Una lettera al Duce del Ministro Pisenti
Una lettera al Duce del Ministro Pisenti Una lettera al Duce del Ministro Pisenti Quartier Generale, 28 giugno. A proposito di un articolo apparso su un quotidiano 11 Ministro della Giustizia ha inviato al Duce la seguente lettera: « Duce, dopo avere letto l'articolo « Magistratura sui generis » di Regime Fascista, ho il dovere di farVi alcune precisazioni. Per quanto riguarda ls situazione e l'opera della magistratura, Voi siete bene informato, nè c'è il bisogno che io qui riconfermi quanto recentemente ebbi occasione di dire inaugurando in Brescia la Corte di cassazione. La magistratura compie la sua opera con alto senso di dovere. I pochissimi magistrati accusati di avere compiuto atti riprovevoli tra il 25 luglio e l'8 settembre, vennero sottoposti a diligentissime inchieste: i colpevoli vennero giudicati dai tribunali competenti, gli innocenti furono tutelati: coloro — anche questi pochissimi — che avevano disertato il posto, vennero rimossi. Gli attacchi alla magistratura feriscono una delle attività più delicate dello Stato. Le infiltrazioni massoniche, ora che ne è possibile l'identificazione attraverso le « schede » già in possesso del Ministero, saranno eliminate. Per quanto personalmente mi riguarda, Vi dichiaro con tutta schiettezza quanto se¬ gue: Io non ho mai scritto nè telegrafato a Badoglio. Dallo stesso governo ebbi il trattamento ben noto: « Fermato », tradotto in questura e diffidato una prima volta, il 10 agosto, non volli allontanarmi nè da Udine nè dalla mia provincia nonostante i consigli di parenti e di amici, qhe in quel primo episodio vedevano un segno foriero di peggiori avvenimenti. Dopo tre perquisizioni nel mio studio, nella mia casa di campagna e nel mio appartamento in città, venni arrestato, se erro, il 18 agosto, senza che mi venisse fatta alcuna contestazione. H l.o settembre, essendomi giunta notizia che quando fossi stato rilasciato sarei stato oggetto di internamento, ritenni opportuno scrivere a persone di mia famiglia la lunghissima lettera che vi esibisco, nella quale esponevo le vicende amare della mia non facile vita politica. Non vi nascondo che soprattutto mi assillava la preoocupazione di vedere travolto il nome della mia famiglia nella campagna genericamente diffamatoria che investiva i fascisti. Ora avvenne, sempre mentre io ero in carcere, che i miei famigliari, tolta da quella lettera la parte che conteneva il riassunto cronologico delle mie vicende politiche, la riproducessero come stava, cioè in prima persona, in tre copie, che furono inviate una al comando locale dei Carabinieri, una al Piefet. I fifMsatccvutitgvsfmdmsdpto (che aveva detto ai mieli famigliari di non sapere chi io fossi) e la terza all'ex-prefetto Vitelli che trovavasi al Ministero dell'Interno e che suppongo l'abbia passata ad altri. Niente, ripeto, fu inviato a Badoglio. n gesto dei miei famigliari che vivevano in uno stato di comprensibile esasperazione, volle essere nient'altro che una rivendicazione del disinteresse e della dirittura cui io avevo informato la mia vita politica. Ultimo fra tutti gli arrestati politici di Udine, venni rilasciato il giorno 7 settembre; ma subito venni in formato che si preparava il mio internamento. Dopo l'avvento al potere del governo Badoglio, insie me a pochissimi altri, io fui ogni giorno alla sede del Fascio di Udine, e all'ultimo momento, insieme ad altro squadrista, provvidi a porre in salvo il gagliardetto della Vigilia. Dall'unica carica che ricoprivo, quella di segretario del Sindacato avvocati, diedi le dimissioni. Quanto alla mia espulsione dal Partito, è falso che essa fosse connessa al periodo matteottiano, che era del tutto superato. Farinacci esigeva un tipo di disciplina per me inconcepibile, e per indisciplina io venni espulso. Ma consentitemi di ricordare che dopo la mia espulsione il « Popolo d'Italia » ebbe a scrivere non potersi parlare di epurazione del Fascismo friulano quando venivano espulsi fedeli e gli onesti. « Fumato; PISENTI ». sH
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