Alberghi goldoniani

Alberghi goldoniani LA BARCA DEI COMMEDIANTI Alberghi goldoniani Il sommo commediografo fu anche gran viaggiatore e girò l'Italia con ogni sorta di veicoli, nonché a cavallo e financo a piedi Cioè del tempo di Carlo Gol-] vdoni e bazzicati da lui, che se teI f u sommo commediografo, fu|s anche gran viaggiatore e gi-U rò l'Italia con ogni sorta di'e veicoli, dalla barca alla car-ld rozza di posta, nonché a ca- s I ]]o p fin'anco'a iedi. |d( F u y*de a seg-no ed E eDhP j'i presagio del suo desti- no in quella famosa « barca dei Commedianti » che lo condusse K Rimmi a chiojrgia e che, a pensaiCi bene, altro non era che un piccolo albergo navi- (gante del Settecento. Goldoni !ottantenne se la ricordava be-,!SSimo?e ce l'ha descritta fé- talmente nelle sue Memorie. j Spaziosissima, essa contava 'molti « spartimenti» e ogni donna aveva il suo « bugigat- atolo con tende», ossia qualco- sa che somigliava alla cabina; e una specie di salone era for- mato nel mezzo del naviglio, sopra le casse, le valigie e le t balie, e vi stava una tavola ovale intorno a cui s'accomo- davano i comici pei loro co- piosi pasti a base di macche- roni, bove a-'.la moda, pollame, lombi di vitella ed altro ben:di Dio, quando non ne faceva- no il banco da giuoco per le |partite di tressette, di picchet-| to e di faraone, se non prefe LU C Ul i-ttlttlUH*, HC 11UII piGITJSjrivano i canti è le musiche e se non eran messi a subbuglio mdalla tragica fugace! gatto LQualcosa di meglio, nel gè-nere navale, gli toccò allorché per il Ticino e il Po fece ri- torno a Chioggia durante ledella prima amorosa. Giocondi viaggiatori vacanze, al suTsecond'anno u-niversitario di Pavia. Questavolta si trattava dW tortello Icoperto. " Nulla di più comodo! ed elegante di questo piccolo naviglietto chiamato bilichici- lo. fatto venire da Venezia e- spessamente. Consisteva in 1 una sala e stanza contigua, coperte di legname con baiau-1 strato sovrapposto ed ornate1 jda specchi, pitture, sculture, .-caffali, panche e sedie della maggior comodità. Era ben di- verlo dalla barca dei cornine- dianti di Rimini >. Anche la compagnia era diversa, ma ti-:gualmente allegra. Dieci brave tutte suonavano persone, e tutte suonavano [.qualche strumento e ogni sera davano concerto sulla copèrta, I |richiamando sulle rive gli abi- ; tanti dei paesi e delle città, i auali abitavano in aria can- ggg ea^ZZi e battevano |le mani. vi erano dei lettJ sot-; to la prua e sotto la poppa, ima i giocondi ^iatori ^n ; vi dormivano affatto: scende- va t f bak,oria I pernottavano in buoni albe.- ' ?hi, mentre il battello si ripo-!sava aspettandoli Sul fiume.I |Era un Iento e piacevole Viag-j gja>e, ma in quel beato tem-i po nessuno aveva fretta e gli »omln- sapevano gustar la ; Men0 dilettosamente vlag giò il Goldoni quando, per una certa satira mordace, lo scac- ciarono dal collegio Ghislieri f da pav,a e pe~s tornargene a chioggia dovè acconciarsi in una .sbarca di sale>; sulla quale, a riacenza, sali un pre- curi n fl'Htl' I (Imenican-i ili Tla- sunto frate domenicano di Pa Q chp lo pe,ò ben bene; :al giuoco j Un altro tipo di albergo gal-| :leggiante era quello dei cor-j 'neri e delle relative barche, che solcav.lno i flum, per le j ,varie destinazioni, lucrando sul I trasporto delle persone e del 1bagaglio e sulla fornitura del | pd\Pe] vitto. Accadeva di dover mu ter barca tre volte in uno stes|so viaggio, volendo ogni Stato Umpiegare i propri barcaiuoli 'e le proprie barche, giudicate ldal Goldoni comodissime. Eglija se ne valse una volta per an-, |dar da rjhioggia a Modena, n Erano quattordici passeggeri i n'-'iv e pranzarono a terra in un ai bergo ove il padrone della bar ca fece le provviste per la cera, ma prima di questa egli, accesi due lampioni a bordo, esortò garbatamente gli ospiti a recitare in sua compagnia -,una terza parte del Rosario e le Litanie della Madonna, Un'altra volta Goldoni si servi a del corriere di Ferrara, ma i invece di purificarsi con le ora- azioni si abbruti giocando a - carte col figlio d'un macellaio ; di Padova; lasciata poi la bar- ca, continuò a giocare a Fer, rara, dove quello lo raggiunse e t in albergo, e, con la perizia, G1anmsgecstb!a la truffa e sin con la minac-j- eia d'una pistola, lo alleggerì - di tutti i suoi zecchini. Quel- l'albergo ferrarese era intito, lato a San Marco. Chi sa se n:esiste ancora? - . , . .. e | tOllSOlaZlOtie ali Osteria -| E' una curiosità che potreb Sj , L l „14-«l „ I kànM-Vl 1 i e ripetersi per altri alberghi | o meli itinerari goldoniani, a co- o J^d^*Ldrl % ^oa,Sdi^!I grafo, e avendo egli dato il -,suo nome per il rapporto d'obé ! bligo al tribunale di polizia, - j conobbe la sua presenza il seelnatore Goldoni, che. in omag- -;gio all'omonimia e alla lontana |a'parentela, divenne un validolo Iprotettore del giovane Carlo, (o! Fu nel palazzo del senato-'o re marchese Goldoni-Vidonj dil- Cremona che padre e figlio si; recarono a pranzo e a cenai"n 1 nelle due settimane in cui scg- |c giornarono a Milano nel 1723,|z-1 prendendo alloggio neWAlber-ì e1 rio dei Tre Re. Dieci anni do-i , po, tornato a Milano, Carlo! a Goldoni andò ad alloggiare al:a- Pozzo, da lui dichiarato uno a- dei più famosi alberghi della !a città, e fu nel caminetto della a-:sua stanza che diede alle fiam-;te me quel suo dramma Amala- ^o suntti, la cui lettura ai cantan- Po [aunta, la cui lettura ai cantan- ; a ti dell'Opera aveva avuto un:, I eaito infelice. Del clandestino d- ; rovescio si consolò col fre- ! Ai quentare una certa osteria j- che -nà a nuel temno famo-! o sa, rtmase Ce ancora oltre -;Un secolo più tardi. Era l'Oste- : , ria della Cazzuola, che venta- *n ; va un'ottima cucina e un gra-- zioso e ardine "I Ma spiù graziosa di questo^ 'era la fanciulla che v'incontrò ?-!e nella cui stanza fece meren-l.Ida ascoltando ]£ sue frottole, -jEra quella fuggiasca venezia-ina che presentava come zio il i a a - i e n a - - complice delle sue trappolerie. Goldoni ritrovò il falso zio e la falsa nipote a Crema, al\'Albergo del Cervo, ove si recò una sera e, irretito da loro, giocò sino alle sette del maitino, perdendo, insieme col danaro, il posto di segretario del residente di Venezia a. Milano. Correvano giorni torbidi, e, passando per Parma il 28 giugno del 1733, il pacifico poeta ;Eajlc6 ln piena guerra fra te_ jdeschi e francesi e assistè a -|scene di spavento popolare nel -jeentro della città, in quella e,piazza che oggi s'intitola a e jbaribaldi e sulla quale s'afl I tacciavano le, finestre dell'X/ herr/o dei Gallo in cui egli ave | va preso alloggio. A Genova, qsso prima di conoscere colei che divenne sua moglie, abitò al\'Alber<fo di Santa Maria; e a Pisa, prima di fermarsi ad esercitare l'avvocatura, visse aH'Afoer.r/o della Posta. All'infuori di questi, sfilano negli andirivieni del Goldoni numerosi alberghi innominati, in uno dei quali egli capitò tre volte. Era a Desenzano del Garda e « corrispondeva sopra 11 Ugo t. Goldoni vi era forse attratto dal ricordo della stra-| na avventura occorsagli la prima volta, allorché vi aveva' sostato con una giovane e leg-] giadra compagna di carrozza e aveva dormito in rigoroso castissimo riserbo nella sua stessa camera. La seconda volta, anziché d'una donna, ebbe la compagnia d'un abate. Sono pur citati dal Goldoni un'osteria presso il Tagliamento, nei paraggi di Udine, un'altra nei sobborghi dì Bergamo, un albergo padovano ch'egli abitò quando prese la laurea, un piccolo albergo di Brescia e uno di Verona e quelli di Pesaro e di Cattolica, e infine l'albergo di Livorno in cui lesse al Darbes il Tonin Bcllngrazia. Accenni vaghi, indicazioni fugaci e indeterminate, a hi i IU E"HCl « 111U CLU II 111 liat*:, O- SII" | , intervengono |g™ e ,ft lt4diffuse narrazioni ^om.^i: le scorpac- !-y^1u ospite dePiPge: nerale conte Lantieri, grande epulone, che offriva pranzi degni di Sardanapalo o di Lucullo; le allegre mangiate campestri a Feltre, e sopra tutto |{<[ f"^Usrt"ca^fnàove neincuor l'a fantastica caia ove (delia notte tutte le osteriei era"0 «pei te. le cene Delle pionle. nee?". alberghi, e, come in P!en° S'orno. 1 caffè gremtt "1 persone gaie, le piazze, le| caI1J. 1 canali sonanti ai canzoni' "SoUpei" S3I1S SOUPe,, _ , „„.,„„ Paragonala a quella felic a™°"A^ alquanto squaiiicia ai uocioni, !•» parsinioma francese: que la almeno in cui s imbatte nella | taPP.a « „?',„,„ ! ^lSJS»%^J-5^*L82u!! P4' siccne egli ne nasse su sJc5h$,,f,SÌ 5f Ì™if « l?lt°un giuoco M P»role P"1 definirla un^aoupersans aoupe. Avaro ai cipo, 1 aioer„o ai vidauban e in compenso trop P geneioso ut Lm.Li<igiuii!; Marsiglia, ove fu tor¬ mentalo nel corso della notte * ^eS^ ìnsopportaoiii in«eUi che pungono e^ infetta- "° "i leV?*7 wreasp^, a se 1 ^110, cì}e S'1 fu gmpeoforza di ?f ^..SSwifi fanU? 1 ospitalità 1 buoni amici veneziani. Guai se in quel primo contatto col suolo di Francia non avesse trovato miglior sorte a Lione. Alloggiò al Parco Reale e vi rimase dieci giorni. Segno che ci stava bene, o almeno che vi dormiva tranquillo. A Parigi e a Versailles, ospite della Corte, non era più questione d'e.lberghi. Tuttavia un giorno andò a pranzo « dallo svizzero » e un altro giorno conobbe la Locanda Pldtière. salendo a visitare un vecchio signore che vi occupava un umile alloggio al quarto piano, ove cenava mangiando pollo e insalata e bevendo del cattivo vino, mentre la moglie gli faceva da serva. Quel vecchio signore era Gian Giacomo Rousseau. Ulderico Tegani -| a' -] a o Si preparano i prolettili per i cannoni di una torpediniera in partenza per una azione notturna : Foto Atl.j