... and love my dog

... and love my dog ... and love my dog Il Colonnello ch'ebbe già in consegna un certo numero rli ufficiali inglesi catturati in Libia, ci ha raccontato d'un Capitano che, tutto sommato, era il meno antipatico, apparendo il più affettuoso del gruppo. Lo si vedeva spesso sorridere, infatti, a un medaglione incastonato nell'orologio,.... — 1! suo baby, immagino. — No. Il suo cane. Siccome però gli altri non mostravano alcuna forma di tenerezza neppure per le bestie di casa — l'impassibilità, per l'anglosassone, fa parte della resperiabiliti/ anche nell'esilio — così lo zoofilo aveva finito per ottenere la nostra confidenza, e, quasi, la nostra simpatia. Barri/, l'animale tanto rimpianto, proveniva da un canile reale. Il Gaptain soleva dire che, nuotatore valentissimo oltre che cane affezionato, a quest'ora esso stava certo attraversando l'Atlantico per raggiungere il padrone prigioniero. i— L'Atlantico? Vorrete dire la Manica <r Confermò ch'era proprio l'oceano. Barry faceva parte <li quell'emerito stuolo di cani e cavalli di razza inviati in America, fin dal '40, per essere messi al riparo dei bombardamenti. Perissero, a migliaia, i cristiani senza pedigree fra le macerie degli slums; ma fossero salvi, salvi a qualunque costo, quei quadrupedi insigni. Era Barri/, quale almeno si mostrava nel medaglione, un bassotto dal muso diavolesco. Due occhi sfrontati, un nat.„ moccioso, i denti scoperti, mezzo palmo di lingua fuori. Che cosa avesse di prezioso, non so. Non ho mai appartenuto ad un Kcjniel Club; e d'altra parte, da quando ho letto Baudelaire, non faccio attenzione che ai cani dei mendicanti. Quello del Capitano era un vertagus purosangue; ma il suo alto lignaggio non poteva consistere, per me, che nella caratteristica tutta britannica di mostrare i denti. «Dopo quindici giorni di prigionia, come T'animale non era ancora arrivato a salvare il padrone, qualcuno osservò scherzando che il vertagus, per quanto nuotatore impareggiabile, era meno veloce delle torpediniere. A meno che i sottomarini tedeschi non lo avessero silurato, o fatto prigioniero! Il Captai n ammise che il bassotto era un po' invecchiato, e che forse la rapidità d'un tempo non gli era più consentita. Pazienza. Finita la guerra, SI sareooe r.i» sii>-.u> a tarla ricoverare nell'Ospizio degli Invalidi • Un Ospizio d'Invalidi canino? Certamente. E Reale per giunta. Esso funziona a Greenwich da cinquantanni, destinato naturalmente agli esemplari di qualità. Ora Barry, a parte la razza, aveveva vinto tutti i concorsi di caccia ai topi cui aveva partecipato. Certo, è più nobile cacciare il cinghiale nelle terre scozzesi ; o magari la tigre nelle selve nell'Indostan. Ma come un bassotto non può saltare alla gola delle fiere, così deve accontentarsi dei sorci. Lo spettacolo, del resto, è sommamente ricreativo, e forma da due secoli la delizia ' dei baronetti del Regno Unito. I roditori vengono messi in libertà entro dati recinti, in ciascuno dei quali è immesso contemporaneamente un cane cacciatore, e si sta a vedere chi ne azzanna di più, chi guadagna la gara. Una volta Barri/, in 18 minuti e 20 secondi, ne aveva inghiottiti 14. LTn record! Notate ancora, diceva il Gaptain con degli occhi lustri di commozione, che i ratti assaliti si difendono, mordendo a sangue gli assalitori: per cui la strage diventa difficile, sopratutto se ritardata dalla divorazione. D'altra parte, se il bassotto mangiava le sue vittime, era per principio e non per ghiottoneria. Da buon cane inglese, Barri/ s'asteneva di farlo il venerdì e le feste comandate, in omaggio al divieto della carne prescritto dalla Chiesa Presbiteriana. Se ne astenne del tutto il giorno che il padrone ebbe ad avvertirlo, celiando, che anche i Cinesi si cibano di topi. Barry aveva della dignità. Ora voi sapete, concludeva senza batter ciglio il Capitano, che il vertagli* d'un canile reale non può nutrirsi allo stesso modo d'un coolie. "Non parlava che di cani, il gentiluomo. Oltre che i miracoli del suo, ci narrava le prodezze storiche di altri, il cui ritratto era andato scoprendo in un vecchio fascicolo dello Split:re. Sapete be- svMsngplEnnsRobctdnmlcnivtEpE■'odmctplsvpizscsmScsne come le rivinte inglesi elpor regolare scimmioltatura americane, soghauo dedl-lle care a cani e canili le loro imgliori pagine di lusso, contese fra i vincitori delle Derby s cups, i mastini mangiatopi, le dive, del cinematografo e le dame del peerage. Il Captain, appartenendo alla m-guore aristocrazia, ricono- l sceva tutte, e tutti ; o se poteva, qualche volta, confondere Marlene Dietrich con Constar ce Bennett, a causa del nasetto camuso, non si sbagliava già nel distinguere, a prima vista, i pechinesi di lady Chatam da quelli di sir Eden, o un levriero premiato nel 1938 da un altro vincitore nel 1939. ila sopratutto distingueva i cani e cavalli del Re, tutti ormai trasmigrati oltr» oceano. Riparali dai bombardamenti, è vero ; però i chissà a prezzo di quali stenti: poiché, infine, la biada del Massachusetts non sa di nulla, e neppure lontanamente è da paragonare a quella così sfibratile e dolce, dei campi di Chelsee. «Come i compagni, meno nobili e quindi meno istrutti in materia di lui, gli chiedevano notizie dei cani di Corte, rispondeva divagando. Era l'unico argomento in cui potesse diventare loquace. Edoardo aveva preferito i ■'■rtler ; Giorgio non aveva occhi che pei pointer. I gusti domestici propendevano, ormai, pei quadrupedi d'una certa, mole. Era passato il tempo in cui Edoardo VII. per farsi pagare, i debiti dalla madre, fingeva d'avere le sue stesse predilezioni, allevando maltesi e terrier; e persino apparendo come un King Charles- al laccio (come i r> • tri <- ■ i. I la Kegina Vittoria, appunto, al varo famoso d'una ooraz- zata-nelle feste che i Parigini oanÌ77avann in suo minte al ganzavano in suo nnoie al I Kitz: quei A mg < luirle», fa-( mnsi cacciatori di quaglie, che appunto ebbero lo stesso battesimo dun monarca della Coattesimod un monaica de, a Ktirati .Brettagna. Anche la Regina Anna era stata jnna- cmorata d'un cagnolino: un (gui. 3 i i j i !obarbone nano dal lai rato !Sstento, infantile ; un lamento tche la faceva piangere ! Pas- j 'dsate di moda-, ormai, quelle molli tenerezze, quelle predilezioni da tempo di pace. I Sovrani tornavano ai cani cacciatori, fossero essi di tigri o di topi ; tornavano ai retriever, ai terranova, agli alani ; ai levrieri di Carlo I, gambe lunghe e orecchie lunghe, che Van Dyok dipingeva nelle stesse dimensioni ed espressioni dei lords ; ai molossi di Re Giacomo dalla gola nera, dalle amare labbra sgocciolanti di bava ; ai danesi feroci, agli slotighi cacciatori di uomini o— Di uomini? «— Excuse-me. Volevo dire di Negri. — E' questa una abilità che gli Anglosassoni non hanno scoperto soltanto negli sfanghi. Il Gaptain ebbe '•ora di spiegare come già fosso stata sedala, a suo tempo, la rivolta degli Africani impiegati nelle piantagioni delle Antille. Quanti Negri fuggiaschi o ribelli ricondotti alla ragione da quei bellissimi, . se anche un po sanguinari, jcani di Cuba, che sono le vere belve della regione prima ancora dei lupi e dei serpenti ! Si fece un po' di maldicenza antinglese, per così poeti, in qualche onesta casa hostonia .na: ma forse che l'America dstessa, prima dell'Tnghilter- |ra, non aveva adoperato i ma* ,* • 1 • • ii* stim ad ammansire , pellims- se riottosi ; forse 1 compagni |dello zio Tom non dovevano eZe nseguifci e addentati i. . - 6 ,• • • ; j„i dai cani come gli schiavi del- la Giamaica? «L'aro-omenlazione era così , - 0^0 ,,o„ lU-rar*. iipn precisa, aa non souevart iirp- |pure ira obbiezione. Nessuna fu sollevata, infatti, nè dai pari nè dai superiori in grado del Capitano. Il quale atten- deva sempre, un po' per bur- la e un po' sul serio, il suo u,-=m*-i -.--k.of^--^ TI niialo bassotto salvatore. Il quale fera tanto sensibile, da non poter certo vivere più a lun- Ko separato dal suo padrone, Or. l _ . ~,i„io Tempo fa, essendosi malato di cimurro, come lo avevano :messo alla cuccia in una ca- mera chiusa, non era forse . ,. _ „„ 'stato per morire di crepacuo- re, udendo nella stanza ac- ,canto il rodio d'un sorcio che non poteva "hermire? FiglJ-1rarsi lontano dal padrone I Si velavano gli occhi, in cosi di-I re, al prigioniero, il quale non ebbe mai a ricordare, vietali- ldolo la respectability, nè ma- jdre ne moglie nò figlioli. Pel [lcane, il caso era diverso. Love -/ love mi/ don h un lme, ann proverbio, uno dei più anti chi d'Inghilterra. Per una naturale socialità di purosan di quell'amore ricambiato». Marco Ramperti gue. unico conforto al Illuomo 111 esilio eia il pensici n i|;c; u

Persone citate: Baudelaire, Edoardo Vii, King Charles, Marlene Dietrich, Negri, Parigini, Re Giacomo, Reale, Regina Anna, Van Dyok

Luoghi citati: America, Antille, Cuba, Greenwich, Inghilterra, Libia, Massachusetts, Regno Unito