Patriottismo di Verdi

Patriottismo di Verdi Frugando fra le lettere del Maestro Patriottismo di Verdi L'autore dell'Aida compra fucili a tutto spiano "Verdi dev'essere deputato, ci vuole l'armonia,, Altamente patriottica fu per certo tutta l'opera di Giuseppe Verdi, italianissimo assertore d'italianità. Questo è ben i-isaputo, ma forse non lo è altrettanto il fatto che negli anni travagliati della lotta per l'indipendenza e l'unificazione del Paese il glorioso Maestro si adoperasse direttamente pei bisogni della grande imprc&a, che gli stava a cuore assai più della sua musica e di cui pertanto s'occupava con ansia molto maggio! e, come m'è avvenuto di scoprire tempo addietro spigolando nella Biblioteca Comunale di Genova in un gruppo di lettere da lui indù izzate, fra il (855 e il 1X63. al famoso direttore d'orchestra Angelo Mariani, allora suo prediletto amico. Alla luce del sole Sin dalla prima di quelle lettere, ch'è del 27 novembre 1855 e datata da Bu-sseto, Verdi ci si presenta quasi in aspetto di cospiratore. « La tua del 23 m'annuncia che i fucili saranno ora a Piacenza, e tu non puoi immaginare la mia gioia e la gratitudine che te ne professo e Dio voglia che tutto sia in buon stato, e vi siano le rispettive baionette come spero. Faccio levare il permesso per la Dogana e mando subito a prenderli. Mercoledì giorno 30, alle 11,30 circa, sarò a Piacenza all'abergo S. Marco ove spero d'abbracciarti come mi prometti. Andremo alla Dogana insieme a levare il carico! Colà soddisferò il mio debito, e cosi la Comune di Busseto risparmierà anche la spesa della cambiale ». E' chiaro che la cospirazione avveniva alla luce del sole, ed è probabile che quella strana veste di fornitore militare il Maestro l'assumesse semplicemente per equipaggiare la guardia nazionale dei natio loco. Ma si tratta di ben altro nel '59, f«'<iW<:«K. di Ti seauendo gli epici eventi, scrive all'amico: « Pare che a Piacenza abbiano fatto saltare i forti e sieno partiti. Difatti si vedono tutti passare da Cremona verso Mantova ». E' la 'riterrà che rumorennin. è il vinto nemico che si ritira. E poco dopo è una mirabile gesta garibaldina che si prepara, e Verdi torna a in tercssarsi d'ai mi scrivendone al Mariani il 23 d'ottobre: « Tu sa1 ie a .orino sir Hudson mi diede una lettera nel =i<mor Cerne-' Sciale sotto Garibaldi, per indirizzami a trovare fucili... Io scrissi a f"-*' 'i data 2 ottobre che ordinasse pel momento 100 fucili da munizione. Con altra lettera del 18 ottobre ne ordinavo altri 72, da spedirsi tutti a Castel S. Giovanni (Piacenza), ove io avrei mandato persona a levarli, pagandoli o al Direttore della strada di ferro, oppure mandando una cambiale a Genova a piacere del venditore. Io non ho ricevuto risposta nè alla mia lettera del 2 ottobre nè alla seconda del 18. Io sono sulle spine perchè 11 Podestà del mio paese me ne domanda ad ogni momento. Io manderò domani il mio fattore a Modena per vedere se questo Corti è vivo o morto, me intanto vorrei sapere: 1) se alla Casa Danovaro furono ordinati prima 100 fucili, poi 72; 21 se furono spediti, e nel caso che Corti si sbarazzasse da questo impegno, se i fucili ci sono, ed al prezzo indicato nel dispaccio; 3) se tu, signor Angelo Mariani, t'incaricheresti nel caso di ordinare questi fucui, ed altri che abbisognassero più tardi, visitandoli o facendoli visitare da persona intelligente, per vedere se possono servire alla causa nostra, tu faresti un'opera senta e meritoria. Rispondimi subito, subito, ed eseguisci la commissione con quel senno che tu hai. Addio ». Un curioso biglietto .Non è caratteristico questo Verdi.... concertatore d'una, musica stoiica? E la preferiva alla propria, che anzi spregiava, come dimostra un curioso biglietto del 2 febbraio 1860, mandato, brevi marni, accompagnando, pare, una pistola: « Caro Napoliello, « 'O coraggio è dono d'Iddio, io non ne aggio »!... Dite voi!!!... Ed affinchè ne prendiate, ed anche per mio ricordo, vi mando quest'arma. Guardatela, palpatela, addomesticatevi con lei, e sparate. Alla fine non morde, ammazza soltanto. « Un Deputato dell'Italia centrale che ha fatto la coglioneria di scrivere per molti anni note per musica. G. Verdi ». Delle ansie e degli entusiasmi di quell'anno fatidico, si ha cenno in una lettera del 21f maggio al Mariani. Erano i giorni di Marsala, e Verdi prorompeva: « Evviva, dunque, Garibaldi. Per Dio, è uomo veramente da inginocchiarsi davanti! Fin che resti a Genova dammi frequenti notizie delle cose di Sicilia che m'interessano assai. E perchè questo scrivere non ti sia di molto peso, alla sera, prima di coricarti, scrivi sopra un pez zettino di carta le notizie che saprai, getta la lettera in buca ed amen ». Nel successivo ottobre, essendo il Mariani a Bologna, Verd' voleva da lui notizie delle cose di Romagna, più che della stagione d'opera, e lo aggrediva c03ì: « Ma dimmi di altra musica, la quale (domando scusa a tutti voi altri figli di Apollo) m'interessa assai più... Oh, scusate, scusate!... Come vanno le crome e biscrome di Cialdini, Persano, Garibaldi, etc... etc... ? Tu mi avevi promesso di scrivermene e, testacela, l'hai dimenticato. Quelli son Maestri! E che opere! E che finali! A colpi di cannone! ». «Che il Ciel noi voglia...» Tipica è poi Va lettera da Torino del 16 gennaio 1861: « Non ti sorprendere se mi vedi a Torino! Sai perchè sono qui? Per non essere Deputato. Altri brigano per essere, io faccio tutto il possibile per non esserlo. Ma zitto su questo. Ho visto stamattina alle 7 Cavour... ». E dieci giorni dopo, da Bmseto: « Sono stato a Torino come avrai saputo dall'altra mia e forse ho fatto un viaggio inu tilmente. Forse sarò deputato (che il ciel noi voglia, che sa rebbe per me disgrazia), ma non per molto, perchè fra pochi mesi dar<»i la mia dimissione; e ciò dissi anche a Cavour... ». Già. A quel Cavour che a sua volta aveva detto: «.Ver di deve essere deputato: ci vuole l'armonia: l'Italia è sta ta fatta con l'armonia ed è giusto che quel celebre mae st.ro abbia posto fra i rap presentanti della Nazione*. Il posto glielo assicurò il Collegio di San Donnino con le 339 schede della votazione di ballottaggio avvenuta il 3 feb braio; e il giorno 12 ecco Verdi sfogarsi con l'amico Mariani: « Giovedì sera io pure sarò a Torino!!! Vado colà presto per riposarmi, e farmi passare la bile prima di i—-'--ili in cravatta bianca. Chi l'avrebbe mai detto! Tant'è! non c'è rimedio ». E il 3 marzo « Sono qui alla Camera in , mezzo alle discussioni parla mentori. Quante belle cose di cono! Ma qual perditempo! »., E' inutile, non ci si ti orava, a posto, Giuseppe Verdi, inLParlamento. Aveva ancora di i meglio a fare, per il bene del Paese: doveva donare all'Italia e al mondo Aida, Otello, Falstaff... Ulderico Tegani