Il mistero delle esplosioni stellari

Il mistero delle esplosioni stellari Il mistero delle esplosioni stellari Come la pensano gli astro no- i , r, . mi, i matematici e gli astrofisici "~™""™"—~™™~""™~"" Non è un nome appropriato quello di stelle nuove che si dà alle stelle che appaiono improvvisamente nel cielo, polche può indurre a credere che accada possa venire a brillare una stella là dove prima non ce n'era. Generalmente le fotografie precedenti all'evento vengono a mostrare che là dov'è apparsa la « nova » esisteva qualche stellina passata inavvertita. Non si creano stelle in un batter d'occhio. La stella di Ticho Brache La prima famosa « nova » che si ricordi è quella scoperta da Ticho Brache nel 1572, quando, all'età di 25 anni, vide con Immenso stupore che nella costellazione di Cassiopea brillava un astro di più e più splendente di tutti gli altri. « Alzando gli occhi, come dì solito, durante una delle mie passeggiate alla ben nota volta del cielo, io osservai con indescrivibile attonimento presso allo zenit ih Cassiopea, una stella fissa splendente, di una grandezza non mai veduta. Nel mio stupore io dubitavo dei miei sensi. Perciò per convincermi che non c'era illusione e per avere testimonianza di altri, lo chiamai i miei assistenti dell'osservatorio e domandavo loro e a tutta la gente di campagna che passava di là se anch'essi vedessero quella stella cosi improvvisamente comparsa». Cosi egli ci narra la sua meravigliosa scoperta: non mai in tempi storici si vide una stella nova di tale splendore. Cambiando dal bianco al rosso, e poi ancora tornando al bianco essa scomparve nel marzo del 1574. Certo essa splende ancora, ammodestita in Cassiopea; ma non è stato possibile individuarla fra le altre compagne di costellazione. Qua l'è la causa di esplosioni? Da secoli gli astro nomi si pongono tale domanda; ma nessuna risposta del tutto soddisfacente e ancora stata data. Secondo alcuni, si trotterebbe d'una collisione fra due stelle; ma t matema- queste ticl messisi al tavolo hanno dimostrato che tali incontri cosmici sono estremamente improbabili: essi potrebbero venire in media una volta per ogni milione di anni; mentre le novae appaiono assai più sovente. Altri ha pensato che esse avessero origine dall'attrito prodotto nella loro corsa attraverso nebule gassose e di polvere cosmica in cui venissero a passare: i più degli astronomi hanno però rigettato tale ipotesi poiché il calore generato dall'attrito non parrebbe poter produrre una eruzione quasi istantanea e di straordinaria violenza. Gli astrofisici sono inclini ad attribuire l'esplosione stellare a instabilità nella struttura dell'astro: l'equilibrio interno per qualche ragione, viene meno: gli strati superficiali sono soffiati via e gettati nello spazio alla velocità di centinaia, e perfino migliaia di miglia al secondo: dopo di che si ha, per effetto gravitazionale, una contrazione, durante la quale si liberano luce, calore, onde di energia. Un parossismo inimmaginabile Osservazioni spettroscopiche rivelano che nella fase di accrescimento il volume della stella può accrescersi di milioni di volte nello spazio di una settimana: lo splendore dell'astro cresce parimenti, passando successivamente dal bianco intenso all' azzurro bianco all'arancio al rossastro: idrogeno, ferro, calcio, titanio, cromo, silicio si rivelano allo spettroscopio. Verso la fine del parossismo la stella assume tinte verdastre. In poche settimane la sua gloria ì spettacolare è sparita: e si attenua sempre più per mesi e per anni: finché ridiventa una stella qualunque fra i milioni di stelle che vi sono in cielo: qualche volta c'è una specie di pulsazione: l'equilibrio non è ancora stato completamente In—4..-_.- _.. ». j, — raggiunto: sono le ultime convulsioni della crisi che sta passando. Secondo alcuni autori, sarebbe appunto nelle esplosioni delle stelle nouae che avrebbero origine 1 misteriosi raggi cosmici di cui s'è tanto discusso. Da uno studio statistico recentemente condotto, sembra che una o due stelle nuove raggiungerebbero, ogni anno, il grado di visibilità, benché poche di esse siano effettivamente scoperte. Nello stesso periodo almeno dieci raggiungerebbero la nona grandezza: se ne può concludere che nel corso di pochi milioni di anni ci dovrebbero essere in cielo altrettante stelle novae, poi ridottesi, quante sono le stelle visibili. Potrebbe esplodere il sole ? Ogni stella, perciò, sarebbe stata a suo tempo una stella nova; e questo fenomeno dovrebbe essere un affare assai comune nel regno stellare: se si pensa che la porzione del cielo che conosciamo e delle stelle raggiungibili dai nostri strumenti è assai limitata. Postisi su questa via, di supporre che ogni stella abbia a passare per lo stadio di nova, s'è calcolato che una stella esplode e diventa una nova ogni trecento o quattrocento milioni di anni. L'intervallo è lungo; quanto basta agli agen ti naturali a spianare le mon- tagne, ad asciugare i mari, e a far succedere tante altre co- se. fra le quali l'estinzione della razza umana. Naturalmente il nostro pen- siero si porta subito al siste-ma solare che ci interessa da vicino. Il nostro sole ha intorno a sè un bel corteggio di pianeti: esso è circondato dalla fotosfera, una specie di guscio luminoso che ci nasconde le profondità del luminare: lunghe eruzioni di idrogeno infiammato si elevano de essa: il tutto, sta a dimostra- re che entro di esso hanno sede terribili forze, Orbene, che cosa succede- rebbe di noi ?e ai soie tocca*. se un parossismo interno che iq trasformasse in una nova? Nulla potrebbe sopravvivere allo scoppio di energia che inonderebbe il sistema solare. Una luce accecante, un fiume di radiazioni, cosmiche, ultraviolette, elettriche, si riverserebbe tutto intorno. In pochi giorni rinfiammata superficie di vapori espanderebbe dal sole fino a inghiottire la Terra: seguirebbero, presi nel gorgo immane, Marte, Giove, Saturno: e c'è probabilità che la bolla, dilatandosi, riesca ad inghiottire anche Urano e Nettuno e Plutone. Tutto questo accadrebbe con una rapidità incredibile. Il primo lampeggiare del fenomeno basterebbe a spazzar via tutte le manifestazioni di vita. I pianeti, nella loro corsa regolare intorno al sole comincerebbero ad arroventarsi come meteore; ben presto diventerebbero globi di vapori e finalmente sarebbero inghiottiti nell'immane sfera dilatata. Nulla rimarrebbe di un sistema che potrebbe anche essere unico nel vuoto immenso dell'Universo. Poi, dopo mesi e forse anni, il Sole comincerebbe a riti-arsi; diventerebbe un astro più piccolo e più Ibrillante, una stella bianca che spanderebbe i suoi raggi non più su roteanti pianeti, ma nella immensa solitudine dello spazio. Potrebbe darsi invece che il processo cosmico si ripetesse. In altre parole, qualche stella a i , e i , o i a e e a i e l e i . a , a a o è - ] errante, potrebbe* passare nel e he vicinanze del nostro cielo - e per pura attrazione gravitae zionale far sprizzare dal nuo vo sole frammenti di gas e - ! poi passare oltre: e questi -j frammenti rapprendersi nuo- a i e - vagiente a formare i pianeti: un nuovo sistema solare fornicarsi così, un nuovo sorgere della vita da un grossolano protoplasma, una nuova umanità con i suoi sogni, con i suoi errori, con le sue follìe riprendere il suo cammino. G. Castelfranchi

Persone citate: Castelfranchi, Giove, Nettuno