarizzazione dei loro conti di scambi commerciali, Ogni socio è autorizzato a procurarsi Bancor cedendo oro, ma non oro in cambio di Bancor e si impegna a non cercare di accumulare, oro pagandolo a prezzi più elevati di quelli convenuti. Evidentemente quest'ultima clausola è diretta contro gli Stati Uniti, perchè essi soli appaiono atti, nel futuro, all'esplicazione di una politica di accumulazione del biondo metallo; e costoro ne hanno subito compreso il fine, tanto che, attraverso un piano presentato dall'economista americano Harry White, si professano fautori ad oltranza dell'oro e del libero traffico dei pagamenti. La nuova unità monetaria escogitata dagli inglesi — dicono gli americani — appare puramente nominale e quindi poco adatta ad arginare eventuali crisi valutarie. Se invece il costituendo organo inter-i nazionale amministrasse conti in oro, i debiti di clearing non subirebbero influsso alcuno dalle svalutazioni. Ribattono gli esperti inglesi che, in effetti, essendo il valore del Bancor fissato in base ad una determinata quantità di oro, tutte le monete nazionali collegate al clearing essendo poste in un rapporto fisso con il Bancor lo sono pure, anche se indirettamente, con l'oro, e perciò, il sistema non è alterato dal fatto che i crediti e i debiti dei singoli paesi siano stilati nelle rispettive valute. Il Bancor sarebbe quindi soltanto una moneta di conto sostituita all'oro come elemento collegatore di tutte le valute. E' tuttavia sintomatico che i due alleati critichino con asprezza piena di disapprovazione i reciproci propugnatori dei progetti, a vicenda accusandosi del proposito di voler dominare il mondo; sicché, non appare facile trovare una base di cooperazione in questi conati che fondano il problema della stabilità dei commerci internazionali ed il miglioramento del tenore di vita dei popoli sulla universale accettazione di una moneta-principe. I sistemi monetari hanno una tendenza secolare al deterioramento; le loro posizioni sono tutt'affatto aleatorie e, una volta squilibrate, non è più possibile ricondurle alla situazione qtio ante. Così, a titolo di paradigma, rileviamo che gli Stati Uniti, dopo essere stati per tanto tempo i difensori della politica monetaria nazionale indipendente, si sono per interesse convertiti al tallone oro, mentre la Gran Bretagna, dopo essersi streiiu,,Mir.ntn Hattuta por ortor?o« sia contro ogni teoria e prassi di clearing, si adatta oggi a considerare il clearing monetario internazionale come un elemento essenziale del sistema economico. Certo è che l'idea di un clearing mondiale è difficilmente accordabile fon un regime di parità aurea, e se una delle due parti non recede dalla posizione assunta, l'accordo sarà, come al solito e come in tante altre questioni, impossibile. Consci di siffatto pericolo, americani ed inglesi si sono posti alla elaborazione di un nuovo piano monetario circa il quale sono state fatte contemporaneamente dichiarazioni fondamentali sia a Londra che a Washington, per rilevare che il nuovo piano rappresenta in certo qual modo una soluzione di compromesso tra le tesi contenute nei due precedenti e tiene pure conto delle osservazioni avanzate da altri governi (Canada), gruppi industriali e banche. A Washington il Segretario del Tesoro Morgenthau ha illustrato il nuovo piano, che è stato studiato ed approntato da un centinaio di esperti appartenenti a trenta Nazioni in sei mesi di discussioni e trattative, alle commissioni del Senato e della Camera dei rappresentanti. In seguito, Morgenthau ha ricevuto i rapprese.itanti della stampa, ai quali ha esposto i punti essenziali del nuovo piano che, per molti riguardi, ha punti di analogia con l'accordo monetario tripartito del 1936. Le attribuzioni de! Fondo non sono precisate con tutta chiarezza. Ad esempio, se esso deve sempre essere interpellato in materia di transazioni o manipolazioni monetarie, spesso il suo gradimento riveste il puro carattere di avviso indicatore e non di parere vincolativo. Non si può — evidentemente — statuire con rigidismo in tema di rapporti internazionali; però conferendo una certa elasticità al regolamento degli stessi, si viene a creare un fattore di incertezza. Un elemento positivo del nuovo piano sembra essere quello che contempla la possibilità per i paesi aderenti di ricevere divise dal Fondo contro cessione di moneta propria. AI riguardo, secondo il White, si vorrebbe con tale formula dare il mezzo ai paesi più poveri di superare eventua li periodi di debolezza della propria bilancia dei pagamenti e consentire agli stessi di ri- firendere immediatamente il avoro — a conflitto ultimato — procurandosi gli impianti e le materie prime occorrenti con il quantitativo di divise messe a disposizione. Sarebbe così evitato il ricorso a prestiti stranieri sempre controprooucenti ed abbandonato il prob'ema delle riparazioni, rivelatosi non efficace. A parte il carattere finora intenzionale di tutto ciò (e ben sappiamo che valore abbiano le intenzioni per gli anglo-americani, quando giunga il momento di metterle in pratica), non si può non ripetere quanta affinità vi sia fra questi per ora propositi e la realtà, in atto da anni, degli accordi dell'Asse. Altro fatto da sottolinearsi per la sua importanza è l'accenno all'utilizzo di parte ielle riserve auree riammesse \u cìrcolo da quei paesi che dovranno saldare in oro la loro richiesta di divise o conferire metallo al Fondo contro ritiro della propria moneta. E' questo il primo tentativo per la > edistribuzione in forma più razionale dell'oro monetato. Gli americani — principali interessati — vi hanno aderito solo dietro la contropartita della stabilizzazione dei cambi nel commercio delle divise, che ai loro occhi riveste la massima importanza per il fatto della loro posizione di fornitori di tutto il mondo. E così si susseguono i piani destinati a placare la febbrile e diffidente agitazione di ciascun alleato che non ha nessuna fiducia nell'altrui lealtà e che perciò cerca di realizzare un minimum di sicurezza avvenire a proprio favore. Ma il futuro non può solidamente venire edificato sopra siffatti edifici che sono dettati dal timore e sotto l'assillo dell'inganno e della frode: ogni sistema internazionale vincola gli aderenti a rinunciare ad una parte della propria autonomia nel campo della politica finanziaria, creditizia ed economica, ciò che non può pacificamente ammettersi se non in una atmosfera serena e calma, ove regni sovrana la reciproca fiducia, la quale — fra l'altro —, oggi non è certo alimentata dalla messa in circolazione, su tutto il continente europeo, di una gamma di banconote d'occupazione, lu cui pletora altera ogni realtà effettiva dei metri monetari nazionali. Alfio Titta

Persone citate: Alfio Titta, Beveridge, Britton Wood, Harry White, Keynes, Morgenthau, Roosevelt