Parole di sangue dei Comunisti ai "buoni e pacifici borghesi,,

Parole di sangue dei Comunisti ai "buoni e pacifici borghesi,, In Roma occupata dal nemico Parole di sangue dei Comunisti ai "buoni e pacifici borghesi,, Tangerl, 13 giugno. iSi informa da Londra che Umberto Savoia ha lasciatolRoma, dirigendosi verso l'Italia meridionale. La notìzia non presenterebbe nulla di strano, e non varrebbe certo la pena di soffermarsi a congetturarvi sopra, se la partenza, cosi laconicamente annunciata, non avvenisse a cosi breve distanza dall'arrivo. Bisogna, dunque, mettere il viaggio del luogotenente in relazione con gli avvenimenti di questi giorni i quali si compendiano: primo, nel giuramento dei nuovi ministri — pronunciato bensì, a quanto ci fanno sapere le emittenti nemiche, in sua presenza, ma dirigendo la fedeltà, anziché « al re e ai suoi reali successori », alla Patria —; secondo, nelle ammonitrici fucilate del Quirinale. Le suddette emittenti non lo dicono, ma è evidente che il principe si è recato a Rayello, presso Salerno, dove, dopo la cessione dei poteri, è rimasto suo padre. Nessuno può, naturalmente, sapere ciò che i due si saranno detto, ma è chiaro che lo scambio di idee avrà avuto per oggetto dominante il naufragio ormai palese dell'istituto monarchico in Italia. Mentre, intanto, durano i commenti per il dissidio manifestatosi tra Sforza e Togliatti, per l'indirizzo da dare al nuovo governo, altri commenti non meno vivaci suscita un manifesto che il « Partito comunista italiano», dissidente, fedele ai precetti di Lenin e che ha per organo giornalistico Il Prometeo, na lanciato ai romani. In esso, rilevato il contegno del « buoni borghesi », i quali, per venti anni fascisti, dopo il 25 luglio si convertirono d'improvviso all'antifascismo, dandosi nei salotti ad esaltare smaccatamente il comunismo, chiede loro: « Immagina questa gente che cosa iTia dovuto affrontare la Rus-\ «a socialista per arrivare dal-,la miserie del regime autocra-\o l n e o i , d a fico alle splendenti realizzazioni attuali* ». E risponde: «No, non lo sa, e allora glielo diremo noi, comunisti integrali. Per arrivare ai risultati odierni, la Russia di Lenin ha dovuto stritolare, senza contare nè la quantità nè la qualità delle vittime, tutto un edificio sociale, morale, religioso, politico e militare; ha dovuto far piazza pulita dì tutti i sentimenti tradizionali e di tutte le convenzioni collettive e personali così care ai buoni e pacifici borghesi: onore, .famiglia, patria, morale e religione, ecc. ecc.; ha dovuto piegarsi volente o nolente ad una ferrea disciplina nella quale gli interessi e la volontà del singolo dovevano annientarsi e scomparire in quelli della collettività; ha dovuto far fronte a guerre acerrime e a reazioni interne finanziarie sobillate dai suoi nemici capitalisti; ha veduto perire a migliaia, in paurose epidemie e carestie, i suoi figli. « Sulle rovine di un mondo passato ha dovuto penosamente costruire, senza contare i suoi caduti, riformando mentalità e costumi, sradicando egoismi, uguagliando la vita ad un tenore spesso minimo ». Più oltre il manifesto dice: « Che cosa è comunista integrale t E' un uomo che ha rinunciato a tutto e che non indietreggia dinanzi a nulla perchè la vera rivoluzione si compia. Patria), famiglia, onore, dio, figli, denaro evita diventano per lui semplici parole senza valore » E lo straordinario documento, la cui autenticità nessuno può mettere in dubbio, cosi conclude: « Se i grassi borghesi che ieri furono fascisti credono che per essere comunisti ba \sti essere antifascisti e met, fere la cravatta rossa e salti\taire col pugno chiuso, si SBA- e à i e i e o GLI ANO! «Se credono che le armate delta Russia proletaria si facciano ammazzare e decimare dalle armate di Hitler, versando fiumi di sangue su tutte le frontiere dell'est, per salvare la marcia e cadente società borghese europea, si SBAGLIANO! « Se essi credono che i comunisti italiani finiranno, coinè l'altra volta, in un compromesso parlamentai istico, si SBAGLIANO! <Se essi credono che noi avremo pietà e paura, 31 SBAGLIANO! « Quando sarà giunto il mo mento noi diremo Ut nostra parola e la sosterremo con le bombe e con le rivoltelle. « Solo quando il potere sa rà tutto nelle nostre mani c quando non rimarrà vestigia del mondo tradizionale, solo allora noi ricostruiremo il nostro mondo nel quale ogni uomo sarà uguale all'altro ». Questo è il linguaggio realistico dei bolscevichi, ai quali bisogna riconoscere il merito della franchezza che va sino alla brut'alità. Lo mediti chi ha senno, e ne tragga le conseguenze!

Persone citate: Hitler, Lenin, Sforza, Togliatti, Umberto Savoia

Luoghi citati: Italia, Londra, Roma, Russia, Salerno