Come i francesi guardano all'Italia

Come i francesi guardano all'Italia Come i francesi guardano all'Italia politica del Fronte popolare ii^La rinascita repubblicana e il caos nelle terre invase — Recriminazioni per l'infausta irv| oParigi. 1 luglio. La stampa francese sta vi- va mente interessandosi degù avvenimenti italiani e dedica molte colonne, sia all'esame della rinascente Italia, sia alle condizioni dei territori invasi dagli anglo-americani. Nel Je ttuia Partout un giornalista, descrivendo un suo lungo giro nel nostro Paese, osserva innanzitutto ipsazltsndtePitt,.™Z'*™»„i; J u^,\ vironicamente che la « libera. Ln x „,,7 il „,:„RidSnnn nif, «v^n^Tn .fì <n cmolto più avanzato che in Francia; ciò si vede dai cra-jftteri di bombe che si aprono nei.a campagne e nelle citta. Accennando, quindi, ai ribelli, afferma che il pericolo da essi costituito è minimo, specie, se si tiene conto che il Governo della Repubblica fa veramente sentire la sua autorità e già ha compiuto il miracolo di riorganizzare delle forze navali, un'aviazione e un nucleo dell'esercito, senza di cui un Paese è destinato a morire. « La vita normale del Paese, l'ordine — prosegue il cronista — sono assicurati da forze italiane. Noi lo rileviamo non senza una certa gelosia». Ha poi parole di ammirazione per Mussolini. Anche VAujourd'hut, interessandosi alla rapida e solida opera di ricostruzione che Mussolini ha saputo compiere in pochi mesi, traccia una sintesi degli avvenimenti che hanno negli ultimi anni, diviso ia Francia e l'Italia. Obiettivamente riconosce gli sforzi fatti dal Duce per scongiurare la guerra attuale al Convegno di Monaco e nel 1939. Ricorda che i contrasti fra le d ìe nazioni si ini. ziarono subito dopo la vittoria della guerra mondiale e raggiunsero il massimo della tensione con le sanzioni e la ascesa al potere del Fronte po polare francese. In quel periodo si commise, il grave er rore del ritiro dell'Ambasciatore francese da Roma e « gli imbecilli che erano allora i padroni della Francia » non seppero approfittare dell' accordo anglo-italiano del 193" e del 1938, per negoziare un accordo italo-francese. Anzi, Herriot ebbe il torto di mettere il veto per la nomina dell'Ambasciatore a Roma Conseguenze degli errori commessi furono la caduta della Francia e l'attuale parziale cccupazione dell'Italia. « Dimentichiamo perciò continua il giornalista — ogni tavngfcedrancore contro la sorella na.-{sezàone latina e uniamoci. Dopo avere rotto delle alleanze, rovesciati dei troni, distrutto degli imperi, diviso l'universo, la dura logica del ferro e del sangue ha rimesso l'Europa, come ai tempi delle grandi invasiom asiati, che, sotto la legge dell'istinto di conservazione questa legge che la Francia, almeno quanto l'Italia, ha disprezza to ed ignorato durante cosi lunghi anni ». La caduta di Roma è stata pure oggetto di lunghi commenti ed i giornali sono unanimi nel constatare le gravissime perdite che questa è costata agli anglo-americani. Il Pariser Ze'tung chiarisce che l'abbandono di Roma da parte di Kesselring non costituisce alcuno svantaggio per i tedeschi, perchè il possesso di questa città era piuttosto un peso e non presentava alcun interesse strategico. Due articoli del Pariser Zcisono dedicati alla situa ddcapts.|& ^ffSSioppressa dagli ^o-amevica^ ni ecl umiliata da un-piveino, 'apparentemente ^pendente, nia in realta al Servio.«Sta-Ulin. Badoglio e Vittorio Ema nuele non possono-essere so- lstenuti dagli «alleati» cùe,\avendo promesso di fai e piaz-U — . : . - . "... „ , -. f- iza pulita dei fascisti e del fa- scistizzanti non riescono a na-scendere che questi due per- sonaggi italiani sono \mente compromessi con i Re- girne fascista. Ma Badoglio da «vecchia volpe» si è appog-1 snato a Mosca e così è avve-l nuto il rapido voltafaccia deij partiti comunisti italiani che, | subito dopo una manifestazione antibadogliana, si abbandonarono ad acclamazioni a Badoglio e ciò in seguito alle precise istruzioni di Togliatti, già funzionario del Comintern a Mosca. Questo comprova sempre più che l'attuale governo dell'Italia invasa non è che un governo del Fronte po polare. Intanto le popolazioni I languono in misere condizioni, e le più grossolane panzane so no loro propinate per ciò che si dice perfino riguarda l'Italia. <U MusOTltni; ,e Oraziani sarebbero stati j uccìsi da molto tempo. Note-1 voli sono poi le discordie — |secondo testimonianze di pro-jfughi — tra le truppe inglesi Ie quelle americane. IUn commento della confe- renza di Massimo Rocca, sul- l'Italia ed il Vaticano è pub- blicato dall' Oeuvre: « Lo Sta^ 1 to della Chiesa non ha niai|permesso una fusione tra 'yltalia del nord e quella del sua, !nè la formazione di fonda coscienza naziona gni volta chp si tentò lizzare l'unità d'Italia, . nato si volse allo straniere, Questa politica di ostilità con- tinua anche oggi». A Parigi due giornalisti I francesi di ritorno da un giro j in Italia hanno parlato al « Circolo della stampa > delle loro impressioni sul nostro Paese. Jean Jeantet per il Petit Parisien ha francamente di- pp - - ---- —-. | idei viaggio; la vita della po-ii^l"ii-n irnienti1 L'ordSfe Pè S'-a"'! I chiavato di essere partito per l'Italia carico di prevenzioni e ! convinto di trovare questa na[zione ancora in uno stato di disordine e di crisi Ma le sue 'previsioni sono state netta!Imente smentite fin dall'inizio ! del viaggio; la vita della po- violazione si presentò ai suoi U| occhi nella sua piena normali- la disci- iplma regnano ovunque E sorprendente come gli italiani abbiano subito avuto la fpr- za di reagire al grave colpo loro inferto, e siano riusciti al trovare e siano riusciti a cosi rapidamente la strada della ripresa; tutti sono dedicati alla ricostruzione del loro paese con una spontanea, e perciò maggiormente efficace, collaborazione. P. A. Costeau, inviato del Paris Soìr descrive a sua volita le condizioni in cui ha tro- vate il nostro Paese; egli si L,„a c„„„Q,t„tt„ idice soprattutto impressionato ciel)e «Istruzioni compiute da H anpi0.americani nelle citjfa e n£{ìe campagne dove, per. tanto, non esiste alcun obiet- tivp militare. Malgrado ciò gli abitanti hanno saputo conservare una grande serenità d'animo e si sono stretti maggiormente gli uni agli altri per fronteggiare il comune nemico e le conseguenti difficoltà economiche ed organizzative.